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Il bello delle Qualificazioni Mondiali vol.2
11 ott 2017
Momenti che ci hanno permesso di superare questa interminabile pausa delle Nazionali.
(articolo)
26 min
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L’Islanda è ai Mondiali

Fra Reykjivik ed Eskisehir ci sono più di 5mila chilometri di distanza, quelli che ha dovuto percorrere l’Islanda per giocare la partita più importante della propria storia. L’Islanda non doveva perdere contro la Turchia, che le era dietro di 2 punti ma che aveva ancora tutte le possibilità per scavalcarla e qualificarsi. L’Islanda nel frattempo era a pari punti con la Croazia: tutto era ancora aperto. L’Islanda non si è limitata a non perdere ma ha vinto 3 a 0 in casa della Turchia, mostrando una superiorità impensabile, ma che fotografa bene quanto i rapporti di forza nel calcio possano cambiare anche in pochissimo tempo.

L’assenza della Turchia dai Mondiali raggiunge così i 20 anni; mentre l’Islanda ha potuto andare a giocare con tranquillità la sua partita casalinga contro il Kosovo, vincere 2 a 0 e festeggiare col suo rito celebrativo del “Canto vighingo”, per quanto suoni turistica questa definizione.

L’Islanda sarà ufficialmente la nazione più piccola a partecipare a un campionato del mondo di calcio. Con poco più 300mila abitanti l’Islanda, com’era già successo agli Europei, genera statistiche ai limiti del situazionismo, che ormai suonano un po’ trite ma che fanno sempre ridere. Ecco alcuni posti di cui l’Islanda ha meno abitanti:

- Bari

- Firenze

- Il VII Municipio di Roma

- Il XIV e il XV Arrondissement uniti

La squadra che è riuscita a vincere un girone così impegnativo - che comprendeva squadre oggettivamente più dotate come Turchia e altre comunque con più tradizione come l’Ucraina - è praticamente la stessa degli Europei e le sue partite contengono ancora una quantità inverosimile di cross e colpi di testa da ogni zona del campo. Sarà bellissimo vedere questo stile di gioco, così antico e rudimentale, confrontarsi con le squadre sudamericane o africane.

Non una buona notizia per gli esteti del calcio, una grande notizia per tutti gli amanti della biodiversità degli stili di gioco.

Consiglio per i prossimi Europei: l’Islanda è diventata mainstream e la nuova Islanda sono le Isole Far Oer

Molto più piccole, molto più strane e decisamente più inimmaginabili nel calcio ad alti livelli. Le Isole Far Oer sono un arcipelago di 18 isole e hanno così poco terreno da calpestare che hanno dovuto costruire campi da calcio fra le coste rocciose.

L’Islanda ha appena 300mila abitanti, ma le Isole Far Oer ne hanno 50mila: praticamente meno di Centocelle. Nonostante non tutti i suoi giocatori siano professionisti, in questo gruppo di qualificazione si sono comportati bene, facendo 9 punti arrivati da 2 vittorie e 3 pareggi. Non hanno la produzione musicale hipster dell’Islanda, ma comunque hanno la loro solida band metal, i Tyr. Ecco il loro video più famoso: Hold the heaten hammer high (spoiler: contiene navi vichinghe).

Forza Far Oer!

Anche i giganti piangono

Alla Serbia bastavano pochi punti nelle due partite rimaste per essere certi di volare in Russia. Sembrava una cosa fattibile contro due squadre già eliminate come Austria e Georgia, ma poi le cose si sono complicate. A complicarle, come in un perfetto dramma shakespeariano, è stato Marko Arnautovic, austriaco di chiarissime origini serbe.

I serbi sono riusciti alla fine a strappare un posto sull’aereo per la Russia grazie alla vittoria per 1 a 0 contro la Georgia. La squadra allenata da Muslin non sarà forse la più forte tra le squadre qualificate, certamente non una delle più spettacolari, ma è sicuramente una delle più grosse e minacciose. Ma la gioia per un mondiale è più grande della narrazione dei serbi grossi e cattivi, e allora un po’ di foto di giocatori serbi in lacrime:

Matic prova a mascherare l’emozione con la maglia

Tadic, occhi rossi ed assist

Ivanovic a labbra serrate per non piangere

Milinkovic-Savic a casa basito (la sua assenza dalle convocazioni è il vero mistero di queste qualificazioni)

Il Galles non sa farsi una foto di squadra

Ma soprattutto: il Galles non si è qualificato

Prima dell’ultima partita la situazione del gruppo D era ingarbugliata: la Serbia era prima con 18 punti, il Galles secondo con 17 e l’Irlanda terza con 16. La Serbia ospitava in casa la Georgia, ed è riuscita a vincere 1 a 0; Irlanda e Galles si sfidavano in un derby mortale per il secondo posto.

