Togliamoci subito di mezzo l’elefante dalla stanza: il Real Madrid ha già vinto?
Emiliano Battazzi
In una competizione in cui gioca il Barcellona di Messi non hai vinto fino a quando non ti consegnano il trofeo. Però questo è davvero un punto di flesso nella storia della rivalità tra Madrid e Barça: i catalani sembrano alla fine di un ciclo o forse di un’era, con l’acquisto di Paulinho simbolo anche della confusione intellettuale; i “merengues” invece esprimono una sensazione di potenza inesauribile, come se non ci fosse un limite alle possibilità di vittoria. E di limiti ne hanno già oltrepassati alcuni, come la conquista di due Champions consecutive. A me sembra un periodo di grande rinascimento Blanco, nel senso che le vittorie sono accompagnate da un ritrovamento dell’identità storica: una squadra all-star ma che punta sul dominio del pallone, controlla le partite, reagisce sempre agli schiaffi avversari. E questo farà ancora più male ai “culé”: a vincere non è un Madrid stile Mourinho, tutto transizioni furiose e bile, ma è il Madrid in stato puro, il Madrid storico, incarnato nella figura di Zidane. Il francese alla fine si sta dimostrando davvero la versione madridista di Guardiola, come immaginava Florentino: in un modo molto diverso da Pep, ovviamente, Zizou ha riportato la Casa Blanca nella sua tradizione culturale, dominio, vittorie e pallone. E gli attacchi di bile sono per gli altri. Il Real è il netto favorito alla vittoria, quindi, ma finché c’è Messi c’è speranza. E magari la tranquillità di un uomo come Valverde potrà aiutare la fase di transizione di un ambiente che sta vivendo un vero e proprio shock culturale.
Dario Saltari
Emiliano è stato già perfetto nel descrivere come il punto più alto del ciclo del Real Madrid (ciclo che inizia ancora prima di Zizou, con Ancelotti, e si lega soprattutto ad un gruppo di giocatori – concedetemi il termine – leggendario) sta coincidendo perfettamente con quello più basso del ciclo del Barça, ed è chiaro che questo non possa produrre nessuna altra conclusione se non che i “merengues” siano gli assoluti favoriti per la vittoria finale del campionato. È anche vero, però, che la situazione del Barcellona è ancora troppo confusa per poter dare un giudizio definitivo: non sappiamo ancora chi sarà il famigerato sostituto di Neymar (quanto influirebbe Dembelé, per esempio, sugli equilibri del campionato?) né fino a dove Valverde riuscirà a portare il potenziale di questa rosa. Il tecnico spagnolo all’Athletic è riuscito a coniugare un gioco intenso e proattivo a risultati impensabili, e non è detto quindi che non riesca a ricavare qualcosa di buono anche da questo momento così delicato per il Barcellona.
Daniele V. Morrone
Sarò breve. Piqué dopo la Supercoppa in cui il Madrid ha maciullato il Barça ha parlato dei rapporti di forza attuali tra le due squadre con queste parole: «È la prima volta che abbiamo sentito il Madrid superiore a noi». Nonostante il giocatore più forte di tutti sia ovviamente a Barcellona, questa Liga la può solo perdere questo Real Madrid in pieno picco del ciclo. Il vero rivale potrebbe essere a sorpresa l’Atletico Madrid dell’ultimo colpo di coda del Cholo e Griezmann più che questa versione del Barça da tardo impero.
Elencate almeno 3 problemi che potrebbe dover affrontare la squadra di Zidane quest’anno.
Emiliano
Il Real Madrid di Zidane ha in realtà sempre avuto diversi problemi, anche di struttura tattica, ma non è questo il punto: li ha sempre superati, e ogni volta sembra che non esista un enigma così grande per il Real da non poter essere risolto. L’unica posizione in cui il Real è un po’ meno sicuro è quella del portiere, nonostante Keylor Navas sia spesso decisivo nei momenti che contano. Resta però un portiere che può commettere qualche errore di troppo, come nella Supercoppa Europea contro il Man Utd sul gol di Lukaku, a cui poi ha però risposto con un miracolo su Rashford: un portiere da altibajos, e forse una squadra del genere avrebbe bisogno di una certezza piena.
