Esclusive per gli abbonati
Newsletters
About
UU è una rivista di sport fondata a luglio del 2013, da ottobre 2022 è indipendente e si sostiene grazie agli abbonamenti dei suoi lettori
Segui UltimoUomo
Cookie policy
Preferenze
→ UU Srls - Via Parigi 11 00185 Roma - P. IVA 14451341003 - ISSN 2974-5217.
Menu
Articolo
(di)
Fabio Barcellona
Fondamentali: Juventus-Milan 1-1
20 set 2021
20 set 2021
La squadra di Allegri è stata recuperata da una posizione di vantaggio un'altra volta.
(di)
Fabio Barcellona
(foto)
Dark mode
(ON)

Al termine di Juventus - Milan, Massimiliano Allegri ha dichiarato alla stampa di avere sbagliato le sostituzioni, rammaricandosi di non avere messo in campo giocatori «più difensivi» visto che la partita «era ormai in cassaforte». Il gol del pareggio di Rebic è giunto al minuto 76, dieci minuti dopo l’ingresso di Kean per Morata e a soli quattro minuti dalla sostituzione di Cuadrado con Chiesa. Morata è stato sostituito a causa di un infortunio muscolare dopo l’ennesimo scatto in profondità fatto nel match e Kean è di fatto l’unico giocatore in rosa capace di svolgere i medesimi compiti svolti dal centravanti nella partita, che fino a quel momento si erano rivelati tatticamente decisivi per la Juventus.


 

Per il breve tempo intercorso tra le sostituzioni e il gol subito, e per il coinvolgimento nel gioco dei calciatori interessati, i cambi di Allegri non sembrano in realtà avere inciso né sull’atteggiamento generale della squadra né su episodi specifici che abbiano generato vantaggi evidenti al Milan, almeno sino alla rete di Rebic. In realtà, già prima delle sostituzioni la partita tra Juventus e Milan era diversa a quella del primo tempo e, sebbene la squadra di Pioli avesse ancora parecchie difficoltà a rendersi pericolosa, i bianconeri non erano più in controllo del match da un po' di tempo, come invece sembrava essere stata per quasi tutti i primi quarantacinque minuti di gioco.


 

Il primo tempo della Juventus


All’interno della struttura tattica già provata in questo inizio di stagione - quella cioè che partendo dal 4-4-2 difensivo prevede in fase di impostazione Danilo al fianco di Bonucci nella linea a 3, Alex Sandro alto a sinistra ad occupare l’ampiezza e Rabiot dentro al campo - la Juventus ha mostrato nei primi quarantacinque minuti di gioco una maggiore libertà posizionale dei giocatori in mezzo al campo, che ha permesso di muovere la struttura difensiva del Milan e di superare il pressing con cui la squadra di Pioli si prova a difendere. In questo senso, la Juventus ha ben preparato la partita contro il pressing aggressivo dei rossoneri trovando nella zona ai fianchi di Kessié il punto debole della struttura difensiva della squadra di Pioli.


 

Il Milan ha tentato di pressare alto e in parità numerica la costruzione bassa della Juventus, con Leão, Diaz e Rebic sui tre difensori bianconeri e con Tonali che si è alzato costantemente su Locatelli, il vertice basso del rombo di impostazione di Allegri. In questo modo, però, il campo alle spalle della pressione è stato assegnato interamente a Kessié, che  è stato frequentemente messo in inferiorità numerica, o addirittura spostato dalla sua posizione, dai movimenti dei giocatori bianconeri nella sua zona, in particolare da quelli coordinati di Bentancur, Cuadrado e Dybala.


 


Il Milan pressa con Leão, Diaz e Rebic i tre difensori della Juventus. Tonali si alza su Locatelli, Kessié rimane in inferiorità numerica tra Bentancur e Cuadrado.