Il Galles, orfano di Bale, è stato protagonista di una partita drammatica: ha comandato il gioco (più del 70% di possesso palla) e ha tartassato Randolph di tiri. Anche Joe Allen si è infortunato dopo mezz’ora, e Ramsey ha giocato da regista a tutto campo, ha toccato più di 70 palloni e ha tirato 4 volte verso la porta. Robson-Kanu era stato il giustiziere del Belgio agli Europei, e nel secondo tempo un suo colpo di testa ha costretto Randolph a un vero miracolo: è stato il momento in cui il Galles è andato più vicino alla qualificazione. L’Irlanda ha una squadra davvero scarsa e si è preoccupata di limitare i danni: difendersi basso, ripartire, puntare tutte le proprie fiches emotive sui calci da fermo.

Al 56esimo Hendrick ha protetto un pallone sulla linea laterale destra, si è lanciato sul fondo e ha spedito una palla in area; la difesa del Galles si è schiacciata sul portiere e McLean ha chiuso in porta il gol della qualificazione per l’Irlanda.

Un montaggio enfatico della TV irlandese.

I più crudeli ne hanno fatto una questione di karma, e hanno ritirato fuori il video di quando i gallesi esultavano all’eliminazione dell’Inghilterra per mano dell’Islanda.

L’Irlanda fa festa

L’Irlanda di O’Neill è una delle squadre più brutte e sgraziate che mi abbiano mai appassionato a una partita di calcio. Non c’è nulla di divertente nel vedere una squadra che decide di giocare a palla avvelenata nell’area avversaria per ottanta minuti e spera di ricavare qualcosa negli altri dieci, a meno che non si abbia la possibilità di vedere la partita in mezzo ad altri tifosi di quella squadra, e quella squadra stia vincendo.

Dato che ce l’avevo, sono arrivato trafelato nel pub più vicino per vedere gli ultimi minuti della partita contro il Galles, pregando di non perdermi niente nel tragitto. Arrivato all’ingresso, mentre cercavo la via più breve per farmi strada verso uno schermo, mi ha accolto un fragoroso boato, che mi ha stordito insieme ai rimpianti.

Ho smesso di capire cosa stesse succedendo sul secondo boato, che invadeva la stanza pochi secondi più tardi, finché mi sono trovato davanti a uno schermo e c’era solo Shane Duffy (un lungagnone di centonovantatre centimetri fin qui noto alle cronache per un tradimento goffamente rivelato su Snapchat) che respingeva ogni spiovente mirato verso l’area irlandese, provocando l’entusiasmo dei locali. Una sorta di ooolé! trapiantato in un paese in cui con la palla non sanno che farci.

Duffy ha giocato la partita nella partita: 8 duelli aerei vinti su 10 (!) e 20 palloni spazzati (!!) dei 52 spazzati in totale dall’Irlanda (!!!). L’area di rigore dell’Irlanda era affollata come Temple Bar il 17 marzo.

La naturale predisposizione verso la sofferenza degli irlandesi è da sempre fonte di grande ispirazione artistica. I 10,000 tifosi che hanno invaso Cardiff (letteralmente, dato che i biglietti disponibili erano poco più di 3,000) cantavanoThe Fields of Athenry, che non è un motivo di Game of Thrones, ma una ballata popolare che racconta la storia di un padre di famiglia condannato all’esilio in Australia dopo aver rubato del cibo durante la Grande Carestia irlandese di fine Ottocento: against the Famine and the Crown, I rebelled they ran me down.

Tutti i tifosi intervistati per le vie di Cardiff pronosticavano una vittoria (a meno che dar voce soltanto agli ottimisti non fosse una scelta editoriale, a posteriori vincente anche questa) e tutti pronosticavano una vittoria di misura. Come a Dublino due anni fa contro la Germania campione del mondo, come a Lille un anno fa contro l’Italia prima nel girone, così a Cardiff contro il Galles padrone di casa: in tutte le tappe decisive per il destino dell’Irlanda di O’Neill, il minimo comune denominatore è la vittoria, soffertissima, per 1-0.

