Esclusive per gli abbonati
Newsletters
About
UU è una rivista di sport fondata a luglio del 2013, da ottobre 2022 è indipendente e si sostiene grazie agli abbonamenti dei suoi lettori
Segui UltimoUomo
Cookie policy
Preferenze
→ UU Srls - Via Parigi 11 00185 Roma - P. IVA 14451341003 - ISSN 2974-5217.
Menu
Articolo
(di)
Dario Pergolizzi
Fondamentali: Roma-Milan 1-2
01 mar 2021
01 mar 2021
La squadra di Pioli ha avuto la meglio di un avversario timoroso e confuso.
(di)
Dario Pergolizzi
(foto)
Dark mode
(ON)

Nonostante il Milan venisse da un periodo non brillantissimo, in cui aveva vinto appena tre delle ultime nove partite in tutte le competizioni, la Roma per l'ennesima volta non è riuscita ad uscire dal campo con i tre punti confermando di avere un grosso problema con gli scontri diretti. Il bilancio parziale di 3 punti raccolti su 24 contro le dirette concorrenti per un posto in Champions League è ormai impietoso, e la stessa squadra sembra ormai aver assorbito una certa rassegnazione. Pur in una partita che ha vissuto di momenti contrastanti e di decisioni arbitrali molto discusse, il Milan ha dato l’idea di essere sceso in campo in maniera ben più organizzata e convinta dell’avversario.


 

Soprattutto nella prima metà della prima frazione di gioco la squadra di Pioli è sembrata in una delle sue migliori uscite stagionali per organizzazione collettiva e intensità, e di conseguenza sono fioccate le occasioni da gol sia attraverso uscite dal basso che via ripartenza. In questo contesto, la Roma è sembrata impotente su diversi piani, da quello atletico a quello psicologico.


 

La Roma si è fatta subito schiacciare


Entrambe le squadre sembravano aver impostato il pressing sull’impostazione avversaria, come intenzione generale, in maniera simile: un blocco a media altezza, attendista sui primi passaggi, che doveva alzare il proprio raggio su determinati trigger. Il Milan, come sempre, era pronto ad accorciare sugli appoggi non appena il pallone viaggiava all’indietro o lateralmente, mentre la Roma senza palla si schierava con un vero e proprio 3-5-2 privilegiando le uscite delle sue mezzali Veretout e Pellegrini (che in fase di non possesso si stringeva alla destra di Villar) verso i terzini rossoneri. In definitiva, però, i padroni di casa hanno avuto un atteggiamento molto meno ambizioso, finendo spesso a difendersi al di sotto della linea di centrocampo, mentre il Milan è riuscito a mettere in crisi abbastanza facilmente le convinzioni dei giocatori di Fonseca nella circolazione bassa.


 

A inizio azione, il Milan disponeva una linea di 4 giocatori nello spazio tra le 2 punte Mkhitaryan e Mayoral e i 3 centrocampisti della Roma (cioè i due terzini e i due mediani), tenendo molto larghi Calabria e Theo Hernandez. Quando la palla arrivava verso questi ultimi, le mezzali di Fonseca uscivano in diagonale, mentre Spinazzola e Karsdorp rimanevano bloccati dal posizionamento delle ali di Pioli, Rebic e Saelemakers. L’intenzione dei rossoneri era di evitare la verticalizzazione forzata verso le punte se non fosse stata subito disponibile, preferendo piuttosto arrivare ai terzini e sfruttare l’uscita dei centrocampisti andando a riempire il corridoio intermedio con i movimenti di Kessié a sinistra e Tonali a destra, o l’isolamento di Theo Hernandez, che anche ieri ha dimostrato quanto sia prezioso nella creazione di superiorità già nella propria metà campo, contro Pellegrini.


 

[gallery columns="4" ids="66507,66508"]

La Roma, cercando di invitare il Milan ad andare avanti solo attraverso i corridoi laterali per poi sganciare le mezzali in pressione, è finita spesso per abbassarsi.