L’altro potenziale problema strisciante è la gestione di Bale: con Isco ormai padrone della trequarti, e decisivo nel dominio del pallone, che è il vero grande strumento tattico del Real, quanto spazio avrà Bale, considerato che CR7 è in fase di ascensione a divinità e Benzema è la brugola perfetta per ogni momento? E Bale in panchina significa uno dei migliori 5 al mondo che guarda gli altri giocare. Non sarà una gestione facile, insomma.
Il terzo problema può essere la mancanza di un ricambio sulla fascia destra: Carvajal è uno dei migliori interpreti al mondo ma non è robocop, qualche partita la salta ogni anno per problemi muscolari (nelle ultime due stagioni, solo 23 e 22 presenze in Liga), e senza Danilo serve un giocatore solido, o almeno un giovane di prospettiva, che al momento però non c’è. E per le squadre che vogliono vincere tutto, con una stagione che si prospetta iper impegnativa con il Mondiale per club, basta una minuscola falla nello scafo per iniziare ad affondare.
Daniele V.
Penso ci sia un solo grande problema per Zidane ed è quello della sostituzione di Morata. Nessuno nella panchina attuale è in grado di garantire un livello tanto alto come prima riserva di Benzema, una funzione che Morata ha eseguito perfettamente la scorsa stagione. Lo spagnolo, inoltre, ha garantito una spinta extra alla squadra nei momenti di turn over in primavera, quando è stato lui a partire titolare in Liga nelle partite contro le piccole, per lasciare al francese i big match e la Champions League. Mayoral, che al momento dovrebbe essere la riserva di Benzema, è ancora troppo inesperto e attualmente di livello inferiore a Morata per permettere una situazione simile. Bale, infine, non è abbastanza affidabile fisicamente per poter fare parte di un lavoro così delicato e pensare di far fare a Cristiano Ronaldo la parte di Morata è utopia.
L’idea del mercato bloccato fino a gennaio, unita alla sensazione di una squadra stanca nei suoi elementi chiave, sembra restituire un Atletico a fine ciclo. È davvero così?
Daniele V.
Lo scorso anno Simeone ha titubato sull’identità della squadra, provando a costruire un Atlético diverso, fallendo e riuscendo a rimettere in sesto la stagione (ancora una volta terminata tra le prime quattro in Europa) solo quando è tornato al piano originario. Paradossalmente la sanzione ha creato l’occasione per un ultimo colpo di coda per il progetto di Simeone, che ora si ritrova con i giocatori della casa ancora più identificati con la squadra e le stelle che non hanno voluto abbandonare la nave. Un altro anno di Griezmann è un altro anno con uno dei migliori 3 giocatori della Liga. L’arrivo nel nuovo stadio poi infonderà ancora più orgoglio in una tifoseria che ormai si sente grande e che ora potrà dimostrarlo con almeno 60 mila persone a partita, una dimensione che si addice all’ultima avventura di questo gruppo. Avere da gennaio Vitolo e Diego Costa poi potrebbe innalzare il livello nel momento più importante della stagione. Penso che l’Atlético parta ancora una volta troppo sottovalutato, che poi è anche il contesto che più piace a Simeone.
Emiliano
L’Atletico sembra sempre a fine ciclo, se ci pensate bene, come se vivesse in un eterno presente in cui Godin non invecchia mai e Simeone non diventa mai brizzolato. Il blocco del mercato ovviamente è un problema per i “Colchoneros” ma a me sembra che Simeone l’abbia già affrontato nel modo giusto, cioè come un judoka che usa il peso dell’avversario per sbatterlo a terra.
L’idea è di far sentire la squadra come un corpo unico che deve compiere un’impresa almeno fino a gennaio: Simeone si è liberato di tutti i giocatori che non ce la facevano a livello mentale, anche se avrebbero fatto comodo per garantire profondità della rosa in una situazione così complicata. A gennaio, poi, con l’arrivo di Vitolo e Diego Costa, la squadra di Simeone si trasformerebbe semplicemente in Bastardi senza gloria, una rosa in cui non si molla un centimetro neppure in allenamento. Secondo me il Cholo ce la fa anche stavolta, anche se il rischio che da gruppo unito ci si senta invece gruppo di prigionieri (e quindi poco stimolati) è oggettivamente alto.