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Foto di Srdjan Stevanovic / Getty Images
Calcio Daniele Manusia 29 giugno 2022 7'

Cosa serve alla Fiorentina sul mercato

Il difficile è confermarsi.

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Un anno fa, più o meno in questi giorni, la Fiorentina stracciava il contratto di Gennaro Gattuso prima ancora di depositarlo, a seconda dei punti di vista per via delle ingerenze del suo agente, Jorge Mendes, sul mercato, o alternativamente per la mancanza di garanzie in fase di mercato. La Fiorentina veniva da una stagione in cui si erano alternati Iachini e Prandelli, non andando oltre il tredicesimo posto con quaranta punti (il minimo da quando è risalita in Serie A nel 2004). Due stagioni prima (2018-19) si era salvata per un solo punto. 

 

Iniziava ad esserci la preoccupazione che ormai quella fosse la dimensione della “Viola”: nelle stagioni positive puntare alla metà della classifica, senza correre rischi e con qualche magra soddisfazione (tipo i quarti di Coppa Italia nella stagione 2019/20), in quelle negative, be’, tenetevi forte perché ci sarà qualche turbolenza. Poi invece dallo Spezia è arrivato Vincenzo Italiano, che ha segnato una discontinuità fortissima sul piano del gioco e delle ambizioni della squadra, riportandola in Europa dopo cinque anni – e come abbiamo visto lo scorso anno con la Roma una coppa europea è sempre una coppa europea, anche se è “solo” la Conference League.

 

«Volevamo fare tutto fast, fast», ha detto Joe Barone, il braccio destro del Presidente Commisso, parlando di quando nel 2019 hanno rilevato la società dalla famiglia Della Valle. Lasciando intendere, cioè, che il passaggio dallo sport americano a quello italiano ha richiesto un minimo di adattamento. L’obiettivo, allora come adesso, era quello di creare «una squadra all’altezza della bellezza di Firenze». Che poi, pensando bene alla bellezza di Firenze, è un obiettivo forse irraggiungibile. Italiano, per restare in tema, ha agito più come un restauratore che come un artista vero e proprio, valorizzando la rosa che ha trovato e riuscendo anche a fare a meno di Vlahovic, ceduto a campionato in corso senza subire conseguenze troppo serie. 

 

Il settimo posto dello scorso anno (che con un po’ di sforzo, o fortuna, in più sarebbe anche potuto essere sesto o quinto) è uno splendido traguardo, per un allenatore al secondo anno di Serie A. Vincenzo Italiano dal 2018 a oggi ha fatto solo passi in avanti: dalla D alla C, poi in B con lo Spezia promosso al primo colpo in A, e poi il passaggio dallo Spezia alla Fiorentina. Anche quest’anno a un certo punto si è parlato di un possibile salto ulteriore – al Napoli, al posto di Spalletti – il che serve più che altro per rendersi conto di come Italiano è percepito. Come un allenatore che non si ferma, cioè, ambizioso. Allora è doveroso chiedersi: come migliorerà la sua Fiorentina?

 

Tutto ruota attorno al centrocampo 

Il primo colpo di scena di mercato è arrivato in negativo, ed è stato il mancato riscatto di Torreira dopo che il centrocampista uruguaiano era diventato uno dei punti forti – se non il punto forte – del sistema verticale di Italiano. È stato sorprendente tanto più perché sul piano mentale Torreira sembrava in perfetta sintonia con le nuove ambizioni della Fiorentina, facendo coincidere la sua voglia di rivalsa dopo l’esperienza deludente in Premier League con il desiderio di emozioni forti dei tifosi viola, successivo alle recenti stagioni di mediocrità. Senza fare nomi, Torreira ha detto di aver fatto di tutto per restare e i tifosi l’hanno presa male, esprimendo il proprio fastidio con lo striscione: «Torreira alla Fiorentina, Barone all’Arsenal». Commisso ha detto che come sempre è colpa dei procuratori «che con me non vinceranno mai», ma intanto a rimetterci è la Fiorentina.

