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Emanuele Mongiardo
Guida alla Lazio 2023/24
23 ago 2023
23 ago 2023
Dopo un'estate complicata, i biancocelesti arrivano all'anno decisivo del ciclo di Sarri.
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Emanuele Mongiardo
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IMAGO / Action Plus
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Piazzamento lo scorso campionato: 2o

Chi ha in più: Nicolò Rovella, Luca Pellegrini, Gustav Isaksen, Daichi Kamada, Valentin Castellanos, Jean-Daniel Akpa Akpro, Dimitrije Kamenovic, André Anderson.

Chi ha in meno: Sergej Milinkovic-Savic, Luis Maximiano, Matteo Cancellieri, Raul Moro, Gonzalo Escalante, Luka Romero, Stefan Radu, Riza Durmisi, Valerio Crespi.

Una statistica interessante dalla scorsa stagione: Il dato più noto della scorsa stagione della Lazio, è stato quello dei gol subiti: 30, la seconda miglior difesa alle spalle del Napoli. Se si scava in profondità, però, si nota come la Lazio avesse il terzo scarto più grande tra xG concessi e gol effettivamente subiti: +12.65. Si può leggere la statistica secondo più punti di vista: aver puntellato la difesa con Provedel, Romagnoli e Casale e aver dato a Sarri ancora più tempo per migliorare la fase difensiva, spiega in parte la differenza tra il dato atteso e quello effettivo. D’altra parte, quel +12.65 è il segno di come la Lazio abbia ancora bisogno di migliorare senza palla.

Formazione tipo: 4-3-3: Provedel; Marusic, Romagnoli, Casale, Lazzari; Luis Alberto, Cataldi, Kamada; Zaccagni, Immobile, Felipe Anderson.

Sarri è solito dire che le sue squadre raggiungo il picco delle prestazioni al terzo anno. Se, nel medio periodo, il suo obiettivo alla Lazio doveva essere la Champions League, stavolta di stagioni ne sono bastate due. Dopo una prima annata interlocutoria, in cui gli avversari sembravano poter passare tra le maglie biancocelesti come una lama nel burro, Sarri ha saputo costruire una squadra un po’ più solida.

Visti i problemi in pressing, il tecnico toscano lo scorso anno ha deciso di abbassare un po’ il blocco. I principi sono rimasti gli stessi, ma la maggior prudenza, unita ai nuovi interpreti, ha dato i suoi frutti. Romagnoli, calato in un contesto dove non era troppo sollecitato a livello individuale, si è rivelato uno dei migliori difensori del campionato. Casale, nonostante l’abitudine alle marcature a uomo del sistema di Tudor, ha assimilato da subito i nuovi concetti. Il recupero palla della Lazio non ha funzionato benissimo (terzo dato più alto nel PPDA, 14.10, un po’ troppo anche per una squadra che decide di essere meno aggressiva), ma quando si è abbassata vicino la propria porta, ha saputo opporsi meglio agli avversari. Il dato sopra citato dello scarto tra xG concessi e gol subiti, però, dovrebbe destare qualche preoccupazione, perché rimangono dei problemi che sembrano endemici del gioco di Sarri.

In fase offensiva, invece, per la prima volta la Lazio ha dovuto fare i conti con un Immobile a mezzo servizio. Senza il proprio capitano, Felipe Anderson si è spesso adattato nel ruolo di falso nove, con un ottimo apporto al gioco e alla fase difensiva. A rimediare all’assenza di Immobile, comunque, ci hanno pensato in gran parte i dribbling e le conduzioni di Zaccagni, spesso il vero propulsore della manovra, e il contributo di Milinkovic-Savic, sia nella costruzione che in quelle situazioni estemporanee, come i colpi di classe o gli inserimenti in area che permettevano ai biancocelesti di sbloccare situazioni chiuse.

