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I migliori esordienti del 2016
04 gen 2017
04 gen 2017
Quelli che hanno saputo cogliere l'attimo.
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Foto di Marco Luzzani/Getty
(foto) Foto di Marco Luzzani/Getty
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Tra le altre cose, il 2016 verrà ricordato anche per il record di Pietro Pellegri, che giocando gli ultimi minuti di Torino-Genoa ha eguagliato Amedeo Amadei come più giovane esordiente della storia in Serie A (15 anni e 280 giorni). Il primato di precocità spetta però a César Huanca, attaccante cileno del Club Deportes Iquique che con i suoi 15 anni, 2 mesi e 3 giorni è il giocatore più giovane ad aver esordito in un massimo campionato nazionale nel 2016. L’età al momento dell’esordio dice poco o nulla sul talento di un calciatore o sulla traiettoria che prenderà la sua carriera. È soprattutto questa volatilità a rendere allo stesso tempo affascinante e crudele l’attività di scouting. Ma al ricambio generazionale non si può sfuggire: la sopravvivenza e il successo di una squadra dipendono dalla capacità di scegliere e lanciare i giovani più promettenti. È per questo che ho messo in fila i 20 migliori esordienti del 2016: se non li conoscete già, prendete carta e penna e segnatevi questi nomi. Potrebbero servirvi in futuro per le vostre partite a Football Manager o per farvi belli davanti a parenti e amici.

Salih Özcan (1998) – Colonia https://vimeo.com/127927953 Un altro centrocampista tedesco di origini turche con spiccate attitudini offensive che si sta facendo notare con la maglia del Colonia. Özcan è un centrocampista creativo, ma essenziale: difficilmente gioca a più di due tocchi e si è specializzato nella sequenza controllo-passaggio-movimento a creare una nuova linea di passaggio, la base tecnico-tattica del gioco di posizione. Bravo con tutti e due i piedi, può giocare praticamente in ogni ruolo al centro del campo: interno, mezzala o trequartista. Finora ha messo a referto un assist nella partita contro lo Schalke 04, ma il suo contributo è destinato ad aumentare se riuscirà a consolidare il posto nell’undici titolare conquistato nell’ultimo mese.

Jeff Reine-Adelaide (1998) – Arsenal https://www.youtube.com/watch?v=CrZKxV0EFD4 Arsène Wenger, che lo considera un giocatore speciale, finora gli ha fatto soltanto assaggiare la competizione della prima squadra, concedendogli due spezzoni nella FA Cup della scorsa stagione e tre presenze da titolare nella Coppa di Lega di quest’anno. Pur avendo giocato soprattutto da esterno d’attacco, Reine-Adelaide può essere considerato l’evoluzione della tipica ala dell’Arsenal, velocissima e forte nell’uno contro uno. Il francese è infatti un giocatore associativo, che ama essere nel vivo del gioco e toccare molti palloni: ecco perché potrebbe trovarsi più a suo agio in mezzo al campo, per ampliare il ventaglio di soluzioni cancellando la limitazione della linea laterale.

Timothy Fosu-Mensah (1998) – Manchester United https://www.youtube.com/watch?v=mDU2DJYDxkA A 18 anni, Fosu-Mensah è soprattutto un atleta eccezionale, che anche a causa delle variegate qualità fisiche non ha ancora trovato una collocazione precisa in campo. Può giocare infatti da terzino, difensore centrale o mediano ed è per questo che lo sviluppo della sua carriera sarà fortemente influenzato dagli allenatori che incontrerà lungo il cammino. Dopo le prime promettenti partite durante la gestione di Louis van Gaal, la sua crescita sembra essersi interrotta con l’arrivo di José Mourinho, che gli ha concesso solo un minuto in Premier League e lo considera una riserva da impiegare nelle competizioni minori.