 

Da aprile in poi, in realtà, Torreira non era al meglio fisicamente e ha giocato meno, in questo modo Italiano ha fatto le prove generali per la stagione a venire. Hanno giocato Duncan e Amrabat (quest’ultimo al centro al posto di Torreira), tra l’altro mostrando un buon affiatamento, insieme a Bonaventura che a sua volta sostituiva l’infortunato Castrovilli. Va da sé che manca qualcuno, anche volendo aggiungere alla conta dei potenziali titolari Youssuf Maleh che, come ci si poteva aspettare dopo la promozione con il Venezia ha vissuto una stagione di esordio in Serie A fatta di alti e bassi. 

 

In Coppa Italia, nella partita di ritorno contro la Juventus, Italiano ha provato persino Ikoné come mezzala tecnica ed è probabilmente in quel ruolo specifico che serve qualcosa in più alla Fiorentina. Amrabat può sostituire numericamente Torreira – con minor tecnica, ci mancherebbe, e minor aggressività in avanti, ma se tornasse quello visto a Verona, capace di coprire molto campo intorno a sé e di portare palla nella metà campo avversaria come un rugbista, sarebbe comunque un degno sostituto. Ma questo punto va comunque cercato il sostituto di Amrabat. E potrebbe far comodo anche qualcuno in grado di aggiungere qualità nella trequarti offensiva, per non dipendere interamente da Bonaventura aspettando il rientro di Castrovilli. 

 

Mandragora, a cui la Fiorentina sembra essere vicinissima, sarebbe un ottimo tappabuchi, con potenzialità per fare anche da titolare, ma immaginarlo in un centrocampo insieme a Duncan e Amrabat appesantirebbe ulteriormente le responsabilità creative dei tre giocatori più avanzati (o di Biraghi, che in tutte le statistiche che riguardano la costruzione di un pericolo per la porta avversaria è tra i giocatori più rilevanti per la Fiorentina). 

 

Pur essendo una squadra “fisica” che prova a mantenere un baricentro medio ostacolando la costruzione avversaria, la Fiorentina non è stata tra quelle che hanno pressato di più o in modo più aggressivo (penultima per pressioni totali e per contrasti, terz’ultima per anticipi): non è il tipo di squadra che costruisce le proprie azioni d’attacco recuperando palla in zone pericolose e forse muscoli e centimetri non sono quello di cui ha più bisogno (anche se non guastano mai).

 

 

Forse per questo si è parlato di un interessamento per Tameze, anche lui polivalente, e Bajrami, una scelta molto più offensiva e specifica per risolvere problemi in fase di rifinitura. Una voce invece più debole, ma affascinante, è quella di Lo Celso dal Tottenham, a cui la Fiorentina ha provato ad arrivare già lo scorso gennaio e che invece è andato in prestito al Villareal. L’impressione è che il sistema di Italiano beneficerebbe molto di maggiore qualità tecnica in mezzo al campo.

 

Altre necessità

Tolto il centrocampo, dove servono uno o due giocatori, Barone, Pradé e Burdisso stanno lavorando per un portiere che prenda il posto di Dragowski, in uscita, e che possa rappresentare un miglioramento rispetto a Terracciano (si parla di Vicario, Provedel e Gollini) e a quanto pare hanno già preso il terzino destro dello Shakhtar, il brasiliano Dodo, per sostituire Odriozola (e sarebbe un miglioramento netto rispetto a Venuti). Avere anche a destra un terzino che partecipa alla fase offensiva, con qualità nel gioco di passaggi, negli inserimenti e in rifinitura (lo scorso anno ha fatto 4 assist nel campionato ucraino), è una priorità per una squadra che costruisce pericoli soprattutto sull’esterno.

 

Andrà però trovato anche un sostituto di Milenkovic, in scadenza nel 2023 e, a quel che si dice, in attesa del passaggio di Skriniar al PSG per vedere formalizzata l’offerta dell’Inter. E questo sarà più difficile, considerando l’importanza di Milenkovic in costruzione (dopo Biraghi è il giocatore che ha toccato più palloni la passata stagione e anche quello che ha portato più palla in avanti dopo Igor) e la sua sicurezza in marcatura. Martinez-Quarta è cresciuto la scorsa stagione ma non sappiamo se Italiano avrà fiducia in lui. Forse per questo sono circolati i nomi di Marlon (ex-Sassuolo, che ha seguito De Zerbi allo Shaktar) e Mbemba del Porto, con cui eventualmente Martinez-Quarta si giocherà il posto.

