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→ UU Srls - Via Parigi 11 00185 Roma - P. IVA 14451341003 - ISSN 2974-5217.
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(di)
Michele Pettene
Guida a Eurobasket 2017
31 ago 2017
31 ago 2017
Storie, personaggi e previsioni sul torneo più strano della storia recente della FIBA
(di)
Michele Pettene
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Prima di cominciare ad addentrarci nei meandri degli Europei di pallacanestro 2017, un breve riassunto delle puntate precedenti.

 

Il controverso nuovo modello-FIBA inaugurato nel 2014 in Spagna — con gli ex Mondiali rinominati “FIBA World Cup” — sta continuando a provocare discussioni dopo

(peraltro ancora in corso) per il calendario delle qualificazioni ai prossimi Mondiali che andrà ad interferire con i club durante la stagione sportiva.

 

Il 31 agosto, infatti, prenderà il via uno degli Europei più “inutili” della storia, non essendo più valido per qualificarsi né ai Mondiali del 2019 né alle Olimpiadi del 2020, seguendo il nuovo percorso tracciato dalla FIBA per le nazionali. Davanti a questo dato di fatto diventa facile “pensar male” immaginando le ragioni di alcune delle rinunce più importanti e le pressioni alle federazioni per “saltare un giro”, considerando inoltre che le qualificazioni ai prossimi Giochi Olimpici — passando per i Mondiali — saranno un tour de force della durata di tre anni.

 

Per contro, sarà anche uno degli Europei più “preziosi” di sempre e dedicati a chi ci crede veramente, considerando che con il nuovo regime li rivedremo solo ogni quattro anni, a cominciare quindi dal 2021, e non più ogni due come era accaduto tradizionalmente ogni biennio dal 1947. Marco Belinelli, per fare un esempio, ha dichiarato recentemente che a causa della revisione delle tempistiche questi potrebbero essere i suoi ultimi Europei.

 

Sarà anche l’ultimo Europeo con la formula a quattro gironi da sei squadre (la “Group Phase” che va dal 31 agosto al 7 settembre), con le prime quattro di ogni gruppo a qualificarsi per la fase ad eliminazione diretta dagli ottavi di finale in poi (dal 9 a domenica 17, giorno della finale). Infine, a causa della drammatica situazione geopolitica, l’Ucraina che inizialmente doveva organizzare il torneo il 27 giugno 2015 ha declinato la proposta, costringendo l’organizzazione ad assegnare la fase a gironi a quattro diverse nazioni: Finlandia (Helsinki) per il Gruppo A; Israele (Tel Aviv) per il Gruppo B, quello dell’Italia; Romania (Cluj-Napoca) per il Gruppo C; e infine Turchia (Istanbul) per il Gruppo D. A Istanbul, più precisamente alla Sinan Erdem Arena, verrà giocata anche tutta la fase finale, dagli ottavi alla finalissima.

 


Forse proprio a causa di un evento fine a se stesso, seppur prestigioso, ed organizzato in modo così frammentato, la competizione ha visto un allarmante aumento di defezioni a causa di infortuni e rinunce per più della metà delle 24 nazionali coinvolte.

 

Per ogni Sergio Llull — distruttosi il legamento crociato del ginocchio destro in preparazione — c’è stato un Nikola Jokic, che ha preventivamente avvertito il proprio coach Sasha Djordjevic della propria auto-esclusione da Eurobasket 2017 per migliorarsi individualmente durante la off-season NBA, evitando contestualmente il rischio di infortunarsi giocando in una competizione dai ritmi frenetici come quella continentale. Ma non finisce qui.
La polemica più accesa, e che sembra non volersi placare, è stata quella tra la federazione greca e la rinuncia agli Europei del suo miglior giocatore, la stella dei Milwaukee Bucks Giannis Antetokounmpo, solo l’ultimo dei casi di infortunio che ha coinvolto anche il nostro Danilo Gallinari con l’ormai famigerata scazzottata con il lungo olandese Jito Kok durante la seconda amichevole di preparazione.

 


Il momento chiave dei nostri Europei, nel bene e nel male.