Odsonne Edouard (1998) – Tolosa Capocannoniere e miglior giocatore dell’Europeo Under-17 del 2015, vinto dalla Francia grazie a una sua tripletta nella finale contro la Germania, Edouard è stato prestato dal PSG al Tolosa per rompere il ghiaccio con la Ligue 1 e iniziare ad accumulare minuti. È un attaccante che basa molto del suo gioco sulla velocità, intesa non solo come la capacità di correre più veloce dei difensori, ma anche di coordinarsi in un attimo per bruciarli sul tempo, tant’è che viene fatto giocare anche sulla fascia. A livello giovanile poteva permettersi di segnare una doppietta di tacco a Gigio Donnarumma, nei quarti di finale degli Europei Under-17 di un anno fa, ma sembra aver assorbito bene il salto tra i professionisti: ha già segnato il primo gol in Ligue 1, al Metz lo scorso novembre.

Ben Woodburn (1999) – Liverpool https://www.youtube.com/watch?v=buq3WglOOoI Per Frank McParland, ex direttore dell’Academy del Liverpool, Woodburn è il ragazzo più promettente dell’intero settore giovanile dei “Reds”. Non sarà probabilmente il più talentuoso in assoluto, ma a renderlo speciale è un’intelligenza tattica fuori dal comune. Woodburn è un esterno offensivo, ma più che per la velocità o le qualità nell’uno contro uno si è fatto notare per la facilità con cui interpreta lo sviluppo dell’azione e si muove per rifinirla o concluderla in prima persona. Già nelle amichevoli precampionato aveva segnato due gol e quando Jürgen Klopp gli ha regalato il vero esordio – la prima presenza è stata un cameo nei minuti di recupero della partita contro il Sunderland – in Coppa di Lega contro il Leeds, Woodburn ci ha messo meno di un quarto d’ora per trovare la rete. A 17 anni e 45 giorni è diventato così il più giovane marcatore della storia del Liverpool.

Carles Aleñá (1998) – Barcellona https://www.youtube.com/watch?v=8DBFRnhFjfA È mancino, gioca nel Barcellona da quando aveva 8 anni e prima ancora di esordire in prima squadra si era guadagnato il suo quarto d’ora di celebrità con un gol segnato alla Roma nella Youth League partendo palla al piede da centrocampo e saltando 4 avversari. Tutti così messistico da sembrare l’opera di uno sceneggiatore poco creativo. Aleñá è in realtà una mezzala destra cresciuta a pane e gioco di posizione, che ha mantenuto però la predisposizione innata a ricercare la giocata decisiva tipica dei numeri 10 (e non è detto che in sistemi meno dogmatici di quelli del Barça non finisca a giocare da trequartista). Il suo biglietto da visita all’esordio in prima squadra è stato il gol dell’1-1 contro l’Hércules in Copa del Rey: un sinistro all’angolino da 30 metri.

Ezequiel Barco (1999) – Independiente https://www.youtube.com/watch?v=eyEO-XCZ-2g Barco ha tutto quello che ci si aspetta da un trequartista argentino di 167 centimetri: rapidità nei movimenti, cambio di passo e un certo gusto per la giocata difficile. Da quando ha esordito lo scorso agosto con la maglia dell’Independiente non è più uscito dalle rotazioni di Gabriel Milito, l’allenatore del “Rojo”, che l’ha schierato soprattutto da mezzala in un centrocampo a 3 per esaltarne il dinamismo e la capacità di coprire grandi porzioni di campo palla al piede. Contro il Godoy Cruz ha pure trovato il primo gol nel campionato argentino e pare sia tenuto d’occhio dal Barcellona.

Kai Havertz (1999) – Bayer Leverkusen Havertz è un centrocampista dal piede sinistro molto sensibile, elegantissimo nella conduzione della palla, che gioca in una delle squadre più meccaniche e frenetiche d’Europa, guidata da un allenatore controculturale (Roger Schmidt), che schiera i giocatori veloci in mezzo al campo e quelli lenti e creativi sulle fasce. Giocando soprattutto da esterno, a destra o a sinistra, Havertz si è ritagliato i primi minuti nel calcio professionistico, esordendo sia in Bundesliga che in Champions League. La cartolina migliore delle sue qualità è il pallonetto morbido che ha permesso a Wendell di pareggiare la partita contro il Colonia giocata prima della pausa invernale.

