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Guida all'Empoli 2018/19
16 ago 2018
16 ago 2018
La presentazione della squadra di Aurelio Andreazzoli, che vuole tornare ad essere un laboratorio di calcio.
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Antonino La Gumina (Palermo), Samuel Mraz (Zilina), Jacob Rasmussen (Rosenborg), Michal Marcjanik (Arka Gdnya), Luca Antonelli (Milan), Leonardo Capezzi (Sampdoria), Matias Silvestre (Sampdoria), Simone Romagnoli (Bologna), Salih Uçan (Sion).

 

Alfredo Donnarumma (Brescia), Sebastiano Luperto (Napoli).

 

: Le 28 gare consecutive a segno lo scorso anno rappresentano un record nella storia della Serie B a 22 squadre.

 



 

Avete mai provato a chiedere a qualcuno dov’è Empoli? Stiamo parlando di una piccola cittadina toscana neanche del tutto autonoma (a livello amministrativo fa parte della città metropolitana di Firenze), che forse la maggior parte dei tifosi italiani non saprebbe nemmeno indicare su una cartina geografica. Empoli ha quasi 50 mila abitanti, meno di qualsiasi altra squadra che partecipa alla Serie A, se escludiamo l’anomalia del Chievo.

 

Eppure Empoli è tra i punti di riferimento della geografia calcistica italiana ormai da anni. Da quando i toscani sono tornati in Serie A nella stagione 1996/97, con Luciano Spalletti in panchina, hanno passato più stagioni nel massimo campionato che in Serie B. La svolta è però arrivata nel 2012/13, quando sulla panchina si è seduto Maurizio Sarri, che non solo ha portato l’Empoli in Serie A, ma ne ha fatto uno dei laboratori tattici più interessanti del calcio italiano.

 

Sarri ha impostato lo spartito eseguito poi da tutti gli allenatori che lo hanno succeduto: 4-3-1-2, centrocampo a rombo, fraseggio corto, densità in zona palla, riconquista veloce. Il primo a ereditare questo sistema è stato Marco Giampaolo, che dopo l’addio di Sarri ha costruito un’altra grande stagione. Al suo posto è arrivato Giovanni Martusciello, che ha vissuto un anno di alti e bassi, chiuso con una retrocessione a sorpresa. Un suicidio che ha consentito al Crotone

, e che aveva messo in discussione le certezze della filosofia dell’Empoli.

 



L’Empoli ha iniziato la scorsa Serie B con Vincenzo Vivarini in panchina. Un allenatore dal curriculum in chiaroscuro - fatto di progetti tattici interessanti e dei complimenti di allenatori come Mourinho, ma anche di pochi risultati - che aveva fatto abbandonare alla squadra il proprio modulo di riferimento. Il 3-5-2 molto diretto di Vivarini è durato pochi mesi: dopo un ottimo inizio e qualche tentennamento è arrivato l’esonero, a dire il vero inaspettato. La squadra era comunque a due punti dal secondo posto, che avrebbe assicurato la promozione diretta: «Pur essendo in alto avevamo la sensazione che la squadra avesse il freno a mano tirato», ha dichiarato il presidente Corsi.

 

Al suo posto è stato scelto Aurelio Andreazzoli, che esclusa una parentesi da traghettatore nella Roma non aveva mai allenato ad alti livelli. Una scelta contro-intuitiva che si è però rivelata vincente. Dopo pochi mesi di smarrimento, l’Empoli è tornato al rombo magico, la propria coperta di Linus. Andreazzoli ha confermato quasi lo stesso undici titolare, ma ha inserito Miha Zajc a giostrare da trequartista dietro le punte.

 

La gestione del pallone è diventata la priorità dell’Empoli: è col pallone che si attacca, attraverso combinazioni piuttosto fluide, ma è soprattutto col pallone che si controlla la partita. Con Andreazzoli in panchina l’Empoli ha chiuso imbattuto il campionato (27 partite senza sconfitte), migliorando sensibilmente sia il rendimento difensivo che quello offensivo. L’attacco in particolare ha tenuto un rendimento stellare: 88 gol, 23 in più del secondo; 28 gare consecutive segnando almeno un gol, battuto il record detenuto dal Pescara di Zeman, Insigne, Immobile e Verratti. A beneficiare del gioco spettacolare di Andreazzoli ovviamente le due punte, Caputo e Donnarumma, che hanno segnato addirittura 49 gol in due. Ma anche il resto della squadra è fiorita: Krunic, Zajc e Bennacer sono stati tra i centrocampisti più interessanti del campionato e i terzini (Pasqual e Di Lorenzo) sono stati incredibilmente produttivi, raccogliendo 14 assist in due.