«One-nil, classic Ireland»

Tra gli altri segni del destino: il gol decisivo questa volta l’ha segnato James McClean, un’ala destra di Derry che ha scelto di giocare per la nazionale allenata da un’ala destra di Derry (che è una città di confine, tuttora territorio britannico, celebre suo malgrado per la Bloody Sunday). Dopo aver segnato, McClean è corso a baciare la moglie Erin in tribuna, che a sua volta aveva speso il pomeriggio in mezzo ai tifosi irlandesi per le strade di Cardiff, e aveva anche pubblicato un video mentre tutti insieme intonavano il coro dedicato a James.

I tifosi irlandesi sono bravissimi con i cori, e non si sono fatti sfuggire come effettivamente McClean faccia rima con hates the f* queen (qui si può ascoltare la versione integrale del coro in una performance parigina).

Non è stata, ovviamente, l’azione più incivile commessa in territorio britannico: prima la polizia è dovuta intervenire per tirar giù venti persone salite sul tetto di un furgoncino che sembra della nettezza urbana, e non si capisce come possa essere finito esattamente nel posto sbagliato al momento sbagliato; poi è dovuta intervenire per sequestrare un pallone che gli irlandesi continuavano a lanciare nelle finestre dei palazzi, ed è molto divertente il momento in cui questi provano a sottrarlo all’intervento degli ufficiali, in un revival ubriaco di Joga Bonito.

Poi è arrivata la sera, è iniziata la partita, e tutti quei tifosi che non avevano un biglietto per il Cardiff City Stadium si sono riversati a migliaia su St. Mary’s Street. «Non sono mai stato coperto da così tanta birra come dopo il gol, tutte le pinte erano improvvisamente vuote», racconta un tifoso che ha scelto ugualmente di andare a Cardiff senza biglietto per vivere quell’atmosfera. Le immagini raccolte a notte fonda, dopo la tempesta, sembrano provenire da un futuro post-apocalittico. Spero che gli operatori del comune di Cardiff siano stati ben pagati, o che almeno odiassero il calcio.

Lewandowski domina su tutto

Una frase molto usata per descrivere l’incidenza su una squadra degli attaccanti più forti è “con lui in campo si parte da 1 a 0”. Una frase tecnicamente imprecisa quando si parla di Robert Lewandoski nelle qualificazioni mondiali, visto che il centravanti polacco ha segnato 16 gol in 10 partite: più di 1 e mezzo a partita.

Lewandowski in queste qualificazioni ha segnato più gol di intere nazionali prestigiose come Croazia, Islanda e Grecia, e gli stessi gol di Francia e Argentina. Con la rete segnata a 5 minuti dalla fine di Polonia - Montenegro Lewandowski è diventato il giocatore europeo ad aver segnato più gol nelle qualificazioni ai mondiali. L’ennesimo record paradossale di un giocatore già capace di segnare 5 gol in 9 minuti e che di recente si è laureato con una tesi su sé stesso.

Come ogni personaggio epico, Lewandoswki ha la propria parabola personale che descrive sé stesso. Lo scorso giugno, nella partita contro la Romania, è esploso un petardo vicinissimo a Lewandoswki, lasciandolo stordito a terra per qualche secondo. Allora Lewandowski si è rialzato ed è andato a segnare 3 gol alla Romania. Il suo secondo è anche uno dei più belli del centravanti in queste qualificazioni, e lo ha segnato con un colpo di testa irreale, quel tipo di gol che ti fa domandare se Lewandowski è davvero fatto come noi. Questa immagine fotografa l’altezza raggiunta nello stacco da Lewandowski, e il suo dominio sull’Europa, sempre più somigliante all’angelo del Cielo sopra Berlino.

E adesso, un meme che diventa realtà

Perché Pulisic sarebbe un miglior presidente di Trump

- Perché è più bello. Christian Pulisic è l’archetipo dell’eroe hollywoodiano: maschio, bianco, giovane (giovanissimo) e pronto a salvare gli Stati Uniti da una qualche invasione di robot spaziali nascosti in delle macchine quando c’è bisogno.

Eppure mandare questi Stati Uniti al Mondiale era una missione impossibile anche per lui.

- Perché è un leader nato capace di guidare la propria nazionale fino al mondiale segnando 7 gol e servendo 7 assist durante queste qualificazioni.

