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Il Cristiano Ronaldo di FIFA?
18 mar 2019
18 mar 2019
La Sampdoria ha ingaggiato il gamer di FIFA su Xbox Leon "Blackarrow" Aussieker, dimostrando di essere uno dei club italiani a credere di più negli esports.
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Nel calcio contemporaneo le gerarchie tra i club di primo livello sembrano essere sempre più solide e immutabili, con una divisione per classi molto rigida che lo fa assomigliare alla società dell’

. Soprattutto con le briglie finanziare del Financial Fair Play, sembrano non esserci più molte vie veloci e sicure per scalare questa piramide; per uscire dall’asfissia di una classe media che sembra non avere scopi apparenti, i club stanno adottando strategie diverse.

 

Alcuni hanno puntato su un allenatore dall’identità forte (come l’Atletico Madrid con Simeone o il Tottenham con Pochettino). Altri, come il Monaco o la Roma, sul player trading dei giovani talenti. In molti, però, pensano che il cavallo vincente per il futuro siano gli esports, e FIFA in particolare, anche se non è chiaro ancora precisamente

.

 

Il punto sembra essere anche un altro, e cioè che il calcio non fa presa sui giovanissimi come una volta, e se fino a qualche anno fa era il celebre videogioco dell’Electronic Arts a corteggiare le squadre con la speranza che i tifosi ci iniziassero a giocare, adesso il rapporto sembra funzionare anche al contrario, con i club che formano i propri team di FIFA con lo scopo di trasformare gli appassionati del videogioco in tifosi dei loro colori. Un meccanismo che rafforza l’impressione che FIFA abbia

sul calcio giocato, che poi è anche una delle principali ragioni

.

 



In Italia, uno dei club più convinti dall’efficacia di questa dinamica nel lungo periodo è la Sampdoria. Dopo aver messo sotto contratto per la prima volta nel nostro paese un gamer, nel 2016 (cioè Mattia “Lonewolf92” Guarracino,

su PlayStation in Italia) il club blucerchiato, a gennaio, ha deciso di completare il suo roster con un altro gamer di FIFA, ma questa volta su Xbox: Leon Aussieker, ovvero “Blackarrow”.

 




 

Nonostante lo avesse già sotto contratto a dicembre, il club blucerchiato lo ha annunciato ufficialmente il 6 gennaio, poco dopo l’apertura della sessione invernale di mercato per i calciatori, con un video di presentazione molto serioso in cui si vede Aussieker con una felpa scura della Sampdoria e il cappuccio abbassato nel complesso dei Giardini di Plastica a Genova.

 

Blackarrow, in sostanza, è stato presentato come un calciatore professionista. Anzi, per certi versi, con una cura addirittura maggiore rispetto a quella riservata a molti calciatori professionisti, la cui presentazione è spesso limitata alle foto dell'arrivo all'aeroporto o al momento della firma.

 

Quando lo sento su Skype, mi sembra lui stesso quasi sorpreso della convinzione e della serietà della proposta della Sampdoria. Blackarrow, alla fine, ha iniziato a giocare a FIFA a livello professionistico nemmeno due anni fa e, prima del club blucerchiato, aveva “vestito” i colori solo di un’altra squadra, cioè l’Hannover96, per una singola stagione di Virtual Bundesliga, il torneo ufficiale di FIFA del campionato tedesco.

 

«Nel 2017 non giocavo ancora per un club professionista, giocavo solo nella

. L’anno scorso, in FIFA18, ho vinto un torneo di qualificazione, che mi ha reso un giocatore dell’Hannover. Ma poi è finita lì, perché mi volevano solo per quel torneo». Blackarrow mi dice di aver ricevuto offerte anche da altre squadre di Bundesliga prima che arrivasse la Sampdoria, ma di averle scartate perché le considerava «non delle migliori». «Mi dicevano: puoi unirti alla nostra squadra per un anno, per esempio. Niente per il futuro». La Sampdoria invece ha puntato su di lui molto seriamente, con l'obiettivo di portare il proprio nome il più in alto possibile nella eWorld Cup, il più importante evento dal vivo, che si terrà quest’estate.

 

Il giorno della presentazione ufficiale, Blackarrow ha anche visitato il centro d’allenamento della Sampdoria a Bogliasco e ha incontrato Fabio Quagliarella e Marco Giampaolo. Guardando le foto di quel giorno, fa strano pensare che possano essere in un certo senso 

 provenendo da mondi così diversi e distanti.

