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Guardiola ha vinto con la difesa
05 mag 2021
05 mag 2021
Il City ha disinnescato le armi offensive del PSG e ha raggiunto la finale.
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Al sessantesimo minuto di Manchester City-Paris Saint Germain la qualificazione alla finale di Champions League è ancora una faccenda aperta. Certo, il gol di Mahrez nel primo tempo, unito al risultato di Parigi, ha spostato decisamente l’equilibrio dalla parte del City, ma non è impossibile pensare che una squadra della qualità del PSG possa segnare i due gol che la porterebbero ai supplementari.

Un’insistita combinazione tra i tre centrocampisti di Pochettino – Paredes, Ander Herrera e Verratti – consente ai francesi di eludere brillantemente il pressing degli avversari liberando Verratti che, per l’ennesima volta nella partita trova Neymar alle spalle del centrocampo avversario con un filtrante. "O Ney" riceve all’altezza della linea di metà campo e può puntare la linea difensiva del City che scappa all’indietro stringendo verso il centro. Chiuso il centro, Neymar apre sulla sua destra per Di Maria che con un cross prova a servire Icardi che si è smarcato sul secondo palo alle spalle del centrale di destra Stones. Il difensore del City riesce però ad intercettare in acrobazia il cross, ma Di Maria riconquista la seconda palla e propone un altro cross, sempre verso il secondo palo dove si sta inserendo Neymar. Stavolta è il terzino destro Walker a intercettare il cross e a respingere di testa verso il limite dell’area dove arriva Herrera che calcia al volo un pallone che sembra destinato all’angolo della porta alla sinistra di Ederson. Ma, al centro dell’area, Ruben Dias intercetta di testa in tuffo il pallone, con una vera e propria parata senza l’utilizzo delle mani.

Quello di Herrera è il settimo tiro bloccato da un difensore del City e la serie non si esaurisce in quel momento: dei 14 tiri totali del PSG i "Citizens" sono riusciti a bloccarne ben 9, un numero elevatissimo che evidenzia la volontà e la capacità dei giocatori di Guardiola di proteggere anche con il proprio corpo la porta difesa da Ederson. Ruben Dias ha intercettato 3 tiri, John Stones 2, in una prestazione difensiva complessiva di altissimo livello.

La difesa della porta dei difensori del City sul tiro di Herrera.

Appena 90 secondi dopo Neymar calcia una punizione dalla trequarti campo, provando a crossare verso Marquinhos che, insieme all’altro centrale Kimpembe, è avanzato per sfruttare le sue capacità nel gioco aereo che avevano fruttato il gol a Parigi e una traversa nel primo tempo. Il City difende con dieci uomini sulla linea della propria area di rigore. Il cross di Neymar è respinto di testa dal solito Ruben Dias e il successivo rinvio a campanile – quasi un up and under rugbystico - di Fernandinho giunge nella zona di Florenzi che pressato da Foden prova a servire di prima Kimpembe davanti a sé. Il centrale è anticipato da Zinchenko che serve De Bruyne che, con velocità e intuizione, si è già posizionato per fungere da base d’appoggio di un’eventuale ripartenza al momento del rinvio del pallone dalla difesa. De Bruyne serve Foden sulla corsa e lancia una fulminea ripartenza impreziosita dal third pass del belga, talmente preciso nella sua velocità e angolazione che consente alla giovane ala inglese di evitare il ritorno di Florenzi. Un passaggio talmente ben fatto da permettergli anche di servire di prima l’inserimento al secondo palo di Mahrez che realizza il gol del 2-0 del City che, di fatto, chiude la partita e sancisce la qualificazione del City alla finale di Champions League.

Sono passati esattamente 120 secondi dal tiro di Herrera bloccato da Ruben Dias, due minuti che definiscono il destino della semifinale e che racchiudono i principali punti di forza della squadra di Guardiola nel suo confronto contro il PSG: l’estrema efficacia della prestazione della sua linea difensiva e la capacità di sfruttare attacchi in campo grande per esaltare la qualità dei propri giocatori offensivi.

