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I 10 peggiori errori di Vettel
05 ott 2016
05 ott 2016
Toglietegli la patente.
(articolo)
11 min
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La sciagurata prima staccata di Sebastian Vettel all'ultimo Gran Premio di Malesia non ha fatto altro che alimentare certi dubbi sulla consistenza del suo rendimento. Già prima del weekend qualcuno aveva ipotizzato che l'attuale differenza tra Red Bull e Ferrari risiedesse nella resa dei piloti e a Sepang non si può certo dire che ci sia stata una smentita.

Era stata soprattutto la stagione di Formula 1 2012, ancor prima della 2014, ad aver suscitato perplessità su Vettel. In pista si era creato un duello serrato tra il pilota tedesco e Alonso fino all'ultima gara, nonostante la Ferrari dello spagnolo fosse un mezzo meccanico inferiore praticamente ovunque esclusi i lunghi rettilinei di Monza. Arrivato in Ferrari nel 2015 proprio per sostituire Alonso, Vettel si portava appresso una stagione in cui aveva perso in maniera netta il confronto con il compagno Ricciardo, e con essa tanti punti interrogativi.

Non si può ora mettere in discussione il fatto che Vettel sia un fuoriclasse praticamente in tutti i fondamentali richiesti a un pilota di Formula 1, ma l'incognita più grande è sempre stata legata a una sua certa incostanza. Vettel è stato sempre dipinto come un pilota imprendibile nelle situazioni in cui tutto funziona a perfezione (il primo Gran Premio vinto in carriera, Monza 2008 in Toro Rosso sotto la pioggia, è il primo grande esempio lampante), ma tendente a soffrire insicurezza e pressione nei momenti in cui i valori in campo si fanno più omogenei, con conseguenti errori.

Vettel sembrava inizialmente maturato nel 2013, poi ha subìto una stagione di grande calo nel 2014 prima di riaffermarsi probabilmente come il pilota più forte del 2015, ma quest’anno sembra nuovamente sprofondato in uno stato mentale di incertezza e confusione. Ha ricominciato a cadere nella trappola degli errori, e quello in partenza all'ultimo Gran Premio della Malesia è soltanto l'ultimo episodio che gli costerà oltretutto 3 posizioni di penalità in griglia di partenza a Suzuka tra una settimana. Purtroppo per lui ha riaperto una lunga serie di errori che hanno caratterizzato la sua carriera, anche negli anni dei grandi titoli mondiali. Noi abbiamo raccolto i 10 più gravi e significativi.

Gran Premio di Germania, Hockenheim, 2016

È forse l'immagine più iconica della stagione 2016 della Ferrari. Sentite il suono del motore indebolirsi progressivamente e provate per un attimo a pensare al volume di hype che si è creato nel corso della stagione ferrarista. Vettel qui in realtà sta iniziando l'ultimo giro ma non lo sa: rallenta e cerca i marbles lasciati a terra dalle gomme, anche fuori pista come si fa di solito a fine gara, salvo poi ricominciare a spingere nel momento in cui gli comunicano via radio che per concludere la corsa manca ancora un giro. Neanche un errore tecnico quanto piuttosto un'imperdonabile distrazione, per fortuna senza conseguenze (Raikkonen finirà comunque alle spalle a oltre 4 secondi). Una fotografia emblematica della rassegnazione e della confusione nella più triste gara del Mondiale per la Ferrari.

Gran Premio del Giappone, Fuji, 2007

Vettel aveva debuttato nella competitiva BMW Sauber a Indianapolis nel 2007 per sostituire Robert Kubica, acciaccato dopo lo spaventoso incidente in Canada, ed era andato subito a punti. Dal Gran Premio di Ungheria della stessa stagione è stato invece catapultato nel mondo Red Bull come pilota titolare della Toro Rosso.

La vettura di Faenza non era particolarmente competitiva, ma in una gara stravolta completamente dal meteo e dalle circostanze come quella del Fuji il pilota tedesco si era ritrovato in terza posizione, in regime di Safety Car, a 20 giri dal termine. Davanti a lui soltanto il leader del Gran Premio e del Mondiale, Lewis Hamilton sulla McLaren, e Mark Webber su Red Bull. Quando improvvisamente Hamilton esagera con l'"elastico" per scaldare i freni (si vede nel cerchio bianco nella gif sopra durante l'on board di Webber), l'australiano riesce ad evitarlo ma è costretto a sua volta a rallentare per non sorpassarlo dietro la Safety Car. Vettel, in preda all'inesperienza, non valuta quella variabile e sotto il diluvio non riesce a vedere in tempo la decelerazione di Webber, centrandolo in pieno e spezzando i sogni di podio dell'intera famiglia Red Bull.

