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Guida alla Lazio 2019/20
18 ago 2019
18 ago 2019
La Lazio sembra uscita dall'estate con tante certezze.
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Piazzamento lo scorso campionato: 8°

Chi in più: Angelo Ndrecka (Chievo); Jony (Malago); Denis Vavro (Copenaghen); Manuel Lazzari (SPAL), Bobby Adekanye (Liverpool).

Chi in meno: Milan Badelj (Fiorentina); Cristiano Lombardi (Salernitana); Simone Palombi (Cremonese); Romulo (Genoa).

Una statistica interessante dallo scorso anno: Nella scorsa stagione, la Lazio è stata colta in fuorigioco 97 volte, più di ogni altra squadra del campionato. Ciro Immobile 39 volte, più di ogni altro giocatore.

Due partite che danno il senso a una stagione

Le luci dell’Olimpico, i fuochi d’artificio, i coriandoli tricolore, la Coppa che si solleva al cielo tra le mani di Lulic. "Sappiamo farvi emozionare" è il claim scelto dalla Lazio per promuovere la recente campagna abbonamenti, che inevitabilmente ruota intorno alla notte del 15 maggio. Alle immagini dei festeggiamenti, e del cammino verso la finale, si intervallano quelle del derby di ritorno vinto 3-0, Caicedo che supera Olsen in corsa e poi corre ad abbracciare i tifosi oltre i cartelloni pubblicitari. Volendo interpretarci un messaggio, si potrebbe dire che quelle due vittorie siano state sufficienti a dare un senso all’intera stagione della Lazio.

Per il resto, l’ultima stagione dei biancocelesti ha lanciato allarmanti segnali di declino. Nel valutare l’ottavo posto, il peggior risultato in termini di piazzamento, punti raccolti e gol segnati del triennio di Simone Inzaghi, bisogna però tenere in considerazione che al 31 di marzo i biancocelesti si trovavano a condividere il quarto posto con il Milan dopo una vittoria in trasferta contro l’Inter, cortesia di un gol di testa premonitore di Milinkovic-Savic. Pochi giorni dopo, un’ingenuità di Patric al novantesimo è costata una sconfitta contro la SPAL, e in quel momento il campionato della Lazio è virtualmente terminato.

Mentre le energie mentali venivano indirizzate verso la semifinale di ritorno e poi verso la finale di Coppa Italia, la Lazio ha raccolto la miseria di 8 punti nelle ultime 9 partite, un ruolino di marcia da zona retrocessione comprensivo dell’unica vittoria in trasferta del campionato del Chievo, proprio all’Olimpico, teatro della vittoria di Coppa. Il dato più preoccupante registrato nell’arco dell’intera stagione è il calo drastico in termini di gol segnati e occasioni create, che ci hanno portato a chiederci in più occasioni cosa stesse succedendo alla Lazio e ai suoi migliori giocatori.

È il momento di cambiare qualcosa?

L’impressione, confermata anche dai dati statistici, è che Lazio non abbia mutato stile di gioco rispetto alle stagioni passate, poggiando ancora sulle stesse certezze: il lancio lungo verso Milinkovic-Savic, la presenza fissa degli esterni nell’ultimo terzo di campo, le triangolazioni brevi tra i due attaccanti, gli attacchi improvvisi alla profondità, l’utilizzo ricorrente dei cross nelle fasi di attacco posizionale. Insomma non è semplice spiegarsi la differenza di 33 gol segnati, praticamente uno in meno a partita, tra una stagione e l’altra.

I numeri dicono che la Lazio ha trovato soluzioni simili di passaggio e di tiro, che ha persino prodotto un volume superiore di conclusioni e di passaggi nell’ultimo terzo di campo, ma ne ha diminuito l’efficienza e l’efficacia: un calo in parte giustificabile con le cessioni di De Vrij e Felipe Anderson, e in parte con lo stato di forma mai veramente brillante di Milinkovic-Savic, aggregatosi in ritardo dopo i Mondiali, Luis Alberto, involutosi dopo l’exploit della stagione precedente, e Immobile, che soltanto all’ultima giornata ha interrotto un digiuno di gol su azione lungo 842 minuti.

