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Octavio Passos/Getty Images
Liga Emanuele Atturo 1 dicembre 2020 7'

La partita in cui Iago Aspas ha provato a far segnare tutti

Nella partita contro il Granada ha generato 2,84 xA.

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A 21 anni Iago Aspas ha esordito col Celta Vigo, la squadra di cui era tifoso. A 23 anni è diventato titolare; a 25 anni si è consacrato, segnando 23 gol e portando il Celta in Liga. A 26 ha completato la sua prima stagione in prima divisione, ha segnato 12 gol e si è trasferito al Liverpool per 9 milioni di euro. Era uguale a oggi: le spalle strette, l’attaccatura alta, la faccia da pesce ma furba, di uno che sembra aver capito le cose sempre un po’ prima degli altri. A 27 anni era già tornato in Spagna: in 12 partite si era fatto bocciare al Liverpool, mentre gliene sono servite 16 per sembrare inadeguato al Siviglia. L’idea di Iago Aspas come attaccante d’alto livello, quindi, è durata giusto un paio d’anni.

 

A 28 anni Iago Aspas era di nuovo al suo posto: maglia celeste, numero 10, dietro la punta del Celta Vigo. Sono passate cinque stagioni nei quali è diventato una leggenda minore del calcio spagnolo. È stato tre volte miglior marcatore spagnolo della Liga – quindi il migliore dietro Messi e/o Ronaldo. Nel mezzo, nel 2018, è stato convocato in un Mondiale sfortunato per la Spagna, in cui è riuscito a segnare un gol al Marocco ma poi ha sbagliato uno dei rigori fatali contro la Russia. Il Celta, attorno a lui, si è progressivamente impoverito, i compagni di Iago hanno cominciato a parlare una lingua sempre più diversa dalla sua. Quando è arrivato era il miglior giocatore di una squadra che dava filo da torcere all’Ajax o al Lione in Europa League; ora è l’ancora di salvataggio in un Celta che lotta col coltello tra i denti per non retrocede. Progressivamente è apparso sempre più evidente che Iago Aspas non apparteneva al livello di calcio dei suoi compagni di squadra, eppure è rimasto lì, intoccato. Nessuna squadra che gioca la Champions League ha mai pensato di puntare su di lui, neanche in un calcio in cui il Paris Saint Germain cerca di rivitalizzare talenti disgregati come Rafinha, o in cui il Barcellona si tiene Brathwaite come attaccante di riserva. Il suo fallimento al Liverpool, in una Premier League ancora estremamente rude, gli è rimasto impresso come un marchio di fuoco.

 

A Iago Aspas di una sua presunta sottovalutazione sembra importare poco. Ogni domenica scende in campo e fa quello che da cinque anni gli si chiede di fare: cercare di salvare il Celta trasformando in oro ogni palla che tocca. Nell’ultima partita, contro il Granada, ci è riuscito quasi letteralmente. Nella vittoria per 3-1 Aspas ha servito un assist e mandato i compagni in porta per un totale di 9 volte. Usando un termine statistico: ha servito 9 passaggi chiave. Avendo toccato 48 palloni nella partita vuol dire che ogni 5 passaggi Aspas ha mandato un compagno in porta. Nella sfida contro il Granada ha accumulato 2,84 xA e se non avete familiarità con questo tipo di statistica avanzata forse vi basterà sapere che prima dell’ultima giornata il primo in questa graduatoria, Joao Felix, aveva 2,80 xA complessivi: Iago Aspas lo ha superato CON UNA SOLA PARTITA (ora ha superato i 5 xA stagionali). Abbiamo raccolto i suoi migliori passaggi della partita col Granada.

 

9 – @RCCeltaEN‘s Iago Aspas created nine goalscoring chances against Granada (one assist), his most in a @LaLigaEN game and the most by a player in a LaLiga game this season. Exhibition. pic.twitter.com/nm1tJinvEY

— OptaJose (@OptaJose) November 29, 2020

 

I passaggi

1°

Il più bel filtrante della gara arriva dopo 5 minuti. Aspas ripulisce un pallone in un centrocampo denso di corpi. Lo allarga con calma, poi passeggia sulla trequarti, in attesa del passaggio. Con il primo controllo d’esterno lascia che Luis Milla scivoli per terra in modo imbarazzante. Fronte alla porta può dare la palla sui piedi di Santi Mina e dialogare con lui nello stretto. Preferisce però tentare il filtrante dietro la difesa, nonostante non ci sia spazio. Santi Mina prova uno scavetto impreciso. Dopo tante statistiche assurde eccone una desolante: dei 27 passaggi chiave di Iago Aspas solo in due occasioni compagni sono riusciti a nobilitarli in assist.

 

 

2°

Stiamo parlando di Iago Aspas come di un rifinitore, ma negli ultimi anni è stato soprattutto un finalizzatore spietato e malizioso, capace di segnare 92 reti in Liga in 166 presenze da quando è tornato al Celta. Al 10’ si muove in verticale oltre la difesa, ma in area il difensore è bravo a non concedergli l’angolo per il tiro, nonostante i ripetuti spostamenti del pallone. Aspas però gioca sempre a testa alta, e si accorge che Nolito è solo dall’altro lato dell’area. Ve lo ricordate Nolito? Un breve passaggio al Barcellona, esterno/seconda punta mago dei dribbling a rientrare prima del tiro. Non segna neanche lui.

3°

Il Celta sta vivendo un’altra stagione difficile. Fino al 9 novembre in panchina sedeva Oscar Garcia, ex assistente di Guardiola, e la squadra è rimasta inabissata nella zona retrocessione. Al suo posto è arrivato Eduardo Coudet, che ha avuto al Celta una breve esperienza da giocatore, 9 presenze nel 2002. Allenava l’Internacional, in Brasile, era prima in campionato quando ha accettato l’incarico di salvare i galiziani.

