1. Da quali giocatori vi aspettate un possibile salto di qualità in questa stagione, capace di farli finire nella vetrina della Serie A?
Emiliano Battazzi
Più che da un singolo giocatore, mi aspetto finalmente un passo in avanti decisivo di un gruppo di giocatori italiani, che poi sono quelli del secondo posto agli Europei Under 21 del 2013. Florenzi e Insigne, per esempio, sono già affermati, ma ancora non si capisce bene se abbiano margini di miglioramento o siano semplicemente ottimi giocatori “limitati”: in quel gruppo c’era Verratti, che è l’unico effettivamente affermato a grandissimi livelli.
Poi invece ci sono altri con qualità innegabili ma che ancora non riescono a trovare continuità e ormai devono sbrigarsi: Immobile, Gabbiadini, Destro, Saponara, Bertolacci, anche Paloschi, ci hanno già fatto vedere tutto oppure possono esplodere sul serio?
Mi aspetto qualcosa di più anche da Kondogbia, che ha pagato tantissimo il passaggio a un campionato più competitivo e a un sistema di gioco poco elaborato: dipenderà molto da lui ma anche dalla visione di De Boer. Poi c’è sempre Iturbe, uno che sembrava potesse sfondare e invece si è accartocciato nel suo gioco da cavallo pazzo con paraocchi (e già gli era successo da giovanissimo al Porto): ma chissà se rimarrà in Serie A.
Daniele Manusia
Di giocatori in grado di crescere e di prendere il posto in copertina lasciato da Pogba ce ne sono molti. Forse è troppo facile dire Dybala, che è già da copertina ma potrebbe diventare letteralmente di un altro livello. Concordo con Emiliano su Kondogbia (anche se devo confessare che rispetto a un anno fa ho dubbi maggiori sulla capacità di Kondogbia di adattarsi al ritmo di gara) ma il discorso vale per molti interisti: da Banega che potrebbe utilizzare la Serie A come trampolino di lancio definitivo, a Perisic, Candreva, e soprattutto Icardi. In effetti è un discorso che si adatta a molti giocatori di squadre che aspirano ai primi posti: starà ai vari Perotti, Hamsik, Salah, Milik, di alzare il proprio livello e quello della loro squadra. Che poi è il salto più duro di tutti da fare.
Infortuni permettendo, penso che Giuseppe Rossi potrebbe vivere la stagione della maturità in una squadra finalmente competitiva, così come Gonzalo Rodriguez che secondo me è semplicemente sottovalutato e magari quest’anno riuscirà in qualche modo a fare un passo in avanti e a prendere la ribalta che merita. Rispetto ai nomi fatti da Emiliano, invece, io ho una lista di giocatori che considero di talento assoluto, che sono ancora giovani, per cui però questa stagione rischia di essere decisiva per tirarsi fuori da una strana forma di mediocrità di alto livello: Bernardeschi, Insigne, Berardi e El Sharaawy.
Ne ho anche una di giocatori che hanno le qualità per far fare una grande stagione ai rispettivi club, come Muriel e Bruno Fernandes, ovviamente Saponara ma anche El Papu Gomez. E alcuni nuovi arrivi potrebbero diventare subito uomini copertina: Ocampos, Praet, Leitner, Peñaranda, Schick. Poi ci sono le incognite su cui vale comunque la pena puntare qualche fiches: da Birsa (che insomma dipende dalle fortune del Chievo, ma che all’inizio dello scorso anno sembrava un potenziale MVP), a Pavoletti che deve confermare i numeri dello scorso anno, a Felipe Anderson e Keita. A proposito, io ogni anno a inizio campionato scelgo un po’ di amici a cui dire: vedrai, questo sarà l’anno di Ravel Morrison, così se succede sono coperto.
