Esclusive per gli abbonati
Newsletters
About
UU è una rivista di sport fondata a luglio del 2013, da ottobre 2022 è indipendente e si sostiene grazie agli abbonamenti dei suoi lettori
Segui UltimoUomo
Cookie policy
Preferenze
→ UU Srls - Via Parigi 11 00185 Roma - P. IVA 14451341003 - ISSN 2974-5217.
Menu
Articolo
(di)
Angelo Andrea Pisani
Guida al Monza 2023/24
17 ago 2023
17 ago 2023
Dopo una grande stagione il club lombardo è finito in un limbo.
(di)
Angelo Andrea Pisani
(foto)
IMAGO / Gribaudi/ImagePhoto
(foto) IMAGO / Gribaudi/ImagePhoto
Dark mode
(ON)

Piazzamento lo scorso campionato: 11°

Chi in più: Stefano Gori, Giorgio Cittadini, Georgios Kyriakopoulos, Roberto Gagliardini, Danilo D’Ambrosio, Valentin Carboni.

Chi in meno: Alessio Cragno, Carlos Augusto, Marlon, Giulio Donati, Nicolò Rovella, Stefano Sensi, Luca Marrone, Filippo Ranocchia, Marco D’Alessandro, Andrea Barberis, Christian Gytkjaer.

Una statistica interessante dalla scorsa stagione: Nella stagione 2022-23 il Monza è stata la terzultima squadra per tiri verso la porta, con 406 tiri totali, davanti a Sampdoria (377) e Salernitana (381). Tuttavia è stata anche la terza migliore per percentuale di tiri nello specchio, con il 34%; hanno fatto meglio solo Lazio (37%) e Napoli (35%).

Formazione tipo: 3-4-2-1: Di Gregorio; D’Ambrosio, Pablo Marì, Caldirola; Ciurria, Pessina, Gagliardini, Kyriakopoulos; Colpani, Caprari; Dany Mota.

L’estate del Monza è stata, allo stesso tempo, molto più movimentata e molto più dimessa di quanto ci si potesse aspettare. Dopo l’ottima stagione d’esordio in Serie A era lecito credere che la società avrebbe rilanciato con un altro calciomercato ricco di colpi, nel tentativo di dare seguito alle ambizioni espresse in questi anni, ma la morte del presidente Silvio Berlusconi ha lasciato la squadra in un limbo. Dopo le iniziali voci di cessione (non del tutto spente) la famiglia Berlusconi ha deciso di lasciare le redini della società ad Adriano Galliani, uomo di fiducia e braccio destro del Cavaliere per più di 40 anni.

Il vice-presidente vicario ha disegnato il futuro del Monza nel segno della continuità: «È un momento difficile, conoscendolo so che lui vuole che andiamo avanti col massimo della forza per tenere alto il nome del Monza che, solo grazie a lui, è andato per la prima volta in Serie A». Non è un caso che le operazioni più onerose siano stati i riscatti dei giocatori arrivati la scorsa stagione (Pessina, Petagna, Caprari, Izzo e Pablo Marì) a cui si sono aggiunte solo operazioni a costo zero, o quasi.

Gli arrivi più importanti sono stati quelli di D’Ambrosio e Gagliardini, entrambi a parametro zero, a cui si è aggiunto il prestito con riscatto di Kyriakopoulos, chiamato a colmare il grande vuoto lasciato da Carlos Augusto, ceduto all’Inter. In prestito sono arrivati anche Gori, Cittadini, e Carboni – un portiere di riserva al posto di Cragno e due giovani interessanti, ma che al momento non partono nell’undici titolare. Un calciomercato non esaltante, considerando che si parla insistentemente anche della partenza di Petagna.

Per molti versi la conferma più importante è stata quella di Palladino, che dopo il folgorante esordio della stagione passata sembrava in procinto di cambiare squadra. La permanenza del tecnico è di per sé una garanzia sulla stagione del Monza, che lo scorso anno ha mostrato una delle proposte tattiche più interessanti della Serie A, suffragata dalle vittorie su Juventus, Inter e Napoli.

Nonostante l’etichetta di allenatore “gasperiniano”, nella scorsa stagione Palladino ha mostrato una grande varietà di ispirazioni e influenze, che rendono la sua proposta di gioco estremamente peculiare. Del gioco di Gasperini – oltre all’assetto della squadra – Palladino ha ripreso l’atteggiamento nella pressione alta e nella riaggressione, situazioni in cui il Monza si orientava a uomo, difendendo in avanti con grande aggressività. Detto ciò, il Monza era solito alternare più registri, a seconda dell’avversario e del momento della partita; in alcune occasioni i brianzoli abbassavano la linea e l’intensità del pressing, modulando le marcature a uomo o a zona in base alla zona o all’avversario, a volte prediligendo la copertura dello spazio. Questo si vedeva soprattutto nell’atteggiamento della linea, che sulle uscite di uno dei braccetti si ricomponeva con i “quinti” di fascia, che andavano a coprire lo spazio lasciato libero dal centrale.