- Perché è in prima linea nel momento del bisogno: contro Panama in quello che sembrava a tutti gli effetti uno uno scontro diretto per decidere chi avrebbe avuto il terzo posto, Pulisic ha prima segnato un bel gol scartando il portiere dopo sette minuti e poi servito un perfetto assist ad Altidore prima ancora che arrivasse il ventesimo, chiudendo i giochi.

- Dimostrando anche di conoscere la geometria meglio di Donald

- Perché è un esempio per i giovani, uno che ti costringe a chiederti cosa stai facendo con la tua vita.

- Perché Barron Trump ancora non ha dimostrato nulla.

- Perché non chiederti cosa può fare il tuo paese per te, ma chiediti cosa puoi fare tu per il tuo paese.

- Perché Vice gli ha dedicato un documentario.

- Perché un giocatore così forte non si era mai visto nella storia del calcio degli Stati Uniti, mentre quanti Trump abbiamo già visto?

- Perché ci tiene davvero alle sorti della propria nazione:

- Perché ha l’appoggio del miglior giocatore degli Stati Uniti

L'assurda e spettacolare eliminazione degli Stati Uniti

In un girone in cui quattro squadre su sei si sarebbero qualificate, con la terza - Panama - che andrà direttamente al Mondiale con tre vittorie, tre sconfitte e quattro pareggi, e la quarta - Honduras - allo spareggio contro l’Australia (che ha infranto il sogno della sfortunatissima Syria, in dieci e con un palo da rimpiangere nell’ultimo minuto del secondo tempo supplementare), gli Stati Uniti sono riusciti a farsi eliminare perdendo l’ultima partita in casa dell’ultima classificata.

Prima di arrivare all’Ato Boldon Stadium di Couva, gli USA erano terzi con 12 punti, due di vantaggio sulle inseguitrici. Gli sarebbe bastato anche il pareggio contro Trinidad e Tobago, già sicuramente eliminata con appena tre punti raccolti e cinque gol segnati. Ci sarebbe voluta un’improbabile sconfitta e, contemporaneamente, le sconfitte di Messico e Costa Rica contro Honduras e Panama. Per questo, dopo aver battuto Panama (4-0) nella partita precedente, Bruce Arena deve essere arrivato nel piccolo stato insulare caraibico con una discreta tranquillità.

E invece.

Arena si è seduto sulla panchina della USMNT dopo le prime due sconfitte di Klinsmann - in casa contro il Messico e clamorosamente (4-0) in Costa Rica - e le cose sembravano essersi messe comodamente dopo il pareggio in Messico. “Arena è un pragmatico”, diceva Sports Illustrated. Era uscito anche dalle polemiche successive all’unica sconfitta subita (prima di ieri), in casa contro Costa Rica, (“Certo l’allenatore è un fattore, ma quando la partita inizia i giocatori hanno molta più influenza” aveva risposto lui lo scorso settembre) pareggiando in Honduras. I media americani sembravano più che altro interessati a godersi il talento di Christian Pulisic, Bruce Arena per sicurezza ha messo in campo gli 11 titolari contro il Panama.

“Non abbiamo scuse per non aver segnato il secondo gol ed essere usciti dal campo almeno con un punto”.

Va detto a questo punto che uno dei gol decisivi per eliminare gli USA, il pareggio del Panama sul Costa Rica, molto semplicemente non è un gol. Nel senso che la palla non ha superato la linea di porta. Non si è neanche avvicinata alla riga di porta, anzi. Il trentacinquenne portiere costaricense Patrick Pemberton (famoso per le uscite spericolate, ma non solo) esce a vuoto e Gabriel Torres colpisce di tacco, la palla sbatte sul palo, dopodiché David Guzman sdraiato a terra sulla linea la calcia sul petto del 7 panamense, Blas Perez, che da terra stava provando a colpirla con la testa e la palla esce. C’era rigore, di Calvo su Perez, semmai, ma di certo non c’era gol. Il gol fantasma è stato assegnato a Gabriel Torres, che tra i suoi soprannomi poteva già vantare El Fantasmita, piccolo fantasma. Tutto torna, quindi.

Panama sarà per la prima volta presente a un Mondiale, il Presidente ha dichiarato un giorno di festa nazionale e i problemi arbitrali (e in generale delle condizioni a volta estreme) in CONCACAF da qui a giugno verranno dimenticati più o meno da tutti. Intanto gli Stati Uniti non faranno parte del prossimo Mondiale, e non succedeva dalla Coppa del Mondo del 1986. Solo Tim Howard era già nato, nel 1986, e la MLS sarebbe stata fondata 10 anni dopo.

