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Marco D'Ottavi
Guida alla Slovacchia
10 giu 2024
10 giu 2024
La squadra del CT Calzona non ha stelle, ma un'ottima organizzazione.
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Marco D'Ottavi
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IMAGO / Michal Fajt
(foto) IMAGO / Michal Fajt
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Così Francesco Calzona ha raccontato il modo in cui è diventato il CT della Slovacchia: «Ero fermo a un distributore, mi chiama Hamšík e mi chiede: “Ti interessa allenare la Slovacchia?” Gli ho detto: “Finisco di far gasolio e ci penso”. In realtà l’ho richiamato già dopo dieci minuti». Prima di quel giorno, le sue uniche esperienze da capo allenatore le aveva vissute nella Promozione toscana oltre 20 anni prima, mentre lavorava come rappresentante di caffè. Poi c'era stato il lungo viaggio da vice di Sarri, dall'Avellino fino ai bellissimi anni a Napoli. Di quella squadra Calzona curava in maniera maniacale la fase difensiva, guadagnandosi le simpatie e la stima dei calciatori, tra cui appunto Hamšík, che da figura di riferimento del calcio slovacco aveva deciso di contattarlo.Le idee chiare del CT Calzona La scelta di Calzona era sembrata una mossa disperata da parte della Slovacchia, che dopo aver esonerato il CT Tarkovič a causa di una sciagurata sconfitta in Nations League contro il Kazakistan faticava a trovare un altro candidato. È finita per essere una decisione lungimirante. Dopo un breve periodo di ambientamento, la squadra costruita dal nuovo CT ha ingranato alla grande, come dimostra il girone di qualificazione agli Europei. La Slovacchia è arrivata seconda dietro all’imprendibile Portogallo, ma con buon margine sull’improbabile Lussemburgo terzo. Vista così sembra un percorso fin troppo agevole, eppure c'è un motivo se la squadra di Calzona ha raccolto 22 punti mentre la Bosnia e l'Islanda, sulla carta le rivali dirette per il secondo posto, ne hanno fatti rispettivamente appena 9 e 10. La Slovacchia ha vinto tutti i confronti diretti, dominando le rivali nel punteggio e nel gioco: 2-0 in casa con la Bosnia, 2-1 in Islanda, replicando al ritorno. Lo ha fatto mettendo in mostra un calcio propositivo, nei limiti del possibile con il talento a disposizione, che ha spinto anche il CT del Portogallo Roberto Martínez a complimentarsi, stupito da come Calzona avesse impostato la squadra con «un'idea di gioco chiara, molto ben lavorata e strutturata». La Slovacchia ha perso la doppia sfida con i lusitani, ma a tratti è riuscita a mettere in difficoltà anche la squadra più brillante di queste qualificazioni. L’impronta di gioco è quella sarriana, il modulo dal primo giorno è il 4-3-3, ma - com'era ovvio trattandosi di una Nazionale - lo stile è meno ortodosso. La Slovacchia punta a controllare il gioco e aggredire alto quando si trova davanti avversari alla sua portata (ha valori sopra la media in tutte le statistiche del pressing), mentre è più attendista contro squadre con più tecnica, come il Portogallo, contro cui la Slovacchia ha sofferto l'abilità dei lusitani in fase di possesso (riuscendo però a pungere in ripartenza). «Non sono un integralista che si basa solo sulla costruzione dal basso», ha detto Calzona parlando del gioco della sua Slovacchia, «ci vuole un po’ di tutto nel calcio». L’idea, comunque, è giocare sempre il pallone.

Tre gol in sei minuti al Liechtenstein.