 

Nel primo tempo la Juve è stata particolarmente abile a sfruttare questo vantaggio tattico in campo trovando spesso una ricezione nella zona di Kessié, manipolandone la posizione con le rotazioni tra Cuadrado, Bentancur e Dybala o, semplicemente, sfruttando la superiorità numerica nella sua zona.


 


Bentancur impegna Kessié spostandolo con una corsa profonda verso la linea difensiva avversaria. Tonali è impegnato a seguire Locatelli. Cuadrado taglia dentro il campo scambiando la sua posizione con Dybala e ha tantissimo spazio per ricevere alle spalle della prima pressione del Milan.


 

A rendere ancora più agevoli le ricezioni della Juventus nella zona di Kessié è stato l’enorme lavoro di Morata, che in maniera infaticabile ha allungato la difesa avversaria attaccando continuamente la profondità o, in alternativa, muovendosi verso l’esterno. Nel primo tempo i movimenti dell'attaccante spagnolo hanno reso impossibile ai centrali del Milan accorciare verso il centrocampo e, alzandosi in maniera aggressiva, supportare Kessié nel controllo della zona tra le linee.


 

A questo va aggiunto anche il lavoro sul lato sinistro di Rabiot che, con movimenti interno-esterno da mezzala, ha attaccato con continuità il lato destro della difesa rossonera, allungandone la struttura e rendendola permeabile alla circolazione palla della Juventus. In questo modo la squadra di Allegri è riuscita ad attaccare il Milan velocemente e utilizzando un campo grande, sia partendo dal recupero palla e attivando con rapidità le transizioni offensive - come in occasione del gol del vantaggio di Morata - sia in fase di possesso palla, cercando di sfruttare il prima possibile i vantaggi posizionali nella zona di Kessié, o comunque andando in verticale verso Alex Sandro e servendo le corse di Rabiot e Morata.


 

Mirate fasi di pressing e di riaggressione e un’attenta fase di difesa posizionale, finalizzata a negare le ricezioni interne all’ottimo Brahim Diaz, e a coprire i tagli interni di Leão, hanno completato un buon primo tempo della squadra di Allegri, che nella prima frazione di gioco è riuscita a limitare ogni pericolo per la porta di Szczensy senza rinunciare ad attaccare con pericolosità.


 

Cosa è cambiato nel secondo tempo


Nell’intervallo Stefano Pioli ha provato a rimediare alle difficoltà incontrate nel primo tempo dal Milan, apportando dei piccoli correttivi tattici alla fase di possesso della sua squadra, cercando di sfruttare a suo vantaggio la sostituzione di Kjaer, infortunatosi nel primo tempo. Il tecnico rossonero, dopo l'uscita del centrale danese, ha inserito Kalulu nella posizione di terzino destro mettendo Tomori al centro della difesa. Nel primo tempo il Milan aveva provato ad attaccare il blocco basso della Juventus a partire da una costruzione affidata a una linea arretrata a tre: con Tomori (ancora in posizione di terzino destro) che restava stretto al fianco del centrale, Kjaer, e Kessié a fare da vertice basso, Tonali pronto ad alzarsi e Leão dentro il campo, con Theo Hernandez e Saelemaekers ad occupare l’ampiezza.


 


La disposizione posizionale del Milan in fase di possesso nel primo tempo.


 

Partendo da questo schieramento, i rossoneri hanno provato a muovere la difesa avversaria ruotando i propri uomini d'attacco e soprattutto cercando le ricezioni di Brahim Diaz, limitate nel primo tempo dall’ottimo controllo degli spazi centrali da parte della Juventus. Queste difficoltà, e l’ingresso di un terzino più offensivo come Kalulu, hanno convinto Pioli a modificare la disposizione di base della sua fase di possesso palla. Il Milan ha abbandonato la costruzione con i tre difensori, liberando Kalulu sulla fascia destra e lasciando ai soli Tomori e Romagnoli la linea arretrata, eventualmente supportati da un centrocampista per la creazione della superiorità numerica contro i due attaccanti della Juventus in pressione.


