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Angelo Andrea Pisani
Guida al Genoa 2023/24
08 ago 2023
08 ago 2023
Il Grifone torna in Serie A dopo un anno di purgatorio.
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Angelo Andrea Pisani
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IMAGO / Buzzi
(foto) IMAGO / Buzzi
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Piazzamento dello scorso campionato: Neopromossa

Chi in più: Nicola Leali, Davide Biraschi, Aaron Martin, Morten Thorsby, Mateo Retegui

Chi in meno: Domenico Criscito, Ridgeciano Haps, Lennart Czyborra, Manolo Portanova, Stefano Sturaro, Yayah Kallon, Eddie Salcedo

Una statistica interessante della scorsa stagione: Il Genoa ha subito un solo gol da fuori area. Nelle prime due serie dei maggiori campionati europei solo il Le Havre (zero) ha fatto meglio.

Formazione tipo: 3-5-2; Martinez; Biraschi, Bani, Dragusin; Hefti, Strootman, Badelj, Thorsby, Martin; Gudmundsson, Retegui

Sarebbe improprio parlare della promozione del Genoa come di una sorpresa, ma il modo in cui grifoni sono tornati in Serie A è stato tutt’altro che banale. In estate la conferma di Blessin aveva testimoniato la grande fiducia di 777 nella scelta “di rottura” che era stata fatta con l’allenatore tedesco, a cui era stata confermata la fiducia a dispetto della retrocessione. La rivoluzione, però, si è rivelata un buco nell’acqua: dopo un inizio promettente il Grifone ha iniziato a perdere colpi, e a dicembre – in coda a un filotto di due pareggi e tre sconfitte – il tecnico è stato esonerato.

La scelta di Gilardino come allenatore ad interim sembrava un tentativo di prendere tempo da parte della dirigenza, divisa tra il DS Johannes Spors e la parte “italiana” della società, intenzionata a percorrere vie più tradizionali. A mettere tutti d’accordo sono stati i risultati dell’ex tecnico della primavera, che con tre vittorie nelle prime quattro partite si è guadagnato la riconferma fino al termine della stagione. Con Gilardino la stagione ha preso il volo: da dicembre il Genoa è stata la migliore squadra per rendimento del campionato, con 51 punti in 23 giornate, che sono valsi la promozione diretta a due giornate dalla fine.

Arrivato in corsa e con poco tempo per lavorare, Gilardino è riuscito a dare subito un’identità alla squadra. Il Genoa dello scorso anno ricalcava molti dei principi tipici del calcio che definiamo “all’italiana”: l’utilizzo del 3-5-2, l’enfasi posta sulla fase difensiva, il grande lavoro fatto per sfruttare al meglio calci piazzati e transizioni offensive. Il cambio di passo è stato immediato: tra dicembre e gennaio, nelle prime sette gare col nuovo tecnico, il Genoa ha messo insieme cinque vittorie e due pareggi, subendo solo due gol. Due delle vittorie più importanti, quelle su Frosinone e Bari (forse il vero turning point della stagione), sono state decise su calcio piazzato.

Parlare dei rossoblu solo come di una squadra solida non rende però giustizia al lavoro di Gilardino, che la scorsa stagione ha messo in campo una squadra con un impianto di gioco solido e sofisticato. Il Genoa dello scorso anno era una squadra che costruiva dal basso per attirare la pressione e liberare spazio da attaccare, per sfruttare al meglio gli strappi di Guðmundsson in mezzo al campo, gli affondi dei “quinti” di centrocampo sull’esterno e i movimenti di Coda (o Pușcaș) in profondità.

La costruzione solitamente partiva con un 3+2, con due centrocampisti (solitamente Badelj e Strootman) a supporto dei centrali, e il quinto sul lato palla pronto ad accorciare per dare un appoggio laterale in caso di pressione alta. La presenza di cinque (più uno) giocatori in costruzione aveva lo scopo di gestire la palla sempre in superiorità numerica, per poi aprire lo spazio per una giocata in verticale verso le punte, un cambio gioco sul lato debole o un filtrante per la mezzala che si alzava alle spalle del centrocampo avversario.

