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Guida ai quarti di Europa League
07 apr 2016
07 apr 2016
Ecco un po’ di motivi per continuare a guardare l’Europa League anche senza italiane.
(articolo)
18 min
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Villarreal - Sparta Praga

Francesco Lisanti

Se gli ultimi anni (o anche solo gli ultimi turni) ci hanno insegnato qualcosa, è che in Europa League non è sufficiente una buona preparazione tattica, o una rosa abbastanza profonda, e spesso passa il turno la squadra con più determinazione. Ne ha già in parte approfittato il Villarreal agli ottavi e ai sedicesimi, dove ha incontrato il Bayer Leverkusen e il Napoli, due squadre ben organizzate ma probabilmente distratte dai rispettivi campionati.

Questo quarto di finale, sulla carta meno blasonato, potrebbe alla fine rivelarsi uno dei più interessanti, perché entrambe le squadre hanno tutti i motivi per giocarsela con determinazione. Quando in entrambi i campionati mancano sette giornate alla fine, il Villarreal può dirsi quasi certamente quarto in Liga, dopo una stagione decisamente sopra le aspettative, mentre lo Sparta Praga può dirsi quasi certamente secondo nella Gambrinus Liga, che gli garantirà l’accesso ai preliminari di Champions League.

Contro la Lazio, lo Sparta Praga ha mostrato una buona organizzazione ma soprattutto un’ottima tenuta atletica. Lo sviluppo del gioco è abbastanza elementare, ma l’intensità e la rapidità delle giocate hanno comunque vanificato ogni tentativo di recupero da parte della Lazio, sempre costretta a inseguire. Come già per il Dnipro l’anno scorso, correre più degli avversari può fare la differenza in questa fase della stagione. I suoi migliori talenti saranno anche galvanizzati dalla pausa internazionale: Brabec, Marecek e Frydek hanno esordito nella nazionale ceca proprio la scorsa settimana, mentre Vacha, Krejci e Dockal erano già titolari fissi. Vacha e Zahustel sono in dubbio, e la loro assenza potrebbe cambiare completamente l’aspetto dello Sparta: il primo funge da regista, il secondo è un terzino a tutta fascia ed è il principale sfogo della manovra, altrimenti abbastanza bloccata.

Nel doppio confronto vedo favorito il Villarreal, che è l’esatto contrario della Lazio, ovvero una squadra che non concede mai spazio tra i reparti, non rischia mai l’anticipo fuori tempo, non concede mai una conclusione senza pressione (e lo Sparta ha ottimi tiratori dalla distanza). Soprattutto, l’urna ha sorteggiato ancora una volta l’andata in casa per il Villarreal, e il Madrigal fin qui è stata una sentenza: 1-0 al Napoli, 2-0 al Bayer. Segnare è quasi impossibile, un gol anche fortuito la squadra di Marcelino lo trova, e a quel punto il ritorno si complica moltissimo. Curiosamente, lo Sparta ha costruito i suoi successi proprio in trasferta, prima un prestigioso 0-3 Krasnodar e poi lo stesso risultato a Roma, ma sempre al ritorno, contro due squadre che provavano a controllare la partita. Solitamente non è una delle priorità di Marcelino.

Curiosità per i duelli individuali: Scasny potrebbe appiccicare Frydek addosso a Bruno Soriano come già aveva fatto con Biglia, e davanti potrebbe sacrificare l’esperienza e la qualità di Lafata per i centimetri di Julis, dato che contro il Villarreal spazio al centro non se ne trova e si finisce per crossare senza soluzione di continuità. Chiedere al Napoli.

Riguardando gli highlights di Lazio - Sparta Praga si fa fatica ancora a convincersi che sia successo davvero, che la Lazio possa aver perso 3 a 0 in casa.

Federico Aquè

Il 3-0 con il quale lo Sparta ha eliminato la Lazio è stato senza dubbio un risultato impressionante. E se è vero che una rondine non fa primavera, c’è da dire che la squadra di Scasny arriva a questa doppia sfida con il Villarreal senza aver mai perso una partita in Europa League. Difficile quindi pensare che il “Sottomarino Giallo” commetta l’errore di sottovalutare i cechi e si affidi soltanto alla propria superiorità tecnica per eliminarli.