Pol Lirola (1997) – Sassuolo https://www.youtube.com/watch?v=DpwIYRDx5xE Segnare dopo aver tagliato una metà campo palla al piede, lasciandosi alle spalle chiunque avesse provato a stargli dietro, è sicuramente un buon modo di farsi notare per un terzino. Il gol all’Athletic Bilbao è il punto più alto toccato da Pol Lirola in questa prima parte di stagione col Sassuolo, al quale è stato girato in prestito dalla Juventus. Lirola ha spiccate caratteristiche offensive e un bagaglio tecnico sufficientemente ampio da permettergli di fare già la differenza nell’uno contro uno, da fermo o in velocità. Ha un’accelerazione impressionante e se trova lo spazio in cui infilarsi è davvero difficile da fermare. D’altra parte il suo repertorio difensivo è quasi tutto da costruire, specie nel posizionamento e nella marcatura. Un dettaglio non di poco conto per un difensore, sul quale dovrà assolutamente lavorare per riuscire a imporsi ad alti livelli.

Maxime Lopez (1997) – Olympique Marsiglia «Un giocatore tecnico che raramente perde il pallone e a cui piace toccarlo molto». Rudi Garcia definisce così Maxime Lopez, centrocampista creativo e in perenne movimento che sta tentando di trasformare nella mezzala di possesso del suo Olympique Marsiglia. Lopez ha esordito quando in panchina c’era ancora Franck Passi, ma è con l’ex allenatore della Roma che è diventato titolare. Pur essendo alla sua prima stagione in Ligue 1, Lopez si è imposto subito come uno dei giocatori più importanti della fase di possesso dell’OM: contro il Caen ha toccato il pallone addirittura 129 volte, un record per il club marsigliese da quando vengono raccolte questo tipo di statistiche. Lopez è riuscito ad andare oltre ai limiti fisici (è alto solo 167 centimetri ed è piuttosto gracile) con la personalità e la tecnica: la sua crescita è seguita da vicino da Arsenal e Liverpool.

Felix Passlack (1998) – Borussia Dortmund https://www.youtube.com/watch?v=xbwBna4rK5w Ex capitano dell’Under-17 tedesca, guidata a una finale europea e a un ottavo di finale ai Mondiali, capitano dell’Under-19, Passlack è un punto di riferimento per le nazionali giovanili tedesche. Esterno offensivo in grado di occupare ogni ruolo sulla fascia, nel Borussia Dormund Passlack ha trovato spazio soprattutto come terzino, su entrambe le fasce: pur essendo un destro naturale, utilizza con disinvoltura anche il piede sinistro. Dopo aver impressionato a inizio stagione, di recente sembra uscito dalle rotazioni di Tuchel, specie dopo il passaggio alla difesa a 3. Il tecnico del Borussia, evidentemente, non lo ritiene ancora un’opzione offensiva affidabile per entrare in competizione con i tanti esterni d’attacco presenti in rosa.

Charly Musonda (1996) – Chelsea https://www.youtube.com/watch?v=EWM5LPnS0D8 Un’ala tutta trick e accelerazioni, un vero e proprio incubo per i terzini avversari. Musonda ha lasciato il Chelsea nella scorsa sessione invernale del calciomercato, passando in prestito al Betis Siviglia e diventando in poco tempo una pedina indispensabile per i biancoverdi. A un’irrisoria facilità nel creare superiorità numerica attraverso l’uno contro uno – nella passata Liga è stato il miglior dribblatore tra i giocatori con almeno 1000 minuti: 4,2 dribbling riusciti per 90 minuti, la stessa media di Neymar – non corrisponde però una simile capacità di interpretare lo spazio e muoversi di conseguenza per smarcarsi. Musonda è abituato a ricevere sui piedi e a puntare continuamente il diretto avversario, mostrando una fiducia sconfinata nelle proprie qualità. Questa estate il Betis aveva rinnovato il prestito, ma l’esterno belga ha avuto problemi a un ginocchio e di recente è tornato al Chelsea.