 

Per capire quanto queste assenze potrebbero aver cambiato gli equilibri dei prossimi Europei, abbiamo provato ad assegnare un Coefficiente di Sfiga alle nazionali maggiormente colpite dalla morìa di sfortunati compatrioti (NB: per fatti ben noti, la nazionale italiana ha avuto problemi differenti, vedi focus più avanti). Hanno pesato nella valutazione, oltre che le ambizioni reali, anche i ricambi nel roster che ogni nazionale può utilizzare in momenti d’emergenza come questi. Ad esempio Serbia, Francia e Spagna — non a caso tre tra i movimenti europei più in salute — sono ancora da medaglia grazie alla qualità dei sostituti chiamati per supplire alle assenze sanguinose e vitali di alcuni tra i loro migliori uomini; mentre i greci — e di riflesso tutti noi appassionati — hanno subìto un danno pressoché irreparabile con la sola perdita di Antetokounmpo.

 

GRECIA - 9,5: Giannis Antetokounmpo, Trey Dorsey

 

SERBIA - 9: Milos Teodosic, Nemanja Bjelica, Nikola Jokic, Miroslav Raduljica, Nikola Kalinic, Nemanja Nedovic

 

CROAZIA - 8,5: Mario Hezonja, Ante Zizic, Ivica Zubac, Miro Bilan

 

FRANCIA - 8,5: Tony Parker, Fabien Causeur, Nicolas Batum, Rudy Gobert

 

SPAGNA - 8,5: Sergio Llull, Rudy Fernandez, Nikola Mirotic (Serge Ibaka)

 

ITALIA - 8,5: Danilo Gallinari, Davide Pascolo, Andrea Bargnani, Alessandro Gentile (vedi focus sotto)

 

UCRAINA - 8: Alex Len, Kyrylo Fesenko, Pooh Jeter, Sergiy Gladyr

 

TURCHIA - 8: Bobby Dixon (in forse), Ersan Ilyasova, Omer Asik (+ Enes Kanter, ma questa è un’altra storia)

 

POLONIA - 7,5: Marcin Gortat (ritirato)

 

REP.CECA - 7,5: Jan Vesely, Ondrej Balvin

 

LITUANIA - 7: Domantas Sabonis, Paulius Jankunas, Deividas Gailius

 

GERMANIA - 7: Maxi Kleber, Paul Zipster, (Dirk Nowitzki - ritirato)

 

GEORGIA - 6,5: Viktor Sanikidze, Beka Burjanadze

 



 


Al solito, una competizione tra nazionali organizzata in quattro gironi e con una successiva fase ad eliminazione diretta non potrà rispecchiare i reali rapporti di forza tra i 24 paesi coinvolti. Tutto dipenderà dalla composizione degli accoppiamenti degli ottavi di finale, che mai come in questa edizione saranno fortemente influenzati dalla destabilizzazione degli equilibri e dai giochi di forza nei gironi, causati dalle numerose assenze di tanti giocatori.

 

Francia troppo esperta, forte e profonda per non arrivare prima in solitaria. La Slovenia del trio Goran Dragic-Luka Doncic-Anthony Randolph(-ic) se la giocherà con la Grecia per il secondo posto mentre la Polonia è la quarta - incomoda - forza di un girone di ferro che potrebbe regalare sorprese solo sul fronte polacco, con le solite “nordiche” in coda a catturare la simpatia dei fan sugli spalti e poco altro.

 

Power ranking:
1) Francia
2) Slovenia
3) Grecia
4) Polonia
5) Finlandia
6) Islanda

 

Probabilmente il girone più equilibrato dei quattro (per quanto livellato verso il basso): si lotterà alla morte per accapparrarsi la miglior posizione possibile, con il timore di perdere con chiunque la partita del giorno successivo e trovare agli ottavi un accoppiamento ancor più sfavorevole con il Gruppo A. La Lituania di Jonas Valanciunas spicca per qualità e talento, Israele gioca in casa e venderà al solito cara la pelle, ma l’Italia deve temere sia la Germania di Dennis Schröder che la Georgia del trio Zaza Pachulia-Tornike Shengelia-Giorgi Shermadini, apparsa in formissima nell’ultimo Torneo dell’Acropoli vinto contro Serbia, Grecia e azzurri (ma con Toko e Zaza acciaccati).

