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Il Milan inizia a fare sul serio
19 feb 2018
I rossoneri hanno battuto la Sampdoria nello scontro diretto per l'Europa e Gattuso ha dimostrato un'elasticità tattica che manca a Giampaolo.
(articolo)
9 min
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Contro ogni aspettativa, Milan e Sampdoria si sono ritrovate alla vigilia di questa partita quasi appaiate al sesto posto. La partita rappresentava non solo uno scontro diretto per un posto in Europa League, ma anche - meno realisticamente - per chi potesse ambire a conservare la speranza di una difficilissima corsa al quarto posto che garantisce l’accesso diretto alla Champions League (il Milan, pur avendo vinto, ha ancora 7 punti di distanza da colmare, che potrebbero diventare 8 in caso di vittoria della Lazio stasera contro il Verona).

Nonostante l’importanza del match, Gattuso e Giampaolo hanno deciso di non snaturarsi, puntando sulle proprie convinzioni. Il Milan si è schierato con il 4-3-3 che ormai potremmo definire titolare, con l’unica variazione rappresentata da Montolivo, che andava a sostituire lo squalificato Kessié. La Sampdoria, a sua volta, scendeva in campo con il solito 4-3-1-2 a rombo, con Gaston Ramirez alle spalle di Zapata e Quagliarella. Almeno a livello di uomini, quindi, la partita rappresentava una fedele rappresentazione delle due forze in campo.

Gli accorgimenti in fase di non possesso

Dopo il fischio d’inizio, però, è stato subito chiaro la differenza tra i due allenatori nell’approcciarsi all’avversario. Se la Sampdoria ha fin da subito puntato sulla sua identità – possesso basso e corto tra difesa e centrocampo, superiorità posizionale garantita dal rombo, pressing alto sulla prima costruzione avversaria – Gattuso ha dimostrato di aver studiato le debolezze dell’avversario, mettendo in campo dei piccoli accorgimenti.

Il pressing alto della Sampdoria, con le due punte (Zapata e Quagliarella) che vanno sui due centrali, il trequartista (Ramirez) sul regista avversario e le mezzali (qui Barreto) sui terzini.

Innanzitutto, il Milan ha abbandonato l’aggressività sulla prima costruzione avversaria che aveva contraddistinto molte delle partite precedenti (come quella contro l’Udinese, ad esempio). I rossoneri, in fase di non possesso, adottavano un baricentro alto ed erano molto stretti, sia verticalmente che orizzontalmente, e non scomponevano la propria struttura posizionale per andare ad aggredire in alto i difensori della Sampdoria in modo da mantenere compatta la difesa del centro.

Cutrone rimaneva ancorato davanti Torreira, in modo da schermare le linee di passaggio dei due centrali verso il regista uruguagio, mentre le due ali, Suso e Calhanoglu, erano strettissime accanto a Montolivo e Bonaventura per impedire le ricezioni alle mezzali blucerchiate ed uscivano aggressive sui terzini solo quando il pallone veniva scaricato sull’esterno.

La fase di attesa del Milan, con Cutrone che scherma la linea di passaggio verso Torreira, e le ali strettissime vicino alle mezzali per impedire la ricezione a Linetty e Barreto. In questo caso, Silvestre proverà a superare il blocco centrale del Milan con un lancio lungo.

In quel caso, il Milan cercava di attuare la cosiddetta trappola del fallo laterale: quando il pallone arrivava al terzino della Sampdoria, la mezzala saliva sul centrale di riferimento per chiudere la linea di passaggio all’indietro, mentre Cutrone rimaneva a uomo su Torreira e Biglia scalava sul movimento verso l’esterno della mezzala di Giampaolo, che cercava di dare una linea di passaggio verticale al portatore di palla.

La trappola del fallo laterale quando la palla arriva sui piedi del terzino. In questo caso è Bonaventura a chiudere la linea di passaggio verso Silvestre.

Il pressing alto direttamente sui difensori centrali della Sampdoria era chiamato di solito da uno tra Montolivo e Bonaventura, e scattava solo all’avverarsi di determinati pressing trigger, come il retropassaggio della mezzala al centrale difensivo.

