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Emanuele Atturo
La Lazio è in un momento delicato
01 ago 2023
01 ago 2023
Il club è chiamato a scelte importanti ma il rapporto tra Lotito e Sarri è complicato.
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Emanuele Atturo
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Foto di Andrea Staccioli / Imago
(foto) Foto di Andrea Staccioli / Imago
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Quando più o meno due anni fa la Lazio ha annunciato Maurizio Sarri, con quel pomposo video sulla bellezza, c’era entusiasmo ma anche un grosso dubbio: come avrebbe funzionato il rapporto con Claudio Lotito? All’alba del terzo anno, e dopo un paio di stagioni la relazione fra i due sembra aver raggiunto il massimo grado di conflittualità, con i problemi arrivati direttamente sui giornali. In una recente intervista al Messaggero Lotito ha dichiarato «si è fissato con Ricci e Zielinski, facendo lievitare il prezzo per uno a scadenza che neanche vuole venire alla Lazio». Ha aggiunto che gli ha detto no a Lo Celso, no a Fred. Come a dire “non sono io che non compro, ma lui che dice no a tutto”. Nel frattempo non è chiaro chi prenda davvero le decisioni di mercato nella Lazio, visto che non esiste ancora un vero ds. La promozione di Angelo Fabiani sembrava sicura, ma non è ancora arrivata e il ruolo resta vacante. C’è una catena di comando occulta che non conosciamo con cui Lotito prende decisioni? Ieri sera la Lazio si è riunita per un vertice di mercato straordinario, per correggere una parabola almeno fin qui preoccupante. ___STEADY_PAYWALL___ Fino a questo momento il mercato della Lazio è, come era già capitato in passato, una lunga sequela di acquisti sfumati all’ultimo. E di video di Lotito in versione monarca assoluto che dispensa verità. Domenico Berardi era vicinissimo secondo Repubblica, per poi tornare lontanissimo. Wilfred Zaha sembrava a un passo, davvero a un passo, ma poi è andato in Turchia. Magari ha funzionato la strategia dei tifosi turchi che si sono finti tifosi laziali per sabotarne il passaggio. Djibril Sow era praticamente ufficiale, poi si è inceppato ancora qualcosa. E quel qualcosa sembra ancora una volta essere Sarri, che non si fida di un centrocampista che ha sempre giocato nel 3-4-2-1. Insomma, nella Lazio non sembrano esserci proprio le idee chiare.È strano che si sia arrivati a questa situazione caotica in un momento estremamente positivo per la Lazio, con la terza qualificazione in Champions dell’era Lotito e il secondo posto in Serie A.Eppure un momento come questo c’era da aspettarselo. Per una squadra che ha bisogno di essere rinnovata, per l'istinto conservatore della società e per la possibile incompatibilità di caratteri tra Sarri e Lotito. I due possono somigliarsi. Burberi, scontrosi, con una ruvidezza molto anacronistica, lontana dalla scaltrezza comunicativa del calcio contemporaneo. Però con un talento e una furbizia, una capacità di risolvere i problemi, che ci dimentichiamo facilmente. Per tutte queste ragioni era allo stesso tempo coerente e difficile immaginarli assieme, e non ci possiamo stupire troppo che siano arrivati a questo livello di scontro.Sarri non è mai stato un allenatore di grandi pretese. È spesso riuscito a fare il suo calcio con quello che aveva a disposizione, con un’elasticità e un pragmatismo spesso sottovalutati. Ha però sempre avuto qualche rigidità, qualche fissa di mercato e un carattere non proprio malleabile. È pur sempre l’allenatore che credeva di non poter replicare il suo calcio a Napoli senza Mirko Valdifiori alla regia. In questi due anni si è adattato come meglio non poteva a una rosa non esattamente ideale per lui. Ricca di giocatori refrattari ai principi del gioco di posizione, che venivano da un allenatore con principi tattici quasi opposti come Simone Inzaghi (difesa a 3, marcature a uomo, possesso basso, libertà di movimento). Sarri ha quindi confermato le sue notevoli capacità adattive, riuscendo a far giocare la Lazio secondo i suoi principi, ma scendendo a qualche compromesso (sul pressing per esempio, o sui compiti delle mezzali). Il secondo posto dello scorso anno è un risultato eccezionale che Sarri ci ha tenuto a sottolineare nella conferenza stampa di fine stagione. Un’occasione per bastonare i giornalisti che prevedevano la Lazio fuori dalla Champions League, certo, ma anche un modo per dire che il suo lavoro è forse andato oltre le possibilità stesse della rosa. La Lazio ha ripreso quelle parole confezionandoci un contenuto per i social, ma