 



 

Quagliarella e Giampaolo sono due tra i protagonisti più navigati del calcio italiano, Aussieker è un gamer tedesco che ha da poco finito il liceo. «Non sapevo molto della Sampdoria, se devo essere onesto. Ma so che hanno avuto molto successo nel passato, che hanno vinto lo Scudetto qualche anno fa. E che alcuni giocatori forti, come Ruud Gullit e Clarence Seedorf, hanno giocato per loro». Nonostante non sappia molto del club blucerchiato (e la Samp di Mancini e Vialli) e segua la Serie A solo ogni tanto, Blackarrow sembra provare una sincera ammirazione per il centravanti napoletano della Sampdoria, che mi descrive come una “leggenda”.

 

Durante la sua visita, il gamer tedesco si è anche fermato a parlare con Giampaolo delle affinità e delle differenze tra FIFA e il calcio reale, e i due sembrano concordare sul fatto che siano più le seconde delle prime.

 



Blackarrow è uno dei pochi giocatori che sembra non voler forzare i parallelismi tra FIFA e il calcio reale, come quelli tra gamer e calciatori, anche se come abbiamo visto sono le stesse società a cavalcarli. «Non penso di potermi paragonare a un calciatore professionista perché è un gioco totalmente diverso. A FIFA devi controllare tutti i tuoi giocatori, quindi è difficile paragonarsi a un singolo giocatore. In realtà, puoi compararti più a una squadra».

 

Quando mi dice che il soprannome “Blackarrow” evoca per lui «qualcosa di veloce e pericoloso» non pensa a un calciatore. E se gli chiedo cosa ne pensa dell’accostamento che i media italiani hanno proposto tra lui e Cristiano Ronaldo, o se esiste un calciatore professionista a cui si ispira (Hazard, Quagliarella, Jadon Sancho), lui semplicemente non mi sa rispondere. Più che altro mi parla di un’identità di gioco, un’idea che invece nelle sue parole sembra molto netta: «Amo giocare molto veloce e diretto, non di possesso».

 

Ovviamente il parallelismo con Cristiano Ronaldo nasce in primo luogo per riferirsi al fatto che Aussieker è uno dei migliori giocatori di FIFA su Xbox e che sembra sempre molto sicuro quando dice di voler diventare “il migliore al mondo”. Quando gli chiedo se ci sia un giocatore da battere al momento, ad esempio, fa il nome di TekKz, anche se poi è molto spavaldo nel dire: «So di cosa sono capace quando gioco come so, posso battere chiunque nel mondo». Ma il mondo degli esports è più instabile di quello del calcio professionistico e non esistono atleti in grado di esercitare un dominio simile a quello del numero 7 portoghese della Juventus.

 

Le difficoltà del gaming competitivo ad alti livelli sono emerse per Blackarrow anche nell’ultimo torneo offline disputato, il LQE (Licensed Qualified Event) di Londra, dove il gamer tedesco è stato eliminato ai quarti di finale da Zidane10, un giocatore spagnolo del Las Palmas che lo aveva già battuto ai gironi e che sembra soffrire particolarmente.

 




 

«Zidane ha giocato con una formazione diversa da quasi tutto il resto dei giocatori che ho affrontato. Ho giocato tutto il torneo con il 4-1-2-1-2 (

) e non ho avuto problemi con chi giocava con il 4-2-3-1, che è il modulo adottato dalla maggior parte dei giocatori», dice. «Invece lui giocava con un 4-2-2-2 che è stato molto efficace. Non sono riuscito a difendermi dal suo pressing, a muovere di più la palla. Ha meritato la vittoria, è davvero un buon giocatore. Magari con un po’ più di esperienza avrei vinto, perché ero in vantaggio nel secondo game, ma quando ha iniziato a pressarmi molto alto sul campo non ho saputo più bene cosa fare».

 

Quella delle pressioni mentali nei tornei disputati dal vivo è una delle variabili che più rende instabili le carriere dei gamer, e Blackarrow sembra esserne perfettamente cosciente. «Se subisci un gol, magari per sfortuna, devi concentrarti sul gioco immediatamente dopo e non pensare a quello. La forza mentale per me è l’aspetto più importante».

 

«A volte non sono così forte mentalmente, al momento», dice. «Il che mi crea dei problemi perché quando sono sicuro riesco a giocare molto meglio, e magari avrei vinto anche quella partita. Penso che ci voglia molta esperienza per rimanere calmi, alla fine sono solo all’inizio della mia carriera. Credo che in due-tre anni sarò più forte mentalmente. Sennò, è possibile migliorare con un mental coach, ma non penso di averne bisogno».

 



 

Un altro aspetto che Aussieker sembra soffrire molto è quello della mutevolezza del gioco stesso. FIFA cambia radicalmente non solo da un anno all’altro ma, a volte, attraverso le patch, a distanza di mesi, costringendo i giocatori professionisti a dover ricalibrare continuamente la propria tecnica, e di conseguenza il proprio gioco.