Gattuso probabilmente era consapevole che la Sampdoria vuole ostinatamente passare per i corridoi centrali con il pallone. Con il centro del campo intasato dalla compattezza orizzontale del Milan, però, la squadra di Giampaolo, che con i terzini bassi e ancorati alla linea difensiva non cerca mai l’ampiezza, non era in grado di liberare le ricezioni delle mezzali ed era quasi sempre costretta al lancio lungo per il gioco spalle alla porta di Zapata, che però non ha mai dato frutti convincenti.

Una delle poche volte in cui la Samp è riuscita a bucare la resistenza centrale del Milan è stato per un errore in fase di pressing di Montolivo. Qui la mezzala rossonera fa salire il pressing in ritardo e libera la ricezione di Linetty, che viene servito precisamente da Ferrari.

Nonostante le difficoltà nel costruire azioni pulite, la Sampdoria non ha mai deciso di cambiare atteggiamento e anche i cambi nel secondo tempo non hanno portato a delle innovazioni tattiche. Il risultato è stato che la squadra di Giampaolo ha tirato in porta solo una volta ed ha costruito la sua unica azione pericolosa al 45esimo del secondo tempo.

La fiducia

Per quanto la Sampdoria adottasse in fase di pressing un atteggiamento molto più spregiudicato ed aggressivo, è stato il Milan ad ottenere i maggiori benefici nel recupero alto del pallone. Com’è chiaro dall’immagine qui sotto, la squadra di Gattuso ha recuperato il pallone molto più in alto e soprattutto in zone molto più centrali (e quindi più pericolose) rispetto a quella di Giampaolo.

Via Wyscout.

Sulla sostanziale inefficacia del pressing alto della Samp ha inciso soprattutto la grande disinvoltura con cui il Milan ha gestito l’impostazione bassa. I rossoneri non avevano paura di far circolare il pallone orizzontalmente, anche con Donnarumma, in modo da muovere il rombo centrale di Giampaolo da una parte all’altra del campo e liberare gli uomini dietro alle linee di pressione avversarie.

Gattuso aveva studiato dei meccanismi di uscita dal pressing semplici ma efficaci, che prevedevano la circolazione orizzontale fino al terzino (a volte raggiunto direttamente da Donnarumma, con un cambio di campo in diagonale), che scaricava il pallone in verticale verso l’ala, che aveva poi lo scarico centrale verso Biglia o la mezzala di riferimento, che si muoveva alle spalle del pressing verso l’esterno della Sampdoria.

La Sampdoria cerca di spingere il Milan sull’esterno col pressing, ma la squadra di Gattuso esce bene: Calabria trova in verticale Suso, che avrebbe lo scarico facile al centro verso Biglia (e invece prova un improbabile colpo di tacco).

Quando il pressing della squadra di Giampaolo era particolarmente efficace, poi, la circolazione bassa era ulteriormente agevolata dalla salida lavolpiana di Biglia, che si piazzava tra i due centrali per formare una temporanea difesa a tre, e dalla contemporanea discesa delle due mezzali in mediana.

Quello della circolazione bassa sembra essere l’aspetto più migliorato da Gattuso, che attraverso dei compiti semplici e codificati sembra aver ridato fiducia al triangolo basso Bonucci-Romagnoli-Biglia, che può contare su una sensibilità tecnica di primissimo livello. Soprattutto Bonucci e Biglia stanno ritornando i giocatori che avevamo imparato ad apprezzare l’anno scorso e adesso sembrano meno ansiosi di dimostrare il proprio valore con scelte forzate e passaggi difficili.

Le mosse in attacco

Anche nell’ultima trequarti Gattuso ha approntato dei piccoli accorgimenti per sfruttare le debolezze della Sampdoria, dimostrando se non una grande inventiva di sicuro un’ottima applicazione.

Una volta arrivato nella metà campo avversaria, il Milan ha fatto circolare il pallone in orizzontale per recapitare il pallone sui piedi delle due ali, Calhanoglu e Suso, che partivano molto larghi per poi accentrarsi sul piede forte. L’obiettivo era di attirare il rombo della Sampdoria da un lato, in modo da scoprire il lato debole e poi colpirlo con un cambio di gioco diretto da un’ala all’altra. Nonostante fossero su fasce opposte, Calhanoglu e Suso si sono scambiati direttamente il pallone ben 5 volte.