Per provare a leggere che stagione attende la Lazio, allora, non si può non partire dalla cessione di uno dei propri miglior giocatori, cioè Milinkovic-Savic. Un addio triste, non solo per i laziali, ma anche per chi avrebbe voluto vederlo di nuovo misurarsi in una competizione di altissimo livello come la Champions League. Sostituire un centrocampista con caratteristiche tanto peculiari è di fatto impossibile. Così, la Lazio ha cercato profili diversi, con cui Sarri dovrà per forza costruire qualcosa di diverso.

Il mercato, come ogni anno, è stato un argomento di discussione all'interno della Lazio. Rispetto all’ultima qualificazione in Champions, quando arrivarono i soli Fares e Muriqi, la società era costretta a fare meglio, anche solo per dare un segnale dopo la cessione di Milinkovic-Savic. In più, c’era da affrontare la sostituzione di Tare, che ha dato il suo addio alla Lazio dopo circa 15 anni, con tutto ciò che ne comporta a livello di strategie e di contatti, visto il modus operandi del DS albanese. Ad affiancare Lotito sul mercato c’era Mariano Fabiani, responsabile del settore giovanile e nominato ufficialmente DS pochi giorni fa.

Società e spogliatoio, comunque, non hanno fatto molto per nascondere le frizioni sul mercato. A luglio Lotito ha accusato Sarri di aver mandato a monte una serie di acquisti già fatti. Nello stesso periodo, Luis Alberto, come da un po’ di stagioni a questa parte, non ci ha pensato due volte ad esporre i propri malumori: prima una storia di Instagram in cui polemizzava sul rinnovo di contratto, poi - almeno secondo alcune ricostruzioni - una discussione relativa a un bonus di 140mila euro per la quale sarebbe stato escluso dall’amichevole con l’Aston Villa.

Non bastasse tutto ciò, all’esordio in Serie A contro il Lecce è arrivata anche una sconfitta. La Lazio aveva sbloccato il risultato a metà primo tempo, ma si è fatta rimontare in due minuti, tra l’85’ e l’87’. Nonostante abbia passato gran parte del match in vantaggio, la squadra di Sarri non è sembrata ancora affilata e a tratti è sembrata in balia della partita.

Come nei momenti peggiori della gestione Sarri, i problemi sono nati dalla fase difensiva. Il Lecce conosceva alla perfezione i difetti della Lazio e li ha potuti sfruttare con continuità lungo tutti i novanta minuti, senza che i biancocelesti trovassero rimedio. Ancora una volta, sono emersi i limiti di una fase difensiva con un riferimento troppo marcato sul pallone e troppo concentrata sul coprire le linee di passaggio, senza infastidire l’uomo. Sono problemi simili a quelli visti in precampionato. La Lazio, con la punta e con la mezzala del lato palla che si alza, cerca di orientare il primo possesso degli avversari sui terzini. Da lì partono una serie di scalate che, in teoria, dovrebbero portare al recupero palla. Quando ali e centrocampisti della Lazio scivolano sull’uomo, però, partono da lontano, perché devono mantenere la linea compatta. In più, durante la scalata, devono stare attenti a coprire il passaggio alle proprie spalle. In questo modo, non aggrediscono mai forte il difensore avversario, che ha sempre un istante per alzare la testa e passare ad un compagno.

A questi problemi si aggiunge il fatto che, siccome una mezzala si alza vicino ad Immobile, rimane un buco sul fianco di Cataldi, che deve scivolare per tamponarlo. Per quanto Cataldi sia un metodista di ottima intelligenza, è difficile arrivare sempre per tempo in quella zona, dove gli avversari possono ricevere di spalle per attivare un compagno che poi possa giocare frontalmente. In questo modo il Lecce ha messo alle corde la Lazio. Luis Alberto si alzava vicino a Immobile, mentre Rafia o Strefezza occupavano il buco lasciato dallo spagnolo. Il Lecce, come da volontà della Lazio, girava palla verso i terzini; l’ala della Lazio scivolava in pressing senza aggredire mai davvero il terzino, che così poteva giocare in avanti. Strefezza o Rafia riuscivano a ricevere e restituivano il pallone a un compagno fronte alla porta, che poteva cambiare gioco sul lato opposto per l’isolamento di Banda.