 



Sarebbe sbagliato però immaginare l’Empoli di Andreazzoli come un’altra copia di quello di Martusciello o di Giampaolo. Niente palleggio sincopato, orchestrato al ritmo di palla avanti-palla indietro; niente punte che si allargano; niente coinvolgimento massiccio del trequartista nell’avanzamento del pallone.

 

La struttura posizionale dell’Empoli di Andreazzoli è decisamente più asimmetrica. Le mezzali scendono spesso per aiutare l’uscita del pallone - specie Bennacer sulla destra. Così facendo si forma una specie di quadrato, con Krunic e Zajc più avanzati, e Bennacer e Castagnetti più arretrati.

 



 

Altre volte Castagnetti si abbassa e lascia la responsabilità dell’impostazione ai due centrali difensivi, a loro agio palla al piede.

 

I terzini si alzano subito molto a dare ampiezza e vengono coinvolti solo in un secondo momento nella risalita della palla. A loro si avvicinano spesso le mezzali, che danno ampiezza, a volte insieme a Zajc, il trequartista. La manovra, insomma, non cerca con insistenza di passare per i corridoi centrali ma si sviluppa molto più spesso dalle catene laterali, per poi tornare al centro con delle tracce in diagonale solo nell’ultimo terzo di campo, dove si attivano le combinazioni fra i giocatori offensivi, quelli con maggiore qualità nella rosa.

 

Fra le mezzali, Krunic era il giocatore più fisico e verticale, quello che cercava con più insistenza l’inserimento da dietro; Bennacer ha funzionato più da facilitatore di gioco, ripulendo i palloni, dando ritmo al palleggio e aiutando l’uscita palla; Zajc invece, molto abile degli spazi stretti, ha lavorato con il suo gioco di piccoli appoggi e rifiniture dove il campo era più risicato. Il trequartista sloveno si muove sempre nella zona in cui le punte o Krunic ricevono la palla in verticale: su di lui vengono giocate le seconde palle, che poi lui prova a trasformare in assist o third pass.

 

Con Andreazzoli comunque le punte in Serie B non erano chiamate a un lavoro paragonabile a quello con Sarri, Martusciello e Giampaolo le punte dovevano spesso allargarsi per aiutare la squadra a guadagnare ampiezza, con Andreazzoli devono rimanere più vicine possibile all’area avversaria, per aumentare la pericolosità offensiva.

 


L’azione si sviluppa sulla catena di sinistra, dove Pasqual è stato un vero regista, poi torna verso il centro con Krunic che cerca la combinazione con Zajc, aiutato dai movimenti delle punte che gli aprono un corridoio. Zajc ridarà di tacco la palla a Krunic, che tirerà da fuori.


 

Il punto di contatto più grande con le classiche versioni dell’Empoli è invece la fase difensiva. I toscani in Serie B hanno mantenuto un baricentro sempre piuttosto alto, con la grande densità in zona palla che favoriva il gegenpressing, sempre molto efficace e organizzato.

 

L’Empoli di Andreazzoli è stata una squadra dalla spiccata identità proattiva, che ambiva a un controllo delle partite che a volte si trasformava in un vero e proprio dominio. Come sempre per squadre così ambiziose il salto di categoria è particolarmente delicato: come proseguire un gioco di controllo contro squadre più attrezzate dal punto di vista tecnico? Scendere a compromessi oppure affidarsi all’idea che la forza del sistema riuscirà ad assorbire il salto di categoria?

 



È una questione particolarmente stringente per l’Empoli soprattutto perché il calciomercato club toscano è stato per lo più composto da giovani scommesse, e non ha quasi portato giocatori d'esperienza (a parte Antonelli e Silvestre). Il cambio più importante è stato in attacco, dove Alfredo Donnarumma è stato sostituito da Antonino La Gumina, rivelazione della scorsa Serie B con il Palermo.