Fabrizio Gabrielli
Riconosco di essere un po’ di parte, ma sono curioso a livello ansia di capire se il cambio Shimano di El Shaarawy, ben oliato da Spalletti nel lungo periodo, possa sbloccarsi e permettergli nuove volate in salita o se al contrario dovremo abituarci all’idea che Elsha esplosivo è un’immagine datata e irripetibile almeno quanto l’avvento del cambio Shimano.
Quando a Gennaio è tornato in Serie A ha impresso un cambio motrice nella Roma che non ci ha lasciati indifferenti, ma è pur vero che c’erano gli Europei alle porte, un allenatore da convincere, una narrativa personale di riscatto sui detrattori che in parte (una buona parte) ha finito per funzionare da motore propulsore. Ora bisognerà capire se può confermarsi con costanza ad alti livelli, e di conseguenza se può sorreggere sulle spalle la responsabilità di trascinare la carretta giallorossa, o se la sua essenza di giocatore è quello che il suo cambio di capelli sarebbe in un mondo normale, cioè effimero e figlio di un momento.
Il salto di qualità della Roma passa più di quanto ci piaccia o dispiaccia pensare per quello di Elsha.
Marco d’Ottavi
Qui tutti siamo innamorati di Saponara, come è ovvio che sia, però non credo di sbagliare dicendo che non sia ancora un calciatore totalmente consacrato e che ci sia lo spazio per un ulteriore salto di qualità. Della scorsa stagione stride la differenza di prestazioni tra la prima parte del campionato e la seconda. E va bene che l’Empoli ha tirato i remi in barca, però Saponara è sembrato una di quelle serie TV che inizi a guardare e all’inizio non vorresti staccartene mai, ma poi inizia a non rispettare pienamente tutte le promesse iniziali. E allora mi aspetto da Ricky una stagione ad altissimo livello di gioco, piena di gol e assist, come la quinta di Breaking bad, magari con un po’ di metanfetamina in meno.
Daniele V. Morrone
È la seconda stagione consecutiva in cui scrivo di aspettarmi un salto di qualità definitivo da parte di Bernardeschi ma questa sembra veramente quella giusta. La scorsa stagione è arrivata la continuità in campo e si può dire che ora è un giocatore migliore perché ha sviluppato altre parti del suo gioco venendo schierato esterno. Non so se si è trattato di una sorta di anno di apprendimento per farlo crescere o se per Sousa quello è il suo ruolo definitivo, ma in questa mi attendo il salto di qualità in un senso o nell’altro. La mia speranza rimane quella di vederlo più vicino all’area in pianta stabile così da capire quanto può essere protagonista anche in fase di definizione della giocata. Insomma per arrivare almeno a 15 gol+assist in stagione e giustificare così il lavoro di chi poi confeziona i mix su Youtube con soprannomi come “maestro” o “football genius”. Nome bonus è Goldaniga del Palermo che a 22 anni dovrà mettersi alle spalle una stagione sostanzialmente negativa, tra squadra disfunzionale e un infortunio pesante che gli ha impedito l’esplosione, ma che avrà ora responsabilità e fiducia a disposizione per farlo.
Dario Saltari
Più che un salto di qualità, sono curioso di vedere se Perotti saprà confermare con continuità nella prossima stagione le assurde prestazioni che ha fatto vedere nell’ultima metà della scorsa con la Roma. Se questo dovesse accadere, ci ritroveremmo di fronte non solo ad uno dei giocatori più eleganti ed iconici di tutta la Serie A, ma anche ad un potenziale giocatore da top club europeo. Perotti ha 28 anni e penso che la prossima stagione sarà l’ultimo treno per portare la sua carriera ad altissimi livelli. Chissà se farà in tempo a prenderlo.
