
Cari appassionati,
da quest'anno c’è una novità nella guida al FantaNBA di Ultimo Uomo. Abbiamo scelto infatti di affidarci come piattaforma di riferimento a STAZ Dont lie, un progetto concepito e gestito dal team di Around The Game. Come funziona? È semplice: Ci sono due modalità di calcolo dei punteggi da scegliere (Statpadder e True shooting) e come nella migliore tradizione lanciata da Hoops sports, prevede draft di inizio stagione, tagli, scambi, sotto l’attenta guida di un commissioner chiamato a vigilare e organizzare, oltre a dirimere con saggezza ogni piccola o grande increspatura dentro la lega. Per il resto, se volete abbracciare questo sistema, trovate tutto spiegato bene sul loro sito.
Noi, per questa colossale guida, abbiamo deciso di abbracciare il formato True shooting che mira all'efficienza complessiva, e di lasciare alle spalle dei punteggi più abbordabili ma forse più noiosi e ripetitivi quando la stagione si infittisce e diventa selvaggia. Schierare la vostra lineup in modo efficace sarà più avvincente e per chi ha voglia di qualcosa di più semplice e cumulativo c’è sempre l’opzione Statpadder.
Ecco i nostri nuovi riferimenti o meglio gli STAZ Points:

Ovviamente quanto segue vale anche se scegliete altre piattaforme per il vostro FantaNBA. Nonostante l’ingannevole prefisso fanta lasci presagire l’ingresso in un territorio fantastico, stiamo parlando di basket, di statistiche, di possibilità che un giocatore faccia bene o meno bene. I capisaldi alla fine sono sempre gli stessi e ci sono assonanze con i formati in voga oltreoceano: punti al minuto come mantra principale, copertura certosina del minutaggio tra guardie, ali e centri (sempre su 96 e 48 minuti) e una panchina robusta con 13 elementi che dovranno sopperire a ogni evenienza.
Diamo il via alle danze, facendo attenzione alle nuove metriche con cui prendere confidenza anche se il ritmo ormai lo conoscete alla perfezione.
P.S.: La guida potrebbe subire aggiornamenti fino ai primi giorni della stagione regolare NBA.
1. NIKOLA JOKIC, NUGGETS (70 GAMES, 42,35 STAZ POINTS, 1.15 PTS/min)
Denver ha migliorato la squadra, l’approdo di Valanciunas è una buona notizia in termini di gestione delle energie fisiche e del minutaggio lungo la sfiancante stagione NBA. Un amaro Eurobasket e la deludente eliminazione agli ottavi potrebbero fare al caso nostro e contribuire ad alimentare il sacro fuoco competitivo del serbo, che arde scoppiettante a dispetto del mood scanzonato. Il clamoroso IQ cestistico brilla come un faro nella notte in questo formato di punteggio che premia completezza e acume tattico. La quota rimbalzi è cresciuta ancora nel 24/25 (siamo vicini ai 13 di media) e la selezione di tiro dalla grande distanza ha fatto un altro passo in avanti rispetto al passato. Legge e programma codici di pallacanestro con la velocità di un processore. E se ci fosse qualche piccola marcia da scalare nel repertorio, anche solo una ridotta da 4x4, che gli permetta di fare il vuoto in modo ancora più marcato?
2. GIANNIS ANTETOKOUNMPO, BUCKS (69 GAMES, 37,89 STAZ POINTS, 1.11 PTS/min)
Il tema è il solito: se galleggia a quota 70 presenze, siamo vicini a toccare il cielo della specialità, anche se i Bucks sembrano costruiti in modo approssimativo e forse non sono troppo distanti dal premere il bottone della ricostruzione totale. Ci sono diverse incognite di mercato che possono turbare la vostra fantaserenità ma d’altronde il gioco vale la candela. Non ha intorno molti scorer credibili, fattore che inevitabilmente faciliterà il piano partita degli avversari, pronti a lasciare praterie al resto dei compagni. I tiri liberi sono il suo difetto più evidente (61,7%) ma il format prescelto non è troppo punitivo con chi tende a litigare con la lunetta. Con gli anni ha rivisto e semplificato la mappa di tiro e ha deciso di incrementare le sue escursioni nei pressi del canestro; in un mondo di giocatori che allungano il campo, lui cerca di accorciarlo a tutti i costi. Quota rimbalzi (11.9) e stoppate di primissima categoria.
