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Fabio Barcellona
Guida alla Svizzera
08 giu 2021
08 giu 2021
Una squadra organizzata e ben allenata, ma a cui manca talento nei singoli.
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Fabio Barcellona
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Nel Mondiale 2014 la Svizzera guidata da Ottmar Hitzfeld era stata eliminata da un gol a due minuti dalla fine dei supplementari negli ottavi, per mano dell'Argentina. Era stata quella l’ultima partita dell’allenatore tedesco che, come già previsto da tempo, aveva lasciato la panchina a Vlado Petkovic, reduce dall’esperienza alla Lazio. La sua esperienza continua ancora oggi, rendendo la Svizzera una delle squadre più collaudate e organizzate (tra i convocati ci sono ben 7 giocatori presenti anche in Brasile nel 2014). Una continuità che si ritrova anche nei risultati: agli Europei del 2016 la Svizzera si è fermata agli ottavi di finale, superata ai rigori dalla Polonia; mentre nel 2018 ai Mondiali di Russia, sempre agli ottavi, è stata battuta per 1-0 dalla Svezia.

 

Forse per arginare i limiti di questa squadra, mai capace di andare oltre un certo risultato, nelle qualificazioni agli

Petkovic ha abbandonato il 4-2-3-1 che pareva un marchio indelebile dell’identità tattica svizzera, per abbracciare la difesa a 3 (il modulo più usato è il 3-4-1-2). La qualificazione agli Europei è arrivata senza troppi problemi e in Nations League la Svizzera è riuscita a ottenere due pareggi contro la Germania e un pareggio e una sconfitta di misura contro la Spagna. Tuttavia solo la vittoria a tavolino contro l’Ucraina, impossibilitata a giocare il match in programma a Lucerna per un focolaio di Covid-19, ha garantito la permanenza nella lega A proprio a danno degli ucraini, che all’andata avevano vinto lo scontro diretto.

 



La continuità della guida tecnica di Petkovic è evidente nella chiarezza di idee e nell’organizzazione della squadra. La peculiarità del suo lavoro è stata quella di costruire una squadra capace di interpretare diversi spartiti tattici in funzione delle esigenze della partita. In genere la Svizzera è una squadra propositiva, che vuole determinare i destini del match tenendo il pallone, ma contro le squadre più forti e tecniche può adattarsi tranquillamente a giocare lunghe fasi di difesa posizionale. Non è però una squadra che si accontenta di difendere, la Svizzera è abile nel pressing offensivo, con uscite coraggiose tarate sulle diverse disposizioni degli avversari.

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Contro la Germania, la Svizzera pressa alto con le due punte sui due centrali avversari e il trequartista Shaqiri sul centrocampista basso tedesco. Neuer è costretto a aprire sul terzino sinistro Gosens, su cui giunge puntuale in pressione l’esterno Widmer, con l’interno Freuler alto sul centrocampista avversario e il centrale Elvedi pronto ad alzarsi aggressivamente su Gnabry, attaccante tedesco.


 

Sia recuperando il pallone più in alto, che nella propria trequarti, la Svizzera è molto abile nell’organizzare transizioni offensive efficaci. Senza avere un grande talento offensivo, la capacità di occupare il campo sia in ampiezza che in lunghezza permette sempre di attaccare in maniera ordinata. I due esterni giocano aperti e in posizione piuttosto avanzata, con lo scopo di impegnare i terzini avversari allontanandoli dai centrali e di creare gli spazi per la circolazione del pallone tra i tre difensori centrali. Al centro della difesa Petkovic può scegliere tra Manuel Akanji del Borussia Dortmund, Nico Elvedi del Borussia Mönchengladbach, Fabian Schär del Newcastle e Ricardo Rodriguez. Il giocatore del Torino è più propriamente un terzino, e infatti può essere schierato anche come esterno di centrocampo, anche per la qualità dei suoi cross. Ma essendo l’unico mancino Petkovic non disdegna di schierarlo come centrale di sinistra per migliorare la fluidità nel palleggio. Le alternative a Rodriguez sulla fascia sono il trequartista dell’Eintracht Francoforte, Steven Zuber, e la ventiduenne ala sinistra dell’Augsburg, Ruben Vargas. Sono due giocatori dalle caratteristiche offensive molto più spiccate di Rodriguez, entrambe impiegati in ruoli d’attacco nelle loro squadre di club ed entrambi destri, che quindi tendono a entrare dentro al campo. A destra si contendono il posto il ventiseienne Kevin Mbabu del Wolfsburg e l’ex Udinese Steven Widmer, capaci di coprire tutta la fascia.