Il rombo della Sampdoria scivola verso Calhanoglu, scoprendo il lato debole. L’ala turca col cambio gioco serve sui piedi Suso, che può andare in uno contro uno con Murru.

Anche in questo caso, i meccanismi del Milan sono stati molto semplici: quando l’ala si accentrava, liberava lo spazio sull’esterno per la sovrapposizione del terzino, mentre la mezzala su quel lato rimaneva bassa accanto a Biglia per non perdere in equilibrio in caso di perdita del pallone e transizione difensiva. Sul lato opposto, invece, la mezzala si buttava in area e agiva da seconda punta di fatto accanto a Cutrone.

Nel Milan erano le mezzali dal lato opposto allo sviluppo dell’azione che dovevano inserirsi in area: qui Montolivo si affianca a Cutrone in area mentre Bonaventura rimane bloccato accanto a Biglia.

Dopo il cambio di gioco, l’output offensivo del Milan si riduceva ad una scelta binaria: l’accentramento della mezzala fino al limite dell’area per il tiro in porta dalla distanza, oppure il servizio in profondità per la sovrapposizione del terzino, che crossava in area per la testa di Cutrone o di uno tra Montolivo e Bonaventura. A fine partita le statistiche conteranno 25 cross e 10 tiri da fuori area.

In questo senso, il gol che ha deciso la partita rappresenta l’utopia dello sviluppo offensivo della manovra di Gattuso: Calhanoglu ha cambiato gioco dalla sua mediana direttamente verso Suso, che ha ricevuto nella trequarti della Sampdoria; lo spagnolo si è accentrato col sinistro prima di servire sulla corsa la sovrapposizione di Calabria, che di prima ha messo dentro per Bonaventura, che ha battuto a rete inserendosi in area da dietro mentre la difesa di Giampaolo collassava verso la linea di porta.

Cosa hanno imparato Gattuso e Giampaolo

Al fischio finale le due squadre sono uscite dal campo con gli stessi punti ma con lezioni diverse. Marco Giampaolo è stato messo di fronte ai limiti della rigidità dell’identità della Sampdoria, che senza un acuto tecnico di uno dei suoi giocatori migliori – un tiro dalla distanza di Torreira, una progressione di Zapata - ha visto i suoi punti di forza spegnersi di fronte a una squadra che aveva ricamato pochi ma efficaci accorgimenti sui suoi difetti.

La Serie A, come sappiamo, è un campionato spietato e persino un allenatore teoricamente inesperto come Gattuso è in grado di leggere e mettere in difficoltà un sistema di gioco conosciuto, per quanto rodato. Se la Sampdoria ha davvero l’ambizione di entrare a far parte della classe alta del campionato italiano, Giampaolo dovrà fare un ulteriore salto di qualità e rendere il proprio sistema di gioco più flessibile, anche a partita in corso, e meno dipendente dagli stati di forma individuali dei propri giocatori.

Gattuso, invece, che con questa vittoria ha adesso messo in fila una striscia di ben 7 risultati utili consecutivi, sembra aver già imparato l’importanza dello studio dell’avversario e si può appuntare già molti meriti, a partire dall’aver ridato fiducia mentale e brillantezza fisica a una squadra che nella prima parte di stagione sembrava sempre in balia degli avversari.

A voler paragonare la sua esperienza in Serie A ad un videogioco, però, questa vittoria rappresenta solo il primo livello. Nonostante abbia ritrovato la compattezza e l’intensità, il Milan rimane una squadra prevedibile e che fa eccessivamente affidamento a due armi statisticamente poco efficaci, come il cross e il tiro dalla distanza.

Per arrivare al mostro finale, che per Gattuso è rappresentato dalla permanenza sulla panchina del Milan anche l’anno prossimo, dovrà iniziare a riflettere su come arricchire il gioco offensivo della sua squadra o il suo successo rimarrà aggrappato ai piedi di Suso e Calhanoglu, o alla testa di Cutrone.

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