2. Lo scorso anno abbiamo definito la Serie A un’oasi per i trequartisti, sarà ancora così?
Emiliano
Forse potrebbe diventare l’oasi delle mezzepunte, o ancora meglio delle mezze posizioni: cioè di quei giocatori che si sistemano tra le linee, in particolare nei corridoi tra due giocatori avversari. Da Perotti a Joao Mario, da Insigne a Pjaca, ma anche Dybala, Borja Valero, Ilicic, magari Suso. L’unico vero grande trequartista della Serie A rimane Ricky Saponara, anche se forse Allegri potrebbe regalarci un Pjanic trequartista (difficile, se non saltuariamente).
Fabrizio
La premessa fondamentale sulla quale poggia il discorso che fa Emiliano, e che condivido assai, è che mezzapunta is the new trequartista, tanto concettualmente quanto linguisticamente (per tornare a quello che giustamente diceva Emiliano nel pezzo che stiamo rievocando) e questo per un sacco di motivi: primo e chissà preponderante fra tutti il cambiamento culturale per il quale le dinamiche di gioco di praticamente tutte le maggiori protagoniste della Serie A passano oggi per gli uomini-tra-le-linee, specie quelli che puntano maggiormente le fasce, proprio nelle proporzioni in cui dieci anni fa transitavano per i piedi del numero Dieci in zona centrale.
Ciò premesso, il fatto che molti trequartisti se ne siano andati (Soriano, ma anche e soprattutto el Tucu Correa e Franco Vázquez che nel Siviglia sta giocando essenzialmente – ma guarda! – da mezzapunta) credo in qualche modo surroghi l’idea che le oasi hanno sempre quel minus di confinare la cattività in recinti, ampi o ristretti che siano.
Marco
Per diversi motivi non mi sembra sarà ancora così. Il motivo principale, forse, è che stanno scomparendo i trequartisti come li intendiamo con questo nome – che si riferisce proprio ad uno spazio preciso, la trequarti – a discapito delle figure che ha ben descritto Emiliano. Veramente Saponara è rimasto una specie di panda nel panorama italiano. Quello che è paradossale è che l’allenatore che più ama questa figura e che più ha possibilità di fare mercato – sto parlando di Allegri – non sia ancora riuscito a farsi comprare un giocatore adatto al ruolo. Per questo più che Pjanic, che secondo me non è perfettamente adatto all’idea di trequartista di Allegri (l’unico usato con successo in quel ruolo alla Juventus è stato Vidal), mi piacerebbe molto vederci Pjaca. Che magari ha le stigmate dell’esterno offensivo, però a mio avviso ha il potenziale per giocare in quel ruolo come lo intende il suo allenatore.
Dario
A proposito di panda. L’altro giorno ho letto che allo zoo di Vienna un panda ha dato alla luce due gemelli, che è già un evento rarissimo di per sé, mentre l’ecografia ne aveva evidenziato solo uno. Quindi attenzione alle sorprese, perché in quest’epoca di pragmatismo tattico estremo anche i ruoli più desueti possono godere di nuova vita. Per esempio: nessuno ha preso in considerazione il binomio Giampaolo-Praet?
3. In Italia si sono spesso imposti grandi centravanti, secondo voi c’è una ragione particolare?
Francesco Lisanti
In prima battuta mi viene da dire che i grandi centravanti si sono sempre imposti un po’ ovunque, e che noi abbiamo soprattutto avuto la fortuna di poterne ospitare molti. D’altra parte però è qui, più che in altri paesi, che il centravanti raggiunge uno stato di totale identificazione con il suo pubblico, che in lui riconosce il compimento di quel cinismo che da sempre rivendichiamo come attributo fondante del nostro calcio. In termini emotivi, l’anticipo del centravanti vale più del dribbling dell’ala destra, più del passaggio no-look del trequartista, rappresenta l’atto pratico che trionfa sul vezzo estetico. Se alla fine del mercato avremo ancora Higuaín, Icardi e Bacca, anche quest’anno non potremo lamentarci. E chissà che non risorga Dzeko, e chissà che non esploda Milik.