 

La posizione aperta assunta dal terzino francese ha consentito a Saelemaekers di giocare internamente, mentre dal lato opposto l’ampiezza è stata presa da Leão che, a differenza di quanto fatto nel primo tempo, è rimasto largo ed alto sulla fascia sinistra. In mezzo al campo Tonali ha abbassato la sua posizione e ha disegnato con Theo Hernandez la coppia di mezzali al fianco di Kessié.


 


Nel secondo tempo il Milan è passato a una sorta di 2-3-4-1 offensivo con Leão e Kalulu sulle fasce, Hernandez più interno e Tonali più arretrato.


 

La nuova disposizione del Milan ha migliorato la circolazione palla degli uomini di Pioli, e in generale l’intera prestazione dei rossoneri, per diversi motivi. La posizione aperta di Leão e i suoi continui tentativi di uno contro uno, sebbene non troppo produttivi (10 dribbling tentati, di cui solo 3 andati a buon fine) hanno comunque contribuito ad abbassare la difesa bianconera. Oltre a questo, Brahim Diaz ha anche cambiato zona di ricezione, forse su richiesta dello stesso Pioli, passando dall’half-space di sinistra a quello di destra, trovando in questo modo maggiore spazio (forse per la minore capacità di controllo dello spazio di Rabiot rispetto a quella di Bentancur).


 

Il nuovo schieramento ha inoltre aumentato l’influenza nel gioco di Tonali, assegnandogli maggiori responsabilità nella risalita del pallone e sottolineando ancora una volta il suo ottimo stato di forma. La capacità della circolazione palla del Milan di arretrare il baricentro difensivo della Juventus ha quindi reso più problematica la transizione offensiva agli uomini di Allegri, portando indietro il punto medio di ripartenza. La transizione difensiva del Milan è diventata più efficiente non solo perché il possesso ha abbassato il baricentro della Juventus ma anche perché in fase di costruzione Kessié (e successivamente Bennacer, che ha sostituito a metà ripresa l’ivoriano) è stato affiancato da Tonali e Hernandez formando così un argine più efficace alle ripartenze avversarie.


 

Uno scaglionamento migliore ha generato una prestazione migliore. Riuscendo a tenere più bassa la difesa della Juventus, il Milan  si è guadagnata il pallone (66% di possesso palla nel periodo compreso tra l’inizio del secondo tempo e il gol di Rebic). Gli aggiustamenti di Pioli, poi, si sono combinati con le maggiori difficoltà della Juventus nel proporre con continuità il gioco offensivo e le transizioni viste nel primo tempo.


 

Il calcio essenzialmente verticale, gli attacchi in campo grande, le frequenti transizioni offensive indirizzate verso il rapido contrattacco, e quindi la sostanziale assenza di fasi d’attacco votate al mantenimento del possesso e ad abbassare la squadra avversaria, richiedono un dispendio atletico e mentale che la Juventus probabilmente non è (ancora?) in grado di reggere. Insomma: la squadra di Allegri ha abbassato il baricentro, ha perso il possesso del pallone che era stato ben conteso agli avversari nel primo tempo, ha difeso in maniera sempre più passiva e, attaccando in un campo sempre più grande e in maniera sempre verticale, ma con minore precisione, lucidità e conseguentemente, con eccessiva frenesia, ha perso compattezza in transizione difensiva.


 

Certo, è vero che il Milan comunque non era riuscito a creare occasioni da gol rilevanti fino al gol di Rebic, ma l’inerzia tattica del match era già cambiata e ben prima degli ingressi di Kean e Chiesa. Dopo il gol del pareggio avversario, la Juventus, alla ricerca della prima vittoria in campionato, la squadra di Allegri si è allungata e disunita. E proprio tra le maggiori distanze tra i reparti bianconeri è capitata la migliore occasione del finale di partita: un tiro in area di Kalulu dopo una prima conduzione palla efficace di Theo Hernandez, che solo un grande intervento di Szczesny ha evitato si trasformasse in gol e, probabilmente, in una sconfitta per la squadra di Allegri.