3. SHAI GILGEOUS-ALEXANDER, THUNDER (76 GAMES, 36,84 STAZ POINTS, 1.08 PTS/MIN)
Regala talento sopraffino e pura applicazione per tutta la stagione, raramente registra picchi clamorosi ma punta le sue fiches su una continuità semplicemente ammorbante. Siamo di fronte al raro caso di un trentellista che non si affida in modo esasperato al tiro da fuori, piuttosto a un repertorio sintonizzato sulla nostalgia degli anni novanta, con canestri strappati ai suoi avversari con dinamismo e un motore che gira sempre agli alti regimi. Attacca le difese in qualsiasi condizione e aggiunge incessanti miglioramenti alla voce assist (quasi sette di media) e ai tiri liberi, dove sfiora il 90% su nove tentativi: una macchina. Dal 2022 costeggia con affidabilità le 70 presenze stagionali, aspetto che dovete sempre prendere in considerazione. I Thunder sono ricchi di prospetti, forse qualche numero potrebbe risentire dello spazio concesso inevitabilmente ai giovani Williams e Holmgren.
Il nostro MVP in azione.
4. VICTOR WEMBANYAMA, SPURS (45 GAMES, 31,16 STAZ POINTS, 0.94 PTS/MIN)
Il nuovo che avanza e il giocatore preferito dai monaci Shaolin. Clinicamente guarito, si approccia alla terza fatidica stagione pronto a trascinare i texani verso la terra promessa: i playoff non possono più aspettare con il suo livello di potenziale e di mediaticità. In difesa è già dominante in un modo che offende ogni rilevamento statistico (3.8 stoppate di media) e la sua aura basta a mandare in tilt gli istinti più basilari e collaudati degli attaccanti NBA, i quali non amano finire nel poster o vittime delle sue giocate settimanali. In attacco siamo ancora in fase di apprendimento e un solido tiro da fuori (cavalcato eccessivamente?) per il momento ha mascherato i suoi problemi di posizionamento offensivo, parzialmente corretti dal buon Chris Paul e dalle cure dello staff. Necessita di più tiratori per esplorare i suoi limiti di realizzatore ma gli Spurs non potevano certo passare su Castle e Harper. Rischio e fascino.
5. LUKA DONCIC, L.A. LAKERS (50 GAMES, 32,86 STAZ POINTS, 0.93 PTS/MIN)
Dallas era un luogo ideale dove alternare i suoi alti e bassi fisici e umorali: a Los Angeles è inevitabilmente più esposto e sotto pressione, dopo una mezza stagione di fisiologica luna di miele con la stampa locale. La fragilità del corpo (troppe le partite saltate), la convivenza con LeBron, il mercato sospetto dei Lakers che sembrano ancora in bilico tra passato e futuro senza scegliere un percorso netto: i dubbi abbondano. I numeri totali sono pantagruelici, tali da compensare la percentuale al tiro (sotto quota 45%), grazie anche al buon rendimento a rimbalzo (8.2) e una sincera propensione ai palloni recuperati, a dispetto del pacifismo difensivo, da sempre uno dei marchi di fabbrica. Resta inteso che se gli astri si allineano definitivamente, con pensiero e azione che si fondono al massimo del potenziale, potremmo essere di fronte alla stagione della rinascita di uno dei più grandi talenti offensivi del pianeta.
6. CADE CUNNINGHAM, PISTONS (70 GAMES, 30,30 STAZ POINTS, 0.87 PTS/MIN)
Primo giocatore statunitense del listone, ha sciorinato un 2024/2025 di una completezza ammirevole e sfiorato la doppia cifra negli assist (9.1) nonostante gli oltre 25 punti di media. Come SGA sfrutta in modo relativo il tiro da fuori ma la produzione complessiva è simile e, considerato che deve ancora scollinare le 25 primavere, lo scenario è davvero intrigante. Ama il midrange, ma soprattutto ha imparato a sfruttare il fisico per finire con discrete percentuali nei pressi del canestro (che attacca quasi 20 volte a sera!). Qualche volta sfoggia anche un gancio che manda in brodo di giuggiole i tifosi più maturi. Il suo contributo difensivo è di ottimo livello e nessuna linea di passaggio è al sicuro quando è sul parquet. Siamo di fronte a uno dei massimi esempi di two-way player, specialità sempre più rara. Le percentuali di tiro continuano a crescere ma forse perde ancora troppi palloni.