Gran Premio del Canada, Montréal, 2011

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Il 2011 e il 2013 sono state le stagioni dei titoli mondiali messi in cassaforte da Vettel con largo anticipo. A Montréal nel 2011 il tedesco si fa tuttavia sorprendere da Button dopo una gara dominata in condizioni climatiche estremamente ambigue. I piloti sono all'ultimo giro e hanno gomme slick, ma ad essere asciutta è solamente la traiettoria ideale: Button era già estremamente più veloce di Vettel quando il tedesco, allargando l'ingresso in curva come fa di solito, va stavolta a toccare chiazze d'acqua con pneumatici da asciutto e a essere risucchiato nella parte bagnata dell'asfalto, perdendo controllo della macchina e possibilità di vittoria. Un errore grave ma che forse non ha condizionato l'esito finale della corsa, che Button avrebbe probabilmente potuto vincere con un sorpasso in pista dopo poche curve vista la netta superiorità di passo.

Gran Premio del Bahrein, Sakhir, 2015

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In quella che forse è la migliore stagione della carriera di Vettel (il 2015) anche senza il titolo per via dell'indubbia superiorità della Mercedes, il tedesco ha avuto modo di commettere alcuni gravi errori che non hanno comunque inficiato il giudizio complessivo sulla sua annata. In Bahrein viene attaccato a metà gara da Rosberg dopo averlo sorpassato con un undercut, ma sente il fiato sul collo della maggiore efficienza della Mercedes e commette una pesante imprecisione in uscita dall'ultima curva: non solo perde la posizione sul connazionale, ma l'escursione fuori pista danneggia anche l'ala anteriore costringendolo a un pit stop non previsto, che lo relega alle spalle della Williams di Bottas. Con una macchina imbattibile nelle velocità di punta come spesso accade, il finlandese riesce a difendere la posizione fino al traguardo nonostante la netta superiorità di passo di Vettel, facendogli pagare a caro prezzo l'errore.

Gran Premio del Belgio, Spa-Francorchamps, 2016

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L'immagine qui sopra è un po' lontana ma aiuta a capire perfettamente per quale motivo Vettel abbia in realtà l'esclusiva colpa dell'incidente a 3 che ha coinvolto anche Verstappen e Raikkonen alla partenza del Gran Premio del Belgio di quest'anno. Verstappen è stato molto aggressivo sul finlandese ma, come si vede in uscita dal primo tornante, l’olandese ha lasciato lo spazio sufficiente al ferrarista all'esterno e l'attacco era regolare. Vettel nel frattempo all'esterno aveva chiuso troppo presto la traiettoria: non si aspettava sicuramente un attacco di Verstappen in quel punto ma non aveva comunque alcuna necessità di sterzare così violentemente e così in anticipo. I commissari hanno valutato questo episodio come “racing incident", senza penalità, tenendo probabilmente conto proprio del fatto che era difficile, se non impossibile, che Vettel potesse immaginare l'attacco di Verstappen. Resta comunque il fatto che per colpa di un errore di valutazione di Vettel entrambi i ferraristi abbiano perso una rara possibilità di poter puntare addirittura alla vittoria.

Gran Premio di Ungheria, Hungaroring, 2014

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Si potrebbe scrivere un pezzo infinito sulle ipotesi del crollo di Vettel nel 2014 e il predominio di Ricciardo. Al di là di motivazioni psicologiche, il tutto si potrebbe riassumere così: le restrittive regole sul consumo in gara hanno costretto Vettel a rallentare molto di più il passo per colpa del fatto che preme l'acceleratore (e quindi consuma) anche nello spazio di frenata, differentemente da Ricciardo. I nuovi freni break by wire, semi-elettronici, avevano invece appiattito il livello e limitato la superiorità che Vettel deteneva sugli avversari con i freni tradizionali.

Schiacciato sempre di più da un complesso di inferiorità verso il compagno di squadra, Vettel si rende protagonista qui di un errore da principiante. Nella prima parte di gara all'Hungaroring era piovuto, e anche se i piloti erano nel frattempo passati alle slick alcune zone fuori dalla traiettoria ideale sono ancora umide e pericolose. Tra queste zone spicca ovviamente il manto di erba sintetica in uscita dal cordolo dell'ultima curva, che Vettel invece ingenuamente percorre con immediata e ovvia perdita del posteriore. Gli va bene che riesce - non si sa come - a sfiorare appena il muretto dall'altra parte e a proseguire senza problemi la corsa, ma resta davvero una grave disattenzione.