 

Questo Milan paziente è riuscito ad abbassare facilmente nella prima parte di gara la Roma, che per la verità sembrava aver preparato una partita piuttosto reattiva. I giallorossi, comunque, sono anche riusciti a schermare gli inserimenti centrali nei primi venti minuti, ma a costo di abbassarsi un po’ troppo, con il conseguente affanno dei difensori di Fonseca, che disponeva per altro di un trio di difesa in emergenza, con Fazio sul centrosinistra e Cristante in mezzo. Uno dei problemi del Milan nelle ultime partite, come ammesso dallo stesso Pioli dopo l’ultima gara di Europa League contro la Stella Rossa, era stato l’atteggiamento frenetico in fase di impostazione, con un’eccessiva inclinazione alla verticalità che rendeva più semplice all’avversario leggere le seconde palle e limitare le sortite offensive dei milanisti. Il modo in cui la Roma ha approcciato la costruzione bassa avversaria ha forse agevolato il Milan in questo senso. Con la squadra di Fonseca che ha pressato la costruzione bassa avversaria solo a tratti, i rossoneri hanno ritrovato una certa varietà di opzioni nella risalita, potendo disporre a proprio piacimento sia di azioni più articolate, sia di percussioni più dirette, attraverso le solite inesorabili cavalcate di Theo o le verticalizzazioni verso la trequarti.


 

Milan, pressing e transizioni


Inizialmente, però, il Milan è arrivato al tiro soprattutto grazie a diverse transizioni, che sono state propiziate da un pressing compatto e intenso, e assistite da numerose imprecisioni preoccupanti del blocco di costruzione della Roma.


 

[gallery columns="4" ids="66509,66510"]

Due esempi dell’atteggiamento del pressing del Milan, pronto a scattare lateralmente o in avanti sui retropassaggi.


 

Nelle due azioni che vedete nelle immagini qui sopra sono nate due occasioni per il Milan. Nel primo caso, Theo esce in pressione su Karsdorp costringendolo a indietreggiare per poi rubargli palla e triangolare con Ibra, che arriverà al tiro. Nel secondo, Spinazzola viene chiuso e scarica su Fazio che a sua volta, pressato da Saelemakers, cercherà Pau Lopez, che ricevendo sul piede debole va a un passo dal disastro, facendosi ribattere il rilancio da Ibrahimovic. La Roma in questo caso non ha saputo riaggiustarsi di conseguenza per rendere la circolazione più sicura.


 

I giallorossi, almeno inizialmente, non sono riusciti proprio a scombinare il pressing del Milan con il pallone, forse anche a causa di una certa rigidità posizionale. Fazio e Mancini non si allontanavano molto dal centro, mentre Villar si è portato raramente a ridosso della prima linea, rendendo più semplice il controllo da parte del trequartista del Milan (prima Calhanoglu, poi Diaz). Veretout aveva il compito di buttarsi in avanti per attaccare la profondità, mentre i due trequartisti non sono riusciti ad abbassarsi per dare una soluzione e/o tirare fuori i difensori avversari. In questo senso, anche l’avvio di partita di Mkhitaryan, di fatto il leader tecnico della Roma in assenza di Dzeko, è stato negativo. L’armeno ha infatti sprecato due occasioni in cui avrebbe potuto ribaltare il campo ricevendo libero da pressioni alle spalle del centrocampo avversario. Allo stesso modo, anche il contributo di Mayoral è stato insufficiente, facendosi controllare troppo facilmente da Tomori.


 

La Roma ha reagito a questa prima metà molto negativa di primo tempo abbassandosi ulteriormente e peggiorando quindi la situazione. La squadra di Fonseca, infatti, nel corso del primo tempo ha ancora di più aumentato la densità e ha abbassato anche i quinti, soprattutto Spinazzola, per cercare di risolvere lo stallo dell’uscita da dietro ma in questo modo ha agevolato ulteriormente le uscite in pressione del Milan, che a quel punto si ritrovava con un gran numero di uomini pronti ad andare in verticale sulla ripartenza.


