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Luca Misculin
Il Classificone 2/4: I 5 dispersi
16 feb 2015
16 feb 2015
I 5 giocatori scomparsi nell'ultimo periodo della stagione. Ritorna il Classificone, la rubrica più amata de l'Ultimo Uomo. Sempre più vivace, rude e serendipica.
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Luca Misculin
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A settembre - a causa dall'assenza dell'ansietta prepartita e del sole in faccia sui seggiolini colorati scomodi - è comune sentire cose del genere: «se continua così, questo fa venti gol/va in Nazionale/lo compra l'Arsenal a gennaio». Insomma, aspettarsi il mondo da un certo giocatore: ci sta. Come ci sta che un giocatore inizi il campionato più in forma o più in palla degli altri, inserito meglio nel contesto della propria squadra, per motivi esterni o suoi.

 

Questa è la loro storia: giocatori che sono partiti bene e si sono sgonfiati. Giocano meno, giocano peggio, non riescono a rendere al livello delle aspettative e prestazioni di inizio stagione. In altre parole, si sono persi. Per evitare giudizi impietosi, in questa classifica ho lasciato fuori giocatori che hanno avuto gravi infortuni - El Shaarawy, il re dei dispersi - o problemi di altro genere – Osvaldo: l'imperatore galattico dei dispersi. E il primo classificato è un po' un bonus, perché il suo processo di dispersione è cominciato la stagione scorsa.

 



Ad inizio stagione,

io e Fabrizio Gabrielli nella guida ufficiosa al Torino. Io lo avevo considerato il più pronto fra i nuovi strambi acquisti del Torino senza Cerci e Immobile, Fabrizio «il nuovo innesto più interessante tra i granata». Le premesse c'erano: era arrivato dal Boca Juniors a titolo definitivo (dettaglio importante: Ventura preferisce lavorare sui giocatori inseriti in un progetto a lungo termine, più che sui prestiti) come centrocampista sinistro, intelligente e bravo coi piedi. Nelle prime partite, Ventura l'ha fatto giocare come mezzala dai compiti ambivalenti nel trittico di centrocampo del 3-5-2: non è andata bene, fra palle perse malamente, un discreto spaesamento e lanci lunghi sballati. Dopo un break di un paio di partite da titolare a settembre, contro Cagliari e Fiorentina, le rotazioni di Ventura hanno previsto un impiego più robusto di Alex Farnerud, di ritorno da un infortunio di sei mesi, e ultimamente di Marco Benassi, che ha vent'anni, è del Torino per metà e ha fatto tutta la trafila delle Nazionali giovanili. Così Sánchez Miño è finito in prestito all'Estudiantes.

 

Il momento peggiore della stagione di Sánchez Miño ha inoltre coinciso con quello del Torino: è il 23 novembre, il Torino è quindicesimo e Fabio Quagliarella - acquistato in estate per rimpiazzare Alessio Cerci (

) non segna da quattro partite. Alla mezz'ora, Cannavaro tira per la maglietta Quagliarella in area: il rigore lo batte Sánchez Miño. Che passa i secondi precedenti al tiro in attesa, a braccia sui fianchi, fermo: e poi butta lì una robina di piatto che Consigli - che già si stava buttando di là, prima che lui tirasse - respinge facilmente.

 



 

Sánchez Miño viene sostituito all'intervallo. Da lì in poi, complice anche un infortunio muscolare, giocherà un solo altro minuto, durante il derby. Nei giorni successivi emerge un po' di sconforto, dalle

(«ha perso un'infinità di palloni») e

(«mi è costato 3 milioni di euro, ha pagato il nuovo contesto tattico, si sta adattando al calcio italiano»), che ammetteva già la possibilità di cederlo per permettergli di fare esperienza.

 



Ho un problema, con Marcos Alonso. Penso che Marcos Alonso sia stupido. Non stupido per davvero, mica lo conosco: stupido calcisticamente. Al di là dei vari e banali errori tattici che compie spesso, in partita - e che però si abbinano a una gran corsa e a un piede discreto - non ho mai capito perché Montella lo abbia spesso preferito a Pasqual, questa stagione, come terzino sinistro. Chiaro, lui lo vede tutti i giorni in allenamento, e non pretendo di ritenere il mio giudizio superiore. Montella però, almeno dall'esterno, è famoso per queste decisioni un po' strambe e cocciute. Come quando tiene in panchina un giocatore per venti partite e poi lo resuscita per cinque partite consecutive. Come quando si fa comprare migliaia di centrocampisti centrali che

. Come quando prende un semisconosciuto centrocampista australiano, lo fa esordire titolare alla prima di campionato (lasciando in panchina Aquilani), ma

per poi non farlo più giocare - tranne una breve, ultima apparizione prima di prestarlo all'Empoli.