Detto ciò, bastava pareggiare contro Trinidad e Tobago. E per rendersi conto del mix letale di grottesco e tragedia toccato dagli USA nella serata di ieri (per ESPN è stata “la prestazione più imbarazzante nella storia degli USA”, della Nazionale calcistica, ovviamente) basta guardare i primi due gol di T&T: l’autorete di Gonzalez che per rinviare un cross basso al limite dell’area finisce per scavalcare Tim Howard con un pallonetto imparabile; e poi il secondo gol di Jones, terzino destro, che lascia partire un diagonale terra-aria sul palo lontano quasi da fallo laterale.

Le probabilità degli USA di uscire erano inferiori al 10% fino a 2 minuti dalla fine.

All’inizio del secondo tempo sia Panama che Honduras perdevano e gli USA dopo appena due minuti hanno accorciato le distanze con uno splendido tiro da fuori di Pulisic.

A quel punto la partita si è aperta ma sul campo pesante e bagnato l’unico a fare davvero bella figura (oltre a Pulisic, ovviamente, Pulisic farebbe bella figura anche in un campo da calcio completamente allagato, con l'acqua alle caviglie) è stato l’esterno di T&T Nathan Lewis (in effetti, forse, in quel contesto deve essere sembrato un pelo più forte di quello che deve essere in realtà) su cui ci sarebbe stato anche un rigore solare, se l’arbitro avesse punito la scivolata di De Andre Yedlin (sopravvissuto all’hype successivo allo scorso Mondiale, oggi ha trovato la sua dimensione nel Newcastle).

Certo c’è il palo di Dempsey (entrato nel secondo tempo) al 76’ e un altro paio di volta i giocatori americani sono entrati in area (bella combinazione rasoterra tra Pulisic e Dempsey, a dieci dal termine).

Anche se in teoria fino all’87’ gli USA erano comunque qualificati, hanno giocato con un senso d’urgenza crescente, finendo con un 3-3-4 offensivo che abbassava Bradley tra i centrali difensivi e alzava praticamente tutti gli altri. A cinque minuti dalla fine, prima ancora che arrivasse notizia del secondo gol del Panama - segnato dal difensore improvvisato centravanti, Roman Torres - gli Stati Uniti erano così sbilanciati in avanti che T&T ha sprecato un contropiede uno contro uno. L’ultima occasione l’ha avuta l’attaccante dell’Amburgo, Bobby Wood, su cross di Pulisic da sinistra. Wood ha schiacciato bene ma il portiere di Trinidad e Tobago, Adrian Foncette, ha respinto di lato.

Questa sconfitta rischia di pesare moltissimo sul movimento calcistico americano, in termini economici ma anche di entusiasmo. E dire che è passato appena un anno dall’ottimo quarto posto nella Copa America Centenario. E dire che appena 24 ore fa sarebbe stato impossibile prevedere un simile esito nel girone CONCACAF.

Gli USA hanno imparato un’amara lezione, che anche Nazioni con una storia calcistica più nobile di loro hanno dovuto imparare. Che il calcio smentisce spesso i nostri tentativi di prevederlo, che a volte poi decide di farlo in maniera spettacolare.

Addio Orange Robben

Mentre parte del mondo celebrava l’accesso al Mondiale e un’altra parte si disperava per il mancato accesso, e una terza parte più piccola si interrogava su Ventura, Arjen Robben ha dato il suo addio alla nazionale olandese. L’ho ha fatto in nuce ad un fallimento, con la sua nazionale incapace di segnare 8 gol alla Svezia, l’unica possibilità per poter accedere agli spareggi. Eppure, anche nella sua ultima apparizione, Robben è stato l’ultimo a gettare la spugna, segnando due gol e congedandosi con l’onore di chi ha un sinistro semplicemente magico.

In 96 presenze con la maglia dell’Olanda, Robben ha segnato 37 gol e siglato 29 assist, in pratica uno ogni 112 minuti in campo, dei numeri magnifici che hanno permesso alla nazionale di raggiungere grandi traguardi. Se infatti il Robben giocatore di club ha avuto spesso un andamento altalenante per via degli infortuni, in nazionale non ha mai fatto mancare il suo apporto, guidando gli Orange ad una finale ed una semifinale mondiale. Lo stesso Robben dopo il ritiro ci ha scherzato su «L'uomo di cristallo è durato a lungo» ha detto in un’intervista dopo la partita.