Gran Premio del Messico, Città del Messico, 2015

Dopo aver forato al primo giro non per colpa sua, Vettel ha dimostrato proprio a distanza (a seguito del pit stop al primo passaggio) che avrebbe avuto le carte in regola sul passo gara per giocarsela alla pari con le Mercedes in Messico la scorsa stagione. Peccato che il Gran Premio nel Paese dei sombreri sia stato, insieme al Bahrein, l'unico concentrato di tutti gli errori di Vettel nella stagione 2015. Dopo questa perdita del posteriore della vettura alla curva 7 qualche giro in precedenza, il tedesco cade vittima definitiva nello stesso tratto di pista al passaggio numero 51. Occasione sprecata per provare a rimpolpare ulteriormente la bacheca di Maranello di un altro trofeo pesante.

Gran Premio del Belgio, Spa-Francorchamps, 2010

In piena lotta per il Mondiale, che in seguito vincerà in modo rocambolesco, Vettel si era reso protagonista di questo clamoroso azzardo alla chicane finale a Spa. Da diversi giri stava ancora piovendo proprio nell'ultimo settore della pista, senza tuttavia costringere i piloti a montare le gomme intermedie, e un attacco in quel punto avrebbe necessitato di una circospezione nettamente maggiore. Vettel invece prima cambia bruscamente traiettoria scivolando leggermente, poi quando preme violentemente sul freno slitta irrimediabilmente sull'asfalto insidioso e colpisce Button, costringendolo al ritiro e relegando sé stesso a fondo gruppo in una gara che concluderà quindicesimo e doppiato. Per sua fortuna ininfluente sull'esito finale del Mondiale.

Gran Premio della Malesia, Sepang, 2016

L'ultimo errore commesso da Vettel in ordine di tempo è abbastanza inaccettabile, alla luce della sua esperienza e della ramanzina che fece a Daniil Kvyat qualche mese fa in Cina per un'entrata altrettanto dura ma regolare. Scattato subito davanti a Ricciardo, Vettel punta Verstappen con il chiaro obiettivo di essere alle spalle solamente delle due Mercedes alla prima curva. La solita abilità di Verstappen nel prolungare le staccate costringe Vettel ad andare a sua volta molto profondo con la frenata, ma quando tocca il cordolo rialzato in entrata subisce un leggero sottosterzo: è ormai troppo tardi e va dritto su Rosberg, compromettendogli inizialmente la gara.

Al di là della retorica sul fatto che le corse si decidono al traguardo e non alla prima curva - luogo comune ipocrita visti i numerosi casi di gare indirizzate in via definitiva già allo start - rimane l'impressione di un pilota aggressivo ma al contempo insicuro di sé e delle possibilità del suo mezzo meccanico, costretto a cercare azzardi oltre il limite per ottenere qualcosa in più da un anno deludente, ma non per questo legittimato a speronare il leader del Mondiale. Il segnale che Vettel è vivo c'è, ma una simile manovra compiuta da un altro pilota (Verstappen?) avrebbe ricevuto un trattamento mediatico differente e su questo il pluri-campione del Mondo dovrà riflettere nei pochi giorni che lo separano dalla prossima gara.

Gran Premio di Turchia, Istanbul, 2010

Esiste qualcosa di peggio nel mondo delle corse che regalare la possibilità di una doppietta del proprio team ad un altro team rivale? È probabilmente quello che Christian Horner disse nel briefing post-gara a Istanbul nel 2010, e se il team principal avrà forse incolpato Webber (in quel caso per ragioni politiche, per proteggere il giovane pupillo prodotto in casa), o più probabilmente entrambi, avrà in ogni caso mentito perché la colpa del contatto fratricida fu sicuramente di Vettel.

Nell'immagine si vede molto bene quanto siano entrambi appaiati e non si capisce per quale motivo Vettel vada a tagliare la traiettoria di Webber, che oltretutto vedeva affiancato a sé senza nemmeno bisogno di dare un'occhiata agli specchietti. Vettel si lamentò molto via radio a caldo ma nel post-gara, da persona intelligente, avrà sicuramente cambiato opinione. Il dato di fatto che rimane è il ritiro di Vettel e la retrocessione di Webber in terza posizione, lontano dalle McLaren di Hamilton e Button che si diedero aspra battaglia per la vittoria.

Uno dei primi casi di foga agonistica, stimolata dalla giovane età e dalla voglia di dimostrare, con matrici psicologiche sicuramente differenti dall'ultimo caso della Malesia. Tutte le azioni prese in esame, e sicuramente anche altre, lasciano tuttavia l'immagine di un pilota che non sarebbe ancora riuscito a trovare la giusta continuità con qualsiasi mezzo e in tutte le possibili situazioni. Il sospetto è che assistere nuovamente a stagioni di Vettel come il 2015 sarà molto difficile: ma con le sue straordinarie abilità in tutte le fasi di guida e di gestione del weekend, e un aumento di competitività della Ferrari che gli appassionati aspettano ormai da anni, la carriera del tedesco potrà quasi certamente avere nuove occasioni per il titolo.

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