 

Credo che i problemi di Marcos Alonso siano ben visibili nell'azione che ha portato ad un suo gol, questa estate, nell'amichevole che la Fiorentina ha giocato contro il Real Madrid. Alonso si incarta in un dribbling rischioso contro due avversari, sul lato sinistro del campo, ne esce fortunosamente, e al posto di dare una palla a un suo compagno a ridosso dell'area, messo meglio, preferisce tirare con il destro - che non è il suo piede - nonostante abbia lo specchio coperto dal portiere e da un altro giocatore. Fa gol: ma è uno di quei gol che in altre squadre avrebbe fatto scuotere la testa ai giocatori più intelligenti, che avrebbero paura che un tizio del genere, in futuro, possa diventare sempre più incline a simili scorribande casuali.

 



 

OK,

: Marcos Alonso è solamente un futuro disperso. Nelle ultime tre partite, Alonso è infatti stato in panchina per due volte, e Pasqual - nonostante l'interessamento del Milan - si è ripreso da alcuni piccoli infortuni e rimarrà fino a fine stagione: cosa che in fondo potrebbe rendere Alonso un "disperso" da qui a maggio.

 



Forse

per un gran gol che fece all'esordio in Serie A, nella Roma, il 26 agosto 2012. Tuttavia, finì quella disgraziata stagione con altre sette presenze ma nessun gol. Si era già un po' perso quando finì all'Udinese nell'ambito dell'acquisto di Mehdi Benatia: all'inizio di questa stagione è poi planato al Verona, dove ha cominciato alla grande, con quattro gol e ottime prestazioni nelle prime 12 giornate. Poi, poca roba: un po' anche per le scelte di Mandorlini, che sta provando a inserire nella formazione titolare anche Javier Saviola, e a variare il modulo ruotando centrocampisti e trequartisti. Lo stesso Mandorlini ha spiegato un po' banalmente che López «deve dare continuità». Ad oggi, non segna da nove partite.

 


Molto belle le facce di Totti e Bojan, inquadrati dopo il gol. Che strano rivedere Bradley, Piris e Osvaldo con la maglia della Roma, oggi.



 



Vi sento già: ma dai, ma come, ma no. E invece. Paradossalmente, Okaka sta vivendo la miglior stagione della sua carriera e il momento più complicato da quando è alla Sampdoria. Premessa: quella di Okaka è una

raccontata per bene

da Emiliano Battazzi. Dopo avere iniziato benone il campionato, sulla scia della scorsa stagione, ha persino segnato all'esordio in Nazionale. E però: a un certo punto ha litigato per motivi poco chiari con Mihajlović, e poi è girata la voce che non voglia rinnovare il contratto in scadenza nel 2016. A gennaio, è rimasto fuori dai titolari per tre partite consecutive. Nel frattempo, ha smesso anche di segnare (cosa che non è mai stata il suo forte: ma ad oggi, sono otto le partite senza gol).

 




 

Oggi, alla fine del calciomercato, la Samp si ritrova con i nuovi acquisti Eto'o e Muriel, un Bergessio di troppo (che non è riuscito ad andare alla Lazio, anche se sembrava fatta), Eder in ottime condizioni e Okaka, su cui fino all'ultimo sono circolate voci su un interessamento del Milan. La cessione di Gabbiadini, poi, ha fatto cambiare sistema di gioco a Mihajlović: via il 4-3-3 con un pennellone (Okaka) e due esterni rapidi e tecnici (Gabbiadini ed Eder), dentro il 4-3-1-2 con Soriano trequartista e due punte più classiche, presumibilmente Eto'o e Muriel, sostituito nel frattempo da Eder. E Okaka?

 



 



Da quando il Napoli l'ha preso circa un anno fa, ha alternato partite discrete a tribune, panchine, errori. Era arrivato come sorpresa della scorsa stagione: un centrocampista centrale di ottima tecnica e visione di gioco che sapeva anche tirare, all'occorrenza (ed era anche rigorista). Si era anche parlato con insistenza di una sua possibile convocazione in Nazionale: lo stesso Mandorlini, mesi dopo la cessione al Napoli,

di averlo consigliato a Conte, spiegando che ha un talento «enorme».

 

Al Napoli, si è perso fra le rotazioni dei due posti di centrocampo di Benitez, che a volte gli preferisce persino Walter Gargano. Un po' debolino per fare una buona fase difensiva, dovrebbe però trovarsi a suo agio nel sistema del Napoli, che prevede una rapida transizione verticale del pallone, con cambi di gioco e tagli delle mezzepunte idealmente favoriti da lanci lunghi e "imbucate". Qualche giorno fa ha giocato la sua prima partita da titolare da un mese e mezzo a questa parte. Non è ancora chiaro se a fine anno il Napoli vorrà riscattarlo, dato che è ancora a metà col Verona.

 



 
 

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