 

Infine serve una punta, dato che Piatek (che Italiano ha spesso preferito a Cabral) non è stato riscattato e che ormai si è capito che per sostituire Vlahovic servono almeno due giocatori. Ma qui la Fiorentina si è già mossa per avere Jovic in prestito (probabilmente secco, senza diritto di riscatto) dal Real Madrid. Certo è difficile sapere come sia finito così in fondo nelle gerarchie di Ancelotti la scorsa stagione e più in generale cosa sia andato storto nelle ultime tre (persino nel prestito di ritorno all’Eintracht è andato male) ma il giocatore dell’agosto 2019 che aveva segnato 27 gol tra Bundesliga e Europa League sarebbe tra i migliori centravanti del campionato. Probabilmente basterebbe anche una via di mezzo tra il meglio e il peggio di Jovic per fare bene in Serie A e resta, a scatola chiusa, una delle scelte più audaci di questo mercato. Se volevano la nostra curiosità, con Jovic ce l’hanno senz’altro.

 

 

Cos’altro potrebbe migliorare

Molte delle fortune offensiva della Fiorentina nella prossima stagione dipenderanno, oltre che dall’attaccante, da Ikoné e Nico Gonzalez, oltre che da Saponara, su cui si possono avere dubbi esclusivamente legati al livello fisico perché qualitativamente parlando sarebbe il migliore a disposizione di Italiano. 

 

Nico Gonzalez ha fatto una buona prima stagione (7 gol e 6 assist) e quando in forma non c’è dubbio sulla sua titolarità. Certo, può migliorare, aggiungere un po’ di precisione alle sue giocate e migliorare le proprie scelte negli ultimi metri. Ma sarà soprattutto Ikoné a dover crescere, fare qualcosa di più, dopo i primi sei mesi di apprendistato nel calcio italiano. Storicamente non ha mai segnato molto (4 nella sua stagione migliore, appena 14 nelle ultime tre, considerando anche le coppe europee) ma è evidente il suo potenziale, sia in campo aperto che nello stretto. Se dovesse accendersi all’improvviso, considerando anche che ha appena 24 anni, non sarebbe così strano. 

 

Difficile in ogni caso immaginare che possa arrivare qualcuno di superiore rispetto a questi tre, anche se avere qualcun altro oltre a Sottil che possa entrare dalla panchina farebbe comodo, considerando anche l’addio di Callejon. Probabilmente la Fiorentina cercherà qualche occasione (negli ultimi giorni sono stati fatti i nomi di El Shaarawy e Castillejo) anche perché sul piano economico ci sono sì i soldi di Chiesa e Vlahovic, ma anche i molti esuberi di cui Pradé non sta riuscendo a liberarsi, a cominciare da Kokorin. Chissà che a sorpresa proprio tra questi sprechi non salti fuori qualcuno di  utile per Italiano, magari Kouamé che viene da 13 gol e 10 assist in Belgio, con la maglia dell’Anderlecht (dove sarebbe voluto restare). 

 

Insomma, la Fiorentina riparte da dove l’abbiamo lasciata, con un sistema molto equilibrato in cui la forza e la resistenza alla fatica sono requisiti necessari per essere competitivi anche con le squadre migliori. Una volta sostituiti Torreira e Milenkovic quel qualcosa in più che può portarla a una posizione migliore in classifica, o lontano in una coppa, può arrivare da un miglioramento di alcuni giocatori o da un innalzamento della qualità generale. Jovic è una scommessa affascinante che potenzialmente può fare la differenza, ma sarà interessante vedere l’evoluzione della squadra di Italiano nel suo insieme. L’impressione è abbia ancora margini di crescita, ma è risaputo che confermarsi ad alto livello è sempre più difficile che arrivarci una volta ogni tanto.

 

Tags : fiorentinaluka jovicvincenzo italiano

Daniele Manusia, direttore e cofondatore dell'Ultimo Uomo. È nato a Roma (1981) dove vive e lavora. Ha scritto: "Cantona. Come è diventato leggenda" (Add, 2013) e "Daniele De Rossi o dell'amore reciproco" (66th & 2nd, 2020) e "Zlatan Ibrahimovic, una cosa irripetibile" (66th & 2nd, 2021).

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