Da tenere d’occhio il triangolo di centrocampo dello Sparta, che cambia spesso disposizione durante la partita e può mettere in difficoltà il Villarreal tra le linee. Ci sono diversi giocatori interessanti, Krejci e Dockal su tutti, e anche se la qualità è modesta la manovra si sviluppa in maniera abbastanza veloce per creare problemi. Insomma, non è un quarto così scontato come potrebbe sembrare sulla carta e non mi stupirei se il Villarreal facesse una figura peggiore rispetto ai turni contro Napoli e Bayer.

Daniele V. Morrone

Il Villarreal è senza ombra di dubbio la squadra rivelazione di quest’anno in Liga. Soprattutto per la proposta di gioco elaborata da Marcelino, che ha sorpreso per il suo pragmatismo, in grado di adattarsi facilmente a qualsiasi avversario. Il Villareal è però anche una squadra decisamente piacevole quando può prendere il controllo della situazione contro squadre minori (come sarà lo Sparta Praga).

Il tecnico spagnolo, grande ammiratore di Sacchi, ha individuato una sorta di “inefficienza nel mercato” nella capacità delle squadre in Liga di difendere un avversario che non utilizza il centro. Ha così dato vita a un mix tra esterni che entrano nel campo o che giocano verso il fondo, impostando un 4-4-2 compatto che vuole che la palla circoli rapidamente dal centro verso gli esterni. Il regista, capitano, idolo del Madrigal e totem della squadra, Bruno Soriano quindi si occupa solo di gestire il ritmo della circolazione (che non è cosa da poco visto come domina questo aspetto) e lascia le incombenze di creazione ai giovani esterni Denis Suarez e Castillejo.

Questo porta la squadra a giocare a un ritmo sostenuto, pur non rinunciando a sfruttare la propria caratura tecnica e a saper gestire il pallone, ma soprattutto scegliendo sempre con cura su quale fronte puntare la difesa avversaria. Villarreal come piazza tranquilla dove crescere un progetto ambizioso, ma anche punto di rinascita per giocatori in cerca di riscatto, soprattutto in attacco. Il passaggio del turno infatti passerà tra i piedi di quattro attaccanti che hanno caratteristiche differenti, ma hanno questo in comune: come Roberto Soldado sono stati tutti raccolti come inconcludenti finalizzatore e trasformati in attaccanti di movimento. Ora segna poco ma con lui tutto l’attacco gira meglio. Poi ci sono il francese Cedric Bakambu recuperato dalla Turchia, Adrián dal Portogallo e infine l’eterna promessa Leo Baptistao. La speranza di Marcelino è che tra i quattro esca fuori il jolly di coppa, come è stato già con il Bayer Leverkusen, dove Bakambu ha trovato un’incredibile doppietta.

Emanuele Atturo

Nel novecento lo Sparta Praga era soprannominato Iron Sparta per la sua dominanza nel campionato nazionale. Negli ultimi anni però l’arrivo di squadre senza blasone e con un nome da birra, come lo Slovan Liberec o il Vicktoria Plzen, l’ha declassata a squadra minore. Nella Coppa dei Campioni 1991-1992 lo Sparta ha passato un paio di turni e per poco non è riuscito a qualificarsi per la semifinale.

L’eliminazione arriva di fatto nel sofferto 3 a 2 contro il Barcellona futuro Campione d’Europa.

Ho guardato giocare lo Sparta Praga per 180 minuti contro la Lazio, eppure non ricordo una sola faccia dei suoi giocatori. All’incirca: sono tutti slavati, di media statura, irriconoscibili per caratteristiche tecniche. Per questo tifo per loro, e anche per la loro aria vagamente decadente.