 

[gallery columns="4" ids="66511,66512"]

L’aumento della densità ha favorito ulteriormente il pressing del Milan, ma i giocatori della Roma hanno sbagliato appoggi o controlli semplici. Nella prima immagine Veretout la passa a Calabria, nella seconda Spinazzola potrebbe trovare Mkhitaryan libero ma si accartoccia su se stesso facendosi pressare.


 

La reazione monca della Roma


Dopo questa prima fase il Milan ha abbassato sia l’intensità del pressing che il baricentro. La Roma è sembrata respirare e attaccare con più sicurezza quando ha potuto consolidare il posizionamento nella metà campo offensiva, situazioni in cui ha potuto impensierire la linea rossonera attraverso gli inserimenti di Veretout e Pellegrini. Nonostante questo, la partita in breve tempo è diventata molto frenetica, finendo per agevolare la squadra più intensa, cioè il Milan, che in breve ha girato nuovamente la partita a suo favore iniziando a far fruttare un tema tattico in uscita che nei primi minuti la Roma era riuscita a evitare. Con Veretout e Pellegrini che uscivano più aggressivi sui terzini, e Villar attirato dai movimenti di Calhanoglu, si creavano degli spazi molto invitanti al centro della trequarti, e il Milan lentamente è riuscita a trovare il modo di sfruttarli. Così, quando Kessié, Tonali o Calhanoglu hanno percepito l’opportunità, sono nate ben tre occasioni in appena nove minuti: un’azione conclusa con il tiro di Rebic al 32’, un’altra con quello di Saelemakers al 34’, e infine quella che ha posto le basi per l’attacco posizionale che ha portato poi al rigore di Fazio su Calabria.


 

[gallery columns="5" ids="66513,66514,66515"]

Tra le azioni manovrate del Milan, le tre migliori sono nate sfruttando lo spazio tra le mezzali uscite in pressione e Villar.


 

Il contesto è cambiato nuovamente nel secondo tempo, quando i padroni di casa sono riusciti a raggiungere più rapidamente la trequarti attraverso combinazioni di catena e hanno anche tentato di aumentare l’intensità del pressing. I rossoneri hanno accettato il nuovo livello di difficoltà di buon grado e sono riusciti a ottimizzare le situazioni a disposizione, puntando soprattutto sulle ripartenze (e su Theo Hernandez).


 

La Roma invece è riuscita solo a tratti a sfruttare le debolezze strutturali del proprio avversario. Il gol del momentaneo pareggio è arrivato ad esempio grazie a un cambio di gioco a sinistra dopo aver attirato la pressione a destra - una situazione che la Roma poteva utilizzare più spesso dato il vantaggio strutturale che possedeva nell'avere due esterni a tutta fascia ad attaccare l'ampiezza contro un 4-2-3-1 molto stretto. Certo, il Milan ha avuto un buon livello di applicazione difensiva nei ripiegamenti e la solita partecipazione dei mediani negli scivolamenti laterali, ma proprio sul gol di Veretout si è visto come Tonali potesse andare in difficoltà nel raddoppio.


 

La squadra di Fonseca non ha fatto molto per stressare il Milan su queste possibili circostanze e, nel suo miglior momento, quando aveva finalmente raggiunto una certa fluidità di manovra, ha finito per complicarsi la vita da sola a causa di un errore marchiano di Pau Lopez (in una situazione, per altro, di assenza totale di pressione) che ha portato all'1-2 che ha inclinato la partita definitivamente dalla parte del Milan.


 

Da quel momento la partita della squadra di Pioli è diventata prevalentemente di contenimento, complice anche la rinuncia forzata a Ibra, Calhanoglu e Rebic e l’ingresso non troppo positivo di Leao, che non è riuscito a far risalire la squadra con continuità. La Roma, da quel momento, è riuscita a creare qualche pericolo, ma non abbastanza per pareggiare una partita sofferta.


 

 

Attiva modalità lettura
Attiva modalità lettura