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Dario Saltari
Guida all'Austria
10 giu 2024
10 giu 2024
Una delle Nazionali tatticamente più interessanti.
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Dario Saltari
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IMAGO / Xinhua
(foto) IMAGO / Xinhua
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Ad aprile il Bayern Monaco si è presentato alla porta di Ralf Rangnick e gli ha offerto la sua panchina, con la prospettiva di ricostruire la squadra dopo le ultime stagioni difficili. Non so se è chiara la portata di questa notizia: uno dei club più importanti e ricchi del mondo è andato dal CT dell’Austria e, a poche settimane dall’inizio degli Europei, gli ha chiesto di essere il suo nuovo allenatore. Rangnick si è preso qualche giorno per pensarci ma poi ha declinato l’offerta. «Sono il CT della Nazionale austriaca con tutto il cuore, mi piace molto questo compito e sono determinato a continuare con successo il percorso che ho scelto». Di Rangnick si possono pensare molte cose, e in Italia è una figura controversa per quella sua aura da santone che ci è antipatica a pelle, ma obiettivamente è lecito chiedersi quanti altri allenatori avrebbero fatto la sua scelta. In quanti avrebbero avuto la stessa integrità intellettuale, la stessa onestà nei confronti degli impegni presi, anche con se stesso?

I Mondiali del 2018 sono sufficientemente vicini alla nostra memoria per ricordarci come andò a finire una situazione simile che ha riguardato la Spagna, il Real Madrid e Julen Lopetegui, tanto per rimanere sugli allenatori che sono stati accostati al Milan negli ultimi anni.

Non è solo una questione di principi astratti, ma anche di cura nelle cose che si fanno, che in Italia è un valore fin troppo sottovalutato. C’è una ragione se l’Austria ha sfiorato il primo posto nel suo girone di qualificazione nonostante la presenza del Belgio, se ha rifilato sei gol alla Turchia in amichevole, se è una delle poche Nazionali che può davvero dire di giocare come un club. E quella ragione - magari non l’unica ma sicuramente una delle principali - è il grado di controllo che Rangnick è riuscito ad ottenere dalla federazione austriaca, sulla Nazionale maggiore ma non solo. L’allenatore tedesco ha un ruolo molto più vasto del semplice commissario tecnico e ha un potere che gli dà libertà quasi totale su tutti i livelli del calcio austriaco. Qualcosa che ormai persino i club non erano più disposti a concedergli, e che lo ha portato per questo a un breve ma significativo esilio russo, e che invece ha ritrovato in una Nazionale che vuole tornare grande come l’Austria. «Vorrei portare il calcio austriaco dove merita, rendere possibile l’impossibile. È ciò che mi ha sempre attratto. Puoi dirti: “non ce la possiamo fare”. Ma perché ciò che è accaduto a Svizzera, Belgio e Croazia non dovrebbe succedere all’Austria?», si è chiesto ambiziosamente Rangnick.

Questo investimento in fiducia, come detto, ha ripagato, per ora. L’Austria ha finito il girone di qualificazione con 19 punti e una sola sconfitta (uno score che gli avrebbe garantito il primo posto in diversi altri gironi), e nelle amichevoli di avvicinamento a questo Europeo ha dato spettacolo. 2-0 alla Germania, 0-2 alla Slovacchia, 6-1 alla Turchia, 2-1 alla Serbia, 1-1 contro la Svizzera: quattro vittorie su cinque, tredici gol segnati e solo tre subiti. Qui su Ultimo Uomo, dopo la pirotecnica vittoria contro la Turchia, ci siamo chiesti se non sarà proprio l’Austria la rivelazione di questi Europei. “Oggi l’Austria è una squadra talmente rodata da permettersi di giocare in scioltezza anche senza i suoi migliori uomini”, ha scritto Emanuele Mongiardo in quel pezzo. E non è stato di buon auspicio, se pensiamo che nel percorso di avvicinamento a questo Europeo alcuni dei suoi migliori uomini li ha persi davvero.

Credere nel proprio gioco

L’Austria, a causa degli infortuni, non potrà infatti contare su quello che doveva essere il portiere titolare, Alexander Schlager (Red Bull Salisburgo); su quella che poteva essere un’interessante alternativa in attacco, Saša Kalajdžić (Eintracht Francoforte); sul suo perno di centrocampo, Xaver Schlager (Red Bull Lipsia); e soprattutto sulla sua stella, David Alaba, che sarà presente in Germania solo in veste di consigliere dell’allenatore. Quanto pagherà queste assenze Ralf Rangnick? Il suo gioco quanto ne risentirà? L’unica cosa di cui possiamo essere certi è che l’Austria non abdicherà ai suoi principi. Quindi 4-2-2-2 iper-aggressivo, intensità, difesa in avanti, utilizzo del pressing e del gegenpressing come fonte di gioco.