Borussia Dortmund - Liverpool

Dario Saltari

Si dice che un amore finisce davvero solo quando ne inizia un altro. Se è vero, Borussia Dortmund-Liverpool è la cotta che potrebbe sostituire definitivamente Jurgen Klopp con Thomas Tuchel nei cuori dei tifosi tedeschi. O, al contrario, quella che potrebbe sostituire il muro giallo con la Kop nel cuore di Klopp. Al di là di come andrà a finire, questo quarto di finale di Europa League chiude un’epoca.

È innegabile che il Borussia Dortmund arrivi alla sfida con i favori del pronostico. La squadra di Tuchel ha vinto 13 delle ultime 15 partite in tutte le competizioni: in questa striscia le uniche squadre a non aver perso sono l’Hertha Berlino terzo in classifica e il Bayern Monaco di Guardiola, entrambe non riuscendo a segnare nemmeno un gol (tutti e due gli scontri sono finiti 0-0). Nello stesso numero di partite il Liverpool di Klopp di vittorie ne ha raccimolate appena 5, contro Manchester United, City, Crystal Palace, Augsburg e Aston Villa.

Andando oltre il risultato, il Borussia sembra avere già ciò che il Liverpool sta ancora cercando: un’identità complessa, solida e consolidata. La squadra di Klopp è ancora nel mezzo della transizione dal calcio di posizione ragionato di Rodgers a quello diretto, intenso e adrenalinico dell’allenatore tedesco. Alcune caratteristiche già si vedono abbozzate (a cominciare dal tanto agognato gegenpressing) ma molte volte il Liverpool rimane prigioniero della confusione, con la squadra che si allunga, perde la distanza tra i reparti e concede inevitabilmente spazi all’avversario.

Il problema per Klopp è che il Borussia ha già distrutto (letteralmente) una squadra dai principi di gioco simili ma con le idee molto più chiare di quelle del Liverpool, e cioè il Tottenham. Nonostante la squadra di Pochettino fosse imbottita di riserve, è stata ugualmente disarmante la facilità con cui il possesso giallonero ha eluso il pressing forsennato del Tottenham (non per tornare su concetti superficiali, ma il Borussia nei due confronti ha rifilato cinque gol a quella che è la migliore difesa della Premier League).

Insomma, non vedo grandi speranze per il Liverpool. I tifosi del Borussia hanno finalmente la possibilità di buttare quella vecchia foto di Klopp che si ostinavano a tenere sulla scrivania.

E quando diciamo “non vedo grandi speranze per il Liverpool” pensiamo a questo.

Flavio Fusi

I sette anni dell’era Klopp non si sono chiusi certamente nella maniera migliore, ma era impensabile che Tuchel facesse fare un così netto salto in avanti alla squadra in così poco tempo. Certo era difficile fare peggio di un’annata sfortunata in cui il suo predecessore aveva dovuto fare i conti con addirittura 116 infortuni, ma con Tuchel il Borussia Dortmund è passato dalla qualificazione in extremis in Europa League ad essere una squadra con numeri da top-5 europea.

L’ex tecnico del Mainz ha mantenuto gran parte della rosa (di fatto, considerando che in Europa gioca Weidenfeller, Weigl è l’unico volto nuovo nell’undici titolare di coppa) ma ha cambiato completamente la filosofia di gioco della squadra, affidandosi ad un ben più sofisticato gioco di posizione, pur mantenendo, e se possibile migliorando, il pressing e il gegenpressing marchio di fabbrica di Klopp. Il Borussia ha già segnato più gol che in tutta la passata stagione e anche i singoli hanno portato ad un altro livello le loro prestazioni: da centometrista con il vizio del gol Aubameyang si è evoluto in uno dei più prolifici e letali centravanti d’Europa (finora sono 33 i gol in tutte le competizioni) e Mkhytarian ha compiuto un percorso simile divenendo un top-player da 15 gol e 16 assist stagionali.

Klopp, purtroppo, non ha avuto un’estate di preparazione per implementare i propri principi di gioco e ha dovuto cambiare in corsa, non senza difficoltà, la mentalità del Liverpool che ha lentamente abbandonato un approccio reattivo in favore di un atteggiamento ben più proattivo. Ora anche il Liverpool fa dell’intensità e del gegenpressing i suoi maggiori punti di forza, ma come ha scritto Dario, il processo di apprendimento è ancora lungo e le vette di efficienza toccate nella Ruhr sono ancora lontane, tanto che i “Reds” veleggiano a metà classifica.