7. KARL-ANTHONY TOWNS, KNICKS (72 GAMES, 30,08 STAZ POINTS, 0.86 PTS/MIN)
La proverbiale morbidezza che sfoggia in difesa qualche volta fa spazientire i tifosi di New York ma il talento offensivo che porta in dote alla causa è sensazionale. Al Madison ha ritrovato quella centralità di gioco che aveva perso ai Timberwolves per la difficile integrazione tattica con Rudy Gobert. Va a rimbalzo con grande tempismo (12.8, record carriera!) e crivellare la retina con morbidi jumper e sinuosi movimenti vicino al ferro è sempre stata la specialità della casa. Dovrebbe attaccare il canestro con maggiore continuità vista la buona mano ai tiri liberi. C’è poi la sempreverde speranza che presto o tardi i numeri di recuperi e stoppate si elevino a quote davvero significative. Un anno a stretto contatto con Thibodeau lo ha senza dubbio migliorato e per buona parte della passata stagione il suo nome è comparso anche tra i candidati MVP. La tenuta fisica è sempre la vera incognita.
Se ce la fai a New York, ce la fai ovunque.
8. ANTHONY DAVIS, MAVERICKS (51 GAMES, 31,75 STAZ POINTS, 0.95 PTS/MIN)
Fragile come un cristallo, ma nonostante tutto resta uno dei migliori esempi di two-way player prodotti dalla scuola americana nella storia recente di questo gioco. Secondo i piani dovrebbe giostrare da ala forte con lo spot di centro coperto da Gafford e Lively II, una possibilità che dovrebbe riaccendere la seconda parte della sua carriera. Stoppatore e rimbalzista di indubbia caratura, ha nelle sue corde anche discreti istinti di passatore (4.4 assist di media ai Mavs) che potrebbero trasformarlo in un hub offensivo, proprio come sperava JJ Redick al principio della sua avventura ai Lakers. Rispetto a qualche anno fa la sua esplosività è in netto calo, mentre il suo jumper resta di efficacia ondivaga anche per le scelte poco accorte in quanto a selezione di tiro. Cooper Flagg potrebbe aiutare a togliere sia la pressione mediatica sia quella offensiva, ma Jason Kidd deve congegnare un attacco efficace.
9. DOMANTAS SABONIS, KINGS (70 GAMES, 29,23 STAZ POINTS, 0.84 PTS/MIN)
Un campione della regolarità di rendimento: Sabonis con grande generosità accetta di scendere in campo anche quando non è al massimo fisicamente. Attivissimo sotto le plance (13.9 rimbalzi di media) e saggio facilitatore offensivo, i suoi problemi arrivano da una scarsa protezione del ferro e da un tiro da tre (solo due tentativi per partita) che non permette ai compagni di allungare il campo in modo efficace e continuativo. Perso Fox che si è accasato agli Spurs, è stato spesso troppo sollecitato dallo staff tecnico che gli ha chiesto senza mezzi termini di confezionare sia le pentole che i coperchi. Difficile essere ottimisti con le attuali proiezioni di Sacramento; nel reparto esterni sembra regnare la confusione e forse non ci sono creatori di gioco pronti a esaltare le sue caratteristiche. La mancanza di esplosività lo penalizza quando orbita vicino al ferro, ma sa come ingegnarsi con mestiere. Porto sicuro.
