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Immagine astrologico-germanica della costellazione di Scorpione trovata su internet
Classificone Fabrizio Gabrielli 14 novembre 2014 4'

Il Classificone 1/4: I misteri

I quattro misteri, ovvero i calciatori più interessanti (e sfortunati) che non abbiamo ancora visto giocare per almeno un tempo in Serie A. Ritorna il rinnovato Classificone, la rubrica più amata de l’Ultimo Uomo. Sempre più surreale, burbera & enigmatica.

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Quest’anno abbiamo deciso che Il Classificone non sarà più mensile, ma che avverrà 4 volte l’anno, dividendo i gironi d’andata e di ritorno in due parti. Abbiamo anche deciso che sarà scorporato nelle sue parti costituenti, un pezzo al giorno, per una settimana. Quindi, ecco a voi il Sesto & Ultimo Pezzo del Primo Classificone, Quello Riferito al Primo Quarto di Stagione.

 

Il resto del Classificone 1/4:

I migliori gol
I migliori #cambioverso
I peggiori tweet
I migliori bidoni
Le migliori seconde maglie

 

I quattro misteri, ovvero i calciatori più interessanti (e sfortunati) che non abbiamo ancora visto giocare per almeno un tempo in Serie A.
di Fabrizio Gabrielli (@conversedijulio):

 

Gastón Silva (Torino FC) – 0 Minuti
Oscar Washington Tabarez e Giampiero Ventura sono praticamente coetanei, allenano da più di trent’anni e tutto (in realtà poco) gli si può dire tranne che siano due sprovveduti. Non a caso entrambi puntano moltissimo su Gastón Silva (o quanto meno lo prendono in considerazione, ecco), lungagnone mancino cresciuto nel Defensor Sporting, la Violeta, la terza squadra più titolata di Montevideo (e quindi d’Uruguay) dopo gli inarrivabili Nacional e Peñarol. Gastón è stato il capitano della Celeste che in Turchia, nel 2013, è arrivata a tanto così (sconfitta in finale dalla Francia di Pogba) dalla vittoria del Mondiale U20: capitano, vieppiù stakanovista (ha giocato tutti i minuti della competizione, supplementari compresi), vieppiù marcatore del rigore decisivo che ha lanciato i rioplatensi oltre l’ostacolo Iraq in semifinale. Con il Torino, finora, invece, è sceso in campo soltanto in Europa League, visto che in campionato è chiuso dalla consolidata accoppiata Moretti – Darmian, oltre che da una certa passione venturiana per le accoppiate consolidate. Può giocare anche alto a sinistra, come Molinaro o Sanchez Miño, e quindi mi sa che Gastón Silva, a 45 minuti, non ci arriva neppure per la prossima puntata del Classificone.

 
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Figuriamoci in un Derby della Mole contro Pogba.

 

Marko Marin (ACF Fiorentina) – 0 Minuti
Se non sapessimo che è solo per via di una sfortunata coincidenza che ogni calciatore offensivo dei viola prima o dopo finisce in infermeria (Pepito Rossi, e poi Gómez, e poi Bernardeschi da ultimo) ci sarebbe quasi margine per una puntata di Report che coinvolga Montella, il lampredotto e le Tod’s. Marko Marin, ancora a 0 minuti, si sa: è il più fragile tra i fragili. Arrivato in viola con una mezzaspecie di fotocopia dell’“operazione Anderson” (funziona più o meno così: cerca un calciatore che vellichi le fantasie dei tifosi per un certo passato glorioso, dimentica gli ultimi deludenti due-tre anni, presentalo sotto la Fiesole), forse non è già più il calciatore che faceva faville con il Werder Brema, e che di colpo ha smesso (più o meno da quando si è trasferito al Chelsea dal Werder, appunto). A Siviglia, l’anno scorso, è stato a lungo bloccato in infermeria: che sia molto delicato, dopotutto, non è un mistero. Certo non è uno che la porta l’abbia mai vista troppo, però voglio dire: al netto degli infortuni, se poi gioca Cuadrado di punta forse qualche chance bisognerebbe darla pure a Marin.