Le tre alternative del Genoa in fase di costruzione. Nella prima azione i rossoblu attirano la pressione del Cosenza con sei giocatori, e pescano Guðmundsson (seconda punta) alle spalle del centrocampo avversario; nella seconda azione la pressione dell’Ascoli viene aggirata dal lancio di Martìnez per Coda, con Strootman e Sturaro a caccia della seconda palla; nella terza azione il Genoa porta cinque giocatori sul lato destro del campo per poi pescare Sabelli in isolamento sulla fascia sinistra.

Nonostante preferisse giocare a campo aperto il Genoa era una squadra capace di far male anche in situazioni di attacco posizionale, con spazi stretti e gli avversari schierati a protezione dell’area di rigore. In queste situazioni la squadra di Gilardino portava molti uomini in zona centrale, con l’obiettivo di sfruttare la superiorità numerica (e tecnica) al limite dell’area per aprire spazi dove non c’erano.

La qualità e la varietà delle soluzioni offensive sono state uno dei maggiori punti di forza del Genoa, che dalla sua poteva contare su una grande solidità difensiva. Quella di Gilardino era una squadra sapeva gestire il risultato anche senza palla, alzando e abbassando l’intensità del pressing, a seconda del momento o della fase della partita. Quando pressava alto il Genoa riusciva spesso a trasformare una situazione di difensiva in offensiva, con transizioni corte in seguito al recupero del pallone.

La prima rete segnata a Frosinone, nella partita dello scorso maggio, è molto indicativa. Contro il 4-3-3 del Frosinone la squadra di Gilardino ha schierato un 3-4-1-2, rovesciando il triangolo di centrocampo con Aramu alto e Badelj e Frendrup davanti alla difesa. Una mossa che permetteva di avere i tre centrocampisti proprio sulla zona degli avversari, che facilitava la marcatura a uomo.

In fase di pressione il Genoa usciva con tre giocatori in zona centrale, per pressare i due centrali e schermare il mediano, con il quinto lato palla pronto a uscire sulla ricezione del terzino. In mezzo i due mediani prendevano si dividevano uomo e zona, controllando le mezzali e gli esterni, con i due braccetti pronti a uscire per pareggiare l’inferiorità numerica in mezzo. In queste situazioni, per mantenere l’uomo in più sulla linea difensiva, il “quinto” sul lato opposto stringeva la posizione fino al centro del campo, comportandosi praticamente da terzo centrale.

Al 13esimo minuto, su un appoggio dal centrale Lucioni al terzino Sampirisi, Sabelli esce forte in pressione costringendo il terzino avversario a lanciare lungo, facilitando l’anticipo di Badelj su Roberto Insigne; il recupero innesca subito la ripartenza alta del Genoa, che dopo una serie di batti e ribatti in area pesca il jolly con un tiro da fuori dello stesso Baldelj.

Per la prossima stagione sarà difficile aspettarsi lo stesso tipo di atteggiamento, in fase di possesso e non, almeno contro le squadre più grandi. Un’indicazione importante, in tal senso, può venire dall’amichevole contro il Monaco del 29 luglio. Contro i francesi il Genoa non poteva contare sulla superiorità tecnica e fisica che aveva contro molte delle avversarie dello scorso anno, e ha fatto più fatica a costruire dal basso; per questo motivo, sulla pressione avversaria, è ricorsa più spesso al gioco lungo, alla ricerca dei movimenti del centravanti Pușcaș e del laterale destro Hefti in profondità. Su uno di questi attacchi diretti è arrivato anche il rigore dell’uno a zero.

Dopo il vantaggio il Genoa si è limitato a una partita difensiva, mantenendo un blocco medio molto corto e attento, con i giocatori che uscivano dai blocchi solo quando si trovavano in zona palla, cercando il recupero per attaccare subito lo spazio. Su questa situazione sono arrivate un paio di buone opportunità, che danno una buona impressione di come il Genoa affronterà molte delle partite del prossimo anno.