10. ANTHONY EDWARDS, TIMBERWOLVES (79 GAMES, 28,09 STAZ POINTS, 0.77 PTS/MIN)
In termini di volume di gioco siamo già a livelli altissimi, considerando il numero di tiri presi dal campo e in particolare quello delle triple, quota capace di far arrossire i più importanti specialisti del tiro dall’arco. Quello in cui deve migliorare è l’efficienza complessiva e forzare meno situazioni di gioco in cui si getta idealmente nel labirinto senza trovare l’uscita. Il suo playmaking in particolare deve salire di livello (4.5 assist di media) anche se dal palleggio è quasi sempre in grado di costruire situazioni interessanti. Per gestire le energie deve rifinire il suo repertorio dalla media che non si è mai sviluppato in modo efficace e permette alle difese di leggere con una certa facilità le sue opzioni. Al netto dei difetti, per età (24 anni) ed esperienza maturata nei playoff siamo di fronte a un possibile crack stagionale, un potenziale competitor per il titolo di MVP. La sua intesa con Julius Randle dovrebbe essere ormai rodata.
11. DEVIN BOOKER, PHOENIX SUNS (75 GAMES, 28,10 STAZ POINTS, 0.75 PTS/MIN)
Non ci sono più Beal e Durant e quindi non c’è più la necessità di farlo giocare fuori ruolo e di sacrificare la sua indole offensiva sull’altare degli equilibri di gioco. A ben vedere siamo nella situazione diametralmente opposta: Booker ha la possibilità di tirare qualsiasi cosa transiti nelle sue vicinanze senza mediazioni. Secondo i numeri messi insieme nelle passate stagioni dovrebbe fare capolino molto dopo questa posizione nel draft, ma la situazione appare troppo invitante per non correre il rischio e concedergli fiducia. Meccanica di tiro sensazionale, lascia a desiderare nelle statistiche difensive e in particolare i palloni recuperati (0.9) non rendono giustizia alle sue potenzialità tecniche e fisiche. Tende a salire di livello nei playoff, un buon indicatore delle possibilità di scorer (28 punti di media su quasi 50 apparizioni) che in stagione regolare spesso sacrifica. I Suns sono un cantiere aperto ma c’è voglia di riscatto.
12. PAOLO BANCHERO, MAGIC (46 GAMES, 27,40 STAZ POINTS, 0.80 PTS/MIN)
Fermato da un problema muscolare lo scorso anno quando sembrava in rampa di lancio per attaccare i vertici del fantaOlimpo. Quando è rientrato ha faticato a ritrovare la miglior condizione, anche se ha finito in crescendo e raggiunto i playoff con i suoi Magic. Rimbalzista discreto (7.5 di media), passatore generoso, anche se qualche volta troppo superficiale, tanto da perdere palloni davvero banali. Potrebbe assestarsi vicino ai 30 punti di media anche in considerazione della trade che ha coinvolto Desmond Bane, destinato ad aprire gli spazi e valorizzare il suo talento di realizzatore purissimo. La federazione USA spera di farlo crescere come uno dei leader della nuova nazionale di pallacanestro e anche se Orlando è un mercato di scarso rilievo, potrebbe diventare uno dei volti di riferimento della lega. Sul versante difensivo i numeri sono davvero poco incoraggianti, ma è un diamante grezzo.
Assalto al primo quintetto NBA?
13. TRAE YOUNG, HAWKS (76 GAMES, 28,72 STAZ POINTS, 0.80 PTS/MIN)
Nel 2024/2025 ha parzialmente riabilitato il suo nome all’interno dei salotti buoni del gioco, che gli hanno spesso voltato le spalle. La scarsa efficienza al tiro resta uno dei suoi limiti storici (41.1%) ma a prescindere dai numeri, lo scorso anno ha infuso vita a una franchigia sempre sul punto di deragliare per gli infortuni. Forse il Villain per antonomasia degli esterni, una partita non è mai completamente al sicuro dai suoi momenti trascendentali al tiro che possono cambiare lo scenario in qualsiasi momento. Con il passare degli anni ha cominciato a distribuire con più enfasi il pallone (11.6 assist di media, primo nella lega) e coinvolgere i compagni da consumato leader. Scivolati via gli esterni più reclamizzati, Trae potrebbe essere una scelta vincente e non vi lascerà a piedi.