 

Coudet ha messo il Celta con il rombo con lo scopo di avvicinare i giocatori più tecnici tra loro, come Nolito e Aspas. Nolito sembra aver perso l’esplosività nel breve e la capacità di saltare l’uomo che lo aveva reso uno dei pupilli di Luis Enrique. Rimane però un giocatore che si associa con grande dolcezza in spazi stretti, come si vede bene in quest’azione, dove poi Aspas sente l’arrivo di Hugo Mallo sul fronte opposto. 

 

4°

Nonostante pesi 70 chili, e sia in pratica sprovvisto di muscoli, Aspas non è un giocatore che rifiuta il contatto. Il suo gioco spalle alla porta è raffinatissimo, ma non è totalmente elusivo: Aspas usa anche la pressione dei corpi avversari per farli ruotare come preferisce lui, e aiutare il Celta a cucire il gioco in circostanze sporche. Come in questa protezione a centrocampo in mezzo a due avversari, prima di allargare il gioco verso Nolito. In Spagna Aspas è stato spesso descritto come una specie di professore del reparto offensivo. In campo a volte sembra voler manovrare la partita col cervello, e forse se avesse un joypad per controllare le scelte dei compagni lo userebbe. In quest’azione si vede bene come indichi il passaggio a Suarez verso Mallo, e come quello non lo ascolti forzando il tiro. 

 

In una vecchia intervista a El Paìs aveva parlato di calcio da intellettuale, notando una cosa controintuitiva: «A volte il miglior modo di smarcarsi è rimanere fermo». La capacità di Aspas di ricevere tra le linee, di trovare il modo di farsi trovare libero nella zona di campo in cui tutti sanno che proverà a ricevere palla, è affascinante e magnetica. In quest’occasione per esempio riceve, si gira, e la passa a Nolito solo davanti alla porta, ma quello sbaglia di nuovo. La facilità con cui Aspas manda in porta i compagni, e la sciatteria con cui questi sbagliano i gol, a un certo punto diventa comica.

 

5° 

Il Celta ha dominato la gara, ma a dieci minuti dalla fine stava ancora pareggiando 1-1. Fino a quando Aspas non riceve questa palla dentro l’area, quasi sul fondo. Ha un difensore davanti, che forse si aspetta si sposti la palla sul sinistro, invece lui va verso il fondo; non è neanche un dribbling, Aspas piuttosto sembra spostarsi la palla per ricavare lo spazio per il cross basso di destro per Baeza, che comunque ci mette un po’ per trovare il modo di segnare.

 

 

 

 

6°

Neanche cinque minuti dopo Aspas fa una giocata ridicola. Corre verso un filtrante in una zona molto esterna dell’area di rigore. Per qualche ragione il portiere è uscito e Aspas lo dribbla, ma ha pochissimo spazio, e una volta dribblato verso sinistra è quasi sul fondo e non ha molte soluzioni per fare una giocata utile. Aspas invece, in caduta, la mette col sinistro radente verso la porta. La palla attraversa tutta la porta, passa davanti a un difensore del Granada che la guarda scorrere, e arriva sui piedi di Beltran che deve solo spingerla. È ridicolo che alle statistiche questo rimarrà l’unico assist di Aspas della partita.

 

 

 

 

È troppo tardi?

È stata la prestazione perfetta per un numero 10, la sublimazione dell’arte della rifinitura. È arrivata da un giocatore straordinario che però nel nostro immaginario faticheremmo a inserire fra i grandi artisti dell’assist. Per questo lo avevamo indicato tra i dieci giocatori più sottovalutati del decennio, insieme ad altri spagnoli come Aduriz e Callejon e ad altri maestri dell’ultimo passaggio come Pizzi. In questa stagione Aspas ha una media per novanta minuti di 0,47 xA. Per darvi un’idea, in questo momento, se prendiamo la graduatoria storica della Liga, solo Messi, Bale e Neymar hanno tenuto una media migliore della sua.

 

E Dembelè, ma con un minutaggio non così rilevante.

 

 Se Iago Aspas servisse ogni partita gli assist potenziali serviti con il Granada arriverebbe a 75,60 stagionali. Più del triplo del record di Messi nel 2015. È chiaro che si tratta di un ragionamento astruso, ma forse rende l’idea di quanto la partita contro il Granada di Iago Aspas sia stata fuori scala. L’unico giocatore a servire più passaggi chiave in una singola partita di Liga è stato Martin Odegaard lo scorso anno contro il Deportivo Alaves, 10.

 

In Spagna si è parlato molto della prestazione di Iago Aspas, e si discute delle mancate convocazioni di Luis Enrique in Nazionale. Alla tv spagnola dopo la partita qualcuno ha detto «Ci sono molti attaccanti che stanno avendo una buona stagione, ma il livello che sta toccando Iago Aspas io non lo vedo in nessuno».

 

A 33 anni, con un gioco difficile da incasellare e un fisico che pare inadeguato al calcio contemporaneo, Aspas continua a offrire un’esperienza unica per chi lo guarda. In pochi, oggi, possiedono il suo abbinamento di tecnica e comprensione del gioco. Chissà se è troppo tardi per ricavarsi un ultimo grande palcoscenico ai prossimi Europei.

 

Tags : iago aspasligaSpagna

Emanuele Atturo è nato a Roma (1988) dove vive e lavora. Laureato in Semiotica, si interessa di cultura pop e sottoculture. È caporedattore de l'Ultimo Uomo e scrive in giro.

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