 

https://www.youtube.com/watch?v=e6gGEnDzOuE
Gira questo video in cui Marin viene soprannominato “The German Flash”. Credo sia ironico: prima lo si vede, con un accenno di pancetta, prepararsi a fare il suo ingresso in campo; poi sempre lui che non supera mai l’uomo, non scatta, scarica sul centrocampista più lontano dall’epicentro di pericolosità dell’azione. Oltretutto non imbecca neppure un cross. The German Flash.

 
Salih Uçan (AS Roma) – 3 Minuti
Quest’estate è stato l’uomo-copertina della versione turca di FourFourTwo, che lo ha immortalato mentre disegnava con le mani un gesto abbastanza inequivocabile a Roma e dintorni (soprattutto se i palmi delle mani fossero piegati in avanti di tipo 30-45°). Ciononostante il “mazzo così” Salih (che si pronuncia con l’accento sulla “a” e l’acca muta, come l’invito a una ragazza che hai portato fuori a cena, o quelli minerali che servono per rianimare) non l’ha fatto ancora a nessuno, anche per via di un infortunio e di certi problemi d’ambientamento. Peccato, perché quest’incrocio tra Fellaini e Ninetto Davoli ha i numeri e l’attitude, ma soprattutto sa fare quello che nel gioco di Garcia spetta soltanto a Pjanić. Sa abbassarsi, cercare il primo pallone utile per l’impostazione, superare l’avversario con giocate di fino e un tocco sensibile e creare superiorità a centrocampo.

 


Secondo Garcia il problema di Salih è di tipo linguistico. Speravo di non doverlo dire, ma mi pare che la lingua che Uçan sappia parlare meglio è quella universale del calcio: ok, era solo una tournée d’agosto, ma contro il Manchester United sfodera una tale serie di giocate (lancio di trenta metri per il gol in pallonetto di Totti, “pisaditas”, uno-due, accelerazioni improvvise) che mi pare assurdo abbia giocato finora solo per 3 minuti.

 

Marco van Ginkel (AC Milan) – 31 Minuti
Chiamarsi Marco, essere olandese e arrivare a Milanello non deve essere facile per nessuno. C’è un servizio della televisione olandese che rende bene l’idea: fuori dal centro sportivo una serie di sessanta-settantenni inneggiano ancora a Van Basten, è tutto così pittoresco e cristallizzato che il giovane van Ginkel deve essersi davvero sembrato un turista in viaggio nel paese dei Bei Tempi Andati™.
Pur avendo caratteristiche diverse (meno granitico e più fantasioso), van Ginkel per me sarebbe il sostituto naturale di De Jong. Inzaghi, che nella partita contro l’Empoli alla quarta giornata l’ha fatto esordire, lo vede più come interno, alternativa a Poli o Muntari. Peccato però che Marco si sia infortunato dopo una mezz’ora scarsa (per uno strano caso del destino, un anno esatto dopo un brutto infortunio rimediato in Premier League contro lo Swindon Town che l’aveva costretto lontano dai campi per nove mesi). Ora che si è completamente ristabilito si trova chiuso nelle gerarchie del centrocampo, oltre che da quelli che già aveva davanti a settembre, pure da Saponara. Non è che basti chiamarsi Marco, avere il passaporto olandese e arrivare a Milanello per giocare almeno un tempo con il Milan.

 

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Marco van Ginkel sarebbe capace di farsi isolare e scavalcare da tre compagni anche dentro una piscinetta piena di ghiaccio.

 
 

Tags : giovanimarco van ginkelsalih uçan

Fabrizio Gabrielli scrive e traduce dei libri. Ha tradotto Lugones e collaborato con i blog di Finzioni, Edizioni Sur e Fútbologia occupandosi di Sudamerica, calcio e letteratura, anche in combine. Il suo ultimo libro si intitola "Sforbiciate. Storie di pallone ma anche no" (Piano B, 2012). È vice-direttore de l'Ultimo Uomo.

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