 

Power ranking:
1) Lituania
2) Germania
3) Italia
4) Israele
5) Georgia
6) Ucraina

 

Il match tra Croazia e Spagna sarà decisivo e spettacolare per assegnare la prima posizione di un girone che si accoppierà nei quarti con le quattro migliori del Gruppo D. Dietro agli eterni fratelli Gasol e ai talenti più in crescita d’Europa (Dario Saric e Dragan Bender con il sempre pericoloso Bojan Bogdanovic), il Montenegro dell’inossidabile leggenda “Boscia” Tanjevic potrebbe recitare il ruolo di sorpresa del torneo, avendo a disposizione decisamente maggiori risorse rispetto alla Repubblica Ceca di Tomas Satoransky e l’Ungheria del neo-blaugrana Adam Hanga.

 

Power ranking:
1) Spagna
2) Croazia
3) Montenegro
4) Repubblica Ceca
5) Ungheria
6) Romania

 

Gruppo D: Nonostante la defezione dell’ultimo minuto della stella Milos Teodosic, faro della nazionale da ormai un decennio, la Serbia è ancora la favorita per vincere il Girone D e di conseguenza guadagnarsi un viaggio facile perlomeno fino ai quarti di finale. La Turchia padrona di casa e la Lettonia di Kristaps Porzingis e Davis Bertans hanno però talento, sfrontatezza e orgoglio per metterla in difficoltà, mentre la lotta per il terzo posto sarà un discorso a due tra belgi e russi.

 

Power ranking:
1) Serbia
2) Lettonia
3) Turchia
4) Belgio
5) Russia
6) Gran Bretagna

 

Se così dovessero andare le cose (probabilmente no, le sorprese in un Europeo che ha visto rivoluzionarsi gli equilibri di metà squadre durante la preparazione saranno all’ordine del giorno), si prospettano due semifinali agli antipodi ma dal sicuro entusiasmo: da un lato una “classica” del basket continentale contemporaneo come Spagna contro Francia; dall’altro la rivincita dell’infuocato quarto di finale delle scorse Olimpiadi tra “cugini”, Serbia contro Croazia. Le due vincenti si giocheranno l’Europeo a Istanbul il 17 Settembre. Se tutto va bene, l’Italia passando come seconda o terza eviterebbe la Francia agli ottavi, e un eventuale match contro Slovenia o Grecia — ben più abbordabili — la proietterebbe verso i quarti di finale: lo stesso risultato del 2015, ma con un roster ben diverso...

 



 


Punto tutto su tre giovani talenti scelti negli ultimi due Draft NBA. Due esordiranno negli States nella prossima stagione, mentre il terzo potrebbe fare il grande salto l’anno prossimo. I due esordienti sono Furkan Korkmaz, la funambolica e giovanissima neo-guardia dei Philadelphia 76ers (1997) che durante la preparazione a questi Europei ha spesso guidato la Turchia a livello realizzativo mostrando sprazzi di atletismo da oltreoceano e tiro dal range illimitato; Lauri Markkanen (1997), finlandese scelto alla numero 7 di questo Draft dai Chicago Bulls, è stato uno dei migliori giocatori NCAA dello scorso anno con l’Università di Arizona grazie al raro mix di altezza, reattività e tiro. Complice la mancanza di alternative in squadra, potrebbe addirittura essere uno dei migliori realizzatori della prima fase. Il tedesco Isaiah Hartenstein (1998) invece, dopo essere stato scelto quest’anno alla numero 43 dagli Houston Rockets, continuerà il proprio percorso di crescita allo Zalgiris Kaunas, ma prima proverà ad essere un fattore decisivo per portare la sua Germania perlomeno agli ottavi di finale (in girone con gli azzurri): non sarà l’erede dell’eroe nazionale Dirk Nowitzki, ma essere un tedesco di 213 cm con un tiro mancino molto fluido ed efficace anche da dietro l’arco - oltre che un uso del corpo da ala - ne farà l’osservato speciale della selezione teutonica insieme al leader Dennis Schröder.

