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Giroud, l'intruso
25 nov 2022
In questo Mondiale potrebbe diventare il miglior marcatore nella storia della Francia.
(articolo)
10 min
(copertina)
Tom Weller/IPA
(copertina) Tom Weller/IPA
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Qatar 2022 si porta dietro questioni problematiche, in questo articolo abbiamo raccolto inchieste e report che riguardano le morti e le sofferenze ad esso connesse.

Il secondo Mondiale di Olivier Giroud - Russia 2018 - è iniziato dalla panchina. Anche in quel caso, come quest’anno, la partita d’esordio della Francia era contro l’Australia e Deschamps aveva preferito puntare sul tridente Dembelé-Mbappé-Griezmann, salvo poi metterlo in campo a venti minuti dalla fine, con la partita bloccata sull’1-1 e la frustrazione che si stava sempre più impadronendo dei giocatori francesi. Giroud è entrato in campo con una fasciatura bianca, per coprire un taglio sull’arcata sopraccigliare che si era procurato nell’amichevole precedente contro gli Stati Uniti. Sembra già un reduce, un paziente scappato dall’ospedale senza l’ok dei dottori.

Il ruolo dell’intruso, d’altra parte, sembra scritto su misura di Giroud, che a 21 anni è sceso in National (terzo livello del calcio francese) perché il suo allenatore dell’epoca non pensava avesse le qualità necessarie per giocare in Ligue 2. (Questo secondo Giroud, perché il colpevole teorico, Mecha Bazdarevic che lo ha allenato per poco a Grenoble, anni dopo ha negato dicendo che in realtà è stato lui a voler scendere di categoria per essere sicuro di giocare). Che ha giocato per la prima volta in Ligue 1 a 25 anni e che, dieci anni dopo, ha giocato una finale di tutti i tornei principali, Champions, Europa League, Mondiale, Europeo eccetera. Giroud che sembra sempre fuori posto, come se non meritasse fino in fondo quello di bello che ha realizzato nella sua carriera, come se fosse frutto del caso o, come forse direbbe lui, di un progetto divino.

Ma la diversità rispetto ai suoi compagni di squadra non potrebbe essere più evidente anche sul piano del gioco, in mezzo a calciatori con un controllo tecnico da videogioco Giroud è un numero nove tradizionale, uno dei pochi sopravvissuto alla glaciazione e portatore di un caos con lampi di elegante lucidità difficili da prevedere. Ed è un momento di questo tipo che lo rende decisivo in quella partita con l’Australia, quando poco dopo essere entrato riesce non si sa come riesce a fermare un passaggio in controtempo di Pogba, allungando all’indietro la gamba sinistra mentre stava scivolando verso destra, e a chiudere il triangolo con un tocco di destro. La palla di ritorno di Giroud, appena lunga, causa l’autogol assurdo di Behich, che per anticipare Pogba la mette sotto la traversa del proprio portiere. È su questo tipo di cose che cambia l’inerzia dei grandi tornei ed è da quella partita in poi, vinta con una discreta dose di fortuna, che Deschamps trova l’identità della propria squadra. La Francia vince quella partita e Giroud non esce più dalla formazione titolare. E poi: la Francia vince il Mondiale e Giroud non segna mai.

Giroud aveva segnato il suo primo gol in un Mondiale nell’edizione precedente, quella brasiliana del 2014, nella seconda partita del girone contro la Svizzera. Con uno strano taglio di capelli a metà strada tra una banana rockabilly e un moicano, Giroud giocava al centro di uno strano tridente con Benzema a sinistra e Valbuena a destra ed è salito in cielo per colpire di testa un calcio d’angolo, sbucando dietro a Varane quando sembrava che la palla la stesse colpendo il suo compagno. Da dietro il dischetto del rigore ha messo la palla sotto la traversa, dove il portiere è riuscito solo a sporcare la traiettoria senza impedire che entrasse in porta.

Questo succedeva prima che Benzema partecipasse - volontariamente, ingenuamente, vallo a sapere - al ricatto di un suo amico che chiedeva soldi proprio a Valbuena dopo aver estratto un video di una sua scopata dal suo cellulare. Per la Francia è praticamente un’era calcistica passata, mentalmente più vicina alla Francia di Anelka e Domenech che a quella di Mbappé (anche se l’allenatore era già Deschamps).

Giroud ha segnato il suo secondo gol in una Coppa del Mondo otto anni e mezzo dopo quel colpo di testa pazzesco. Dopo, appunto, i 546 minuti del Mondiale russo in cui è riuscito a diventare il centravanti della squadra campione senza segnare un solo gol. E un centravanti che non segna, si sa, è un po’ come se non ci fosse stato veramente, ha bisogno della prova del gol, anche solo uno inutile, un tap-in da un metro di distanza, per poter dire “c’ero anch’io”.