Ha lasciato intendere che l’Olanda deve ripartire da zero dopo questo fallimento, e ha lasciato il testimone alla nuova generazione. A noi mancherà non vederlo rientrare sul sinistro in Russia, agli olandesi ancora di più. Lo salutiamo con uno dei gol più belli segnati da Robben in nazionale, soprattutto perché quando umili la difesa della Spagna c’è sempre grande soddisfazione.

Panama fa festa

Mentre gli USA erano impegnati nel suicidarsi contro Trinidad, la nazionale famosa principalmente per il cappello da uomo che ne prende il nome e per il canale a cui da il nome, compiva il suo dovere battendo la Costa Rica grazie ad un gol all’88esimo minuto. Se il secondo gol è uno splendido esempio di gol liberatorio degli ultimi minuti, il primo farà parlare per molto tempo. La palla infatti non ha mai varcato la linea di porta ed oltretutto è stata spinta con una mano.

L’errore è così grossolano che gli USA potrebbero decidere di scindersi dal football e farsi una propria federazione coi loro 50-51-52 stati quanti sono e nessuno potrebbe poi dirgli molto.

Gli ultimi minuti hanno visto Panama arroccarsi in difesa del vantaggio, e dove non sono arrivati i giocatori, è arrivato questo raccattapalle, con la giocata più notevole di questo turno di qualificazioni:

Alla fine - gol regolare o meno - Panama si è qualificata per la prima volta al Mondiale, un evento così grande che ha richiesto necessariamente una giornata di festa nazionale, e chissene frega se Oceano Atlantico e Oceano Pacifico rimangono divisi per un giorno.

P.s.: Questo è per Noriega, Yankee.

I sogni della Siria contro un palo.

Guardate bene questa foto:

Lui è Mathew Ryan, è il portiere dell’Australia. Bel ciuffo, barba curata, occhi spaventati ma riconoscenti. L’oggetto di tanta riconoscenza è il palo alla sua destra.

Ora, io non so se esiste una classifica delle Nazionali Con Più Play-off, ma sono quasi certo che l’Australia la guiderebbe con tracotanza: ha giocato contro l’Argentina nel ‘94, l’Iran nel ‘98, due volte di seguito contro l’Uruguay (2002 e 2006) quando faceva parte della Confederazione Oceanica. Poi, nel 2006, ha scelto di passare a quella Asiatica, forse per evitare di giocare play-off: e infatti quest’anno gliene sono toccati due.

In anticipo, come ogni Capodanno, su quello che succede nel resto del mondo, l’Australia ne ha disputato già uno, quello che avrebbe deciso l’asiatica destinata ad affrontare la quarta classificata della CONCACAF. Anche se nessuno tifava per loro. Figuratevi per quel palo.

L’avversaria, infatti, era la Siria: all’andata era finita 1-1 e questa foto è stata scattata al 120’ della gara di ritorno, finita ai supplementari.

Al di là dell’ovvia simpatia che suscita ogni Nazione che cerca di riscattare nel calcio complicate situazioni politiche o sociali, la Siria è una buona squadra, e poi ha un seguito sempre molto caloroso e colorito.

Ma ha soprattutto una storia difficile da rinchiudere in riduzionismi. Una squadra rappresentativa di un popolo comunque in guerra da sei anni, in cui i giocatori supportano la squadra ma non il Governo e viceversa, per la quale un siriano può fare il tifo solo sventolando certe bandiere e non certe altre. Sarebbe stato interessante vederli sfidare l’Occidente calcistico. E nel caso in cui ai play-off fossero andati gli Stati Uniti, il significato della gara avrebbe trasceso il semplice significato di una gara.

Omar Al Somah ci ha provato in tutti i modi: ha segnato il pari in Malesia (che è la casa della Siria) all’andata e portato avanti i suoi al 6’ del ritorno. Nei Socceroos però c’è l’immarcescibile Tim Cahill, che con una doppietta ha prima bilanciato la situazione, poi portato avanti i suoi ai supplementari.

La sofferenza negli occhi di Al Somah prima di calciare la punizione che all’ultimissimo minuto avrebbe mandato la Siria allo spareggio con l’Honduras ha la carica emotiva identica e contraria a quella dello sguardo del portiere, quello col ciuffo e la barba curata che ora dovrà andare a giocare a San Pedro Sula, secondo molti la città più pericolosa al mondo, e vai a capire se gli regge.

