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Guida all'Udinese 2021/2022
19 ago 2021
19 ago 2021
Come Gotti proverà a superare la De Paul dipendenza.
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12 min
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Chi in più: Lazar Samardzic, Destiny Udogie, Marco Silvestri, Daniele Padelli.

Chi in meno: Juan Musso, Rodrigo De Paul, Kevin Bonifazi, Thomas Ouwejan.

Una statistica interessante dello scorso campionato: l'Udinese è stata l'ottava squadra del campionato con meno xG concessi su azione.

Piazzamento lo scorso campionato: 14°

Questa è una versione pazza dell'Udinese, con un attaccante in più e un centrocampista in meno. È più probabile vedere Stryger Larsen arretrato centrale destro e il classico 3-5-2.

Luca Gotti, con la sua aria da dirigente di banca, è pronto a sedersi sulla panchina dell’Udinese per il terzo anno di fila. Non male per uno che, appena assunto, aveva detto che non ne aveva voglia. È una storia arcinota e fin troppo romanzata, che rischia di far perdere di vista l’ottimo lavoro svolto da Gotti in questi anni. Allenare l’Udinese non è facile: è una squadra da mezza classifica, e che in teoria punta a salvezze tranquille. Ma galleggiare tra il nono e il quattordicesimo posto, senza lasciarsi risucchiare troppo in basso, è un arte sottovalutata. Motivare i giocatori, trovargli un obiettivo, non è semplice.

Un tempo l’Udinese era considerata “L’Ajax italiano”. Grazie a una rete si scout sparsa in ogni campo del mondo, pescava talenti danesi e ghanesi pagati due soldi e che nel giro di una stagione diventavano tra i migliori in Europa. Non che lavorare coi giovani sia semplice, ma non c’è un grande bisogno di trovargli motivazioni. Da quando Pozzo ha costruito un progetto internazionale, di cui l’Udinese è solo una delle emanazioni, il progetto giovani è stato per lo più abbandonato. L’Udinese continua a lavorare bene sullo scouting, e a scommettere su giocatori esotici, ma l’età media si è alzata e trovare un senso a stagioni che non promettono né carne né pesce è cominciato a diventare complicato.

Da quando si è seduto sulla panchina dell’Udinese Gotti è riuscito a cucire sulla sua squadra un’identità non entusiasmante ma assolutamente affidabile, in grado di mettere a frutto una rosa che non spicca, ma che in Serie A fa sempre la sua figura. In questi anni l’Udinese, in un certo senso, è stata l’uber-squadra italiana: 3-5-2, un undici molto fisico, un’attenta organizzazione difensiva, un gioco offensivo un po’ scolastico e affidato alle intuizioni delle poche individualità sopra la media. È così che intendiamo il calcio da vent’anni. E così, senza picchi in alto o in basso, l’Udinese ha raggiunto ottime salvezze, danzando con leggerezza tra il dodicesimo e il quattordicesimo posto: la zona della Serie A in cui è più raro provare emozioni.

Ciao Rodrigo

Anche in questi anni in cui l’Udinese ha funzionato come un orologio discreto, c’era sempre un ottimo motivo per accendere la tv sulle sue partite. Quel motivo - i più sgamati di voi lo avranno già capito - era Rodrigo De Paul. Calzettone basso, capello militare, spirito da mediano, piedi da dieci argentino: era la migliore espressione possibile di un numero 10 infilato a forza in un 3-5-2 italiano. Un giocatore capace di non sacrificare l’attenzione difensiva sull’altare della creatività.

Rodrigo De Paul non era però solo un buon supplemento estetico della squadra, ne era l’anima. L’uomo in grado di riscattare le manovre più scolastiche con invenzioni inattese. Capace di mettere l’attaccante davanti alla porta, e di vederlo sbagliare le occasioni più semplici; e allora mettersi in proprio e segnare direttamente lui; oppure mettere cross così forti da usare i suoi compagni come meri supporti fisici per far finire la palla in porta, in un modo o nell’altro. Oggi Rodrigo De Paul non c’è più: ceduto all’Atlético Madrid per 35 milioni di euro con un ritardo di almeno un paio d’anni, in cui ce lo siamo gustato con la maglia bianconera mentre dominava tecnicamente il nostro campionato. 33 gol e 32 assist in cinque stagioni di Udinese. Se restiamo solo alla stagione 2020/21, siamo su 9 gol e 9 assist. Ci chiedevamo cosa ci facesse ancora all’Udinese, e infatti se ne è andato.