 

La Gumina è un attaccante non particolarmente tecnico ma con un istinto impressionante per i movimenti senza palla. I suoi tagli da sinistra verso l’area, a girare attorno al difensore, ricordano quelli di Ciro Immobile. Dopo un inizio stentato, passato per lo più in panchina, La Gumina ha chiuso il campionato con 11 gol, mostrando quella capacità realizzativa istintiva e misteriosa tipica dei migliori attaccanti. Il suo impatto con la Serie A è comunque del tutto impredicibile, nel bene o nel male.

 

Parte più indietro nelle gerarchie un’altra scommessa arrivata dal mercato: lo slovacco Samuel Mraz, 11 gol lo scorso campionato con il Zilina. È un tipo di attaccante simile a quelli già in rosa: fisico compatto, bravo nei movimenti senza palla e con buoni dote finalizzative. Tecnicamente sembra troppo grezzo, specie nell’uso del corpo, per giocare molto spalle alla porta.

 



 

Davanti la difesa non è stato confermato Castagnetti, il titolare dello scorso anno. Al suo posto sono arrivate due giovani: Leonardo Capezzi e Jakob Rasmussen. Capezzi a 21 anni aveva disputato una grande stagione in Serie B con il Crotone di Juric, ma poi ha un po’ patito l’impatto con la Serie A. Ora ha 23 anni e l’Empoli sembra puntarci forte. La scorsa stagione ha giocato poco (5 partite) nella Sampdoria, nello stesso modulo che troverà ad Empoli. È un giocatore aggressivo e dalle ottime doti balistiche, ma soffre i ritmi alti e la pressione col pallone. Non usa benissimo il corpo e non è molto dinamico negli smarcamenti senza palla, chissà che in un contesto più tranquillo come quello di Empoli non possa ritrovarsi.

 

Rasmussen del resto non offre più garanzie. Stiamo parlando di un centrocampista danese di 21 anni con 20 presenze lo scorso anno nel Rosenborg. È più strutturato fisicamente di Capezzi (è alto 1,93), ma ha problemi di mobilità che cerca di compensare con le letture, su cui è però è ancora acerbo. La sua migliore qualità è forse nel gioco lungo, dove però nell’Empoli sarà poco sollecitato. Forse quello del vertice basso di centrocampo è il ruolo con maggiori incognite, anche per l’importanza che ricopre nel sistema di Andreazzoli.

 

Più in generale il centrocampo dell’Empoli potrebbe avere problemi d’esperienza: solo Krunic e Capezzi hanno giocato in Serie A. Anche per questo si sta lavorando all’arrivo di Afriyie Acquah, che aggiungerebbe anche fisicità a una squadra che in generale sembra troppo leggera per la massima serie.

 

In questo senso, forse la scommessa più grande è stata quella di riportarein Serie A Salih Uçan, ormai più un'idea che un calciatore in carne e ossa. Uçan non gioca con continuità ormai dal 2014, cioè da quando la Roma lo prelevò dal Fenerbahce come uno dei prospetti più interessanti del calcio mondiale. L'ultima stagione l'ha passata in Svizzera, al Sion, dove ha giocato a sprazzi e sempre con quell'atteggiamento da borghesia in disfacimento. Andreazzoli lo aveva allenato alla Roma e probabilmente ne apprezza il talento, anche se Uçan, a 24 anni, è ancora pura materia grezza. Era arrivato in Italia come mezzala, al Sion ha giocato trequartista centrale di un 4-2-3-1 ma stiamo comunque parlando di un giocatore non formato, sia dal punto di vista tattico che fisico. Dietro di loro c'è anche la possibilità che trovi spazio il 2000 Hamed Traoré, mezzala acerba fisicamente ma tecnicamente di grande prospettiva: ambidestro, calcia angoli e punizioni con entrambi i piedi, ha già 10 presenze in prima squadra.