Amine Harit (1997) – Nantes Dopo aver vinto da protagonista l’Europeo Under-19 con la Francia, Harit ha cominciato la prima stagione con il Nantes con la sicurezza e la personalità di un calciatore già affermato, imponendosi immediatamente nell’undici titolare. Qualche mese fa Daniele Manusia ne sottolineava la duttilità (può giocare praticamente in ogni ruolo a centrocampo) e l’adattabilità del talento a qualsiasi contesto. Da allora ha pure trovato il primo gol in campionato (all’Angers): a 19 anni Harit è già uno dei migliori centrocampisti della Ligue 1.

Theo Hernández (1997) – Alavés https://www.youtube.com/watch?v=-zhiVxv0b_w Cresciuto nell’Atlético Madrid e fratello di Lucas Hernández, anche lui difensore dei “Colchoneros”, Theo è stato prestato all’Alavés per giocare il suo primo campionato spagnolo e si è immediatamente impossessato della fascia sinistra della squadra basca. Mancino naturale, Theo è un terzino di spinta già molto consistente, sia a livello fisico che tecnico, pur basando gran parte del suo gioco sulla forza e sulla facilità con cui è in grado di coprire tutta la fascia. A volte tende ad accontentarsi di crossare dalla trequarti ed è un po’ ripetitivo nella scelta dei cross (ne completa circa un terzo di quelli tentati), ma è una delle principali minacce offensive dell’Alavés: ha già messo a referto 2 assist, completa 0,8 passaggi chiave per 90 minuti (secondo tra i giocatori con più di 1000 minuti) ed è il miglior dribblatore della squadra (1,9 dribbling riusciti a partita, in media). Dal punto di vista difensivo deve migliorare nell’uno contro uno: tende a essere saltato troppo facilmente e non utilizza ancora il corpo a dovere per chiudere la possibilità di cross al diretto avversario.

Alexander Isak (1999) – AIK https://www.youtube.com/watch?v=5-VVuSXDpzA È alto, è svedese e gioca in attacco: facile che sia stato subito etichettato come “Nuovo Ibra”. Pur avendo un senso del gol molto sviluppato, che gli ha permesso di andare in rete ben 10 volte nelle sue prime 24 presenze nel campionato svedese, Isak non è solo un attaccante d’area di rigore. È agile, veloce, capace di dare profondità o di fare da riferimento ed è decisamente a suo agio anche palla al piede, con una fiducia nei propri mezzi che gli consente di partecipare alla manovra scegliendo anche soluzioni difficili. È seguito da quasi tutti i club di prima fascia del panorama europeo e si dice che l’AIK abbia già rifiutato un’offerta di 10,7 milioni di euro da parte del Real Madrid.

Viktor Tsygankov (1997) – Dinamo Kiev Tsygankov è un’ala mancina veloce e con un controllo di palla eccezionale, pur utilizzando quasi esclusivamente il piede sinistro. L’ucraino sa gestire ogni situazione, anche in spazi stretti e sotto pressione, ed è in grado di giocare su diversi ritmi, qualità che lo rende utilizzabile anche al centro del campo da trequartista. La presenza di Yarmolenko, però, lo ha spesso dirottato sulla fascia sinistra, diminuendo il suo impatto sul gioco della Dinamo Kiev. In Ucraina è considerato un talento di altissimo profilo: ha già esordito in Nazionale e ha segnato e fornito almeno un assist in ogni competizione giocata con la Dinamo, dal campionato alla Champions League, passando per la Coppa d’Ucraina.

Manuel Locatelli (1998) – Milan https://www.youtube.com/watch?v=LflZfaxEbzQ&t=4s Ho descritto Locatelli in maniera più approfondita in un articolo dello scorso ottobre, cui vi rimando per avere un profilo più accurato del centrocampista del Milan. L’infortunio di Riccardo Montolivo gli ha spalancato le porte nell’undici titolare come vertice basso del centrocampo rossonero: al bel gol segnato contro il Sassuolo ha aggiunto un’altra prodezza contro la Juventus, decisiva per battere i campioni d’Italia. Ha da poco vinto il primo trofeo della sua carriera, la Supercoppa italiana: sfruttando anche una serie di circostanze favorevoli, Locatelli è così riuscito a imporsi come uno dei centrocampisti italiani più interessanti per il prossimo futuro.