Rimpiazzare il suo addio è impossibile . Va detto però che quando lo scorso anno la sua permanenza pareva precaria, la squadra si era attrezzata con alcuni sostituti che avrebbero potuto farlo non rimpiangere. L’Udinese lo scorso anno aveva un’ottima rosa, forse superiore al grigio quattordicesimo posto finale, e forse a partire da questa consapevolezza il club non si è mosso troppo sul mercato in entrata.

L’arrivo più intrigante, e quello che al momento dovrebbe sostituire De Paul come tipo di giocatore, è Lazar Samardzic. 19 anni, dodici mesi fa, dopo tre presenze in prima squadra con l’Hertha Berlino, era considerato uno dei talenti più raggianti del calcio tedesco. Numero dieci sulle spalle, sinistro dolcissimo, il RB Lipsia gli aveva fatto firmare un contratto lungo cinque anni. Aveva battuto la concorrenza di Chelsea, Barcellona e Bayern Monaco. Un anno e 7 presenze con la prima squadra dopo, Samardzic è finito all’Udinese per tre milioni di euro. A nemmeno vent’anni è impossibile parlare di “declino” o “fallimento” e forse allora si può piuttosto parlare di mistero. Ha giocato così poco che è difficile dire di cosa il RB Lipsia non fosse convinta, al punto da cederlo a titolo definitivo. È paragonato a Kai Havertz e come lui ha vinto la Fritz Walter Medal d’oro, un riconoscimento che i tecnici della Federazione di calcio tedesca danno al miglior giovane. Ha giocato in tutte le nazionali giovanili tedesche e insomma: avete tanti buoni motivi per essere eccitati dal suo arrivo. Dovrebbe giocare mezzala destra, se giocherà: al momento è meglio ostentare prudenza a riguardo. Ha un’ottima visione di gioco, un bel sinistro, dribbla con piacere in spazi stretti. «Laki è un calciatore di strada che è semplicemente divertente veder giocare» ha detto di lui il suo ex allenatore all’Hertha. Guardate questo gol in cui manda tutti per terra con la suola del sinistro.

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Gotti non si è scucito troppo su quanto giocherà: «Samardzic di sicuro ha delle qualità ma è un ragazzo molto giovane». Non è l’unico giovane a essere arrivato a Udine. L’altro è Destiny Udogie, presentato dal ds Marino con serenità: «Il nome di Udogie andrà modificato, Destiny è troppo poco per lui, è un predestinato». Lui ci ha messo il carico «A chi mi ispiro? A Marcelo». Arriva dal Verona e gioca esterno sinistro. Anche lui ha fatto tutte la trafila delle nazionali giovanili italiane, e gli è capitato anche di ricoprire il ruolo di mezzala. È un giocatore piuttosto completo, con una tecnica notevole per un terzino, e che promette di giocare molto già quest’anno, viste le lacune della rosa in quel ruolo. Lo scorso anno ci ha giocato Zeegelaar, oppure l’adattato Stryger Larsen. Considerata la presenza di Nahuel Molina a destra - uno dei giocatori più talentuosi in rosa - le presenze saranno divise tra di loro, magari con Larsen che potrà essere abbassato anche fra i tre centrali, se Udogie si rivelerà all'altezza anche solo della metà delle aspettative.

L’altro grande movimento di mercato dell’Udinese ha riguardato la porta. Ceduto Musso all’Atalanta, Marino si è assicurato un sostituto all’altezza, Marco Silvestri, per rendimento uno dei migliori portieri delle ultime due stagioni.