Nella stagione precedente, questi passaggi di Luis Alberto e queste ricezioni furiose di Immobile solitamente si trasformavano in gol. Vedremo la prossima cosa ci riserverà.

Quest’anno le premesse sono diverse. Lo ha sottolineato anche Inzaghi nella conferenza stampa che ha chiuso la prima fase del ritiro: «Penso che da allenatore della prima squadra sia il miglior ritiro fatto. (...) L’anno scorso ad esempio avevamo giocatori importanti come Milinkovic e Badelj che sono arrivati dopo, o Luis Alberto che si era allenato poco. Ora abbiamo avuto poche problematiche». Tra le grandi squadre del campionato, la Lazio è l’unica che potrà contare su un gruppo pressoché definito fin dal primo giorno di ritiro, e soprattutto l’unica, assieme all’Atalanta di Gasperini, ad aver sviluppato un progetto tattico arrivato al quarto anno.

Il 3-5-2 di Inzaghi si era intravisto fin dalle prime giornate del campionato 2016/17, in particolare per affrontare in casa le piccole squadre. Poi, con il passare dei mesi, è arrivato a definire l’identità tattica della Lazio: una squadra a trazione verticale, dai ritmi alti, capace di dilatare in ampiezza e in lunghezza le difese avversarie. In questo pre-campionato, Inzaghi ha sempre schierato la squadra con il 3-5-2, arrivando a raccogliere vittorie rotonde contro squadre di prima divisione come il Bournemouth (Inghilterra), il Paderborn (Germania), l’Al-Shabab (Arabia Saudita) e il Celta Vigo (Spagna). Sono ritornati anche i gol: 59 (!) nelle 9 partite disputate.

I due attaccanti duettano al limite dell’area mentre l’esterno destro e le due mezzali occupano la difesa avversaria: questa versatilità è la ricetta della brillantezza offensiva della Lazio.

La fiducia in questo modulo è l’aspetto più interessante del percorso di Simone Inzaghi, che si era presentato, anche in contrapposizione a Bielsa, come un tecnico flessibile, determinato a modellare lo schieramento sui giocatori più in forma e sull’avversario di turno. Negli anni, però, è arrivato a incastrare i nuovi arrivi dentro il contesto tattico sempre più rigido della Lazio, a costo di inventare per loro posizioni inedite. Così Jony e Adekanye, presentati come ali d’attacco, sono stati adattati rispettivamente a esterno a tutta fascia e a seconda punta. Allo stesso modo, il giovane trequartista André Anderson è stato sperimentato nel ruolo di mezzala, seguendo lo stesso percorso già compiuto da Luis Alberto.

Inevitabilmente il pre-campionato ha evidenziato degli squilibri da limare soprattutto in chiave difensiva. Tanto lo spagnolo quanto il giovane brasiliano faticano nei ripiegamenti all’indietro, lasciando spesso molto spazio scoperto sulla trequarti ai lati del mediano, soprattutto se schierati al fianco di Milinkovic-Savic. È uno dei motivi per cui nelle quattro amichevoli di prestigio disputate, pur avendo sempre vinto, la Lazio ha subito sette gol. Con un calendario complicato nelle prime cinque giornate, sarà fondamentale acquistare da subito maggiore solidità per evitare una falsa partenza.

Shelton sfugge a Jony e riceve indisturbato tra le linee con la complicità di Bastos, che gli volta completamente le spalle. Nonostante i cinque difensori, la difesa della Lazio è ancora vulnerabile a queste giocate in verticale.

Il mercato ha migliorato la Lazio?

Nel corso della prima conferenza stampa stagionale, Simone Inzaghi ha sfoggiato grande entusiasmo (nei limiti dell’entusiasmo che può trasparire dalla voce di Simone Inzaghi): «Gli acquisti sono mirati, scelti insieme, stanno dando tantissimo in questa parte di ritiro». Intervenire sul pacchetto di esterni rappresentava la priorità assoluta, considerando la funzione delicata che questi svolgono nel 3-5-2. Non solo rappresentano il primo sbocco della manovra, che da Strakosha transita per i difensori centrali e poi immediatamente verso le fasce, ma sono anche chiamati a dare ampiezza agli attacchi della Lazio sulla trequarti, e a riempire l’area di cross.