Gli avversari, insomma, riescono a palleggiare tra le linee, visto che la Lazio è una delle poche squadre che ancora mantiene linee tanto riconoscibili tra centrocampo e difesa, poi con i cambi gioco fanno ballare i biancocelesti da un lato all’altro. In questo modo la Lazio può recuperare palla solo vicino alla propria porta, subendo il contesto della partita. Se il Lecce, con organizzazione certosina, è riuscito ad esporre problemi simili, cosa potranno fare gli avversari del girone di Champions con giocatori di livello ben più alto?

Oltre alle solite questioni sulla fase di non possesso, poi, Sarri dovrà escogitare qualcosa di diverso anche con la palla. Milinkovic-Savic condizionava qualsiasi momento della manovra della Lazio. Provedel ha degli ottimi piedi sul gioco lungo e spesso raggiungeva direttamente il serbo per la spizzata: una giocata a cui, verosimilmente, la Lazio dovrà rinunciare. Allo stesso modo, durante lo sviluppo il centrocampista serbo poteva risolvere situazioni scomode, di ricezioni spalle alla porta in mezzo agli avversari, con una protezione, un colpo di tacco o una sponda particolarmente elaborata. Il Lecce domenica ha saputo fare densità nel corridoio centrale e la Lazio ha avuto difficoltà ad attivare il suo classico gioco a parete: con Milinkovic-Savic il piano difensivo del Lecce non sarebbe stato altrettanto efficace. Per non parlare, poi, della scorciatoia garantita dai suoi inserimenti in area, con cui poteva sovrastare qualunque difensore e ispirare i palloni morbidi di Luis Alberto.

Come rimpiazzare un giocatore simile? Kamada è sobrio tecnicamente e, con la sua intelligenza, non dovrebbe avere problemi a inserirsi nel gioco di Sarri. In più, garantisce grande dinamismo, per cui dovrebbe aiutare a rendere più veloce e fluida la rete di passaggi sulla sua catena. Una soluzione interessante vista contro il Lecce, poi, è l’uso di Lazzari. L’ex Spal è reduce da una stagione in ombra, nell’ultima parte dello scorso campionato non era tra i titolari. Tuttavia, si tratta dell’unico terzino minaccioso in profondità per la Lazio. Contro il Lecce, in un paio di occasioni, è riuscito a bucare la difesa con i suoi tagli e così la squadra di Sarri si è resa pericolosa: sulla destra, allora, potrebbe avere senso sostituire l’estro e il fisico di Milinkovic con la profondità di Lazzari, così da sviluppare in maniera diversa la manovra senza rimanere fermi al ricordo del serbo.

Interessanti, poi, le soluzioni arrivate dal mercato. Sarri è un allenatore molto conservativo quando si tratta di inserire volti nuovi. In passato, ha avuto bisogno di infortuni dei titolari per dare spazio a seconde linee che si sono rivelate risorse preziose. Come gestirà Rovella, Isaksen e Castellanos? Il centrocampista italiano, da metodista, avrebbe tutte le carte in regola per esplodere col tecnico toscano. Dovrebbe, però, ricalibrare la propria fase difensiva, vista l’abitudine alle marcature a uomo del Monza: Cataldi, come detto, è preziosissimo non solo nel gioco a due tocchi, ma anche nelle coperture garantite ai compagni, scalzarlo sarà difficile. Castellanos, invece, è quello che offre le alternative più varie. Non avrà mai i numeri di Immobile sotto porta, né sarà preciso come lui nei movimenti profondi, tuttavia garantisce buona velocità ed un ottimo gioco di raccordo. La sua presenza potrebbe aiutare a cambiare i meccanismi offensivi della Lazio, avere un centravanti partecipativo nel palleggio ma capace di fornire anche profondità. In ogni caso, per una volta, Immobile potrà rifiatare più tranquillamente.