 

La circolazione del pallone tra i centrali è paziente e supportata dai movimenti dei due interni di centrocampo che, qualora necessario, possono abbassarsi per fornire un appoggio comodo al compagno. A innescare la fase di rifinitura è, preferibilmente, la ricezione tra le linee di Shaqiri, che in nazionale occupa la posizione di trequartista. Il giocatore del Liverpool predilige ricevere nella zona di centro-destra dell’attacco per poi entrare verso l’interno con il piede sinistro. La posizione di Shaqiri influenza anche quella delle due punte: il centravanti Seferovic gioca in posizione più centrale, a ridosso della linea difensiva avversaria, mentre Breel Embolo si muove maggiormente nella zona di centro-sinistra. È lui a prendersi responsabilità offensive se il pallone non arriva sui piedi di Shaqiri. Grazie alla sua velocità può rendersi pericoloso sia con azioni personali o in connessione con i compagni.

 

Al centro del campo uno dei due posti è assegnato al capitano Granit Xhaka, che funge da equilibratore della squadra con il suo lavoro difensivo e la capacità di far circolare il pallone. Al suo fianco il favorito per una maglia da titolare è Remo Freuler, che all’enorme volume di gioco che è solito sviluppare in entrambe le fasi e alla sua mobilità, può aggiungere inserimenti profondi nel cuore delle difese avversarie. Le alternative a Freuler sono Djibril Sow dell’Eintracht o Denis Zakaria del Borussia Mönchengladbach, che fornisce al centrocampo più fisicità e presidio della zona davanti alla difesa.

 

La padronanza dei meccanismi di gioco consentono a Petkovic di modulare il suo 3-4-1-2 secondo le esigenze della partita e le caratteristiche degli avversari. Ad esempio è facile che diventi un sistema con due trequartisti con il movimento di Shaqiri verso destra e di Embolo verso sinistra. O, ancora, l’impiego di Rodriguez come terzo di difesa spinge la squadra verso una sorta di 4-2-2-2 con l’esterno sinistro all’interno del campo in posizione speculare a quella di Shaqiri sul lato opposto.

 


Una disposizione piuttosto tipica per la Svizzera con i due esterni molto alti, uno dei due interni – Xhaka - a supporto dei tre centrali e Shaqiri ed Embolo ai fianchi di Seferovic.


 



Per la posizione in campo e i compiti attribuitigli, Shaqiri è il giocatore più importante della squadra di Petkovic. A Shaqiri è affidato quasi integralmente il contributo creativo della squadra e le sue ricezioni nel mezzo spazio di destra sono praticamente l’unica opzione di rifinitura affidabile in mancanza di altri giocatori dalla visione di gioco spiccata. In una squadra molto organizzata, ma poco imprevedibile nei singoli, oltre alla tecnica di Shaqiri è fondamentale la velocità palla al piede e l’energia di Embolo. Al suo precoce esordio al Basilea aveva fatto prevedere un grande

e, a ventiquattro anni, le promesse di qualche anno fa non sembrano pienamente realizzate. Tuttavia rimane l’elemento maggiormente in grado di far saltare il banco delle difese avversarie coi suoi dribbling e le sue conduzioni palla al piede.

 



La Svizzera è una squadra dalle idee chiare e che si conosce a memoria. È sotto la stessa guida tecnica da sette anni e ha un gruppo di giocatori affiatato e di buon livello. Tuttavia manca disperatamente un picco di qualità, in particolare nell’ultimo terzo di campo. Le responsabilità creative sono quasi esclusivamente assegnate a Shaqiri che, sebbene storicamente migliori il proprio rendimento passando dal club alla nazionale, è reduce da sole 5 partite da titolare e 9 da subentrante in Premier League. Embolo non è un giocatore particolarmente prolifico e la responsabilità di fare gol è sulle spalle di Seferovic, esploso in maniera inaspettata al Benfica (in questa stagione 22 gol in 31 partite) dopo una carriera con la fama centravanti generoso, ma con pochi gol nei piedi. Occhio anche al portiere Yann Sommer, non sempre sicuro negli interventi e vittima talvolta di errori piuttosto banali.

 



A prima vista la Svizzera si gioca il secondo posto del girone dietro l’Italia con la solida Turchia di Şenol Güneş, che incontrerà all’ultima giornata in un match che potrebbe rivelarsi decisivo per la qualificazione delle due squadre. Considerando il passaggio del turno delle quattro migliori terze è difficile immaginare non possa eguagliare i risultati ottenuti nelle ultime tre competizioni internazionali raggiungendo gli ottavi. La vera sfida per Vlado Petkovic sarà quello di andare oltre i limiti della sua squadra e giungere almeno tra le prime otto del continente.

 

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