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Marco D'Ottavi
La delusione dell'anno: Gonzalo Higuain
25 giu 2019
25 giu 2019
Il mezzo anno al Milan è stato un disastro.
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Marco D'Ottavi
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Il battito d’ali dell’arrivo di Cristiano Ronaldo a Torino ha finito per creare un uragano solo nella testa di Gonzalo Higuain, condizionando gravemente la sua stagione 2018-’19 e facendogli vincere quello che a tutti gli effetti è l’unico premio davvero negativo degli Ultimo Uomo Awards, quello di “delusione dell’anno”.Certo sarebbe necessaria una riflessione intorno al concetto di delusione prima di mettere in mano ad Higuain questo trofeo, che immagino dalle linee sghembe. L’anno scorso - ad esempio - il vincitore era stato Andrea Belotti, che dopo un campionato da 26 gol si era fermato ad appena 10. Lì era molto facile capire che tipo di delusione aveva generato “il Gallo”, quella strettamente legata alle aspettative (e al fantacalcio). Ma per Higuain possiamo dire la stessa cosa? Possiamo ridurre tutto ai numeri? Se così fosse perché la stagione di Higuain, 10 gol in meno rispetto a quella precedente, è da ritenersi più negativa di quella di Cristiano Ronaldo, 16 gol in meno? No, per Higuain non basta mettere in fila i gol fatti e quelli sbagliati, gli xG prodotti e quelli non prodotti, perché l’argentino ci ha deluso su più livelli: sportivo sì, certo, ma anche umano, in un certo senso. Ci ha deluso vederlo rinunciare ad un’occasione, scappare appena possibile, spegnersi in campo perché fuori le cose non andavano come voleva.Higuain ha annaspato in un vortice di rabbia e fastidio che si è creato da solo, andando a rompere quanto di buono lo aveva portato ad essere il miglior attaccante della Serie A per molti anni di fila in soli 6 mesi. Quando la Juventus lo ha spedito a Milano, all’interno di un complesso scambio che ha visto coinvolti anche Mattia Caldara e Leonardo Bonucci, l’argentino deve essersi sentito uno scarto, e mentre noi vedevamo le possibilità di questo nuovo Higuain in rossonero, lui vedeva solo il nero.Non è mai stato un calciatore semplice e se questa complessità è stata per anni anche la sua forza, ad un certo punto è sembrata essere diventata solo un peso, più dei chili di troppo che si porta dietro. Certo sorrideva quando la nuova piazza lo cercava dietro i vetri scuri, cantando «Siamo venuti fin qui, per vedere segnare Higuain»; ne nascondeva il senso di rivalsa, la voglia a parole di essere la scala in grado di riportare il Milan in alto. Però poi?Ha iniziato anche bene: il primo lampo, un assist geniale per Cutrone, nel recupero di Milan Roma. Segna 7 gol nelle prime 8 partite giocate, ma il gioco del Milan non decolla. Nella sfida contro la Sampdoria si passa al 4-4-2, con Higuain più “regista” tra le linee e Cutrone davanti. Higuain segna il suo ottavo gol stagionale, dopo un bel triangolo con Cutrone. È appena il 27 ottobre.Insomma l’inizio per Higuain è in linea con le aspettative, quelle di un giocatore che fa gol, sempre, eppure in campo non trasmette un briciolo di serenità. Dopo la partita col Cagliari - dove segna il primo gol - appare molto nervoso, rifiuta di farsi intervistare. Prima della partita con la Sampdoria, Gattuso si sente in dovere di dirgli che «Dimostra troppo nervosismo. Da lui mi aspetto meno reazioni con le braccia alzate in campo e più incoraggiamenti e applausi ai compagni».Il punto di rottura, inaspettato perché il Milan sta ottenendo buoni risultati ed Higuain sta giocando bene, è la sfida con la Juventus. Prima sbaglia un rigore, poi si fa espellere per proteste. Anzi, prende un giallo, dice qualcosa all’arbitro, viene espulso e poi - letteralmente - impazzisce.