La diversità maggiore rispetto alle squadre di Gasperini era però nella fase di possesso, basata molto di più sul controllo della palla, nell’idea di aprire spazi manipolando la struttura avversaria; il Monza dello scorso anno non aveva fretta di giocare, spesso anzi rallentava proprio per attirare la pressione, e usava il possesso per creare situazioni di vantaggio numerico, tecnico o posizionale. Non è un caso che la scorsa stagione il Monza sia stata tra le prime cinque della Serie A per numero di passaggi tentati (545) e riusciti (452), per numero di passaggi corti (196) e medi (199), e per distanza progressiva dei passaggi (2.5 km) nei 90 minuti.

La squadra di Palladino metteva grande enfasi nell’uscita palla, che pur partendo da un 3+2 spesso si trasformava in un 4+1, con uno dei mediani che si abbassava sulla linea dei difensori, per ricevere fronte alla porta senza pressione. In generale la costruzione del Monza era molto libera, con i giocatori che si scambiavano ripetutamente di posizione per scombinare le marcature avversarie. In partita non era raro vedere uno dei tre centrali salire in posizione di mediano, con il mediano che si abbassava in posizione di centrale, o si allargava da “terzino”; allo stesso modo, il portiere Di Gregorio era molto sollecitato nel primo possesso, e spesso era lui a formare la prima linea del possesso, andando a prendere il posto del centrale che si alzava in mediana, per aggiungere un uomo in costruzione.

Qui il Monza costruisce col 3+2, con Di Gregorio nella linea dei difensori, e Pablo Marì alto su quella dei centrocampisti. L’avanzata del numero 3 permette a Pessina di alzarsi sulla trequarti, dove raccoglierà la seconda palla che porta al gol di Ciurria.

Il Monza dello scorso anno non aveva paura di uscite palla lunghe e laboriose, attirando la pressione avversaria alla ricerca dello spazio giusto da sfruttare: la scorsa stagione la squadra di Palladino è stata la prima squadra del campionato per tocchi nella propria trequarti difensiva (233 ogni 90’), e la seconda per tocchi nella propria area di rigore.

Il fulcro del gioco stava nel quadrato di centrocampo, formato dai due mediani e dai due trequartisti, che si stringevano e si allargavano per creare superiorità numerica in zona centrale o sulle catene laterali, dando varietà di soluzioni e rendendo molto più difficile la lettura per gli avversari. La squadra giocava in funzione della palla, tenendo una struttura molto fluida, in cui i giocatori si scambiavano spesso, alternandosi come appoggio, vertice e sostegno in base alla posizione della palla; l’obiettivo era sempre quello di pescare un uomo tra le linee, per poi andare più velocemente possibile in verticale.

Come ha evidenziato Fabio Barcellona, fondamentale nel gioco del Monza era la ricerca del terzo uomo, sia in fase di costruzione che nella rifinitura, per permettere ai giocatori di ricevere palla fronte alla porta, per poi raggiungere la linea offensiva, portare la palla in conduzione o attaccare la profondità.

Un piccolo compendio degli strumenti utilizzati dal Monza in fase di possesso: scambi di posizione, esche, ricerca del terzo uomo; la squadra di Palladino portava sempre tanti giocatori in zona palla, e creava situazioni molto difficili da difendere.

Questo gioco ha esaltato al meglio le caratteristiche dei giocatori offensivi nella rosa brianzola. La scorsa stagione abbiamo avuto modo di apprezzare giocatori come Dany Mota – centravanti o seconda punta, bravissimo a muoversi negli spazi – e Carlos Augusto – un quinto di grande forza e tecnica, inarrestabile in conduzione – ma il segreto del Monza stava anche in giocatori meno celebrati come Ciurria, un trequartista riciclato esterno a tutta fascia, un mancino schierato a destra con licenza di entrare dentro al campo. Le prospettive della prossima stagione passeranno dalla capacità di Palladino di trarre il meglio da una rosa che al momento – senza Sensi, Rovella e Carlos Augusto – sembra depotenziata, almeno sulla carta.

