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Ultimo Uomo Awards Daniele Manusia 7 agosto 2020 5'

Il giocatore più migliorato: Robin Gosens

Il premio per il giocatore più migliorato va all’esterno dell’Atalanta di Gasperini.

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In un’intervista del marzo 2019, dopo che aveva segnato di testa contro la Fiorentina il secondo dei 3 gol realizzati la scorsa stagione, Robin Gosens dice che il pubblico atalantino gli chiedeva di fare più gol: «Provo a farlo, però vediamo cosa succede», ha risposto lui ridendo come se si fosse trattato di una richiesta impossibile. Un anno e mezzo dopo, con 9 gol in Serie A, Gosens è il difensore – se vogliamo considerarlo tale – in Europa ad aver segnato più gol senza rigori nel proprio campionato (Sergio Ramos, l’unico ad aver segnato complessivamente più di lui, ne ha calciati 6). Per capire bene la dimensione raggiunta dall’esterno di Gasperini, però, oltre al gol segnato in Champions League dobbiamo aggiungere soprattutto gli 8 assist realizzati per i compagni. 

 

Ma prima di approfondire la sua crescita esponenziale vale la pena parlare degli altri giocatori “migliorati” votati prima dalla redazione dell’Ultimo Uomo e poi dai lettori sulla pagina Facebook. Il miglioramento di tutti e tre i giocatori in lizza è molto tangibile, il nostro senso critico evidentemente è più concreto (e meno dipendente dal tifo o dai gusti) di quanto pensiamo, almeno quando guardiamo alle cose positive. Il secondo classificato è Jeremie Boga, che è persino difficile ricordare fosse già in Serie A lo scorso anno: ha raddoppiato i suoi minuti in campo (quest’anno più di 2500) ed è passato da 3 gol addirittura ad 11. 

 

Il merito per la crescita di Boga, come per quella di Locatelli, terzo classificato, va anche a De Zerbi, che al secondo anno al Sassuolo ha costruito una delle squadre migliori sul piano collettivo esaltando le qualità individuali. Locatelli, nel ruolo delicatissimo di play davanti alla difesa, interpretato con coraggio e persino sfacciataggine (con una media superiore a 73 passaggi a partite e una precisione dell’88%) è passato dall’essere considerato come uno scarto del Milan, del calcio di alto livello cioè, a essere uno dei migliori centrocampisti italiani. E deve ancora compiere 23 anni.

 

Che dire della stagione di Joao Pedro, poi? Il giocatore brasiliano ad aver segnato più gol (18) nei cinque principali campionati europei. Spostato per parte della stagione nel ruolo di attaccante ha vissuto la sua stagione migliore dal punto di vista realizzativo (dopo quella in B, sempre con il Cagliari, in cui si era fermato a 13 gol) segnando anche alcuni gol bellissimi, tipo quello a Roma dello scorso marzo. Potrebbe essere stata una stagione “eccezionale”, così come potremmo aver scoperto la vera natura di Joao Pedro – e il modo giusto di utilizzare il suo talento.

 

Altri giocatori avrebbero meritato di finire al voto, come Berardi, Bentancur, Lazovic e persino Pasalic. Ma nessuno si è migliorato come Robin Gosens. Potete farvi venire in mente qualsiasi altro nome ma difficilmente troverete qualcuno che merita il premio più di lui.

 

 

Se consideriamo le ultime tre stagioni di Gosens la sua crescita è strabiliante. È passato dai 1300 minuti della stagione 2017-18 agli oltre 2600 di questa, la sua capacità di arrivare al tiro è gonfiata come un dolce nel forno (10-25-52) mentre i suoi Expected Goals sono esplosi: due stagioni fa ha creato 1.8xG (segnando meno di quanto previsto: un solo gol); lo scorso anno sono diventati 2.7xG (un dato che corrisponde all’incirca ai tre gol segnati); quest’anno ha creato pericoli per 7.8xG (segnando addirittura di più, 9 gol, come detto). Parliamo di un esterno a tutta fascia che quest’anno ha avuto una media gol (ogni novanta minuti, esclusi i rigori) superiore a quella di Quagliarella, Gervinho, del Papu Gomez. A cui  sono riusciti più passaggi all’interno dell’area di rigore avversaria rispetto a Fabian Ruiz, Milinkovic-Savic, Boga.