Ironicamente è Cristiano Ronaldo a provare a calmarlo nel momento di massima ira, dopo il rosso. Mentre si trascina fuori dal campo con la testa china, sono i giocatori della Juventus a consolarlo, Matuidi addirittura con un bacio. Higuain ha visto le sue più grandi paure prendere forma all’interno del terreno di gioco.In meno di novanta minuti è passato dal sogno della vendetta ad aver deluso tutti. Il giorno dopo l’opinione pubblica è stata impietosa, non concedendogli nessun perdono. Per Matteo Salvini, Higuain è stato addirittura “indegno”. Lui non si è nascosto: «Sono un giocatore emotivo, non sono stato un esempio per i bambini, ma non siamo robot», torna anche sulla sua cessione, «la decisione di andare via è stata degli altri, non mia» dice nella stessa intervista, come un tarlo che non va via.Dopo due giornate di squalifica, il piano della stagione di Higuain si inclina rapidamente: gol sbagliati, gioco carente, l’uscita nei gironi di Europa League. L’argentino sbaglia 6-7 partite di fila, qualcosa a cui non eravamo abituati, ma le reazioni che genera fanno capire quanto fossero tutti pronti al varco, ad aspettare il passo falso. L’argentino ha sempre funzionato bene come parafulmine per le critiche, ma è vero che in campo non si è aiutato: sbraita, sbotta, si lamenta ma non segna, è mollo, di nuovo grasso. Ogni suo passo genera reazioni sproporzionate: i compagni provano a spronarlo come gli fosse morto un parente: «in questo momento ha bisogno di una mano da parte di tutti noi in modo da crescere e sentirsi meglio in campo. E' il primo a doversi aiutare, crescere e dare di più» gli dice a mezzo stampa Reina. La società, invece, dopo il ritorno al gol contro la SPAL lo bacchetta tramite Leonardo: «Il gol cambia qualcosa, ma ora deve continuare e prendersi le proprie responsabilità, deve pedalare. [...]Visto che sta qua, sta qua e fai».Si arriva poi all’epilogo, girato a Gedda come fosse un intrigo internazionale diretto da Hitchcock. C’è la Supercoppa Italiana in ballo, la Juventus di nuovo, ma Higuain prima se la prende con chi lo fotografa, poi scompare, alla fine viene dato per febbricitante e messo in panchina. I retroscena parlano, dicono molto, nessuno crede al malato immaginario. Higuain finirà per giocare gli ultimi minuti di quella partita, senza incidere, prima di rendersi protagonista di un ultimo piccolo sgarbo, rifiutando la convocazione per la trasferta di Genova con le parole «Mister non me la sento», un po’ il riassunto della sua esperienza rossonera.Insomma, il problema di Higuain qual è stato? Gattuso dopo la sua partenza, ha parlato di un giocatore perplesso, che ha cambiato totalmente atteggiamento quando ha capito che poteva non essere riscattato. Sarri ha detto che Higuain ha sofferto il modo in cui era stato mandato via dalla Juventus. Le paure riguardo il futuro hanno finito per pregiudicare il suo rendimento in campo. Lui ha deluso noi, ma il Milan ha deluso lui. A 31 anni, per un’atleta, è lecito guardarsi avanti con attenzione, non andare alla guerra (per dirla con le parole di Gattuso), se non ci si sente assicurati.Higuain non è mai stato un leader, o un giocatore propenso al sacrificio. Chiedergli di esaltarsi in un contesto senza garanzie è stato sbagliato. Ciò non toglie che ai calciatori noi chiediamo anche degli sforzi emotivi, anche e soprattutto quando non riescono a dare il meglio in campo. O fai 40 gol o sposi la causa. Higuain non ha fatto nessuna delle due cose ed è questo che rende la sua stagione ai nostri occhi una delusione.

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