14. LEBRON JAMES, LAKERS (69 GAMES, 30,15 STAZ POINTS, 0.86 PTS/MIN)
A prescindere dal suo atteggiamento e dalle vicende interne di casa Lakers, che sono molto simili a una telenovela anche grazie al suo contributo, resta una delle poche certezze su cui contare. Reduce da un'annata turbolenta, è sceso in campo molto più del previsto e certamente non ha pigiato sul pedale del freno quando ha giocato i suoi 35 minuti di media in uno dei campionati più fisicamente intensi del pianeta. Sono almeno 5 o 6 anni che al momento di stilare questo ranking ci aspettiamo un crollo del fatturato o del minutaggio, ma puntualmente LeBron respinge questa eventualità al mittente. Luka gli ha sottratto le chiavi dello spogliatoio e forse anche la possibilità di suggerire gli elementi più graditi del roster. Siamo vicini a una tripla doppia di media con 24 punti a referto da addizionare alla percentuale al tiro che resta al 50% dal campo, con l’80% ai liberi. Chapeau!
15. ZION WILLIAMSON, PELICANS (30 GAMES, 29,51 STAZ POINTS, 1.03 PTS/MIN)
Come nei migliori fanta, anche in questo caso la media punti al minuto è molto importante e in qualche occasione assolutamente decisiva. Alla luce di questa lapalissiana considerazione, la sua candidatura si staglia all’orizzonte come la sagoma di un supereroe in ogni fumetto che si rispetti. A parte le superstelle che abbiamo già menzionato, resta uno dei pochi jolly in faretra che potrebbe far svoltare la vostra stagione o ridurla in cenere ancora prima di cominciare a ballare. Zion è strettamente proporzionale alla vostra propensione al rischio e in un certo senso al romanticismo, se per soprammercato siete anche dei tifosi o semplici simpatizzanti dei Pelicans. I suoi pregi e i suoi difetti sono praticamente gli stessi che abbiamo visto da quando era matricola, a parte forse un leggero peggioramento nel tiro da fuori. Quando gioca produce quasi 25 punti (con il 56.7%) in meno di 30 minuti, ponderate bene.
16. JALEN BRUNSON, KNICKS (30 GAMES, 28,41 STAZ POINTS, 0.80 PTS/MIN)
Il Fresh Prince della Grande Mela, sulle sue ampie spalle poggiano le speranze e le prospettive dei tifosi dei Knicks. Rispetto a un paio di stagioni fa ha sacrificato qualche conclusione dal campo per favorire i compagni e ha attaccato il ferro con più continuità, seguendo alla lettera i dettami di Thibodeau. La quota assist (7.3 di media) è invitante ma forse è lecito aspettarsi ancora qualche passo in avanti mentre quando si tratta di fare canestro, pochi esterni sono capaci di rivaleggiare con la sua miscela di skill e di carattere leonino. Tutto sommato è abbastanza parsimonioso con la contabilità dei palloni persi (2.5 a sera) ma è ancora troppo timido quando si tratta di recuperarli, se consideriamo la sua intensità e le mani velocissime di cui dispone. Il roster è più o meno lo stesso, ma l’era Mike Brown potrebbe riservare sorprese dal punto di vista del ritmo e delle attitudini offensive.
17. JOEL EMBIID, 76ERS (19 GAMES, 26,84 STAZ POINTS, 0.89 PTS/MIN)
In linea generale possiamo applicare il principio base di Zion e moltiplicare all’infinito. Nel suo caso, però, saremmo di fronte a uno dei primi 5 giocatori della Lega fosse certamente sano. Reduce da una stagione straziata dai problemi fisici e dal solito rapporto conflittuale con la stampa di Phila, ha lavorato in questi mesi per recuperare una buona condizione fisica e una quota ragionevole di atletismo (ci sono foto recenti in cui appare notevolmente più magro, ma vai a fidarti). I numeri del 24/25 sono controversi e difficili da analizzare lucidamente, meglio forse affidarci a quelli del 23/24 e magari auspicare un ritorno a un fatturato simile. Se tutto va bene siamo di fronte a 30 punti ogni sera conditi da una decina di rimbalzi e 4/5 assist, senza contare che tira i liberi a quote vicine al 90%. Paul George sembra avere imboccato la parabola discendente della carriera, fattore che dovrebbe spalancare ancora le porte a Tyrese Maxey e i giovani in squadra. Meditate.