È proprio vero, come dice un proverbio siriano, che certe volte Dio manda le mandorle a quelli senza denti.

Le peggiori differenze reti in Europa delle qualificazioni ai Mondiali

Finite le qualificazioni, tempo di giudizi, e noi non ci tiriamo indietro, nemmeno di fronte a quelli più impietosi. Chi è che ha avuto la differenza reti peggiore in Europa, e che quindi ha mostrato la propria scandalosa inferiorità rispetto agli altri popoli di grande tradizione?

Lussemburgo -18 (ancora nessuno ha bombardato Lussemburgo?)

Moldavia -19 (valeva davvero la pena diventare uno stato indipendente?)

Kazakhstan - 20 (il 5 a 0 contro il Montenegro si poteva evitare)

Andorra -21 (pensavo peggio, ma qualcuno ha capito che lingua si parla in Andorra?)

Kosovo -21 (con la giustificazione delle prime volte)

Malta - 22 (di gran lunga i più antipatici)

Lichtenstein -38 (tuttora la più concreta dimostrazione d’esistenza di questo paradiso fiscale)

Gibilterra -44 (non male per una Nazionale di macachi)

San Marino - 49 (Ridicoli)

Le migliori differenze reti in Europa delle qualificazioni ai Mondiali

E ora, la classifica delle differenze migliori, che è molto peggio. Le Nazionali che non si fermano sul 4 a 0 travalicano alcuni limiti di pietà che dovrebbero appartenere ad ogni essere umano. Ecco quindi una graduatoria dei popoli più spietati.

Svezia + 17 (ma dai…)

Portogallo +28 (chi ci collega l’egocentrismo di CR7 è in malafede)

Spagna +33 (storicamente maestri nello schifare gli avversari)

Belgio +37 (senz’anima since 1839)

Germania +39 (meglio che mi sto zitto)

I migliori video di allenamento

Com’è noto, le nazionali sono un concentrato del migliore talento individuale che un paese può offrire (tranne la nazionale italiana). Per questo gli allenamenti delle migliori squadre nazionali sono una parata di all-star, che spesso diventa uno sfoggio tracotante di talento.

Il torello della Francia

In questo torello della Francia ci sono tipo 3 colpi di tacco consecutivi, seguiti da 3 tocchi di suola che vengono coronati da un tunnel. E poi c’è Griezmann che esulta come un macaco.

Il calcio-tennis del Brasile

Il Brasile gioca a calcio-tennis con una specie di tavolo da ping pong in mezzo, che non è un vero tavolo da ping pong e a sto punto può essere solo un tavolo da calcio-tennis. Provate a immaginare voi e i vostri amici giocare a calcio-tennis con quel coso in mezzo. Ora guardate quante volte riescono a palleggiare Neymar, Dani Alves, Gabriel Jesus e Coutinho e fatevi due conti. Guardate in particolare che sensibilità hanno col petto, una parte del corpo - vi ricordo - non fatta esattamente per manipolare un oggetto sferico. Alla fine ha vinto la squadra di Neymar e Dani Alves perché, come al solito, a Coutinho è venuta la smania di tirare.

E invece Wenger a casa a fare cosa…?!

A cazzeggiare con un tipo che lo dribbla.

Chi ha vinto il penultimo posto del gruppo B fra Lettonia e Andorra?

La Lettonia, con un’autoritaria vittoria per 4 a 0 (grande doppietta di Valeirjs Sabala). I baltici lasciano così l’Andorra sola all’ultimo posto. Take that, paradiso fiscale.

La Svizzera ha vinto 9 partite su 10 del suo girone ma non è sicura di qualificarsi

27 punti, 9 vittorie e 1 sconfitta, 23 gol segnati e 7 subiti. Dovrà giocare i playoff. C’è qualcuno che crede nel karma?

¯\_(ツ)_/¯

Le migliori esultanze

Tifoso egiziano

L’Egitto si qualifica ai mondiali dopo 27 anni, per la seconda volta nella propria storia, e al telecronista egiziano per poco non viene un colpo apoplettico in diretta. Nel frattempo, un uomo entra in campo e fa un salto mortale sulle proprie stampelle.

Portiere egiziano

Il portiere dell'Egitto si chiama El Hadary e se non lo conoscete ha 44 anni e (se tutto va bene) sarà il giocatore più vecchio ad aver mai partecipato a una Coppa del Mondo. Drogba una volta ha detto che El Hadary è stato il suo avversario più difficile. L'Egitto non si qualificava dal 1990.