A rendere perfino più arduo un percorso già difficile di per sé, ci hanno pensato i tanti, e forse fisiologici, infortuni che hanno privato Klopp dei suoi migliori uomini. Basti pensare che al momento attuale, il tecnico tedesco può contare su un solo attaccante completamente disponibile, Sturridge, che da ottobre non ha mai concluso i 90 minuti di una partita di Premier: Ings è fuori da inizio stagione, Benteke ha subito un infortunio al ginocchio in nazionale, così come l’altro belga Origi (che però ha giocato uno spezzone della gara con gli Spurs), mentre Firmino soffre di un infortunio muscolare che lo ha costretto a rifiutare la convocazione di Dunga e quella di Klopp per la partita con il Tottenham.

Il doppio confronto tra Tuchel e Klopp sarà probabilmente uno dei più ricchi di significato e spettacolari della stagione, ma è il Borussia Dortmund ad essere il favorito assoluto, non solo di questo quarto di finale, ma di tutta la competizione.

Daniele V. Morrone

Sarò breve: il Borussia Dortmund in questo momento è secondo me l’unica squadra di questa competizione che potrebbe giocare senza problemi nei quarti di Champions League. Ogni tanto succede che con un’annata precedente storta ci ritroviamo con una squadra a cui l’Europa League sta ampiamente stretta. Penso al Porto di Villas Boas nel 2011 o all’Atlético Madrid di Simeone nel 2012 che non a caso vinsero la competizione dominandola. Questo è il tracciato che può seguire il Borussia Dortmund quest’anno e neanche un volpone come Klopp credo sarà in grado di metterlo in discussione.

Braga - Shakhtar Donetsk

Francesco Lisanti

Lo Sporting Braga è una di quelle squadre che, al netto della carenza di talento, riescono comunque a regalare sempre partite divertenti. Non so quanto sia stato divertente per i suoi tifosi il tortuoso cammino nella fase finale del torneo, che porta la firma dell’attaccante serbo Stojiljkovic: nei sedicesimi ha segnato il gol che ha respinto il tentativo di rimonta del Sion (che poi ha colpito una traversa a colpo sicuro nei minuti di recupero, con l’immortale Theofanis Gekas), negli ottavi ha segnato il terzo gol che ha completato la delicata rimonta ai danni del Fenerbahce, che aveva vinto 1-0 la gara di andata.

Il Braga, allenato dall’ex allenatore di Paços e Porto Paulo Fonseca, si dispone con un canonico 4-4-2 e prova sempre ad aggredire alto l’avversario, e a giocare subito in verticale. Ha due terzini brasiliani molto brasiliani, Baiano e Goiano, e infatti spesso soffre nelle transizioni. Nell’ultimo weekend ha subito 5 gol dal Benfica in una partita giocata sostanzialmente alla pari, dove il Benfica ha saputo approfittare della lentezza del Braga nel ricomporre l’assetto difensivo, superato il primo pressing. Soprattutto vale la pena guardare i due esterni offensivi del 4-4-2, Rafa Silva e Josuè, che spesso giocano a piede invertito, Silva che è destro a sinistra e Josuè che è sinistro a destra, di modo da tagliare il campo e lasciare spazio ai terzini. La conduzione di palla col mezzo esterno di Rafa Silva è estremamente elegante, e Silva è anche al momento in testa alla classifica degli assistman della competizione, assieme a Dockal dello Sparta.