18. KEVIN DURANT, ROCKETS (62 GAMES, 28,48 STAZ POINTS, 0.78 PTS/MIN)
Il tempo continua solo a sfiorarlo anche se la recente avventura con i Phoenix Suns ha fatto emergere diverse critiche per il suo modo di gestire la leadership in squadra. Coach Udoka ha una fretta indiavolata di portare i Rockets ai vertici, sulla carta il matrimonio tra i due è perfetto perché un allenatore di polso, in grado di costruire un rapporto paritario, sembra fondamentale per gestire questo momento del suo percorso. A Houston dovrà agevolare il tragitto di crescita di Sengun e di Amen Thompson e forse fare qualche straordinario in difesa per assicurare una confortante quota di vittorie ai texani. A rimbalzo è spesso in amministrazione controllata (6 di media) mentre quando si tratta di fare il realizzatore siamo ancora nei pressi della pura élite di questo gioco (26 punti a sera). Negli ultimi anni ha giocato un numero di partite confortante, ci aspettiamo lo stesso trend ma con l’infortunio di VanVleet potrebbe partire forte.
19. DONOVAN MITCHELL, CAVALIERS (71 GAMES, 25,69 STAZ POINTS, 0.82 PTS/MIN)
Per una larga fetta del 2024/2025 è stato il miglior giocatore di una delle squadre più impressionanti della lega, ridefinendo un blasone che si era forse appannato troppo rapidamente. I numeri, pur impressionanti, non sono al top della carriera (24 punti a sera, 5 assist di media) ma l’efficacia complessiva e i momenti delle partite in cui è riuscito ad alzare l’asticella hanno lasciato un segno profondo in stagione regolare. A far impennare le sue quotazioni c’è la drastica riduzione di palloni persi e una durabilità fisica che ha scaldato il cuore dei suoi fanta proprietari. Donovan ha il potenziale per regalare picchi ancora più generosi, anche perché stiamo parlando di una stella che è nel prime fisico e potrebbe ancora accumulare qualche piccolo ma significativo upgrade nel suo bagaglio tecnico. Sul versante di squadra non si registrano grandi novità; Mobley e Garland possono crescere ancora?
20. JAMES HARDEN, CLIPPERS (79 GAMES, 27,53 STAZ POINTS, 0.78 PTS/MIN)
Un altro vecchietto terribile, nel 2024/2025 ci ha regalato un’annata sorprendente che ha scioccato anche il più ottimista degli addetti ai lavori per focus e tenuta. Ha trascinato i Clippers mentre Leonard era fermo ai box per i soliti problemi al ginocchio e griffato 6 punti di media in più rispetto alla stagione precedente, giocando la bellezza di 79 partite. Kawhi comincia la stagione senza problemi medici ma con grane contrattuali, l’addizione di Bradley Beal potrebbe erodere buona parte delle sue statistiche ma non ci sentiamo di trascinare il suo ranking ancora più basso dopo un effort di questo cabotaggio. Le poche note negative arrivano dalla percentuale al tiro (poco sopra il 40%) che forse potrebbe risentire in positivo del maggiore talento che gli gravita intorno. Ha rispolverato anche l’attitudine alle giocate di sacrificio come attestano i suoi recuperi in difesa (1.5 di media!), vicini alla quota del 2020.
21. STEPH CURRY, GOLDEN STATE WARRIORS
Capace di condurre a forza i trafelati Warriors quasi da solo, ha firmato una seconda parte di stagione nel 2024/2025 ai limiti della trascendenza dal punto di vista tecnico/fisico. Mantiene 24 punti a partita, con il 40% da tre su 11 tentativi e 6 assist, la solita sentenza.
I playoff sono noiosi senza Steph.
22. TYRESE MAXEY, PHILADELPHIA 76ERS
Una delle poche certezze di casa Sixers, porta in dote oltre 25 punti ma con percentuali sospette, anche a causa dello scarso talento con cui ha interagito recentemente. Con Embiid e George in giro per il parquet, potrebbe risentire negativamente dal punto di vista statistico.