 

«Nell’ultima patch per esempio hanno reso molto difficili i tiri e adesso è un gioco completamente diverso. Ora devi giocare molte partite per arrivare ai massimi livelli perché tutto il sistema di tiro è completamente diverso ed è diventato molto difficile tirare bene. Non mi piace che il gioco cambi così tanto, e non lo dico solo per il prossimo anno».

 

È chiaro che questo rende le carriere dei gamer forse più brevi, e sicuramente più fragili. Persino più di quelle dei calciatori professionisti. Blackarrow non sembra troppo preoccupato. «Penso di avere ancora circa 10 anni davanti, o forse qualcosa di più. Alla fine non è un periodo così breve, quindi non ne sono spaventato », dice. «Penso che tu possa giocare con successo in ogni occasione. Deto, giocare tedesco del Manchester City, ha più o meno 31 anni ed è ancora ai massimi livelli. Ma è vero che dopo quell’età non hai più la concentrazione di prima e non riesci più a giocare bene. In ogni caso, dopo la mia carriera vorrei rimanere nel mondo degli esports, magari come allenatore o in altre funzioni, perché amo questo settore».

 



Dopo la visita a Bogliasco, Blackarrow è tornato a Berlino, dove vive e si allena in vista delle prossime sfide. «Il mio obiettivo è qualificarmi ad almeno un altro torneo e rimanere nei primi 64 del mondo. Voglio portare la Sampdoria alla eWorld Cup e giocare anche bene nella Virtual Bundesliga, per guadagnare punti e salire nel ranking. Così forse posso diventare uno dei primi 16 del mondo ed entrare direttamente nella eWorld Cup ad agosto».

 

Recentemente, Blackarrow si è qualificato per il FUT Champions che si terranno il 6 e il 7 aprile a Londra, un torneo che lo avvicina sempre più alla possibilità di partecipare ai playoff per il Mondiali di quest'estate. Nonostante parli effettivamente come un atleta professionista, la sua vita non sembra cambiata molto rispetto a prima. Quando gli chiedo se ha un allenatore a seguirlo, lui risponde: «Mi alleno con alcuni miei amici, ma ovviamente non sono il massimo e li batto sempre. Ma ho amici anche in altri paesi che contatto su Twitter o altri social network. Gioco ogni giorno contro ottimi avversari per allenarmi, e penso che questo sia molto importante per rimanere ad alti livelli».

 

Vista da fuori, la storia di Blackarrow non è così diversa da quella dei vostri amici, e di quelle dei centinaia di migliaia di ragazzi che hanno iniziato a giocare alla PlayStation negli ultimi anni. Figlio di un’insegnante e di un architetto, Aussieker è cresciuto a Mariendorf, un quartiere residenziale della periferia sud-occidentale di Berlino, dove giocava saltuariamente a calcio e a pallamano. «Ci sono molte aree silenziose e bellissime che mi piacciono di più del centro perché c’è troppa gente, troppo casino, e non sono un grande fan di queste cose. Sono molto felice di vivere una zona più tranquilla e con più natura».

 

La sua storia è simile a quelli di molti gamer che si sono ritrovati professionisti quasi per caso, dopo aver scoperto un talento che fino a quel momento non sembrava avere nessuna utilità al di fuori del mondo dei videogiochi. «Nel 2017, quando è iniziata la Weekend League, ho capito che avrei potuto competere con i migliori giocatori al mondo e dopo quel momento ho preso il gioco più seriamente», ricorda. «Ho battuto diversi ottimi giocatori nella Weekend League, come Kurt. Dopo molte partite ho capito che avrei potuto competere con loro e quindi ho deciso di diventare un professionista». Il mondo di FIFA, e quello degli esports in generale, è ancora molto meno professionalizzato rispetto a quello degli sport tradizionali, e questo ha il pregio di farcelo avvertire come meno distante, più familiare.

 

Ed è interessante pensare, oggi, che quando Aussieker ha iniziato a giocare a FIFA nessuno avrebbe pensato che nel giro di una decina di anni i club professionistici avrebbero iniziato ad ingaggiare i videogiocatori, come fossero calciatori

. «Il mio primo FIFA è stato quello del 2006», mi dice. «Ho iniziato allora, su PlayStation2, con mio fratello. Lui è di quattro anni più grande di me e ci aveva già giocato: quindi la mia prima partita è stata contro di lui, e ovviamente mi ha battuto, perché era più grande. Il più delle volte giocavo alla modalità Carriera, perché ancora non esisteva l’Ultimate Team».

 

Ci lasciamo con un'ultima frase che fa sorgere in me una domanda, magari ingenua. «In realtà, non ci giocavo molto all’inizio, magari una-due volte alla settimana. Era solo per divertimento», dice Blackarrow. Che il calcio dei videogiochi sia, in effetti, più vicino al calcio di qualche tempo fa nell'esperienza dei giovani, rispetto al calcio sempre più professionalizzato di oggi?

 

 

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