Giroud ci è andato vicino, anche senza avere neanche un tiro in porta contabilizzato nelle statistiche del torneo. Non sono molte occasioni, in realtà, ma vale la pena citarle tutte:

  • Dopo aver causato il gol del 2-1 con l’Australia è in parte suo - metà, trequarti, fate voi - anche il gol della vittoria per 1-0 con il Perù, nella partita dopo. Giroud taglia bene alle spalle della difesa su un filtrante di Pogba, tira a incrociare di sinistro, cadendo, ma il difensore che lo segue, Rodriguez, in scivolata devia la palla, alzandola alle spalle del portiere: Mbappé arriva sulla riga di porta e mette dentro, mentre Giroud aveva già iniziato a esultare. (Tecnicamente credo si tratti di gol rubato da Mbappé).

  • Contro la Danimarca, ultima partita del girone (un noioso 0-0), con un tiro strozzato di sinistro poco oltre il limite dell’area ha dato alla palla una traiettoria un po’ goffa che Schmeichel ha messo in angolo anche se sarebbe uscita da sola. Poi, nel secondo tempo, ha deviato di testa un cross lento e un po’ basso che arrivava da sinistra, colpendo all’altezza del dischetto in torsione e mandando la palla oltre il secondo palo.

  • Contro l’Argentina, nell’ottavo pazzo finito 4-3, ha sfiorato di testa un cross di Pavard che sembrava sparato da un cannone. Se l’avesse preso magari avrebbe segnato, o magari si sarebbe ferito di nuovo la faccia. Partecipa al gol del 3-2 di Mbappé murando un tiro precedente di Matuidi: la palla resta lì in mezzo all’area e Mbappé la mette dentro - lo so, non è una vera occasione, ma secondo me è significativa di come la fortuna non lo abbia favorito in quel Mondiale, anzi in questo caso la fortuna lo usa come accidente sul percorso che facilita la strada a Mbappé. Sul gol del 4-2 fa l’assist per Mbappé, con un filtrante semplice giocato alle spalle della difesa argentina, scoperta in quel momento per provare a pareggiare. Poco dopo in transizione ha la palla del possibile 5-2, Pogba gliela passa di esterno dentro l’area di rigore, sul lato sinistro, Giroud è piuttosto libero ma di sinistro calcia sull’esterno della rete.

  • La semifinale con l’Uruguay (2-0: Varane di testa da angolo e Griezmann da fuori area con papera di Muslera) è povera di occasioni e l’unico tiro di Giroud, a un quarto d’ora dalla fine, è una palla che svirgola di sinistro, al volo, quasi dal vertice destro dell’area di rigore, su un rimpallo uscito da un’azione solitaria di Mbappé che gli era passato davanti ignorandolo, provando a dribblare tutta la difesa pur di non passargli la palla.

  • Anche in finale, contro la Croazia (4-2), fanno tutto i suoi compagni. Al 51esimo accompagna una di quelle azioni in cui Mbappé sembra guidare una moto invisibile, in piega mentre supera in curva il difensore croato Vida, quando arrivano in area Giroud si smarca prima sul secondo palo, poi viene al centro incontro alla palla ma Mbappé non alza mai la testa e tira addosso al portiere. Forse Giroud si rende conto che quella sarebbe stata l’ultima occasione di segnare e sconsolato allarga le braccia. Poco dopo si deve addirittura togliere per far passare il tiro di Pogba del 3-1 e sul 4-1 di Mbappé, quando Mbappé riceve palla al limite dell’area non si muove neanche provando a smarcarsi, tanto sapeva già che avrebbe tirato. A dieci minuti dalla fine Deschamps lo toglie anche, quindi il Mondiale di Giroud finisce come era cominciato: in panchina.

Ah, poi forse dovremmo aggiungere quel gol fallito a porta vuota durante i festeggiamenti, che con perfidia qualcuno ha registrato con un telefono dagli spalti e caricato su internet, giusto per dimostrare che Giroud nel 2018 non avrebbe segnato neanche con le mani, come si dice.

E così, Giroud ha dovuto aspettare quattro anni prima di avere l’occasione giusta. Quattro anni in cui ha fatto in tempo a uscire dalle convocazioni di Deschamps a vincere il secondo campionato nazionale della sua carriera con il Milan (dopo quello con il Montpellier del 2012) e a tornare come panchinaro di Karim Benzema, prima di ritrovarsi nuovamente titolare dopo l’infortunio di quest’ultimo.