Fabrizio
Ecco, forse quest’anno potremmo arrogarci il primato di essere l’oasi dei centravanti, o almeno di quel tipo di centravanti che presenzia nei sogni bagnati dei tradizionalisti o dei nostalgici, il Nove che campeggia nei poster nelle camerette dell’immaginario collettivo. Fisicamente dominante, affamato, concreto e implacabile a prescindere dal suo grado di associatività, insomma un gladiatore, o se volete l’incarnazione perfetta dell’idea che ha Peter Sloterdijk (vi consiglio Sfere III) del calcio: una rievocazione moderna delle dinamiche della caccia, profondamente atavica e anche un po’ machista. Con Gonzalo, Icardi, Milik, ma anche Belotti e Borriello, possiamo contare anche quest’anno su una batteria di primissimo piano, con le carabine lucidate e i proiettili ben in fila nel cinturone.
Marco
Qui secondo me vale la pena tornare a parlare dell’ottimo livello tattico della Serie A. Per essere un grande centravanti le condizioni fondamentali sono due: esserlo e avere una squadra che ti permetta di dimostrarlo. Prendete il caso Higuain: è un grande centravanti e il Napoli della scorsa stagione gli ha permesso di dimostrarlo in maniera ancora più netta che in passato. D’altra parte è vero che i grandi attaccanti sono grandi attaccanti ovunque e forse in Italia ci sono motivi quasi culturali per cui siamo tanto affascinati dal ruolo (basta ricordare come spesso veniva deriso il concetto di falso nueve). Il motivo lo lascerò spiegare ad Elio e le Storie tese:
La gente vuole il gol, la gente vuole il gol, vuole il gol vuole il gol, vuole il gol gol gol.
Gooooooooooooooooooooooooool vuole il gol, vuole il gol, vuole il gol gol gol.
Gooooooooooooooooooooooooool la gente vuole solo il gol.
4. Il miglior acquisto di questo mercato estivo?
Emiliano
Per rapporto qualità-prezzo, decisamente Banega (parametro zero), un calciatore che è riduttivo persino catalogare in un ruolo ma che riesce a cambiare il volto e il ritmo di una squadra: e l’Inter ne ha bisogno come un Ferragosto ha bisogno dell’anguria. Anche Pjanic è un bel colpo per quanto è stato pagato, Benatia in prestito non è male, Zielinski al Napoli è una mossa molto intelligente, Joao Mario sembra pronto per diventare un grandissimo, insomma vorrei evitare di menzionare Higuaín che è chiaramente l’acquisto che devasta psicologicamente il campionato.
Francesco
È evidente che la regina del mercato sia la Juventus, anche se attendo di scoprire come Marotta e Paratici interverranno sul centrocampo, tra gli esuberi e il dopo-Pogba. Soprattutto, spero che il colpo a sorpresa salterà fuori dalla classe media, che anche quest’anno ha dimostrato di avere poche risorse ma grandi ambizioni: l’Udinese ha portato in Italia De Paul e Peñaranda, il Bologna Krejcí, il Genoa Ocampos, la Samp proverà a rilanciare la carriera di Djuricic… sarebbe un dolore insostenibile se ci deludessero tutti.
Fabrizio
A questa lista già di per sé molto esaustiva credo vada aggiunto, se Lotito dovesse riuscire a trattenerlo, anche Keita: sarebbe il miglior acquisto della Lazio di gran lunga, e un plus per tutta la Serie A.
Dario
Mi ferisce molto che nessuno abbia nominato Bruno Peres. Che non è il miglior acquisto in assoluto, ma che per le esigenze tecnico-tattiche della squadra in cui si inserisce secondo me va subito dietro Banega e Benatia.
Daniele M.