l’impressione è che sempre di più l’ambiente della Lazio si stia dividendo in due "sette", tra chi è dalla parte di Lotito e chi è dalla parte di Sarri.Ora che la Lazio è in Champions League si è di nuovo di fronte alle Colonne d’Ercole dell’era Lotito, e cioè una squadra capace di sostenere ad alti livelli il doppio impegno. Senza dover rinunciare a una delle due cose. Lotito e Sarri finora sono stati d’accordo nel privilegiare la continuità di risultati in campionato rispetto alla coppa, ma la Champions League non si può snobbare. Si ottengono buoni piazzamenti in campionato per giocare la Champions, e quando ci si arriva che si fa? Sarri ha detto che gli servono tanti giocatori: «Undici per il campionato, undici per la Coppa e undici per la Coppa Italia, come la Pro Recco nella pallanuoto».Per la prima volta da anni la Lazio sta affrontando un calciomercato senza Igli Tare al comando, ma sembra di nuovo nella stessa impasse di quasi ogni anno. A un mese dall’inizio non è ancora arrivato nessuno, a parte l’interessante centravanti “Taty” Castellanos dalla MLS. Soprattutto, la cessione di Sergej Milinkovic-Savic per 40 milioni in Arabia Saudita apre un bel vuoto nella squadra. Non c’era una persona più influente nella Lazio: è il giocatore della Serie A con più chilometri percorsi a partita, e quello della Lazio con più gol e assist sommati. Un giocatore dall’influenza tattica capillare, a volte indiretta e non del tutto visibile, che da solo offriva dei piani di gioco supplementari; e al contempo un giocatore decisivo negli ultimi metri, capace di segnare e far segnare. Per un allenatore metodico come Sarri è un problema essere arrivati ad agosto senza sapere che forma prenderà la sua Lazio. Senza il serbo la squadra è da immaginare quasi da capo.Come si sostituisce Milinkovic-Savic? È probabilmente su questa decisione, e su come si reinvestono i soldi, che sta esplodendo il conflitto tra Lotito e Sarri, che è non solo tra quello tra due caratteri difficili e spigolosi, ma anche tra due visioni del calcio che riguardano non solo la Lazio ma il contesto italiano in generale. Per questo è interessante parlarne. Da una parte l’allenatore che vuole specifici giocatori per fare un determinato gioco, che ha un’idea top-down di costruzione della rosa. Si sceglie un giocatore per le sue caratteristiche tecnico-tattiche e si prova a prenderlo. Dall’altra parte il presidente che parte prima dalle condizioni finanziarie, dando poi all’allenatore il compito di modellare una squadra con quello che ha trovato in giro a prezzi comodi. Fred e Lo Celso citati da Lotito erano due occasioni, due giocatori usciti dal mercato per ragioni diverse e che devono trovare squadra. Due giocatori forti, ma che c’entrano poco con le idee di Sarri. Un mediano completo ma che non ama toccare troppi palloni in costruzione, e poi un enganche argentino che ama muoversi seguendo il proprio istinto, refrattario a strutture di possesso troppo definite. Per Sarri è stata dura disciplinare un Luis Alberto, figuriamoci due.Zielinski e Ricci sono invece due profili sulla carta ideali per il calcio di Sarri. Uno è un giocatore che ha già allenato, letale tra le linee, intelligente e disciplinato negli smarcamenti. L’altro è un mediano ordinato, cresciuto nel contesto filosoficamente affine dell’Empoli. Un giocatore dall’approccio quasi catalano al ruolo del mediano, con un gioco essenziale a due tocchi d’alta scuola. Al Torino sembra aver aggiunto anche atletismo e intensità senza palla, che è la dimensione che manca a Danilo Cataldi in quel ruolo. Senza contare che Ricci ha la duttilità per essere spostato eventualmente anche mezzala.Non sembrano due giocatori impossibili da raggiungere per una squadra che ha appena incassato 40 milioni dall’Arabia Saudita, e che da anni mantiene i conti in ordine. Eppure per qualche ragione sembrano irraggiungibili dalla Lazio. Come si legge tra le righe, Lotito ha sbottato perché aver reso così palesi gli obiettivi di mercato è stato poco furbo. La Lazio non è il Manchester City - per citare una squadra dove gli acquisti, anche i più strani, si fanno a comando - e ha bisogno delle ruvide trattative italiane, dove si tira sul prezzo fino a fine agosto, mettendo in piedi il più sofisticato strategismo mercantile. Sarri invece avrebbe bisogno di cose semplici, di giocatori adatti al suo gioco che arrivino presto in rosa per assorbire i concetti.Sembravamo vicini a quello scenario. Con la scelta di non nominare un ds forte Lotito sembrava voler dare ancora più potere all’allenatore, e avrebbe avuto anche