Nel secondo tempo ha fatto il suo esordio Mateo Retegui, il colpo più importante del calciomercato genoano. Il centravanti italo-argentino ha toccato pochi palloni, ma ha fatto intravedere la sua utilità per il contesto tattico del Genoa, sia nel gioco spalle alla porta – in raccordo e sui palloni alti – che nei movimenti in profondità.

Oltre al centravanti ex Tigre il Genoa ha inserito Aaron Martin e Morten Thorsby, per sostituire gli addii di Criscito e Sturaro. Per il resto il Genoa si è limitato a operazioni marginali, come l’arrivo di Leali come secondo portiere, e il ritorno di Biraschi dal prestito. Considerando la probabile partenza di Coda, e l’età di Strootman e Badelj è probabile che da qui alla fine del mercato il Genoa debba fare altre operazioni. È anche da quelle che si capirà l’effettiva competitività della squadra di Gilardino.

In questo momento la stagione del Genoa è legata a diverse incognite, dalla continuità fisica di Strootman e Badelj all’impatto di Guðmundsson con la realtà della Serie A, senza dimenticare l’adattamento di Retegui al calcio italiano. Se tutto gira per il verso giusto Gilardino avrà a disposizione una squadra adatta a lottare per la salvezza, ma se qualcosa andrà storto la strada si farà molto più in salita.

Miglior scenario possibile

Il Genoa assorbe bene l’impatto con la nuova categoria, e Retegui si adatta rapidamente al campionato italiano, formando una grande coppia con Guðmundsson (Il Secolo XIX li soprannomina “I biondi del gol”). Al giro di boa l’attaccante italo-argentino è già in doppia cifra, e il Genoa ha 24 punti; il girone di ritorno non va allo stesso ritmo, ma il Genoa chiude il discorso salvezza senza grandi difficoltà.

Peggior scenario possibile

I rossoblu iniziano il campionato a rilento, subendo l’impatto fisico e tecnico con la Serie A. Dopo aver raccolto solo 4 punti nelle prime sette giornate Gilardino decide di impostare una squadra più difensiva, cercando di limitare al massimo il gap tecnico e atletico con le avversarie. La squadra non funziona: Strootman e Badelj sono in affanno, Retegui è sempre più lontano dalla porta, Guðmundsson piano piano scompare. A gennaio il Genoa decide di provare il tutto per tutto ingaggiando un altro ex attaccante del Milan, Filippo Inzaghi. Il girone di ritorno è pura sofferenza: dopo alcuni buoni risultati la squadra smette di segnare, e da lì non si riprende più. Il 19 maggio la sconfitta contro la Roma segna la retrocessione, proprio nel weekend in cui la Sampdoria di Coda torna in Serie A.

Giocatore chiave

Mateo Retegui è stato l’acquisto più importante del Genoa, ed è da lui che passeranno gran parte delle chance per restare in Serie A. Retegui ha tutto per far bene, sia dal punto di vista tecnico che tattico, dato che il Genoa si appoggerà tanto a lui, cercando di metterlo nelle condizioni migliori per lasciare un impatto. Se Retegui riuscirà a fare una stagione da 12-15 gol la squadra di Gilardino avrà grandi possibilità di salvarsi, altrimenti sarà dura.

Giocatore da prendere al fantacalcio

Il Fantacalcio è fatto di scelte controintuitive, di guizzi, di mosse sorprendenti. Mentre il resto dei fantallenatori si concentra su Retegui voi lasciate che si scannino, e andate dritti su Guðmundsson. Forse siete tra quelli che ci aveva già creduto nel mercato invernale di due stagioni fa, forse siete ancora scottati da quelle promesse non mantenute dopo il gol alla Juventus, ma ora Albert è maturato, e voi con lui. Dategli una seconda possibilità.

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