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Foto di Vincenzo Pinto/Getty Images
Calcio Valerio Coletta 21 settembre 2016 6'

Radja Nainggolan è davvero un Ninja

Le abilità che rendono il centrocampista della Roma un antico guerrigliero giapponese.

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I pavimenti dell’usignolo sono dei corridoi rivestiti di parquet che circondano le stanze dello shōgun nel castello di Nijō, a Kyōto, nel sud del Giappone. Questi pavimenti, grazie a un ingegnoso sistema di morsetti e chiodi nascosti, qualora percorsi, emettono un cigolio che ricorda il canto di un usignolo. Tutta questa menata non era il classico vezzo artistico dei regnanti giapponesi, tantomeno un gioco strano in dono ai bambini, ma era un avanzatissimo sistema di sicurezza che tentava di neutralizzare e segnalare l’intrufolarsi di quelle figure spaventose, spie invisibili, assassini implacabili, guerrieri inestinguibili, ombre nella notte, che rispondono al nome di: Ninja.

 

Quest’estate, una mattina, fissavo il muro. E mentre fissavo il muro ascoltavo la voce lenta e ipnotica di mister Spalletti alla radio. Le conferenze stampa di Spalletti possono durare ore, perché poi lui si ferma a raccontare i giocatori, prova a catturarne l’essenza con delle immagini particolari, con delle espressioni tutte sue e poi incalza sull’interpretazione del ruolo, divaga sulla tattica pura, astratta, poi torna sul giocatore, sui difetti, li pizzica un po’, poi però sale sui pregi, insomma me ne stavo ad ascoltare questo “neverending Spalletti”, fissando il muro, in una sorta di trip psichedelico estivo. Ricordo che una frase in particolare mi rimase impressa: «Nainggolan ha sicuramente la caratteristica del saltarti addosso, con questa fisicità, con questa scivolata. Lo reputi non pericoloso, poi ti fa il balzo e da cinque metri ti arriva addosso». Mi fece tornare alla mente un’altra descrizione, sempre del mister, prima di Genoa-Roma: «Radja è uno che ti salta addosso, che ti corrode…».

 

Di conseguenza pensavo a una persona X che non ha mai avuto modo di vedere giocare Nainggolan, neanche in video, neanche in foto, come se lo potrebbe figurare in seguito a una rappresentazione del genere. Io un po’ di curiosità ce l’avrei a vedere uno che potresti ritenere non pericoloso e che poi ti aggredisce, uno con fisicità, forza, ma che poi ti salta addosso da distanze impensabili, come in quei film cinesi in cui i guerrieri volano, spaccano i muri con un calcio e poi rimangono in equilibrio su una canna di bambù altissima senza spezzarla, fortissimi e leggerissimi allo stesso tempo, e poi questo ti corrode, me lo immagino con queste piccole pozioni che tira addosso ai difensori per poi soggiogarli e rubargli palla mentre sono ancora accecati e storditi. Sarebbe un giocatore impossibile e mitologico, una sorta di ninja spietato e inesauribile, penserebbe l’ignara persona X che non ha mai visto Nainggolan. Ecco, in effetti, cara persona X, Nainggolan è proprio un ninja spietato e inesauribile.

 

A quel punto ho smesso di guardare il muro e sono andato a consultare il mio libro sui ninja (tutti hanno un libro sui ninja), per documentarmi. Nella cultura giapponese il ninja è diventata una figura leggendaria e dalle abilità soprannaturali. Queste abilità mitiche sono note e ritornano in molti testi e in molti racconti. Andandomi a spulciare questi talenti mi sono accorto con sorpresa sempre maggiore di quanto la figura del ninja e il centrocampista belga siano perfettamente sovrapponibili.

 

Qui di seguito ho voluto evidenziare quanto le leggendarie abilità soprannaturali dei ninja siano affini ai colpi che è capace di sferrare Naninggolan in campo. Ecco un compendio dimostrativo.

 

 

Volo

 

gif2

 

Il volo del ninja non è il volo di un corvo o di un falco, il volo di un ninja è più il volo del serpente del paradiso, un colubride screziato che abita le foreste del sud-est asiatico. Questo rettile piegando il corpo in modo da creare un piccola sacca d’aria, si lancia da un albero all’altro, generando con il movimento delle spire una breve ascensione, il che gli permette letteralmente di planare tra i rami frondosi della foresta, avendo in questo modo un inaspettatissimo controllo di un elemento che non è il proprio, parliamo di un serpente in fondo. Allo stesso modo i ninja non volano, ma riescono a lanciare il proprio corpo robusto e bardato su superfici inattese, per distanze improbabili, tra i tetti, sulle tavole dei templi, sulle mura sottili di un castello, continuando ad avere il controllo sulla battaglia o sulla fuga. In questa gif possiamo vedere Nainggolan che allo stesso modo, valuta il rimbalzo del pallone, scivola, plana, guarda al centro, calcia da terra, passa la palla, lancia una stellina e uccide Danilo, smette di scivolare, gol.