In attesa di capire come si chiuderà il calciomercato – è ancora in bilico la permanenza di Petagna, che nel caso andrà sostituito – il Monza resta in bilico tra il conforto della buona prestazione contro il Milan e l’inquietudine della sconfitta contro la Reggiana in Coppia Italia. Nel Trofeo Silvio Berlusconi la squadra di Palladino ha giocato alla pari con una delle grandi del campionato, mostrando la solita qualità e fluidità nel possesso. Il gol del pareggio, tanto per cambiare, era arrivato su assist di Carlos Augusto, in quella che a conti fatti è stata la sua partita di addio.

Contro la Reggiana il Monza ha fatto una partita sotto i suoi standard, e pur andando in vantaggio ha fatto fatica a tenere in mano la partita, che è scivolata via con il pareggio di Nardi e il rigore di Cigarini nel finale. In quella partita sono rimasti in panchina per 90’ sia Maric che Petagna, e Carlos Augusto – ormai promesso all’Inter – non è stato neanche convocato.

La sua partenza era già stata messa in conto con l’arrivo di Kyriakopoulos, ma il suo peso nel gioco dei brianzoli sarà molto difficile da colmare. Dopo la partita di Coppa Italia Palladino è intervenuto sul mercato parlando proprio del brasiliano: «Noi siamo consapevoli che abbiamo perso 12 gol, e per forza di cose i 12 gol di Carlos (6 gol e 6 assist lo scorso anno, ndr) li dobbiamo andare a prendere da qualche altra parte. Io mi auguro che con il mercato aperto qualcosa succederà, però ad oggi devo ragionare con i giocatori che ho».

Le ultime settimane di agosto sono proverbialmente le più calde per Galliani, che mai come quest’anno avrà piena libertà di operare sul mercato. Dagli ultimi arrivi si deciderà un bel pezzo della stagione e delle ambizioni dei brianzoli.

Miglior scenario possibile

Il Monza inizia la stagione come aveva concluso quella passata, senza sentire troppo il peso delle cessioni. I giovani fanno una buona figura, Kyriakopoulos non fa sentire la mancanza di Carlos Augusto, D’Ambrosio e Gagliardini aiutano la squadra con qualità ed esperienza. Dany Mota gioca una grande stagione, arrivando in doppia cifra, mentre per Caprari e Colpani arriva la convocazione in Nazionale. In campionato la squadra di Palladino continua a dar fastidio alle grandi e sbaglia poco con le piccole; a maggio la squadra è ancora in lotta per la Conference League, conquistata con un pareggio allo Juventus Stadium all’ultima giornata.

Peggior scenario possibile

Dopo Carlos Augusto il Monza perde anche Andrea Petagna, che Galliani decide di non sostituire, puntando su Marin. La squadra di Palladino non inizia male, ma dopo le prime giornate i brianzoli iniziano a rallentare, perdendo molto di quello smalto visto la scorsa stagione. Persi due dei migliori marcatori della scorsa stagione, il Monza fa fatica a segnare, anche per le pause di Caprari e Dany Mota, che non riescono a mantenere la giusta continuità. I brianzoli non rischiano la retrocessione, ma già a febbraio sono fuori dalla lotta europea. La stagione si chiude con un anonimo 14esimo posto, e a fine anno Palladino va via.

Giocatore chiave

In questa estate molto movimentata, in cui nessuno è sembrato incedibile, la permanenza di Dany Mota non è mai stata in discussione. Lo scorso anno il portoghese ha fatto vedere grandi lampi, soprattutto nelle partite più importanti, ma il suo impatto non è stato abbastanza continuo. Con la partenza di Carlos Augusto il portoghese è rimasto uno dei pochi reduci del Monza che vinse i playoff di Serie B, e la sua conferma è un’investitura che sembra andare oltre il campo. Adesso, dopo aver chiuso la stagione d’esordio in Serie A con 5 gol e 4 assist, il portoghese è chiamato a fare un salto di qualità.

Giocatore di cui avere la maglia

Quando si compra una maglia da calcio non si compra un oggetto, ma una storia. Il Monza ha diversi calciatori interessanti e belli da vedere, ma chi ha una storia più interessante di Patrick Ciurria? Ciurria, che si è fatto la Serie C con Sudtirol e Siena e poi è diventato grande col Pordenone; Ciurria, che dopo essersi guadagnato la Serie A col Monza sembrava destinato a soffocare sotto il cumulo di trequartisti presi da Galliani, e invece è rimasto titolare cambiando ruolo; Ciurria, che il primo gol in campionato l’ha segnato all’Inter, e al primo anno in massima serie ha segnato 6 gol. Insomma, con la maglia di Ciurria sulle spalle farete sicuramente un gran colpo. P.S: È buono anche per il fantacalcio.

Attiva modalità lettura
Attiva modalità lettura