senso considerando quanto sta lavorando bene Sarri. Questa idea però sembra in contrasto con come ha funzionato la Lazio finora, con un potere presidenziale molto forte e allenatori più o meno aziendalisti. Sarri ha avuto dei suoi giocatori in questi anni, ma sempre quando rappresentavano delle occasioni (Hysaj, Pedro). L’impressione è che Lotito stia vedendo contestato il suo potere dall’importanza e dall’influenza che Sarri ha raggiunto nella Lazio, e da qui nascono anche un po’ di dichiarazioni sopra le righe di queste settimane. Sopra le righe persino per i suoi standard. Le dichiarazioni di Lotito sono un grande romanzo comico estivo. Prima dice che al Messaggero Lo Celso non gli serve perché non servono grandi nomi, poi dice che lui voleva prendere Lo Celso. Sempre al Messaggero fa una lista di giocatori che gli hanno chiesto di andare ma lui non li ha voluti: «Bonucci, Cuadrado, Lo Celso, e Paredes volevano venire da noi, ma ho detto no perché grandi nomi non è uguale a risultato sportivo». Un classico di Lotito, che crede di essere più furbo degli altri e che spesso lo è per davvero. Per esempio «Potevamo prendere Pasalic e anche Reijnders e Okafor che sono andati al Milan». Però «Ci siamo attenuti alle richieste del mister». dopo Lotito si contraddice e quando gli chiedono di Zielinski risponde esplicitamente «I giocatori li scelgo io». Annuncia una mezzala in chiusura, un nome condiviso tra presidente e allenatore, ma nel frattempo è passata più di una settimana e la mezzala non si è vista. Probabilmente parlava di Sow, che però era meno condiviso del previsto.Di Berardi ha detto «Io vorrei prenderlo, ma il Sassuolo spara oltre 30 milioni». Qualche giorno dopo ha precisato che Berardi «Non è mai stato in vendita» davanti a dei tifosi e ripreso dai cellulari. Lotito sembra sempre indaffarato, gira per strada parlando perennemente al telefono. È seduto al ristorante e ne ha uno per orecchio, solo che uno sembra un telecomando. Sembra sempre sul punto di darti una rispostaccia, ma in realtà è pronto a varcare il confine invisibile che separa il personaggio dal suo pubblico, il presidente dai tifosi. Lotito si ferma a parlare con tutti, non si rende conto di essere ripreso, di parlare ai giornali. O forse se ne rende conto ma è arrivato al punto in cui, semplicemente, non gliene frega niente. Perché, col suo completo gessato, si ferma a parlare con i tifosi di Berardi in libertà? Cosa intende quando dice “Quindi tocca vede con chi parli”? «Castellanos l’ho pagato un botto» sostiene con la poca sottigliezza di chi sbandiera il prezzo d’acquisto di un nuovo cappotto.Chi conosce Lotito sa che le sue chiacchierate con i tifosi sono un genere letterario consolidato negli anni. Ma il ritiro di Auronzo è stato trasformato in una tribuna continua. «Abbiamo 50 giocatori che vogliono tutti venire da noi, con il dollaro compri tutto, poi con Lotito il risultato è garantito» ha detto un po’ cazzone. È umiltà, è auto-ironia o delirio d’onnipotenza? Oppure è timore di perdere il controllo, è incapacità di gestire la pressione, visto che mentre parla nel frattempo viene fischiato e contestato? Gli gridano “caccia i soldi”. È persino un po’ di invidia per un allenatore che sta diventando sempre più amato dalla tifoseria laziale e con cui si sta creando una naturale contrapposizione?In Italia gli allenatori dai principi forti sono più rari anche per questo: perché sono esigenti sul mercato, in un contesto con pochi soldi e in cui si lavora soprattutto per occasioni, contatti con i procuratori, amicizie. La Lazio in questi anni è stato un esempio virtuoso per come è riuscita a tenersi lontana dai cattivi affari. Il merito di Lotito è sempre stato quello di sbagliare pochissimo, cambiando poco, puntando su un gruppo consolidato e allenatori capaci di tirarne fuori il massimo. Ora però la Lazio è in un passaggio delicato: il miglior giocatore è andato via, il miglior marcatore è sul viale del tramonto e in Champions League la squadra è chiamata a confermare i progressi visti lo scorso anno. È il momento in cui la Lazio può essere rimbalzata di nuovo fuori dalle migliori squadre italiane, oppure il momento in cui può consolidarsi. Sarri è uno dei migliori allenatori che la Lazio abbia mai avuto, averlo in panchina è un'occasione da non perdere. Lotito questo lo ha capito? Il presidente è chiamato a molte scelte delicate, e per la prima volta sarà costretto a lasciare la strada vecchia per quella nuova. Qualcosa che lo fa stare davvero poco tranquillo.

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