 

Sembrava potesse arrivare un portiere esperto, invece è arrivato Fulignati dal Cesena fallito. Le gerarchie, tra lui, Provedel e Terracciano non sono molto definite, ma quest’ultimo parte in vantaggio. In difesa è arrivato Matias Silvestre, abituato a giocare nel 4-3-1-2, e che dovrebbe garantire esperienza e discreta personalità palla al piede insieme a Domenico Maietta. Dietro di loro le alternative sono Simone Romagnoli (rientrato dal prestito al Bologna), Veseli, reduce da una buona stagione, o persino Rasmussen adattato in difesa.

 

Sugli esterni sono stati confermati Manuel Pasqual e Giovanni Di Lorenzo, il “Frecciarossa di Ghivizzano”. Il primo assicura esperienza e una grande qualità offensiva, mai banale con la palla tra i piedi ed essenziale a far tornare la palla dagli esterni al centro con qualità e visione. Pasqual sembra però in grande declino dal punto di vista difensivo, anche per ragioni anagrafiche, e anche per questo è arrivato Luca Antonelli, reduce da due stagioni difficili in cui ha giocato poco, anche per problemi fisici. Di Lorenzo è invece un terzino dal grande atletismo, con un’interpretazione più classica del ruolo. Ha doti tecniche modeste ma ottimi tempi di gioco.

 

L’Empoli si presenta alla nuova Serie A nella sua veste più tradizionale: una squadra ricca di giovani da valorizzare attraverso un’identità tattica forte. Una formazione ricca di scommesse e con dei principi di gioco sulla carta un po’ troppo ambiziosi per il livello della Serie A. Alla prima partita ufficiale, in Coppa Italia contro il Cittadella, l’Empoli ha rimediato una brutta sconfitta interna per 3 a 0, mostrandosi sprecona in attacco e fragilissima in difesa. Un’incapacità di gestire i momenti che sarebbe sanguinosa in Serie A.

 

Aurelio Andreazzoli è però un tecnico pragmatico, che non sarà rigido nell’affrontare i problemi che il gap tecnico con gli avversari gli metterà davanti. D'altra parte, è proprio sulle spalle del tecnico di Massa che poggiano la maggior parte delle speranze dell'Empoli di tornare ad essere uno dei laboratori di calcio più interessanti d’Italia.

 


Ismael Bennacer è stato una delle rivelazioni dello scorso campionato. Cresciuto nell’Arsenal, Wenger di lui aveva detto: «Bennacer non è un giocatore spettacolare ma è efficace. Il tipo di giocatore che una volta che metti in squadra non te ne vuoi più privare. Sa difendere bene, è un lottatore e ha un mancino preciso nel gioco verticale. È davvero un centrocampista box-to-box». Bennacer in Serie B aveva una qualità tecnica assolutamente fuori scala ed è stato essenziale per raccordare l’uscita della palla e portarla sulla trequarti. È una mezzala dinamica ma minuta fisicamente: dal suo impatto con la Serie A dipende buona parte della possibilità dell’Empoli di praticare il suo gioco anche in un campionato più complicato.

 


Non esistono giocatori di sicuro rendimento nell’Empoli, quindi se dovete scommettere fatelo in grande e puntate su Antonino La Gumina. Contro il Cittadella ha fallito almeno tre occasioni clamorose ma ha dimostrato un’intensità nei movimenti senza palla che lo aiuterà ad ambientarsi anche in Serie A.

 


Bennacer, Zajc, Krunic e La Gumina non avvertono minimamente il salto di categoria e, sulle ali dell’entusiasmo dei primi buoni risultati, l’Empoli gioca benissimo. Certo, i risultati a volte non premiano le grandi prestazioni, ma la squadra riesce a salvarsi con qualche giornata di anticipo.

 


Le doti tecniche del centrocampo empolese scompaiono fra i ritmi troppo alti della Serie A. Bennacer perde il posto da titolare a novembre in favore di Acquah; Carezzi e Rasmussen si alternano davanti la difesa con prestazioni di volta in volta peggiori. A un certo punto Andreazzoli si arrende e in quel ruolo ci mette Veseli. La Gumina sbaglia troppi gol ed entra in un vortice che gli fa perdere il posto in favore di Mraz, che aveva segnato 3 gol da subentrato. Una volta titolare, però, smette di segnare. L’Empoli finisce ultimo, dietro persino l’apocalittico Parma.

 

 

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