Per questo Inzaghi fatica a rinunciare a Lulic. Il bosniaco è vicino a compiere 34 anni, ma garantisce ancora quella combinazione tra visione di gioco, senso tattico e dinamismo difficile da trovare sul mercato alle cifre che può spendere la Lazio. L’aspetto atletico è però essenziale: lo si intuisce dalle mosse di Tare, che ha rinunciato a riscattare a una cifra irrisoria un giocatore di tecnica raffinata ma consumato nel fisico come Rômulo, per puntare su Manuel Lazzari. Per Lazzari coprire tutta la fascia non è un problema, anche se non è ancora abbastanza lucido nel decision making e dovrà dimostrare di poter rappresentare una vera arma offensiva.

Sulla fascia opposta, Tare ha pescato a soli 2 milioni (con forse degli strascichi legali) Jonathan Rodriguez detto Jony, in gioventù transitato da La Masia, poi affermatosi in Primera División con le maglie di Sporting Gijón e Alavés. Jony ha un talento offensivo più spiccato rispetto a Lazzari, avendo giocato prevalentemente da ala in carriera, e offre le stesse garanzie sul piano atletico. Eccelle nella conduzione del pallone e nei dribbling in corsa, e ha un sinistro potente per servire palloni insidiosi. I dubbi semmai riguardano l’arretramento nello scacchiere e l’adattamento ai compiti tattici del terzino, in un campionato poco indulgente come quello italiano.

Jony inizia a correre con la palla e non si ferma più.

In difesa erano attesi altrettanti movimenti, ma finora è partito solo Cáceres, ed è arrivato solo Vavro. All’elenco dei volti nuovi si aggiungono due giovani inizialmente destinati a partire in prestito, ma che potrebbero restare dopo un grande pre-campionato. André Anderson, cresciuto nel Santos e parcheggiato alla Salernitana nella passata stagione, ha rievocato immediati paragoni con Hernanes per la grande visione di gioco e la brillantezza nel cambio di passo, nonostante anche lui non sia particolarmente dinamico né votato al gioco senza palla.

Adekanye invece è cresciuto in Olanda e ha attraversato un percorso di formazione affascinante tra Ajax, Barcellona, PSV e Liverpool, da cui si è svincolato perché non sentiva di figurare nei piani di Klopp. Ha lo stampo dell’ala olandese, inizia l’azione sempre molto largo, preferendo la fascia destra, per poi sfruttare l’esplosività del piede sinistro. Altrettanto affascinante sarà seguire il suo percorso di conversione a seconda punta, che nelle amichevoli ha mostrato spiragli di luce: quattro gol, grandi strappi in profondità.

Classica giocata della Lazio contro il Virtus Entella: contropiede condotto con eleganza da Luis Alberto, che appena alza la testa manda in porta Adekanye.

La più grande notizia di mercato, per ora, è ovviamente la conferma di Milinkovic-Savic, che non perde occasione per dichiarare l’amore per la Lazio e i suoi colori, o anche solo per l’emoji dell’aquila. «Sergej ha fatto un ritiro strepitoso come tutti, è bello averlo qui ancora con noi. (...) Io spero rimanga, ma siamo pronti a ogni situazione», aveva detto Inzaghi, qualche giorno prima che il serbo accusasse un dolore alla coscia che potrebbe fargli saltare anche il derby alla seconda di campionato. Se riuscirà a resistere all’interesse del PSG, sarà ancora per quest’anno il leader tecnico di una Lazio che a lui si aggrappa nei momenti più difficili.