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Il passaggio di De Bruyne per Foden non è forse il più spettacolare o difficile che il belga abbia mai fatto nella sua carriera, ma è davvero di qualità eccellente. De Bruyne riceve un pallone leggermente arretrato da Foden, che pare rallentare il contropiede, ma il controllo orientato del belga riesce immediatamente a risintonizzare l’azione del City alla giusta velocità. Senza bisogno di ulteriori tocchi di palla il numero 17 del City serve Foden, con una precisione tale che Florenzi viene eliminato dall’equazione dell’azione e il compagno di squadra può servire di prima Mahrez senza rallentare minimamente la propria corsa.

Da Mbappé a Icardi. Gli aggiustamenti di Pochettino

La fortuna non ha certo sorriso a Pochettino che ha dovuto rinunciare a Kylian Mbappè per infortunio. Per sostituire il suo fuoriclasse il tecnico del PSG ha scelto Mauro Icardi, preferito al centro dell’attacco a Moise Kean. Al posto dello squalificato Gueye, invece, è stato schierato Ander Herrera. Infine, a completare le novità di formazione del Paris Saint Germain rispetto alla gara d’andata Diallo ha giocato nel ruolo di terzino sinistro sostituendo il giovane olandese Bakker (a quanto pare non proprio benvoluto da Neymar per la sua scarsa spinta offensiva).

L’ingresso tra i titolari di Icardi e Herrera, profondamente diversi per caratteristiche a Mbappé e Gueye, ha cambiato il Paris Saint Germain e, assieme alla necessità di recuperare dalla sconfitta dell’andata, ha guidato Pochettino a scelte tattiche differenti da quelle di sei giorni fa. In fase di possesso palla, la maggiore mobilità e la sopraffina intelligenza tattica di Ander Herrera ha consigliato al tecnico argentino l’abbandono del sistema con il doppio play davanti alla difesa a favore di un centrocampo a 3 più simmetrico con lo spagnolo e Verratti in posizione di mezzali e Paredes come mediano davanti alla difesa. Più avanti Neymar e Di Maria hanno costantemente giocato in posizione molto interna alle spalle del centrocampo del City, disegnando una sorta di 4-3-2-1.

Per tutto il match l’obiettivo di Pochettino è stato quello di fare ricevere Neymar, Di Maria o anche una delle due mezzali, alle spalle dei due interni del City, Fernandinho e Gundogan, confidando nelle eccelse qualità di passatore di Paredes o dello stesso Verratti per bucare la linea di centrocampo avversaria.

Palla in possesso di Paredes. Neymar, Di Maria e Herrera cercano la ricezione alle spalle della linea di centrocampo del City. L’ampiezza è presa dai terzini Florenzi e Diallo.

Il piano di Pochettino di esplorare la zona di campo alle spalle di Fernandinho e Gundogan ha avuto un successo solo parziale. Le ricezioni alle spalle del centrocampo del City sono state frequenti e non è stato raro vedere un Neymar o DI Maria puntare palla al piede la linea difensiva di Guardiola, una situazione potenzialmente molto pericolosa. A conti fatti, però, i pericoli non si sono quasi mai tradotti in concrete occasioni da rete. Parte del merito va alla qualità della prestazione del reparto arretrato del City, capace sempre di trovare le giuste distanze reciproche e di arretrare in maniera stretta, compatta e alla corretta velocità rallentando gli attacchi del PSG, cancellando qualsiasi linea di passaggio filtrante e, alle estreme conseguenze, proteggendo fisicamente la porta bloccando i tiri degli attaccanti di Pochettino.

Esemplare in questo senso l’azione al minuto 54 quando Neymar ha puntato la linea difensiva del City composta per l’occasione dai solo Ruben Dias e Zinchenko. Il portoghese con la sua corretta postura e il suo puntuale arretramento ha costretto Neymar a rallentare e ad allargarsi per poi calciare da posizione defilata, con la porta difesa da Zinchenko, che alla fine intercetta il tiro. Ma l'azione di disturbo di Ruben Dias aveva permesso di recuperare anche a Stones, che ormai era tornato in posizione.

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Neymar punta Ruben Dias e Zinchenko. Ruben Dias gestisce bene gli spazi e i tempi dello scivolamento e rallenta Neymar, lo costringe ad allargarsi e a calciare da posizione laterale con il contrasto di Zinchenko e Stones. Neymar ha ignorato i possibili passaggi a Di Maria ad inizio azione e a Icardi successivamente, ma il comportamento della difesa del City è stato impeccabile.