 


Anche contro il Milan, come in occasione delle partite contro Udinese e Napoli, la Juventus ha trovato presto il vantaggio, ma, a causa del progressivo deterioramento della sua prestazione e di errori individuali, si è fatta rimontare, perdendo l’occasione di centrare la prima vittoria in campionato. Il bottino di due punti in quattro partite è davvero misero e la partita contro il Milan, sebbene per larghi tratti la migliore dall’inizio del campionato, sembra mostrare che i problemi della Juventus siano ben lontani dal trovare una soluzione.


 

Pur all’interno di una prestazione generale e individuale che per tutto il primo tempo è stata soddisfacente, le scelte di fondo di Allegri – attacco rapido e verticale e in campo grande, difesa principalmente posizionale e dal baricentro basso – non sembrano essere pienamente digerite dalla squadra, che nel corso delle partite finisce per diventare sempre più passiva, incapace di continuare ad attaccare velocemente e in spazi ampi con costanza, perdendo di conseguenza ogni controllo del pallone e la compattezza in fase di transizione difensiva. In questo tipo di situazioni, quindi, la Juventus si abbandona a una difesa posizionale ad oltranza, che sollecita continuamente la fase di non possesso in zone di campo troppo vicine alla porta di Szczesny.


 

Se Allegri vorrà davvero confermare lo stile d’attacco che la Juventus ha mostrato in questa prima fase della stagione dovrà quindi arricchire il suo repertorio tattico con fasi di circolazione palla più interlocutorie e una strategia di pressing e riaggressione che gli permetta di non concedere del tutto il possesso palla agli avversari (al momento la Juventus è al quattordicesimo posto in campionato, con il 47%) e di non difendere per lunghi tratti del match quasi esclusivamente con un blocco basso. In alternativa il tecnico bianconero dovrà interrogarsi se davvero questo stile di gioco sia quello più adatto alle caratteristiche degli uomini a disposizione.


 

Il Milan di Pioli invece torna a casa con un punto prezioso, che pareva lontano nel primo tempo. Gli aggiustamenti del tecnico rossonero nell’intervallo hanno migliorato tutte le fasi di gioco, sebbene il Milan abbia continuato ad avere difficoltà ad entrare nelle fasi di rifinitura e finalizzazione. A preoccupare il tecnico rossonero, oltre agli infortuni, devono essere anche gli squilibri mostrati in fase di pressing nel primo tempo contro la Juventus (già ampiamente visti a Liverpool) e le difficoltà nel penetrare il blocco basso degli avversari.


 

Di contro, Pioli può essere soddisfatto della capacità della sua squadra di rimanere mentalmente e fisicamente nella partita anche nei momenti più difficili, come aveva già mostrato l’incredibile ribaltamento del risultato a Liverpool dopo mezz’ora in balia dei "Reds", e della fede dei giocatori in un sistema di gioco rischioso e che deve proprio per questo essere interpretato sempre con fiducia ed entusiasmo.


 


I passaggi del Milan nell’ultimo terzo di campo juventino: il giocatore più coinvolto è stato proprio Brahim Diaz.


 

Gli enormi progressi di Tonali e la grande capacità di ricezione e orientamento del corpo di Brahim Diaz in spazi strettissimi tra le linee avversarie sono anch’esse delle ottime notizie per il tecnico rossonero che potrà far affidamento sulla crescita dei suoi giovani calciatori per migliorare ancora le prestazioni della sua squadra.


 

Proprio il trequartista spagnolo potrebbe rivelarsi sempre più importante per Pioli al fine di affrontare e scardinare quelle difese chiuse che hanno spesso hanno costituito un ostacolo particolarmente ostico per gli attacchi rossoneri. Dalla sua crescita deriva anche quella di tutto il Milan, che continua a dimostrarsi una delle squadre più solide della Serie A, da tutti i punti di vista.


 

 

Attiva modalità lettura
Attiva modalità lettura