Una squadra senza stelle Oltre all’organizzazione, quello che ha risaltato nella Slovacchia è la capacità di esaltare il collettivo, in una squadra senza stelle. Basti pensare che nelle 10 partite di qualificazione ha mandato in gol 11 calciatori diversi per un totale di 17 reti. Questo lascia intendere che il gruppo è coinvolto e presente oltre i suoi punti fermi, che comunque ci sono. Al centro della difesa c'è Škriniar, capitano e leader della squadra. Sarebbe anche il giocatore più importante, ma viene da una stagione tribolata al PSG tra infortuni e panchine. Dávid Hancko, che al Feyenoord sta facendo benissimo in una difesa a tre, è il terzino sinistro. Respinto dal campionato italiano nel 2019 dopo una stagione passata in panchina con la Fiorentina, dando l’idea di non essere assolutamente adatto al calcio di alto livello, col tempo il difensore è diventato uno dei punti fermi del sorprendente Feyenoord di Slot. In Olanda Hancko si è trasformato in un calciatore sicuro e intraprendente, capace sia di vincere i duelli con gli attaccanti che di contribuire alla fase offensiva della squadra. Negli ultimi quattro anni, in quasi 200 presenze tra Sparta Praga e Feyenoord, Hancko ha segnato 31 gol e messo a referto 19 assist.

Per Calzona il suo contributo è fondamentale: tra i convocati è il calciatore a giocare più passaggi e passaggi progressivi nell'ultimo terzo di campo, uno di quelli con i numeri più alti sia per quanto riguarda i passaggi chiave che gli xG. Il risultato sono stati due gol e tre assist, trovando alcune soluzioni che non assocereste a un difensore centrale di quasi 190 centimetri. Numeri sorprendenti ma anche un po' preoccupanti, visto un difensore centrale adattato a terzino deve incaricarsi di compensare la poca produttività dei giocatori offensivi. Intorno a Škriniar e Hancko in difesa gli interpreti ruotano: c’è Gyomber, c’è Vavro, c’è il 37enne Pekarík, 125 presenze in Nazionale. Il centrocampo è Serie A’s finest: l’immortale Kučka, Lobotka e Duda, un trio che unisce tecnica e intensità e che Calzona non ha mai scombinato per nessun motivo. Con Lobotka Calzona ha lavorato anche nella sua non fortunatissima esperienza al Napoli e sarà lui a dover controllare i ritmi di gioco della squadra, gestendo la maggio parte della manovra. La sua capacità di resistere al pressing e orientare il gioco la conosciamo bene. Ai suoi fianchi, invece, Kučka e Duda si muovono come agenti del caos. Saranno loro a dover cantare e portare la croce: nelle qualificazioni, in totale, hanno contribuito a 5 gol e 5 assist, numeri non banali, impreziositi da paio di pregevoli soluzioni dalla distanza.Il poco talento offensivo sarà troppo limitante?Se la forza della Slovacchia è il collettivo, la mancanza di talento offensivo è preoccupante. Anche in un girone superato agevolmente, la Slovacchia ha avuto difficoltà a segnare, chiudendo con gli stessi gol dell’Islanda e con 17 reti in meno del Portogallo. La mancanza di un creatore di gioco di alto livello si vede e in un torneo breve e intenso può essere deleterio non avere “l’uomo a cui dare il pallone”. L'unico sicuro del posto da titolare è Haraslín come ala sinistra. L'ex giocatore del Sassuolo arriva dalla miglior stagione della sua vita (16 gol segnati con lo Sparta Praga), ma rimane un calciatore con molti limiti. Sarà lui a dover dare spessore a un reparto misero, dove non c’è un centravanti affidabile e dove anche a destra Calzona ha provato molto senza mai trovare risposte convincenti. Soprattutto l'assenza di un numero 9 di riferimento può essere un grosso limite. L’ottima stagione di Suslov nell’iconico Verona di Baroni potrebbe fargli cambiare idea sulle gerarchie di partenza: Calzona era solito usare Suslov come cambio a partita in corso, per sfruttarne l’elettricità con il pallone tra i piedi contro difese stanche. Potrebbe essere lui la sorpresa della Slovacchia. In ogni caso la Slovacchia è stata inserita in un girone dove, tolto il Belgio, anche Ucraina e Romania hanno problemi simili. Contro queste due squadre si giocherà il passaggio del turno, potendo addirittura ambire al secondo posto. Se infatti l'Ucraina ha sicuramente una rosa più forte, la Slovacchia sembra in grado di sopperire con l'organizzazione. La Romania invece, che la squadra di Calzona affronterà all'ultimo turno, probabilmente quello decisivo, sembra una delle Nazionali meno attrezzate di tutto l'Europeo, almeno per l'età e il blasone dei suoi giocatori. Insomma, il passaggio agli ottavi per la Slovacchia non pare impossibile, anzi.

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