Pur ricevendo più volte in posizione favorevole Neymar non ha mai trovato successivamente una soluzione di gioco efficace, sia servendo un compagno sia in maniera individuale, intestardendosi spesso in dribbling improduttivi. Il brasiliano ha infatti tentato per ben 18 volte di saltare un avversario, riuscendoci solamente per 6 volte. Ancora peggio ha fatto Di Maria che è riuscito a dribblare un uomo solamente una volta negli 8 tentativi di dribbling effettuati. Oltre a loro, sulla brutta serata offensiva del PSG ha pesato anche la prestazione incolore di Mauro Icardi, quasi del tutto avulso dal gioco.

L'attaccante argentino è stato impalpabile sotto ogni punto di vista. Nelle tante occasioni in cui i compagni hanno potuto attaccare la linea difensiva avversaria palla al piede i suoi movimenti senza palla sono stati pigri, lenti e incapaci di distrarre i centrali Stones e Ruben Dias dalla difesa della propria zona. Quando poi il Paris Saint Germain, in queste occasioni, è stato quindi costretto a rinunciare alla soluzione centrale aprendo il pallone sull’esterno, Icardi è stato indolente anche negli smarcamenti in area di rigore – teoricamente la sua specialità – attaccando costantemente il secondo palo senza mai provare a sorprendere i suoi marcatori con un taglio deciso verso il centro della porta o ad anticiparli sul primo palo. Icardi, nei 60 minuti giocati, non ha toccato un solo pallone in area di rigore, non ha mai tirato in porta, non ha vinto un duello offensivo e ha tentato solo 8 passaggi, di cui 6 andati a destinazione. Una prova che ha delineato uno scarto troppo netto con l’efficacia nel gioco del PSG di Mbappé e che ha certo pesato nelle difficoltà del PSG nel far fruttare nell’ultimo terzo di campo la buona prestazione in fase di costruzione della manovra.

Di Maria riceve tra le linee e può puntare la difesa del City. Icardi, posizionato tra i due centrali rimane statico in posizione, consentendo alla linea arretrata inglese di rimanere ordinata e compatta, e di difendere al meglio una situazione potenzialmente molto pericolosa.

Il City di Pep

Pep Guardiola ha invece ripreso il discorso tattico della partita quasi esattamente dallo stesso punto in cui lo aveva interrotto a Parigi, dove attraverso una variazione dei meccanismi di pressing tra il primo e il secondo tempo era riuscita a rendere più efficace e ordinato il recupero palla del City e a rimettere in equilibrio tatticamente una partita che nei primi quarantacinque minuti aveva visto prevalere il PSG. Il City è quindi ripartito dal suo 4-4-2 in fase di non possesso del secondo tempo di Parigi e della struttura leggera in attacco, con Bernardo Silva a gravitare nella zona di centro-destra e De Bruyne sulla trequarti, in quello che adesso viene chiamato "doppio falso nove".

C'è da dire che l’inizio della partita in realtà non è stato favorevole ai "Citizens", schiacciati dal pressing del Paris Saint Germain, altro grosso cambiamento di Pochettino rispetto al match di andata. A Parigi, infatti, il PSG non aveva certo disprezzato fasi di difesa posizionale con il suo stretto 4-4-2 che il City non era riuscito essenzialmente a scalfire. Dovendo recuperare lo svantaggio dell’andata e senza Mbappé a dare profondità, l'allenatore argentino ha invece optato per un pressing offensivo, avanzando Di Maria sulla linea degli attaccanti per pressare in parità numerica la costruzione bassa degli uomini di Guardiola e provare a tagliare le linee di passaggio verso Gundogan, il centrocampista del City deputato a ricevere il passaggio di uscita dalla linea arretrata.

Di Maria spezza la linea di centrocampo e va a pressare Ruben Dias provando al contempo a schermare Gundogan.

Al decimo minuto però la squadra di Guardiola, dopo avere avuto difficoltà ad inizio partita a sfuggire alla morsa del pressing avversario, ha trovato il gol del vantaggio, dando attuazione al principio secondo cui se vieni pressato aggressivamente con tanti uomini è possibile trovare spazi sul lungo, alle spalle della pressione avversaria, utilizzando, se necessario, anche il proprio portiere.