Milinkovic-Savic è stato il simbolo dell’ultima stagione laziale. Ha commesso molti errori, ha fatto fatica a imporre la supremazia fisica, rifugiandosi all’ombra dei suoi colpi estemporanei, ma nei momenti più importanti è stato in grado di fare quello che tutti si aspettavano da lui: apparire tra i difensori, raccogliere un cross morbido, svettare fino a schiacciare il pallone in porta. I grandi giocatori sanno regalare emozioni, e quest’anno, per la prima volta, la Lazio se li è tenuti stretti.

Giocatore di cui comprare la maglia

Denis Vavro è un altro gigantesco centrale slovacco prodotto dall’accademia dello Zilina pronto a conquistare il nostro campionato ‒ a un anno esatto di distanza dal rigore tirato forte alle spalle di Gollini che aveva eliminato l’Atalanta dall’ultima Europa League. Vavro ha un fisico pesante e potrebbe soffrire gli uno contro uno a cui Inzaghi costringe continuamente i suoi difensori, ma a dispetto dei soli 23 anni dimostra una maturità invidiabile: sa usare il corpo, sa quando aggredire e quando temporeggiare, e con il destro calcia in modo potente e preciso. Un nome da stampare a tutti i costi sulla splendida seconda maglia se vi piace molto sventagliare il pallone e non vi piace molto sorridere.

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👕 Denis's looking good in his new shirt! #WelcomeVavro ⚔️

Un post condiviso da S.S. Lazio (@official_sslazio) in data: 5 Lug 2019 alle ore 12:40 PDT

Vavro is not amused.

Giocatore da prendere al fantacalcio

Il “Tucu” non ha mai segnato più di 5 gol in un torneo, ma chissà che non si riveli un centravanti al prezzo di un trequartista, ora che si è ambientato negli schemi di Inzaghi. Il gioco offensivo della Lazio si fonda su un tipo di intesa tecnica e mentale tra gli attaccanti che lo rende allo stesso tempo codificato e imprevedibile. Le giocate si ripetono simili tra di loro ma gli interpreti variano. A volte Correa si defila in fascia per ricevere spalle alla porta mentre Immobile attacca la profondità, a volte i due si invertono i ruoli, come nell’azione che ha portato al gol del 2-0 nell’ultimo derby. Intanto, con 13 gol, è stato il capocannoniere del pre-campionato biancoceleste. Se credete alle favole estive, allora credete anche ai fantasisti argentini.

Primo controllo con il tacco che gli permette di girarsi fronte alla porta in mezzo a due difensori. Aggiungete grazia al vostro fantacalcio.

Miglior scenario possibile

Sulla scia del derby vinto, forte della sua ossatura consolidata, la Lazio parte benissimo, mentre le rivali annaspano in cerca di una quadra. Inzaghi trova il modo di far coesistere Correa, Luis Alberto, Milinkovic-Savic e Immobile senza compromettere la tenuta difensiva. L’aggressività di Vavro e la compostezza di Luiz Felipe si completano perfettamente intorno alla leadership di Acerbi. L’Atalanta cede il passo, vittima delle fatiche europee, il Milan si rivela acerbo per il grande salto, la Roma rigetta i dettami del calcio di Fonseca, e si apre uno spiraglio per quel quarto posto sempre così vicino, sempre troppo lontano. A dicembre (ma potrebbe anche essere gennaio, la Lega non ha deciso), Lulic solleva la Supercoppa sotto il cielo di Gedda.

Peggior scenario possibile

La Lazio perde a Genova contro la Samp, poi anche il derby, poi ancora in casa dell’Inter alla quinta giornata. La squadra di Inzaghi non riesce mai a riprendersi dal tracollo iniziale, anche perché gli infortuni condizionano le scelte del tecnico, evidenziando alcuni difetti di profondità della rosa: l’unico sostituto di Lucas Leiva è Cataldi, l’unico centrale mancino oltre ad Acerbi è Radu, l’unica mezzala di equilibrio è Parolo. A metà stagione si ha la netta percezione che il ciclo di Inzaghi sia finito, e Lotito va a letto ogni sera ripensando in lacrime al rinnovo fino al 2021 firmato a giugno di quest’anno. Decide di non cambiare, e in effetti non cambia nulla: un altro ottavo posto, questa volta senza trofei da celebrare a maggio.

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