È stato un mercato strano. A parte Juve e Inter, hanno tutte comprato poco o comunque hanno dato l’impressione di aver fatto il possibile ma niente di più. Certo, Bruno Peres potrebbe diventare importante nella Roma, ma insomma la Juventus ha aggiunto alla miglior difesa del campionato scorso Benatia, cioè il miglior difensore di tre campionati fa… Il punto è: il miglior acquisto è il giocatore più di valore o quello che serve di più alla squadra in cui arriva? In un senso opterei per Higuain, nell’altro magari per uno tra Bruno Peres e Candreva. Nel dubbio dico Milik che secondo me farà una grande stagione grazie a Sarri.
5. Qual è il miglior portiere del campionato al momento?
Emiliano
A parte Buffon, che sembra garantire ormai quella tranquillità da campo gravitazionale alterato in cui il pallone finisce sempre sui suoi guanti? Handanovic è il suo unico rivale potenziale, ma con picchi positivi e negativi molto più frequenti. Come sta Perin? L’infortunio al crociato per un portiere pesa, ma si spera possa ritornare elastico ed esplosivo come prima. Tifo per la consacrazione definitiva di Donnarumma, che è finalmente un portiere italiano moderno, abile anche nella visione di gioco. Non sono invece un grande appassionato della scuola pragmatica italiana, quella di Viviano, Sportiello, Consigli, Padelli, anche Marchetti, cioè con loro mi sentirei al sicuro ma non mi esaltano manco un po’, è come quando scegli la Margherita perché non ti fidi delle altre pizze. Che poi io adoro la Margherita, ma non per 38 giornate, ecco. La Roma ha puntato di nuovo su Szczesny, che è un altro ottimo portiere da picchi positivi e distrazioni improvvise, e poi su Alisson, che è il titolare della Nazionale brasiliana, ha un fisico da cinghiale stile Peruzzi ma molto più slanciato (da corazziere), e che deve prima imparare la lingua e capire la Serie A per poter diventare titolare.
Francesco
Il miglior portiere è sempre Buffon, il secondo miglior portiere è sempre Handanovic, anche al netto dei suoi cali di forma (che in un ovvio rapporto reciproco tra causa e conseguenza coincidono anche con i cali di tutto la squadra). Poi seguirò da vicino Donnarumma, e l’idea che attendiamo già la consacrazione definitiva di un diciassettenne è sinceramente elettrizzante, così come lo stile di gioco di Gigio, quel mix di elasticità, che gli permette di estendersi su tutta la sua lunghezza, reattività e sicurezza, quella con cui seleziona accuratamente il tempo di uscita. Apprezzo molto che si prenda responsabilità con i piedi pur consapevole di non disporre di una tecnica notevole, anche se a quell’età l’istinto imporrebbe di mascherare i propri difetti sotto il tappeto.
Marco
Ancora Buffon, e questa cosa fa paura perché è l’unico ruolo in cui – in media – siamo il miglior campionato del mondo. Subito dopo viene Handanovic, che se riesce a ripetersi sui livelli della prima parte della stagione può attaccare lo scettro del numero uno bianconero. Quello che però è assurdo è che, non oggi, non domani, ma a breve arriva un portiere di 17 anni e mette tutti dietro. Bisogna spenderle due parole per Donnarumma: non è facile individuare i possibili sviluppi di un portiere, però lui è la più grande promessa che abbiamo in serie A. E allora anche i tifosi milanisti possono trovare qualche conforto almeno nei propri 16 metri.
Dario
Buffon è fortissimo, forse il più forte della nostra epoca, è vero, ma in questi ultimi anni secondo me la nostra percezione è leggermente alterata dalla dominanza della Juventus in campionato, che la porta inevitabilmente a subire pochissimi tiri in porta (e per di più sporchi, nella maggior parte dei casi). Alla luce di questo, secondo me lo scettro dovrebbe già andare ad Handanovic, che la scorsa stagione ha fatto delle parate irreali e ha di fatto tenuto da solo l’Inter in vita più di quanto si meritasse. Senza contare, poi, anche la sua skill sui rigori.