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Fondamentali alla preparazione dell’azione sono il passaggio interlocutorio di Ederson a Gundogan spalle alla porta e la posizione assunta da Foden. Con il passaggio verso Gundogan e la successiva restituzione di palla a parete, il City sposta in avanti tutta la struttura difensiva del PSG, per poi attaccarla alle spalle con l'incredibile lancio di Ederson. Foden si piazza sulla linea laterale, un passo dietro la linea di centrocampo. Evita così il possibile fuorigioco, amplia il campo e diventa difficilmente marcabile, pena un allungamento delle distanze tra i difensori del PSG. Forse è rilevabile un errore di Florenzi che, attirato dal pressing collettivo, si lascia alle spalle Foden.

Insomma: il City non ha giocato la partita spettacolare che forse si aspettava Guardiola, o che più probabilmente noi ci aspettavamo da una squadra di Guardiola. Nei primi quarantacinque minuti i "Citizens" hanno avuto parecchie difficoltà a difendere il gioco tra le linee del PSG e si è appoggiato sulla qualità della prestazione della sua linea difensiva. Al ritorno in campo dagli spogliatoi, invece, il pressing della squadra di Guardiola si è alzato di intensità e soprattutto di molti metri sul campo, consentendo una migliore protezione dello spazio alle spalle del centrocampo grazie alla aumentata pressione sulla fase di impostazione avversaria.

Con il pallone tra i piedi ancora una volta il City ha giocato una partita in cui ha utilizzato il possesso quasi più per fini difensivi, di controllo del ritmo del match e di prevenzione delle ripartenze, che di attacco. Tuttavia il suo gioco senza un centravanti di ruolo, con De Bruyne e Bernando Silva a trovare gli spazi all’interno della struttura difensiva avversaria per fare progredire la manovra e lanciare gli esterni o gli inserimenti di Gundogan è stato efficace, specie negli spazi ampi concessi dal Paris Saint Germain, generando diversi pericoli per la porta difesa da Keylor Navas (rendendo anche inutile la solita eccellente partita di Marquinhos). Il secondo gol di Mahrez e l’espulsione di Di Maria hanno chiuso la partita che, in inferiorità numerica e con tre gol da realizzare per giungere alla qualificazione, è diventata troppo lunga per il Paris Saint Germain.

Il tipico schieramento offensivo del City. I terzini piuttosto bassi, a fornire una soluzione facile di passaggio ai centrali, gli esterni larghi e più alti di De Bruyne e Bernardo Silva che cercano spazi dentro la struttura difensiva avversaria. Il City ha costruito prevalentemente a sinistra. Zinchenko, approfittando anche del pressing avanzato di Di Maria, è stato il giocatore che ha giocato più passaggi nella sua squadra (66, con un’incredibile precisone del 96%) e ha costituito con Gundogan e Foden l’asse principale di manovra di Guardiola.

Il Manchester City giunge all’atto conclusivo di una coppa europea 51 anni dopo l’unica apparizione, la vittoriosa finale dell’edizione 1969/70 della Coppa delle Coppe giocata al Prater di Vienna in maglia rossonera a strisce contro il polacchi del Gornik Zabrze. È anche il successo personale di Pep Guardiola, ovviamente che si vendica con Pochettino dell’eliminazione ai quarti della Champions di due anni fa e raggiunge una finale di Champions League a 10 anni dall'ultima con una squadra diversa dal Barcellona. Il suo City è diventata una squadra solida, capace di variare il ritmo del possesso palla, modulandolo anche per fini difensivi e l’intensità e l’altezza del suo pressing. Buona parte del merito della qualificazione è merito delle eccelse partite giocate dalla sua linea difensiva, precisa, attenta e praticamente esente da errori che ha ridotto la potenziale pericolosità del PSG autore di due buone partite, almeno fino a 30 metri dalla porta avversaria.

Pochettino al termine del match ha affermato che l’assenza di Mbappé non può essere utilizzata dalla sua squadra come un’attenuante per l’eliminazione, ma certo il Paris Saint Germain non è stato fortunato. Gli episodi nel corso delle due partite non hanno favorito il PSG e l’assenza di Mbappé è davvero pesata troppo, vanificando nella partita di ritorno la buona partita della squadra, in particolare di Marquinhos, Paredes e Verratti. L’unico rimpianto che può concedersi Pochettino è forse quello di non aver pensato a una soluzione migliore di Icardi per sostituire la sua giovane stella.

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