In campionato il Braga è saldamente quarto, il che vuol dire primo nel campionato delle “altre”, quelle condannate a non vincere mai al di fuori di Lisbona e Oporto, ma vuol dire anche che potrà concentrare tutte le energie su questa partita. Lo Shakhtar è invece in lotta per il primo posto con la Dinamo Kiev, e potrebbe pesare nel doppio confronto. Tuttavia la trequarti tutta brasiliana Marlos - Eduardo - Taison è un lusso per la competizione, e davanti c’è El Chuky Ferreira che un gol non lo risparmia mai. Sulla bilancia del talento la squadra di Lucescu parte favorita, ma è una sfida che potrebbe divertire molto: da una parte la difesa lenta degli ucraini, dall’altra la rapidità di combinazioni dell’attacco portoghese, da una parte la qualità dal centrocampo in su dello Shakhtar, dall’altra gli squilibri della fase difensiva del Braga. I pronostici li sbaglio sempre, ma mi aspetto di vedere gol.

Ma giusto per dare una faccia al bomber Nikola Stojiljkovic.

Federico Aquè

Ho visto la partita tra Benfica e Braga e non solo il risultato è bugiardo, ma per alcuni tratti della partita, specie nel primo quarto d’ora, la squadra di Fonseca è stata superiore. Il Benfica è passato in vantaggio sfruttando un errore del Braga in fase d’impostazione, ma prima del gol di Mitroglou gli ospiti hanno avuto due occasioni clamorose per segnare: Wilson ha colpito il palo dopo nemmeno un minuto e Rafa Silva ha mandato fuori un pallonetto solo davanti a Ederson.

Il 4-4-2 del Braga rischia davvero di far venire le vertigini. La squadra di Fonseca è veloce e molto verticale, punta in fretta la porta con tagli continui alle spalle della difesa avversaria. Gli esterni hanno un ruolo chiave: giocano molto dentro il campo per aiutare la costruzione della manovra, ma sono sempre pronti a tagliare per puntare la porta. Non è un caso che dopo i due attaccanti Stojiljkovic e Hassan, i migliori marcatori siano due ali, Pedro Santos e Rafa Silva. Quest’ultimo è nel giro della Nazionale portoghese ed è la stella della squadra. È lui il giocatore più pericoloso.

D’altra parte però lo Shakhtar non solo è più forte, ma è tatticamente molto sofisticato: cambia di continuo disposizione per adattarsi alle linee di pressing avversarie e il movimento per creare linee di passaggio e favorire lo sviluppo dell’azione è incessante e coinvolge anche i trequartisti, che entrano dentro il campo. La squadra di Lucescu non ha perso la sua anima brasiliana: Taison, Marlos, Eduardo, Bernard, la qualità è elevata per la competizione, anche se il mio giocatore preferito resta Srna e sono curioso di seguire la crescita di Kovalenko. Per me lo Shakhtar può essere un outsider per la vittoria finale.

Dario Saltari

Aggiungo un ultimo dettaglio, solo apparentemente irrilevante.

Tra Braga e Donetsk ci sono oltre 4500 kilometri: un’asse orizzontale che copre tutto il nostro continente. A tracciarlo su una cartina con un tratto senza esitazioni si toccherebbe la Spagna, la Francia, la Germania e la Polonia, oltre al Portogallo e all’Ucraina, ovviamente.

Mi sembra molto significativo che ad affrontarsi siano le due periferie più estreme dell’Unione Europea: quella occidentale, che guarda con malinconia verso l’Oceano Atlantico, e quella orientale, che guarda con nostalgia verso la Russia. Mi sembra molto significativo anche che lo facciano in una competizione che si chiama Europa, non più UEFA, Europa.

Braga-Shakhtar è un calcio in via d’estinzione, l’Europa League è una coppa in via d’estinzione. E l’avvento di superleghe e nuove coppe dei campioni è solo una faccia della medaglia. L’altra è l’affermazione del centro e la graduale sparizione, nell’identità europea, della periferia. Una perdita a cui ognuno dà il peso che ritiene più giusto, ma comunque una perdita.

A questo punto vi starete chiedendo “ma com’è Donetsk?!”. Poteva andare meglio, diciamo.

Athletic Club - Siviglia

Dario Saltari

Questa partita è, in buona sostanza, il meglio che il calcio spagnolo ci può offrire fuori dalla triade Barcellona-Real Madrid-Atlético. Due squadre peraltro molto simili per idee: gioco diretto, pressing alto, verticalità, pochi compromessi. Il Siviglia è terzo nella classifica degli expected goals prodotti in Liga, l’Athletic Club quinto. Se state cercando emozioni e occasioni da gol, questa è la partita che dovete guardare.