 


Io mi gioco le mie fiches su due squadre del gruppo D, Lettonia e Belgio, e sul Montenegro di Boscia Tanjevic. I lettoni sono reduci dall'ottavo posto all'Europeo di due anni fa nel quale si arresero ai quarti contro i padroni di casa della Francia. A quel gruppo, già solido e con discrete individualità, coach Bagatskis ha potuto aggiungere Davis Bertans e soprattutto Kristaps Porzingis. L'ala degli Spurs torna a disputare un Europeo sei anni dopo, mentre l'Unicorno dei Knicks è all'esordio con la maglia della Nazionale. Entrambi alzano il tasso tecnico dei baltici creando già solo per la loro presenza sul parquet dei problemi di accoppiamento per i rivali. Porzingis, poi, è un serissimo candidato al primo quintetto del torneo e già nelle amichevoli di preparazione ha mostrato che non importa quali avversari si trovi di fronte: un modo per fare (e non far fare) canestro lo troverà sempre. Aggiungete anche veterani del basket del Vecchio Continente come l'altro Bertans, il neo milanese Dairis, Strelnieks e i due mammasantissima Blums e Janicenoks… difficile non esaltarsi davanti a loro.

 

L'altra squadra che mi intriga moltissimo è il Belgio. Non ha talenti da stropicciarsi gli occhi e non ha giovani prospetti NBA, anzi in agosto ha perso persino con la Tunisia. Però è una squadra che corre, è compatta, organizzata, molto disciplinata e con sufficiente atletismo. Soprattutto, se in giornata fa giocare malissimo l'avversaria di turno, qualità da non sottovalutare in un torneo così ristretto e con pochi momenti per studiare alternative. Non sarà squadra da podio come può esserlo la Lettonia, però la sensazione è che possa rendere la vita difficile a tutti riuscendo, con serate di grazia al tiro dall'arco, ad essere la mina vagante.

 

Infine occhio al Montenegro. La guida sapiente e geniale di Boscia Tanjevic può essere il fattore in più per una squadra a cui non manca il talento, ma che spesso è venuta meno nell'organizzazione e nella collettività. Tyrese Rice è una point guard che hanno in pochissimi, nel bene e nel male; Bojan Dubljevic è reduce dal titolo ACB con il Valencia con tanto di titolo di MVP; il 18enne Dino Radoncic copre la quota under 19 che deve essere presente in ogni squadra di Tanjevic e con Doncic rappresenta il futuro del Real Madrid. Poi c'è Nikola Vucevic, che se in serata può essere un enorme valore aggiunto. Infine torniamo al punto di partenza: una squadra di Tanjevic non può essere presa sottogamba. Mai.



 


Tra i motivi di vero interesse per questi Europei c’è l’esordio di Luka Doncic con la nazionale slovena. Luka è ancora “discretamente” giovane (classe 1999...) ma,

chi segue

, non può di certo essere considerato alla pari degli altri imberbi talenti che si affacceranno al livello senior con Eurobasket 2017.

 

Lo sloveno, dopo una breakout season con il Real Madrid lo scorso anno (Rising Star dell’Eurolega 2016-17), sembra già essere pronto per riportare ai vertici del basket del Vecchio Continente la sua nazionale, compagni permettendo. Insieme a Goran Dragic, playmaker dei Miami Heat, comporrà uno dei “reparti dietro” più elettrizzanti di tutta la manifestazione, con ancor più libertà di creare per se stesso e i compagni rispetto al Real e la completa fiducia di staff, federazione e addirittura governo (il Presidente della Slovenia Borut Pahor è andato a trovarlo di recente a Madrid), unita alla possibilità di dimostrare finalmente con i fatti il proprio attaccamento alla bandiera slovena dopo anni di proclami. Nel frattempo è stato capocannoniere della Slovenia durante la preparazione, con la ciliegina dei 27 punti, 8 rimbalzi e 5 assist messi a segno contro la Croazia di Bojan Bogdanovic e Dario Saric: per noi è già da primo quintetto della manifestazione.

 



 



 


Difesa, difesa, difesa. Sarà questo il mantra assoluto che dovrà seguire l'ItalBasket edizione Eurobasket 2017. Una squadra che ha mostrato di non avere molti punti nelle mani dovrà necessariamente alzare il livello nella propria metà campo, anche solo per aumentare il numero di contropiedi e quindi di punti facili. Lo stesso EttoreMessina ha detto che dobbiamo puntare ad essere la miglior difesa del torneo: le convocazioni di Abass, Biligha e soprattutto Burns sono da leggersi in quest’ottica, con gli ultimi due che sono anche quelli che più danno energia sotto i tabelloni nonostante siano fisicamente sottodimensionati rispetto ai pari ruolo altrui. Nell'ottica di una squadra da battaglia, il CT ha preferito il loro dinamismo ai chili e centimetri di Cervi.