Malang Sarr (1999) – Nizza Sarr è il giocatore rivelazione della squadra rivelazione del panorama europeo in questa prima parte di stagione, il Nizza capolista in Francia. Alla fine del girone d’andata, Sarr ha giocato 1694 minuti dei 1710 a disposizione, diventando immediatamente una pedina fondamentale della miglior difesa della Ligue 1. Il 17enne francese è un difensore veloce e reattivo, sicuro palla al piede, cui piace giocare d’anticipo, anche se ancora tende a commettere qualche errore di troppo. Sarr ha firmato il suo primo contratto da professionista solo a novembre, quando già si era imposto come titolare inamovibile della squadra allenata da Lucien Favre, segnalandosi anche per il gol al debutto contro il Rennes. Le sue prestazioni, ovviamente, vengono monitorate da tutti i grandi club europei: non è difficile immaginarlo come uno dei giocatori più richiesti nelle prossime sessioni di calciomercato.

Christian Pulisic (1998) – Borussia Dortmund Pulisic è tra i più grandi talenti mai prodotti dal calcio statunitense, da tempo in cerca di una stella di livello mondiale con cui identificarsi e che sappia accelerare la crescita del soccer: una bella pressione da reggere a 18 anni. Dal giorno del suo debutto (il 30 gennaio contro l’Ingolstadt) Pulisic ha stabilito diversi record di precocità in Bundesliga e in Nazionale, di cui ormai fa parte in pianta stabile. Ha chiuso l’anno col Borussia collezionando 30 presenze, impreziosite da 4 gol e 6 assist, mentre con gli USA ha già giocato 11 partite, segnando 3 gol. Pulisic non è inquadrabile in un ruolo, potendo giocare in ogni zona del campo dalla trequarti in su, anche se ciò che lo contraddistingue è la facilità di corsa palla al piede: il controllo del corpo e del pallone, in campo aperto così come negli spazi stretti, è davvero eccezionale. Tuchel lo utilizza soprattutto sulle fasce per aprirgli spazi in cui correre, anche se lo statunitense ha una tendenza naturale ad accentrarsi, specie se riceve palla lontano dalla porta. Quando invece è nei pressi dell’area avversaria è più portato a giocare l’uno contro uno con il difensore o a combinare con un compagno per arrivare sul fondo: la maggior parte dei suoi assist, infatti, sono dei cross. Per quanto fatto vedere nel suo primo anno tra i professionisti, Pulisic ha le potenzialità per diventare il miglior statunitense ad aver mai giocato in Europa e, forse, anche per compiere la difficile missione di cui è stato investito negli USA.

Marcus Rashford (1997) – Manchester United https://www.youtube.com/watch?v=BHXbhp44BVI 25 febbraio: Rashford esordisce per caso in una partita di Europa League contro il Midtjylland (Martial si fa male nel riscaldamento e lui entra in squadra al suo posto): il Manchester United vince 5-1 e lui segna due gol. Rashford diventa così il più giovane marcatore dei “Red Devils” in una competizione europea. Tre giorni dopo all’Old Trafford arriva l’Arsenal: Rashford parte titolare e segna altri due gol. Il 20 marzo lo United gioca il derby in casa del City: finisce 1-0 e a segnare il gol decisivo è Rashford, il giocatore più giovane ad aver mai deciso il derby di Manchester da quando esiste la Premier League. Prima della fine della stagione l’attaccante aggiunge altri tre gol al suo bottino, all’Aston Villa e al Bournemouth in campionato, al West Ham nella FA Cup poi vinta. Queste prestazioni gli valgono non solo l’esordio in Nazionale (con gol, ovviamente), ma anche la partecipazione a Euro 2016, in cui colleziona due presenze da subentrato contro Galles e Islanda. Uscito praticamente dal nulla, la scalata di Rashford verso le vette più alte del calcio europeo è stata impetuosa e velocissima: nonostante gli arrivi di Ibrahimovic e di Mourinho gli abbiano progressivamente tolto minuti e occasioni per aggiornare le sue incredibili medie gol, nessun altro esordiente ha avuto nel 2016 un impatto paragonabile a quello di Rashford.

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