Ora però bisogna parlare delle operazioni che non sono state fatte. L’Udinese, mentre scrivo, non ha ancora acquistato un centravanti. Non ha cioè ancora provato a risolvere il problema più macroscopico della scorsa stagione. Fino a un certo punto dell’anno, l’Udinese è stata la squadra più sottoperformante del campionato italiano. La squadra che secondo gli indici statistici raccoglieva molto meno di quanto riusciva a produrre. Questo principalmente a causa della scarsa precisione (eufemismo) di Kevin Lasagna sotto porta; ma anche di una certa sfortuna nei gol subiti. Un incrocio di sfighe che stava per costare la panchina a Gotti. A gennaio Lasagna è passato al Verona e all’Udinese è arrivato un tardo Fernando Llorente. La situazione invece di migliorare è peggiorata: non solo l’Udinese ha continuato a segnare poco, ma produceva anche meno. Lasagna era impreciso, ma i suoi instancabili movimenti senza palla, la sua esuberanza nelle transizioni lunghe, erano importanti per dare armonia offensiva alla squadra.

Alla fine l’Udinese ha chiuso il campionato giocando molto spesso senza punte, sfruttando una serie di giocatori creativi bravi a mettersi in proprio. La rosa di quest’anno continua a suggerire la stessa soluzione. Nessuno degli attaccanti a disposizione pare poter migliorare la squadra: non il volenteroso Stefano Okaka, non lo stanco Fernando Llorente, non il rigido Lukas Teodorczyck, non il misterioso Cristo Gonzalez. Dal Watford sta per arrivare una soluzione di casa, Isaac Success: 6 gol negli ultimi 5 anni, ma in compenso una storia molto divertente che non starò a dirvi qui perché non è il caso.

Una squadra equilibrata ma senza molta fantasia

Lo stile di gioco dell’Udinese è basato sul fatto di non avere uno stile preciso ma di saperli, in un modo o nell’altro, padroneggiare un po’ tutti. Sa pressare, con moderazione, se serve; sa difendersi basso a lungo e scappare in transizione; sa controllare il pallone per difendersi e attirare il pressing avversario. La flessibilità è il miglior pregio di una squadra italiana, e Gotti è stato capace di costruire una squadra flessibile, e attenta a non prendersi più rischi di quanto possa permettersi.

Nelle uscite precampionato l’Udinese è sembrata una squadra tedesca: pressing e gegenpressing a tutto campo. Ma se abbiamo imparato a conoscere Gotti, l’ambizione verrà smorzata non appena le partite metteranno in palio dei preziosi punti. Lo scorso anno è stata pur sempre la terza squadra col PPDA più basso - quindi tra quelle che pressavano meno. Tutti gli altri indici statistici mostrano invece una squadra equilbrata fino alla maniacalità, capace di assestarsi a metà di quasi tutte le statistiche avanzate (baricentro medio, dominio territoriale, tasso di conversione, passaggi concessi in area di rigore). Se però vogliamo trovare cosa caratterizza l’Udinese, dobbiamo per forza dire la solidità difensiva. Nel girone d’andata della scorsa stagione è stata davvero una delle eccellenze del nostro campionato per xG e tiri concessi.

L’Udinese ama difendersi con un blocco medio che non è mai passivo, e un sistema di marcature miste a uomo/zona. Anche qui il motto, quindi, è flessibilità. In difesa non c'è più Bonifazi, e se Becao andasse al Torino si aprirebbe una brutta falla nella rosa, o un'opportunità per una difesa a 4? A Udinese in molti gli chiedono - per qualche ragione - di cambiare modulo, Gotti ha risposto che il 3-5-2 era fatto per esaltare De Paul (!). A centrocampo, dando per scontato che Samardzic possa non giocare nel breve periodo, bisognerà vedere come Gotti ruoterà i suoi giocatori. Torgay Arslan lo scorso anno ha funzionato bene da mediano davanti alla difesa, aggiungendo qualità nell’uscita del pallone da dietro - che l’Udinese fa sempre con una certa pazienza. Bisognerà vedere se non verrà spostato mezzala destra; in quel caso sarebbe il brasiliano Walace - o Jajalo - a giocare davanti alla difesa: prospettive non certo entusiasmanti. Altrimenti, con Arslan davanti alla difesa, dovrebbe trovare spazio Jean-Victor Makengo, che già lo scorso anno ha mostrato una completezza interessante.