 

Questa Italia dovrà mostrare spirito di sacrificio, voglia di lottare, capacità di restare mentalmente nella partita per 40 minuti. Può sembrare un'affermazione banale però questa è stata una lacuna fin troppo vistosa nelle partite di preparazione, fatta eccezione per il larghissimo successo sulla Bielorussia. Le assenze – ultima quella di Dada Pascolo,

– e il continuo via vai di giocatori – qualcuno ha detto Marco Cusin? – hanno innegabilmente pesato nella costruzione di un'identità ben definita. Un'identità nella quale un ruolo di primo piano doveva averlo Danilo Gallinari.

 

Dei tanti forfait quello del Gallo è il più pesante da gestire (mentre Bargnani e Gentile si sono semplicemente rovinati con le proprie mani, di fatto auto-escludendosi dalle convocazioni). Basti solo pensare a quanto il playbook pensato dallo staff tecnico prima di Trento sia diventato per lo più carta straccia nel momento in cui Gallinari ha tirato un destro all'olandese Kok fratturandosi la mano. In quell’istante abbiamo perso contemporaneamente il miglior giocatore nell'attaccare il ferro, il miglior giocatore di post basso, la prima opzione nei finali di gara e colui che poteva farci giocare con 5 piccoli in un quintetto da corsa. Il lato “positivo” è che questo intoppo sia arrivato ad inizio preparazione, quindi con tutto il tempo per studiare e apportare modifiche, la più importante delle quali la promozione di Gigi Datome in quintetto.

 

Nelle intenzioni di Messina il Capitano azzurro avrebbe dovuto essere il sesto uomo di extra lusso che, partendo dalla panchina, avrebbe permesso mille variazioni al quintetto base. Senza Gallinari, Datome non può che essere il nostro 3 di partenza, ma il suo è stato un precampionato molto complesso dal punto di vista fisico: tanti dei suoi suoi tentativi, tra cui soprattutto i due marchi di fabbrica, il tiro da tre e il fade away, sono finiti sul primo ferro e in attacco non ha mai dato il contributo costante di una seconda opzione offensiva dietro Belinelli. Un po’ per il dispendio di energie in difesa, un po’ per spazi e tempi troppo diversi da quelli del Fenerbahce, e un po’ per una condizione fisica apparsa non ottimale. Averlo al top è a dir poco fondamentale e la sua leadership dovrà essere ben presente.

 



 

I due timeout – o i due cazziatoni se preferite – di Messina contro il Belgio: in questi momenti gli anziani e il Capitano devono reagire immediatamente perché hanno più responsabilità

 

“Di chi è questa squadra ora?” si chiede Messina. La risposta che possiamo dare noi è trina: Marco Belinelli deve essere la nostra punta offensiva prendendosi i suoi tiri perché questa squadra ne ha bisogno; Datome deve essere il nostro leader carismatico; Nicolò Melli deve essere il nostro ago della bilancia soprattutto in difesa. Se loro tre arrancano la squadra ha mostrato grande fatica nel trovare alternative, considerando anche la condizione non ottimale (ma comunque in crescendo) di Daniel Hackett. L'uomo che può farci fare il salto di qualità, però, è

. In una squadra che, come detto, non ha capacità realizzative particolari uno come il neo virtussino, con il suo istinto offensivo e la sua capacità di segnare tanti punti consecutivi, avrà gioco forza più responsabilità. Aggiungiamo anche che in assenza di Bargnani e Gentile il numero di palloni disponibili per un veterano come Aradori può innalzarsi: starà al classe '88 farsi trovare pronto.

 

La qualificazione agli ottavi non sembra irraggiungibile per questa ItalBasket. Fondamentale sarà la gara d'apertura contro i padroni di casa di Israele, sulla carta meno completi di noi ma che potranno contare sul celeberrimo tifo del pubblico di Tel Aviv: vincere potrebbe dare uno slancio emotivo; perdere potrebbe innescare una spirale pericolosa per il gruppo.

