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Il fiuto del gol di Charlie Austin
03 nov 2016
5 gol del bomber inglese che solo un vero bomber avrebbe messo dentro.
(articolo)
5 min
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In un’epoca che richiede agli attaccanti di essere sempre più completi, e quindi sempre più uguali tra loro, ci sono ancora giocatori che possono essere affascinanti per la loro imperfezione.

Charlie Austin è tutto fuorché un attaccante moderno: non è particolarmente associativo o tecnico, non sa piegare il campo verso la porta avversaria, non sa segnare da qualunque posizione. Al contrario, Austin ricalca molti dei tratti stereotipici della classica punta britannica: gran colpo di testa, storia da working-class hero (ad un certo punto della sua carriera, per problemi economici, ha iniziato a lavorare nella fabbrica di mattoni del padre), lunga gavetta nelle serie minori e non professionistiche (Kintbury Rangers, Hungerford Town, Poole Town, Swindon Town, Burnley e QPR, prima del Southampton), rapporto difficile con le risse da pub (nel 2013 fu condannato a pagare circa 3mila sterline dopo aver preso a pugni un uomo che lo aveva accusato di drogarsi nel bagno di un nightclub) e fisico da diavolo della Tasmania (solo recentemente sfinato dalle linee verticali della maglietta dei Saints, con le righe orizzontali di quella del QPR le cose andavano decisamente peggio).

Ma soprattutto, Austin è particolarmente rinomato per quella caratteristica vintage che permette agli attaccanti di annusare il momento di difficoltà della preda come gli squali per riuscire a segnare. Una peculiarità nota ai più col nome di fiuto del gol, grazie alla quale la palla entra in porta nonostante la strenua opposizione degli avversari, attraverso le coordinazioni più improbabili, con parti del corpo non meglio identificate e possibilmente in mischia.

Austin ha segnato in carriera già 136 gol, molti dei quali anche molto belli. Ma qui non troverete uno dei suoi potenti tiri sotto la traversa, o uno dei suoi precisi colpi di testa, o uno dei suoi impeccabili rigori. No, qui troverete i cinque palloni impossibili che solo il fiuto di Charlie Austin poteva trasformare in gol.

Quando il destino ha già deciso (vs Burnley, 2016)

A volte fiuto del gol significa semplicemente che la palla è magneticamente attirata dalla porta avversaria, fatalisticamente destinata a trasformarsi in rete. In questi casi i corpi dei giocatori sono solo un mezzo attraverso cui il Fato compie i suoi scopi. Prendete questo calcio d’angolo contro il Burnley, ad esempio. Il cross di Tadic è bello e teso sul secondo palo, vuole solo essere scaraventato in porta dalla fronte di qualcuno. E invece la fisica trasforma la traiettoria del trequartista serbo in una farsa: il colpo di testa di Van Dijk viene stoppato dalla gobba di Romeu e finisce docile sul destro di Austin. Un difensore sulla linea prova ad opporsi ma non c’è niente da fare: la palla torna nuovamente sul piede dell’attaccante inglese. Mentre Austin ha già iniziato ad esultare, il portiere prova a buttare la palla fuori dalla porta quando ormai è già di qualche metro oltre la linea. Ma questa, sadica, sbatte sulla coscia di un difensore e torna in rete.

Accumulare il karma (vs Leicester, 2014)

A proposito di destino e determinismo fatalista. Come sicuramente saprete il Leicester, per riuscire a vincere la Premier League, ha iniziato ad accumulare karma negli anni precedenti subendo sconfitte e gol al limite del tragicomico. Tra i tanti giocatori che hanno cinicamente approfittato di questo periodo c’è ovviamente anche Charlie Austin, che nel novembre del 2014, nella stagione in cui il Leicester si salva all’ultimo grazie ad un miracolo che non ha alcuna spiegazione apparente, mette la fronte per trasformare l’entropia dell’universo in gol. Adesso guardate solo Kasper Schmeichel e provate a contraddirmi quando dico che questo gol è in realtà una candid camera studiata apposta per lui.

Cinismo sotto porta (vs Swindon Town, 2012)

Si dice spesso che, per segnare, un attaccante nei pressi della porta debba essere cinico, cattivo, si usano proprio queste parole. Non dobbiamo stupirci, quindi, quando una persona come Charlie Austin prende questo tipo di consigli un po’ troppo alla lettera e decide di distruggere la psiche di un povero difensore dello Swindon Town, piccolo ma antico club inglese che milita in League One. Dopo aver anticipato il portiere in dribbling, infatti, Austin si è ritrovato da solo davanti alla porta completamente vuota. Invece di segnare direttamente, però, ha preferito che fosse lo stesso difensore, stoico nel suo tentativo di rimonta, a mettere la palla in porta. Chissà se si è mai ripreso da questo trauma.

Al posto giusto al momento giusto (vs Chelsea, 2014)

Oltre ad essere cinici e cattivi, gli attaccanti col fiuto del gol devono anche sapersi far trovare “al posto giusto al momento giusto”, questa è un’altra cosa che si sente spesso. Adesso, non so se mettersi sulla traiettoria di un tiro sbilenco, nato dalla respinta a campanile di Courtois su un cross teso dopo un triangolo chiuso di petto, possa effettivamente definirsi “stare al posto giusto al momento giusto”. Quello che so è che pochi attaccanti possono dire di aver segnato di malleolo ad uno dei portieri più forti del mondo.

Esultare per primi, esultare convinti (vs Cardiff City, 2015)

Devo ammettere di aver visto questo gol almeno una decina di volte e di non essere ancora riuscito a capire precisamente la dinamica dell’azione. A dire la verità non potrei dire nemmeno con assoluta certezza che la palla venga toccata effettivamente da Austin prima di entrare in porta.

C’è Clint Hill, uno di quei giocatori che sulla pagina Wikipedia hanno scritto “(footballer)” per distinguerlo dai migliaia di altri Clint Hill semifamosi del mondo, che sbuca dalle maglie del Cardiff come Aldo dalla sabbia in “Tre uomini e una gamba” e colpisce la palla forse con il gomito. Sulla traiettoria c’è ovviamente Charlie Austin, che non perde l’occasione per sfiorare il pallone con il plesso solare. Nessuno sa chi ha segnato davvero. La regia inquadra Hill che sta accennando un pugnetto, ma Austin è già sotto la tribuna con la verve di Pippo Inzaghi. E forse è questo il segreto del fiuto dei grandi attaccanti: per appropriarsi di un gol quando è nell’aria bisogna, prima di tutto, crederci.

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