 

 

Mutaforma

 

gif-2

 

I ninja, per come li immaginiamo oggi, hanno un aspetto fortemente demoniaco, senza volto e senza identità, neri e misteriosi. Anche Radja da par suo non sembra proprio un angelo, anche se gli riesce più difficile mimetizzarsi tra le ombre. Rimane comunque la sensazione di avere a che fare con un essere parzialmente sovrannaturale. Leggenda vuole che i ninja potessero trasformarsi o mutare il proprio corpo a piacimento, per sfuggire alle trappole e alle prigioni, o peggio per infliggere attacchi al nemico nel maggior numero di modi possibili. In questo frammento vediamo Nainggolan andare a strappare il pallone all’avversario trasformando per qualche secondo le proprie gambe in braccia e i piedi in mani.

 

 

Capacità di dividere il corpo

 

 

Il ninja archetipico che ci figuriamo è quello che viene intrappolato in un vicolo cieco da un gruppo di guardie e che con un gesto misterioso della mano guantata quintuplica la sua figura sotto gli occhi terrorizzati dei malcapitati che lo vedono moltiplicarsi come se fossero improvvisamente ubriachi, poi è lui a circondarli e in un turbine di piroette e spadate velocissime e impercettibili e a uccidere tutti. La cosa che nel calcio si avvicina di più a questa tecnica misteriosa è Radja Nainggolan che tenta di rubare palla in più parti del campo quasi contemporaneamente, a intervalli di pochi secondi, buttandosi sugli avversari senza sosta, scegliendo sempre il tempo per prendere la palla, anche dopo una capriola per terra, in quei momenti la Roma gioca improvvisamente in 14.

 

 

Taglio della gola alle spalle

 

gif-1

 

La scivolata al contrario di Nainggolan è ormai uno dei gesti tecnici e atletici che più lo caratterizzano. Quando si stacca per inseguire il giocatore che porta palla me li immagino subito da soli, in una steppa buia e sterminata, senza porte o spalti, sferzata da un vento folle e minaccioso, come in Ran di Akira Kurosawa. Il ninja, con la potenza silenziosa di un grosso felino, affianca l’altro uomo, poi improvvisamente scivola, ma con il petto e il volto rivolti all’esterno, e va ad arpionare la palla con il tacco, con un gesto secco, che sembra davvero una spadata data all’indietro, con l’elsa tenuta orizzontalmente. Colpire con il tacco permette a Radja di piegare completamente la gamba e andare a prendere il pallone anche quando l’avversario cerca di proteggerlo con il corpo. Il più delle volte chi ha subito questo colpo non ha neanche avuto modo di vedere in faccia chi lo ha sferrato.

 

 

Evocazione di animali

 

img_0775

 

Mai state le tigri in Giappone, mai. Eppure solo l’idea dell’esistenza di queste bestie, al di là del mare, nelle foreste cinesi, infuocava la fantasia degli uomini più sensibili. Troviamo infatti innumerevoli rappresentazioni di questo regale felino, che è entrato profondamente nella simbologia nipponica.

 

Secondo la leggenda i ninja potevano evocare animali in loro aiuto. Potevano evocare una tigre nel bel mezzo della battaglia? Probabilmente no, perché le tigri non c’erano, ma il bello è che neanche i ninja c’erano, cioè, non c’erano come ce li immaginiamo noi, e non avevano abilità leggendarie, erano dei mercenari, vestiti normali, molto scaltri per carità, ma lontanissimi dall’idea che i secoli hanno poi codificato. Per i giapponesi è tutto un non esserci, un’assenza, un togliere.

 

Mentre Nainggolan c’è, ed evoca i leoni (una tigre sarebbe stato troppo).

 

Nainggolan è arrivato a Roma in inverno. Preso il 7 gennaio, due giorni dopo era in campo titolare. L’idea di dover sostituire Kevin Strootman non è semplice, eppure, da quel momento a quello in cui scorrete questo pezzo, non è mai calato di intensità, mai si è risparmiato, mai ha tolto la gamba o il corpo, o la schiena, o le spalle, mai ha lasciato in santa pace il campo, spaccando zolle, lasciando solchi, ha sempre concluso un contropiede in avanti ed è sempre dietro la palla durante un assedio, ha rincorso tutti gli esterni d’Italia e diversi in Europa, ha portato palla dalla difesa al centrocampo, dal centrocampo all’attacco, ha strappato la palla ed è ripartito, e l’ha strappata e riconsegnata alla sua difesa, ha segnato, ha salvato il pallone sulla linea, ha preso meno gialli e rossi di quanto si pensi, ha litigato pochissime volte con gli avversari, ha agganciato di tacco, ha litigato con i compagni, ha preso pali e traverse, ha ballato in panchina. Attenzione, non voglio dire che Nainggolan è stra-forte o impeccabile, perché non lo è, voglio dire però che l’insieme di cose che è lo rendono un calciatore unico, che gioca partite che sono un clinic di guerriglia non convenzionale, uno studio integrato tra pressing creativo e arti marziali, calcio totale e Tekken 3, tatuaggi e 忍術.

 

Di certo Radja non è un giocatore impeccabile. Lo si vede bene per esempio quando si mette in testa di tirare in porta da posizioni improbabili, e lo si capisce 8-9 secondi prima, anche quando non è proprio il caso. Ma nessuno protesta, perché è Radja e si è guadagnato tutto quello che si prende.

 

 

Tags : luciano spallettiradja nainggolanroma

Valerio Coletta è un giocatore di basket e hockey sul prato. A 12 anni ha incontrato Alberto Angela al McDonald. Scrive in giro.

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