 

Vivremo il nostro Europeo su un sottile equilibrio tecnico e mentale: prima troveremo il modo di assestarci, più strada potremo fare.

 



 


Nell'elenco dei giocatori all'ultimo ballo con la Nazionale (ne parliamo in dettaglio nel prossimo punto), ce n'è uno che merita grandi attenzioni perché ha fatto la storia del basket spagnolo ed europeo con numeri e giocate di altissima scuola, con delle partite in cui il termine “onnipotenza” non rendeva minimamente l'idea di cosa stesse accadendo. Juan Carlos Navarro si presenta al suo ultimo appuntamento con la Spagna incerottato, acciaccato, con varie operazioni sul groppone compresa anche un appendicite. Ma è Juan Carlos Navarro, “La Bomba”, l'uomo che tanto per dirne una nel 2011 ha trascinato i suoi all'oro continentale con 26 punti nei quarti, 35 in semifinale e 27 in finale. Pensate davvero che si accontenti di fare da comparsa? Pensate davvero che non voglia tirar fuori dal cilindro qualche sfuriata delle sue? Le ginocchia non sono più quelle di una volta, ma le mani e la testa restano intatte.

 


Otto minuti di Navarrite a tutto tondo.


 

L'Ungheria torna all'Europeo dopo 18 anni: l'ultima presenza fu a Francia ‘99 (ah, quanti dolci ricordi...), la penultima a Italia ‘69. Lontani anni luce i fasti degli anni '50 quando la Nazionale magiara vinse un titolo nel '55 e un argento nel '53. Quella che si presenterà a Cluj è una Nazionale destinata a fare da sparring partner alle altre del girone C, però un'occhiata alle sue partite andrebbe data non fosse altro per la presenza di Adam Hanga. Miglior difensore dell’Eurolega nell'ultima stagione, l'ex Scandone ha di fronte a sé l'arduo compito di essere il tuttofare del team: dovrà cantare e portare la croce, segnare e difendere sull'uomo più pericoloso. Potrebbe venir fuori uno spettacolo con i fiocchi perché il ragazzo in questione è esplosivo, con mano educatissima e non si tira indietro di fronte agli oneri.

 


Qui vediamo l'Ungheria all'opera nel suo schema migliore: “Adam, ci pensi tu? Grazie”.


 

Menzione anche per Vlad Moldoveanu, unico elemento con un minimo di talento ed esperienza accettabili nella Romania; per Dennis Schroeder, le cui accelerazioni non sono facilmente contenibili a livello FIBA con tutta la spettacolarità che ciò comporta; per Boris Diaw, anche lui al possibile passo d’addio e sempre bellissimo da vedere su un parquet.

 

Infine notazione obbligatoria per La Partita: martedì 6 settembre, ore 20.45, Helsinki, Finlandia vs Islanda. Ovvero le due tifoserie più belle, passionali e divertenti che possiate mai vedere in un torneo per nazionali europee. Certo, mancherà l'idolo delle folle Ragnar Nathanaelsson, ma non è comunque un buon motivo per non sostenere #TeamIceland. Ma anche se sosterrete #TeamSuomi sarete brave persone lo stesso.

 




Se qualcuno di voi – pochi presumibilmente – si stava chiedendo dove fosse finito il Sesto Uomo dell’Anno del 2005 in NBA, o anche il 23° realizzatore della stagione 2008-09, forse si rattristerà nel sapere che è stato prima arrestato a giugno dalla polizia di Los Angeles per aver attivato l’allarme antincendio del suo appartamento senza apparente motivo, e poi il mese successivo è stato tagliato dalla non irresistibile selezione della nazionale britannica per questi Europei. Stiamo ovviamente parlando dell’immortale Ben Gordon, (ex) guardia tiratrice – molto tiratrice – dei Chicago Bulls, dove ha vissuto gli anni migliori in carriera e che a gennaio era rientrato nel giro del basket professionistico in D-League con i Texas Legends: non è stato sufficiente per “fare la squadra” con il suo Regno Unito, ma gli auguriamo comunque la migliore delle fortune a ormai 34 anni compiuti.