Olivier Giroud non ci sarebbe neanche dovuto essere in questo Mondiale, se non fosse stato da una parte per una serie di circostanze più o meno fortunate, ma dall'altra soprattutto per merito suo, per come è tornato decisivo a 36 anni dopo che a 35 sembrava finito. Aveva pagato, lui per tutti, il fallimento dell’Europeo della scorsa estate. Colpevole, soprattutto, di aver indispettito sua maestà Kylian Mbappé, con delle dichiarazioni precedenti al torneo in cui si lamentava del fatto che gli arrivassero pochi palloni. E con una paranoia tutta francese Deschamps lo aveva identificato come un portatore di discordia all’interno dello spogliatoio e fatto fuori. Adesso invece i giornali francesi sottolineano che Giroud e Mbappé si allenano insieme, mangiano insieme, addirittura giocano insieme a biliardo.

E dopo appena mezz’ora dall’inizio di un nuovo Mondiale, Giroud ha finalmente trovato il suo secondo gol in un Mondiale (e al momento è il giocatore ad aver avuto e aver creato più xG di tutti: 1.54). E insieme ad esso è arrivato anche il terzo, con cui ha eguagliato il record di Thierry Henry in nazionale: 51 gol. Ovvero, diciamolo meglio: con il prossimo gol Giroud diventerà il miglior marcatore della storia della Francia. Non Benzema, non Griezmann, neanche Mbappé (magari un giorno). Lui, Olivier Giroud.

Sempre con grande umiltà, forse persino troppa. La stessa con cui avrebbe accettato di fare la riserva di Ibrahimovic e Benzema senza battere ciglio. Un’umiltà che è anche fatalismo, perché nella sua visione religiosa non dipende fino in fondo da lui, è nelle mani di dio come tutti gli altri. E se dio vuole fare di lui un attaccante di riserva, o fargli sbagliare tutti i tiri anche di questo Mondiale, lo accetterebbe lo stesso. Il che però significa che è lui il primo a sorprendersi delle cose incredibili che fa, dei momenti di grazia di cui è capace e che contraddicono l’idea che abbiamo di lui.

L’idea, cioè, di un attaccante oltre il metro e novanta, non particolarmente atletico, con una corsa legnosa, che però ha segnato uno dei gol più belli degli ultimi decenni (lo scorpione del 2017). Che non sembra avere un rapporto privilegiato con il pallone, che lo controlla sempre come se scottasse, se se ne volesse liberare, e che però da questo senso di precarietà tira fuori giocate di fino per i compagni (vedete il suo contributo in quell’altro gol bellissimo di Wilshere contro il Norwich, in cui ha chiuso due triangoli con due tocchi di primo di sinistro).

E che ancora poche settimane fa ha deciso una partita negli ultimi minuti, quella contro lo Spezia, con un gesto tecnico e atletico fuori dal comune, restando sospeso in aria, aspettando sul secondo palo di colpire la palla al volo di collo sinistro come se per lui la gravità non esistesse, come se degli angeli rinascimentali lo stessero sollevando da sotto.

Eppure a questi momenti artistici, persino geniali, che sono tutti suoi e dovranno far parte del modo in cui ricorderemo Giroud, preferisco il primo gol segnato all’Australia. Un tocco a porta vuota di destro che, se ci fate caso, esegue con una parte del piede vicina al tacco, o alla caviglia. Al rallentatore la sua gamba sembra di pietra, indurita dalla tensione, e per un attimo gli si può leggere nei pensieri: “Adesso lo sbaglio”.

Quell’attimo di incertezza di Giroud, quel momento in cui anche lui è curioso di vedere cosa succede, se riuscirà a segnare oppure se lo aspetta un altro Mondiale come il 2018, è ciò che lo rende più umano di Mbappé, Ronaldo, Ibrahimovic e tutti gli altri performer del calcio contemporaneo, con addosso sempre la maschera dell’eroe infallibile (non ho citato Messi perché lui almeno non nasconde quanto gli pesi quella maschera quando indossa la maglia della Nazionale).

Insomma, magari questo Mondiale non sarà come quello passato per Giroud. Magari sarà il Mondiale in cui batterà il record di Henry, magari sarà lui il capocannoniere della Francia di nuovo campione del mondo. O magari no, magari li aspetta un’altra partita assurda come quella con la Svizzera all’Europeo e Giroud si sarà tolto solo la soddisfazione di segnare due o più gol in una Coppa del Mondo a 36 anni - che comunque non è poco. Non possiamo saperlo, in fin dei conti. Ma la cosa interessante è che non lo sa neanche lui.

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