L'assenza di De Paul dovrà essere coperta sia nella capacità di risalire il campo in transizione; sia nella rifinitura e nella finalizzazione negli ultimi metri. Per quanto riguarda il primo aspetto, è probabile che l'Udinese esaspererà l'utilizzo dei lati per risalire il campo, con Udogie, Molina e Stryger Larsen. Occhio a Nahuel Molina, esterno destro autore di una stagione in crescita lo scorso anno. Nella prima partita ufficiale dell'anno ha segnato un gol costruito da Udogie sul lato opposto.

Non vi sarà sfuggita la doppietta clamorosa di Roberto Pereyra, con secondo gol con forti Zizou-Vibes. È chiaro che dovrà essere lui quest'anno a prendersi più responsabilità offensive. Un giocatore che per la sua universalità racchiude bene l’estetica della squadra di Gotti. Un centrocampista bravo a fare più o meno tutto, ma con qualità sottovalutate soprattutto negli ultimi metri. Lo scorso anno 5 gol e 7 assist, 1.3 passaggi chiave, 2.6 dribbling. Un’influenza che ha coperto praticamente ogni fase del gioco.

Non dovrà essere l’unico a salire di rendimento: ci si aspetta molto anche da Gerard Deulofeu, che l’anno scorso sembrava essere arrivato per coprire proprio il vuoto creativo che avrebbe potuto lasciare De Paul. È chiaro che il catalano non possiede la stessa qualità nella rifinitura, ma è un giocatore che in teoria dovrebbe trovarsi bene ad attaccare negli spazi lunghi che la squadra di Gotti è capace di ricavarsi. Lo scorso anno lo ha dimostrato solo a tratti, scontando una condizione fisica sempre precaria. Ora è chiamato a svegliarsi: 1 gol 1 assist sono davvero troppo pochi.

Nel precampionato la coppia d’attacco titolare è stata Pussetto-Cristo: nessuno dei due è un attaccante, ma entrambi possiedono doti atletiche da non sottovalutare. Per questo Gotti ha detto che è una coppia “leggera” solo sulla carta: «Si completano bene. Durante il ritiro spesso sono stati il tandem d'attacco titolare». Eppure l’Udinese, coi suoi meccanismi da 3-5-2, avrebbe bisogno di una punta più brava nel gioco a muro, anche per costruire spazio per gli esterni offensivi. Rimane, a tutti gli effetti, una lacuna della rosa.

Nelle interviste pre-campionato Gotti ha parlato, come sempre, con grande onestà e realismo. Quando gli hanno chiesto se si sarebbe schiodato dal solito 3-5-2, come qualcuno si augura, lui ha risposto con l’aria da feldmaresciallo austro-ungarico: «Più volte ci siamo detti che ci sarebbe stata la volontà di cambiare qualcosa. Siccome non si sono finora concretizzati i presupposti che darebbero valore a questo cambiamento, per adesso continueremo su ciò che è stato».

Peggior scenario possibile

In difesa la squadra pena le prestazioni individuali dei propri difensori, e Silvestri non garantisce lo stesso rendimento di Musso. In attacco nessuno riesce a coprire i 9 gol e i 9 assist di cui è orfana la squadra dall’addio di De Paul. Sedicesimo posto malinconico. Ultima giornata contro l'Atalanta decisiva per la salvezza.

Miglior scenario possibile

Deulofeu, con una forma fisica ritrovata, dribbla tutti i difensori del campionato; Samardzic, dopo un periodo di ambientamento iniziale, mantiene ciò che prometteva da capitano delle nazionali giovanili tedesche. Grazie anche ai 10 gol del prodigioso Success, l’Udinese si prende un meritato undicesimo posto.

Giocatore chiave

Roberto Pereyra nella sua carriera si è dimostrato così affidabile che sarebbe irrispettoso dubitare di lui e della sua leadership tecnica in questa squadra. Per questo allora sarà ancora più importante che sia Deulofeu, in una carriera discontinua, a trovare la stagione buona, e soprattutto produttiva in termini di gol e assist.

Giocatore da prendere al Fantacalcio

Se vi piace perdere con una squadra-Pitchfork, non si va lontani da Samardzic, ma se volete andare sul sicuro - in una squadra che faticherà a distribuire i gol tra i suoi giocatori - prendete Roberto Pereyra. Prima o poi smetterà di insegnare calcio, ma a 30 anni sembra troppo giovane per smettere ora.

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