La Lazio, poi, sembra ancora attiva sul mercato. Da qualche settimana si parla con insistenza di un possibile arrivo di Lloris, magari difficile da capire - visto che Provedel è stato il miglior portiere della scorsa Serie A - potrebbe portare sicuramente esperienza e alzare il livello della competizione tra i pali. Ma soprattutto si parla di Guendouzi, in rotta con il Marsiglia, sarebbe un'aggiunta interessante al reparto di centrocampo, dato che ha caratteristiche diverse da Kamada e Luis Alberto.

Sempre a proposito di turnover, poi, la gestione del doppio impegno è, storicamente, una delle debolezze di Sarri. Intorno alla Lazio circolano ancora alcune incognite. Nascondere le lacune difensive, trovare piani alternativi a Milinkovic e competere seriamente in Champions sono i tre passaggi chiave della stagione della Lazio, che comunque viene da una grandissima stagione e vuole cercare di riconfermarsi.

Miglior scenario possibile

Sarri abbassa ulteriormente il blocco e la difesa della Lazio diventa più efficace di partita in partita, tanto che Casale e Romagnoli si impongono come titolari della nuova Italia di Spalletti. Il baricentro più basso, poi, permette alla squadra di distendersi velocemente in campo aperto, dove si esaltano Zaccagni, Kamada e Felipe. Sarri riesce a trovare una sintesi tra transizioni e palleggio, con il gioco a parete che si dispiega a velocità difficili da reggere per gli avversari. In questo contesto, Immobile vive un’altra grande stagione da ventidue gol, che comunque non offusca l’apporto di Castellanos, fondamentale a ridosso delle partite di Champions, dove la Lazio supera il girone al secondo posto. Rovella impara i movimenti da eseguire senza palla e l’alternanza con Cataldi si rivela fruttuosa: Lazio si ritrova in casa due dei migliori metodisti della Serie A. A fine stagione arriva un’altra qualificazione in Champions: con Sarri, per la Lazio, l’Europa che conta diventa quasi la normalità.

Peggior scenario possibile

La Lazio non sa mai come recuperare il pallone, che gli avversari fanno filtrare dappertutto. La difesa della porta rimane di alto livello, ma gli avversari trovano sempre più spazio sul lato corto dell’area e sulla lunetta con i passaggi a rimorchio. In campionato, per via dei troppi gol subiti, il rendimento è discontinuo e in Champions la squadra non riesce a competere per il passaggio del girone, che chiuderà al quarto posto, evitandosi almeno la seccatura dell’Europa League. Sarri deve rinunciare sempre più alla qualità a centrocampo. Kamada e Luis Alberto insieme non sono sostenibili, alla fine il titolare sarà Vecino. La Lazio chiude il campionato al sesto posto. Sarri capisce che ormai i margini di miglioramento sono pochi. A fine stagione annuncia le sue dimissioni e si congeda in casa, contro il Sassuolo, con l’ovazione della Nord.

Giocatore chiave

Senza Milinkovic, la produzione offensiva della Lazio passerà quasi totalmente dai piedi di Mattia Zaccagni. Sia in attacco posizionale che in transizione l’italiano fa la differenza con i suoi strappi. L’arrivo di Spalletti sulla panchina della nazionale, e la possibilità di affermarsi con la maglia azzurra, potrebbero dargli ancora più convinzione in una stagione in cui sarà chiamato ad affermarsi come una delle ali migliori della Serie A.

Giocatore da comprare al Fantacalcio

La Lazio ha sempre fornito giocatori con numeri straordinari per il Fantacalcio. Milinkovic e Luis Alberto, per anni, sono stati i nomi più combattuti delle aste. Se intorno al nome di Immobile, per via dell’età e degli acciacchi della scorsa stagione, sembrano esserci più dubbi del solito, allora perché non sperare che la Lazio abbia preso un altro centrocampista di ottima produzione offensiva? Daichi Kamada ha firmato 7 gol e 9 assist nell’ultima stagione di Bundesliga. In due partecipazioni all’Europa League, ha segnato 11 gol in 23 presenze. Kamada ha giocato quasi sempre dietro le punte in carriera e il suo apporto nell’ultimo terzo di campo sarà vitale per Sarri.

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