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Foto di Stu Forster / Getty Images
Calcio Emanuele Atturo, Marco D'Ottavi e Valerio Coletta 17 marzo 2017 11'

Il bello dell’Europa League vol. 9

Cose che rendono pimpante la competizione europea meno pimpante.

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I turning point di Roma – Lione

 

Ieri la Roma ha perso l’ennesima occasione per riscattare la propria storia da squadra perdente e orgogliosa. Una storia fatta di finali perse drammaticamente, secondi posti onorevoli, prove d’orgoglio che non bastano mai. Come si divertono a dire con un certo sadismo gli anti-romanisti: “andarci vicini conta solo a bocce”. Ma nelle sconfitte della Roma esiste anche una parte di dolore consolatorio, che consiste nel crogiolarsi al pensiero delle occasioni bruciate. Al pensiero, ad esempio, di tutti quei momenti in cui ieri sera le cose avrebbero potuto svoltare diversamente.

 

Eccoli raccolti.

 

Minuto 5 la traversa di Rudiger

 

Un mio amico che era allo stadio mi ha detto che prima della partita Rudiger era così carico che ha preso la testa di Mario Rui tra le mani e gli si è messo a strillargli cose in faccia per qualche minuto. Tutta questa carica a pallettoni Rudiger l’ha sfogata su questo tiro di collo pieno che colpisce la traversa e per poco non fa un buco per terra.

 

Se la palla fosse entrata, la Roma avrebbe avuto 85 minuti per farne un secondo invece che 30, come poi è stato. 10 minuti dopo il Lione trova il gol dell’1 a 0 con Diakhabi, la prima volta che riusciva a superare il centrocampo. Poi per carità, magari la Roma andava 1-0, poi 2-0, e prendeva il 2-1 al 93°. Sarebbe stato ancora più romanista.

 

Minuto 27 Salah vede scorrere la palla, la sua partita, la qualificazione della Roma

 

Dzeko fa una rifinitura di prima di grande classe e Salah si gira verso la palla con mezzo secondo di ritardo. Davvero mezzo secondo. Una volta che la palla tocca terra rimbalza verso Lopes.

 

Minuto 33, il momento in cui Nainggolan stava per vincere le prossime dodici edizioni del Rugantino d’oro

 

Già sappiamo che Nainggolan è un ninja, ma quest’azione non ha davvero nessun senso logico. Nainggolan carica il tiro quando si sta ancora alzando da terra, e mentre il suo avversario è ancora per terra lui sta già tirando. L’impatto di collo fa piovere una parabola arcuata e stranissima, che esce a pochi centimetri dalla porta.

 

Minuto 41, il momento in cui Strootman proprio non è riuscito a segnare

 

Oh niente, né di destro né di sinistro.

 

Fine primo tempo: un po’ di momenti di disperazione della Roma

 

Vota il tuo preferito.

 

Minuto 47, il momento in cui a Dzeko gli viene l’insicurezza

 

Se riguardate i video dei gol di Dzeko al Wolfsburg o al Manchester City vi potrebbero sanguinare gli occhi. I suoi gol erano spesso frutto di bombe paranormali tirate dalle zone nei dintorni dell’area. Lo scorso anno tragico a Roma ha avuto come conseguenza di abbassare le sue ambizioni tecniche: ogni volta che deve concludere Dzeko prova solo a essere più preciso possibile, a non sbagliare in modo eclatante. Qui fa un tiro pigro, scolastico, cercando l’angolo lontano con la fragilità di chi, inconsapevolmente, preferisce sbagliare bene che rischiare di sbagliare male provando a segnare.

 

Minuto 53, il momento in cui Bruno Peres pensava di essere lui il turning point della Roma
 

Bruno Peres è di gran lunga la più grossa delusione della stagione della Roma. Ieri ha giocato una partita confusa: è stato molto influente nel gioco, facendo alcune cose giuste ma sbagliandone tantissime. C’è stato però un momento in cui il suo cervello è andato in blackout e, per qualche ragione, ha pensato di vivere il turning point della sua stagione e di quella di tutta la Roma. “Cosa succede se adesso mi giro e la metto sotto al sette sul secondo palo?!?!” avrà pensato, mentre palleggiava sul posto.

 

Minuto 62, il momento in cui El Shaarawy doveva segnare ma sembrava troppo a tutti

 

Alla fine avevamo segnato 3 minuti prima, la partita era bella inclinata verso il nostro 3 a 1. Fare il terzo gol a quel punto pareva troppo facile, c’era ancora tempo. Sembrava.

 

 

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Tags : europa leaguegenkgentManchester Unitedmourinho

Emanuele Atturo è nato a Roma (1988). Laureato in Semiotica, è caporedattore de l'Ultimo Uomo. Ha scritto "Roger Federer è esistito davvero" (66thand2nd, 2021).

Marco D'Ottavi è nato a Roma, fondato Bookskywalker e lavorato qui e là.

Valerio Coletta è un giocatore di basket e hockey sul prato. A 12 anni ha incontrato Alberto Angela al McDonald. Scrive in giro.

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