Ecco alcuni numeri direttamente da StatsBomb per avere un misura del gioco austriaco. L’Austria, tra tutte le squadre che hanno preso parte alle qualificazioni di questo Europeo, è quinta per PPDA, l’indice che misura la qualità del pressing (7.68); prima per palloni recuperati entro cinque secondi dall’avvio di una pressione (36.13 a partita); quinta per palloni recuperati entro cinque secondi dall’avvio di una riaggressione (4.50). I suoi principi sono chiari già a un primo sguardo. Nella penultima amichevole, giocata pochi giorni fa contro la Serbia, il secondo gol che ha portato alla vittoria è arrivato grazie a un anticipo di Danso su Vlahovic all’altezza della linea del centrocampo che in una frazione di secondo l’Austria ha trasformato in transizione verticale verso la porta avversaria.

L'applicazione certosina del pressing da parte dell'Austria favorisce la densità intorno alla palla appena recuperata e di conseguenza la transizione verticale verso la porta avversaria.

La pericolosità dell’Austria nasce dall’unione tra i suoi principi tattici e l’atletismo spaventoso di molti dei suoi giocatori. Ce n’eravamo già resi conto agli ottavi di finale dello scorso Europeo, quando l’Italia ha rischiato di uscire contro un’Austria che aveva un allenatore molto più conservativo di oggi. Da questo punto di vista, è importante soprattutto la connessione che si viene a creare centralmente tra Seiwald e Laimer, che è teoricamente schierato da ala destra ma che viene spesso a giocare in zone centrali di campo per creare densità intorno al pallone e favorire le transizioni in verticale. Entrambi avrebbero il fisico per fare le ultramaratone.

La strana coppia in attacco

All’Austria non manca l’identità tattica né la fiducia nei propri principi, insomma, ma giocatori che sappiano tirare fuori quei colpi che nei tornei per Nazionali sono decisivi, quello sì. In questo senso, il successo della Nazionale di Rangnick passerà molto per lo stato di forma di Arnautovic, forse l’unica concessione al talento che l’allenatore tedesco ha scelto di fare. L’attaccante di padre serbo non può garantire la stessa intensità in fase di pressing di gran parte dei propri compagni, e viene da una stagione non entusiasmante all’Inter, ma è l’unico che può davvero cambiare le sorti della sua Nazionale se le cose non andassero nel verso giusto. Anche questo ce lo ricordiamo bene da quell’ultimo ottavo di finale europeo contro l’Italia, quando Arnautovic segnò un gol assurdo di testa solo per vederselo annullare per un fuorigioco molecolare. «Se avessi avuto un 40 di piede saremmo passati», ha ricordato Arnautovic pochi giorni fa.

Sulla forma di Arnautovic conterà la sua brillantezza atletica, la sua motivazione, ma anche il lavoro di un giocatore meno conosciuto ma forse ancora più esemplificativo di questa Nazionale, e cioè Cristoph Baumgartner. Cresciuto in Austria, e con quattro stagioni da titolare tra i professionisti all’Hoffenheim, dalla scorsa estate Baumgartner si è trasferito al Red Bull Lipsia, rendendo ancora più esplicita la sua connessione con questa Nazionale, allenata dall’uomo che l’universo Red Bull l’ha plasmato fin dalle fondamenta.

Baumgartner è un giocatore che sembra unire le due identità dell’Austria, quella antica fatta di seta del leggendario Wunderteam, e questa nuova fatta di acciaio uscita fuori dalle idee di Rangnick. Un trequartista dall’applicazione maniacale senza palla, con un grande intelligenza nei movimenti senza palla, ma che nelle pieghe del suo gioco rivela anche un’ottima tecnica nello stretto e una capacità di finalizzazione non banale. Con il Red Bull Lipsia ha segnato 5 gol alla sua prima stagione senza essere titolare, con l’Austria siamo a 13 in 36 partite giocate, di cui cinque consecutivi nelle ultime cinque amichevoli. Gli avversari dell’Austria non dovranno dimenticarsi di lui.

Il gol folle segnato da Baumgartner nell'amichevole contro la Slovacchia ci dice molto delle sue qualità tecniche.

Gli avversari, a proposito, saranno un bell’enigma per l’Austria. Sulla carta il girone è complicatissimo, non solo per la Francia, che rimane una delle favorite per la vittoria finale, ma anche per due Nazionali di alto livello tecnico come Olanda e Polonia. La Nazionale di Rangnick, però, sembra la più in forma tra quelle che ambiscono al secondo posto e, calcolando che si qualificano ben quattro tra le migliori terze, il passaggio alla fase ad eliminazione diretta non è così impossibile come sembra. A quel punto la storia sarebbe ad un passo: l’Austria, che pure ha una storia gloriosa ai Mondiali e alle Olimpiadi, non è mai andata oltre gli ottavi di finale agli Europei.

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