 

Questi non sono numeri da esterno. Ma il gioco di Gosens non si limita certo alla fase offensiva. La sua intensità, ad esempio, si esprime in ugual modo in tutte le parti del campo, correndo all’avanti come all’indietro: nessuno in Italia mette pressione ed è al tempo stesso efficace nei recuperi profondi fin dentro la propria area come Gosens. E i suoi interventi difensivi sono altrettanto decisivi dei suoi gol.

 

 

 

 

Si potrebbe fare un video intero solo con le sue diagonali e gli altri interventi difensivi.

 

Il suo atletismo è semplicemente fuori scala in Serie A. Probabilmente Gosens sarebbe in grado di vincere i campionati del mondo Iron Man – 3.8km a nuoto, 180 in bicicletta, 42 di corsa – e dopo di giocare una partita di campionato senza sembrare stanco. Ma oltre alle doti fisiche, che gli permettono di essere una presenza costante nell’area di rigore avversaria, da attaccante aggiunto sul lato cieco delle difese, è anche la sua capacità di giocare la palla sempre in movimento, spessissimo ad alta velocità, a renderlo un giocatore speciale. 

 

Gosens potrebbe essere un giocatore eccezionale anche se fosse più prevedibile e banale nelle scelte. Invece è un giocatore piuttosto fantasioso che si trova perfettamente a proprio agio con il sistema offensivo di Gasperini che richiede grande capacità di improvvisare. Ha crossato e segnato con il destro e con il sinistro, da dentro l’area piccola, da venti metri, muovendosi senza palla, dribblando, partendo in progressione dalla propria metà campo, tagliando al centro o cercando l’isolamento in fascia. Come tutta l’Atalanta, a tratti Gosens è indifendibile, ha semplicemente troppe frecce al proprio arco e il movimento intorno a lui gli garantisce sempre un’opzione disponibile. Il privilegio di giocare nell’Atalanta consiste nel sapere che mettendo la palla a centro area o sul secondo palo un compagno che possa saltarci si trova sempre.

 

 

 

 

Lancio in profondità di interno destro, non esattamente un palla nel repertorio di tutti gli esterni sinistri…

 

La conclusione che ci siamo abituati a dare, quando parliamo dei giocatori di Gasperini, è che rendono in un certo modo perché inseriti in quel sistema. Perché allenati da Gasperini. E anche di fronte a calciatori con qualità evidenti e oggettive come quelle di Gosens siamo portati a diffidare, chiedendoci come renderebbero in un’altra squadra. È un discorso che contiene una percentuale di verità, e lo sappiamo per via di altri ex-giocatori di Gasperini (anche esterni) che hanno avuto difficoltà una volta cambiata squadra, come Spinazzola, Mancini, Gagliardini, Cristante, Conti, Caldara, Kessié; ma resta un discorso fondamentalmente irrazionale.

 

Chiaro che Gosens rende in un certo modo perché la difesa a tre dietro di lui gli permette di spingere più di una difesa a 4; chiaro anche che il sistema di smarcamenti e movimenti continui del resto della squadra crei possibilità continue per scambi e buchi in cui infilarsi; così come le marcature preventive e l’aggressività collettiva esalta le sue doti fisiche nell’uno contro uno, consentendogli di togliere l’aria ai suoi avversari, di saltargli sopra o corrergli in avanti anticipandoli. Ma la forza, l’intelligenza, l’intensità e la tecnica di Gosens non sono comuni per un esterno di fascia.

Tornando indietro, guardando le sue prime partite con l’Atalanta o addirittura qualcosa dei due anni all’Heracles, va detto che le qualità di Gosens sono tutte visibili: le letture difensive in fase di recupero, la duttilità tecnica che già allora non faceva di lui un terzino che andava solo dritto sulla sua fascia, la grande capacità di corsa. Certo, adesso sembra che qualcuno gli abbia messo l’esponente. La versione di Gosens attuale è “Gosens al quadrato”. Il suo contributo offensivo, come testimoniano i numeri citati, fa di lui un giocatore su un livello totalmente diverso da prima. Ok il sistema dell’Atalanta, ma Robin Gosens adesso è un giocatore completo e ambizioso che a determinate condizioni, in una squadra organizzata e aggressiva in cui non deve frenarsi, farebbe la differenza ovunque.

Tags : atalatagosensserie a

Daniele Manusia, direttore e cofondatore dell'Ultimo Uomo. È nato a Roma (1981) dove vive e lavora. Ha scritto: "Cantona. Come è diventato leggenda" (Add, 2013) e "Daniele De Rossi o dell'amore reciproco" (66th & 2nd, 2020) e "Zlatan Ibrahimovic, una cosa irripetibile" (66th & 2nd, 2021).

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