La parte della favorità, però, la ricopre il Siviglia. L’Athletic Club non vince al Ramon Sanchez-Pizjuan da più di QUATTRO anni e anche nell’ultima occasione in cui le due squadre si sono affrontate, a gennaio, ha vinto il Siviglia, 2-0. Se ciò non bastasse, l’Athletic Club ha anche perso alcuni dei suoi uomini migliori nelle ultime settimane come Laporte e Merino.

Ma la partita è meno scontata di quanto sembri. Il Siviglia va in grossa difficoltà contro squadre che la pressano alta, tagliando i collegamenti con i due uomini di maggiore tecnica della squadra (il doble pivote Banega-Krychowiak), e che attaccano la profondità alle spalle della difesa in velocità. Praticamente due delle qualità migliori dell’Athletic Club.

I centrali di Emery sono legnosi e impacciati con la palla tra i piedi, e anche i terzini non eccellono per tecnica individuale. Proprio nell’ultimo incontro con l’Athletic Club, il Siviglia andò ripetutamente in affanno, con la squadra di Valverde che colpì una traversa e creò diverse occasioni da gol. Nell’ultima di campionato, persa 1-2 con la Real Sociedad, la squadra di Emery ha dimostrato di nuovo tutti i suoi limiti prendendo due gol banali su calcio da fermo (e l’Athletic Club è la squadra che segna di più su calcio piazzato, dopo il Real Madrid).

A far pendere ulteriormente la bilancia dalla parte di Bilbao c’è anche il ritorno di Iñaki Williams, che con la sua velocità può mettere in seria difficoltà la retroguardia andalusa.

Dopo l’eliminazione del Napoli, la già ricca trama dell’Europa League potrebbe insomma arricchirsi di un secondo red wedding.

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Daniele V. Morrone

Quello che scrive Dario è convincente: se c’è una squadra che conosce già il Siviglia è l’Athletic Club, e poi non può vincere sempre la squadra andalusa. Eppure non ce la faccio proprio a scommettere contro il Siviglia e la sua mistica in questa competizione.

È il momento in cui siamo costretti a ricordarvi che il Siviglia vince tutte le Europa League a cui partecipa.

La squadra di Unai Emery ha ormai un algoritmo di successo. Sperimenta in inverno per poi sbocciare in primavera con l’arrivo dei turni ad eliminazione della coppa. In questo periodo il Siviglia diventa una squadra che non ha paura di farsi brutta, sporca e cattiva. Niente fronzoli: difesa che rischia pochissimo, centro del campo bloccato con Banega unico punto di riferimento con la palla, esterni che devono saper anche tornare e una punta che attacca sempre la profondità per sfruttare la trequarti.

Anche quest’anno, dove il mercato aveva regalato profili diversi ad Emery (come Llorente o Krohn-Deli) di esperimenti ne sono stati fatti, ma guarda caso con l’arrivo della primavera si è tornati sempre lì: Krichowiak e Cristoforo (o N’Zonzi) bloccati a fare il passaggio a livello dietro a Banega; Vitolo e Konoplyanka (o Reyes) a correre sulle fasce e Gameiro davanti. La storia di Gameiro è la classica mossa Emery: la sottovalutata punta francese lo scorso anno partiva dalla panchina come riserva di Bacca e il mercato estivo aveva portato sia Immobile che Llorente come possibili titolari; Gameiro ha passato l’inizio anno dietro di loro, per poi prendersi sempre più minuti fino ad esplodere e diventare titolare inamovibile e probabilmente punta più in forma dell’Europa League dietro ad Aubameyang. Veloce senza palla, intelligente nei movimenti e letale sotto porta. I gol in stagione sono 18 e con una doppietta ha steso il Basilea nel ritorno degli ottavi. Ah anche nella sfida in campionato vinta per 2-0 contro i baschi ha segnato una doppietta.

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