 

Il “premio” di backcourt più creativo degli Europei sarà probabilmente una lotta a due tra quello elegante, totale e raffinato degli sloveni Goran Dragic e Luka Doncic, e quello simbolo della nuova generazione di fenomeni europei e dei Millenials amanti di franchise e serie TV rappresentata dal duo turco Cedi Osman-Furkan Korkmaz, ormai ex compagni di squadra all’Efes Pilsen Istanbul che avevano certificato COSÌ la loro intesa su un campo da basket.

 


Se Obi-Cedi-Wan-Kenobi e Darth-Furkan-Vader sapranno utilizzare con la stessa destrezza il Lato Oscuro della Forza anche agli Europei, per la Turchia si prospetta un torneo molto lungo.



Alla voce “Ritiri Eccellenti” questi Europei saranno i primi senza due giocatori che, seppur a diversi livelli, hanno scritto la storia delle competizioni FIBA. Hanno infatti ufficialmente annunciato il proprio ritiro dalla nazionale sia una leggenda vivente come l’ala tedesca dei Dallas Mavericks Dirk Nowitzki sia il totem polacco dei Washington Wizards Marcin Gortat. Inutile dire che la loro assenza peserà tantissimo sugli equilibri e le chance di buon Europeo per due selezioni di seconda se non terza fascia, che storicamente hanno affidato gran parte delle loro fortune al talento dei due big men.

 

Nowitzki ha annunciato il proprio ritiro ancor prima delle Olimpiadi 2016, lasciando la Germania dopo quasi 20 anni di

: subito miglior realizzatore dei suoi a 21 anni all’esordio con la nazionale in un Europeo, è riuscito a trascinare sul podio una nazionale storicamente povera di cultura cestistica ben due volte, ai Mondiali del 2002 (bronzo) e agli Europei del 2005 (argento).

 

Ben minori le soddisfazioni per Gortat, oltretutto ritiratosi ancora nel pieno della carriera (annunciato a 31 anni dopo EuroBasket 2015, contro i 38 di WunderDirk): mai arrivato sopra il nono posto in una competizione per nazionali, del “Martello Polacco” ricorderemo soprattutto impressionanti prove individuali come un rarissimo “doppio ventello” (27 punti e 21 rimbalzi) nel 2013 contro la Finlandia o i 15 punti e 17 rimbalzi contro la Lituania nel 2009.

 

Chi sarà invece sicuro di giocare il suo ultimo Europeo è Goran Dragic. Il playmaker sloveno dei Miami Heat che ha annunciato in questi giorni la sua intenzione di ritirarsi dagli impegni con la nazionale al termine di questo torneo. Il principale protagonista dello storico quinto posto della Slovenia ad EuroBasket 2013 giocato in madrepatria sembra essere il primo di una serie di addii che la pallacanestro internazionale dovrà metabolizzare in futuro per alcuni tra i pezzi più pregiati della sua storia moderna.

 

A causa della modifica delle competizioni FIBA il prossimo Europeo si giocherà solo nel 2021, mentre l’appuntamento meno lontano sarà comunque tra due anni, con i Mondiali del 2019. Comprensibili dunque le dichiarazioni di un mostro sacro come Pau Gasol (già 37enne ora) che nelle prossime settimane potrebbe giocare le ultime partite della sua incredibile carriera con la Spagna, sempre che coach Sergio Scariolo non convinca il lungo degli Spurs e “La Bomba” ad un ritorno a sorpresa tra due anni. Considerazioni simili nella sostanza, seppur non accomunati dall’età, a quelle del nostro Marco Belinelli (31 anni), che alla Gazzetta dello Sport ha dichiarato che potrebbe essere il suo ultimo Europeo.

 

Non è improbabile che altri veterani del basket FIBA si uniscano nei prossimi mesi alle stelle sopracitate: un ulteriore motivo per goderci questi Europei, sperando che sia proprio il cammino azzurro a riservarci alcune tra le più belle storie di un’edizione che si prospetta come unica nel suo genere, uno spartiacque tra il basket della generazione nata negli anni ‘80 e protagonista del primo ventennio del 2000, e quella futuristica che segnerà il prossimo decennio di pallacanestro europea.

 

 

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