Bisognerebbe scrivere una grande opera sulle migliori esultanze dei portieri. In una buona posizione ci sarebbe il portiere dell’Egitto. Che peraltro è uguale a…

El Hadary, ancora

Scusate...

Tifoso irlandese

Un uomo esulta al gol dell’Irlanda indossando la maglia del portiere dell’Irlanda del 1997. Bello.

Omino egizio

Prego, potete usarla come reaction alle migliori cose che vi succedono nella vita.

Un altro ometto felice

Fermiamoci un attimo e pensiamoci: quant’è bella la felicità degli esseri umani?

Le migliori facce dei tifosi egiziani durante il delirio che c’è stato in Egitto - Congo

L’uomo che ha preso bene il gol del Congo

E ha provato a incenerire la realtà con i suoi occhi.

La donna che non ne vuole più sapere del calcio

Ma vuole solo rintanarsi sotto una coperta e far scomparire il mondo.

L’uomo che sta vivendo il momento di maggiore sofferenza della sua vita

Più dolorosa l’attesa del rigore di Salah o un ferro ardente sulla faccia?

L’uomo che sta vivendo il momento di maggiore gioia della sua vita

Guardatelo, una nocciolina di felicità.

L’uomo che sta per entrare in scena

Ed eccola qua, esplodere.

La donna che è sbucata dalla cartolina sull’Egitto

In mezzo al pandemonio di uomini trasfigurati che sembrano usciti da un trittico di Bosh, si staglia serena una donna disegnata su un cartone, con gli occhi brillanti e neri come l’onice e la bocca rosso topazio. Saluta, portatrice di una felicità senza scopi.

Forse la storia più assurda di tutte le qualificazioni

In pratica, è andata così. Il Cile tipo un anno fa ha giocato contro la Bolivia e ha pareggiato 0 - 0. La Bolivia però ha schierato in difesa un tale chiamato Nelson Cabrera: un difensore di 34 anni nato in Paraguay e aveva collezionato già una presenza con la nazionale paraguayana. La Bolivia si è scordata per un momento che non si possono schierare giocatori di altre nazionali - e tra l’altro bisogna aggiungere che questo Cabrera, ad essere sinceri, non pare manco granché. Il Cile ha deciso allora di fare ricorso per il suo pareggio, la FIFA accoglie il ricorso e il Cile vince 3 a 0 a tavolino. A quel punto, però, il Perù, che aveva perso contro la Bolivia pochi giorni prima, ha fatto ricorso: Cabrera aveva giocato infatti qualche minuto anche di quella partita. Altro ricorso vinto e 3 punti al Perù.

Quindi, ricapitolando, se il Cile non avesse fatto ricorso neanche il Perù lo avrebbe fatto; senza vittorie a tavolino il Cile avrebbe 1 punto in più rispetto al Perù: abbastanza per qualificarsi.

La gloriosa bandiera della Macedonia

Se la Macedonia ha fallito nell’intento di qualificarsi al Mondiale, la bellezza della sua bandiera non è passata di certo inosservata.

La bandiera della Repubblica di Macedonia è il frutto di un bel sole giallo, con otto raggi che si estendono fino ai bordi, su un campo rosso come la passione dei macedoni. Rappresenta il "nuovo sole della libertà", evocato nell'inno nazionale macedone “Denes nad Makedonija” (Oggi sulla Macedonia):

Oggi sulla Macedonia, è nato

il nuovo sole della libertà

I Macedoni combattono

per i loro diritti!

Se la sua genesi vi sembra oltre modo banale, dovete sapere che la versione che ammiriamo oggi - glorioso sole giallo su campo rosso - è il frutto di un contenzioso con la Grecia, come quasi tutte le cose attualmente esistenti in Europa dopotutto. È infatti la versione riadattata della vecchia bandiera macedone in vigore fino al 1995 e che ritraeva il Sole di Vergina, simbolo dell’antico regno macedone di Alessandro Magno.

Il simbolo fu cambiato perché la Grecia riconosce i difensori centrali arcigni e l’uso smodato dell’aglio, ma non riconosce alla repubblica macedone il diritto di usare il Sole di Vergina, in quanto la Macedonia, intesa come regione storica e geografica, è in gran parte compresa anche in territorio greco.

Qui trovate una versione da stampare e colorare, se la vostra passione è stampare e colorare bandiere.

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