23. ALPEREN SENGUN, HOUSTON ROCKETS
Udoka lo vede più come un facilitatore che come un realizzatore, fattore che ne ha decretato la discesa nella media punti, calo compensato da un maggior sforzo a rimbalzo. La presenza di KD rischia di peggiorare questo scenario, ma un gioiello del genere non si discute.
24. JALEN WILLIAMS, OKC THUNDER
Talento poliedrico in rampa di lancio, ha beneficiato del maggiore minutaggio nello spot di ala piccola. Ha incrementato il volume di tiro e le percentuali sono calate (quasi il 6% in meno da tre) ma è uno scotto da pagare per spiccare il volo. Potenziale ancora da esplorare.
25. JALEN JOHNSON, ATLANTA HAWKS
Giocatore che scalda il cuore per l’intensità che riesce a sprigionare e la cifra estetica delle sue schiacciate. Fermato da un infortunio mentre stava definitivamente esplodendo, si è issato a una doppia doppia di media e reclama un posto di spicco alla tavola di Trae Young.
26. DE'AARON FOX, S.A. SPURS
Finito alla corte di Wemby, agli Spurs ha giocato solo 17 partite per problemi fisici di varia natura. Resta uno degli esterni più veloci in circolazione e un interprete magistrale del pick & roll. Difetta nel tiro da fuori (27%...) ma se torna nel formato ammirato con i Kings è un furto.
27. EVAN MOBLEY, CLEVELAND CAVALIERS
Difensore dell’anno in carica, è un giocatore solido come il granito che anno dopo anno fa qualche piccolo progresso che non sempre finisce per avere appeal nella vita fantasy. Ha il potenziale per scollinare la doppia cifra nei rimbalzi, ma deve sempre convivere con Allen...
28. SCOTTIE BARNES, TORONTO RAPTORS
Suo malgrado è il feticcio statistico e l’oggetto dei desideri di buona parte degli esperti oltreoceano, il cui nome è segnato in rosso. Fa bene quasi tutto e non eccelle al tiro (27% da tre) ma è pronto a contribuire con quantità generose di assist e rimbalzi.
29. LAMELO BALL, CHARLOTTE HORNETS
Sulla carta merita una posizione molto più alta, ma se supera le 60 partite giocate siamo in zona miracolo, vista la fragilità fisica. Autografa 25 punti a sera con una certa facilità, ha visioni di passaggio oniriche, però la selezione dei tiri e i palloni persi sono molto debilitanti.
30. JA MORANT, MEMPHIS GRIZZLIES
Problemi, problemi, problemi come direbbe Vanzini. Ha una media punti al minuto molto interessante (0.84) che compensa di gran lunga le amnesie balistiche e la tendenza sospetta a perdere il filo del gioco. Incostante, luciferino nelle giocate, fisicamente impavido. Sexy.
31. IVICA ZUBAC, L.A. CLIPPERS
Il segreto di pulcinella della versione convincente dei Clips del 2024/2025. Se cercate un centro solido, costante e fisico come nelle migliori tradizioni, avete trovato il vostro interprete ideale. Oltre 16 punti e 12 rimbalzi di media, qualche stoppata e ferocia agonistica.
32. JOSH GIDDEY, CHICAGO BULLS
Il romanzo del contratto estivo è alle spalle e possiamo dire che l’esperimento tecnico dei Bulls è pienamente riuscito. Cattura 8 rimbalzi per partita, distribuisce 7 assist e il jumper comincia a supportare le sue visioni tecniche. Se gira ancora due viti si fa molto interessante.
Chi non ha bisogno di un assist?
33. JAYLEN BROWN, BOSTON CELTICS
Con l’assenza di Tatum diventa l’indiziato numero uno per trascinare i Celtics in una stagione di transizione che si prospetta difficile. Lo scorso anno ha leggermente sottoperformato ma resta pur sempre un ventellista credibile, dotato di un gioco universale.
34. BAM ADEBAYO, MIAMI HEAT
Il tempo in cui sembrava destinato a ridefinire il genere dei centri passatori lontano dal canestro, con l’aggiunta di un atletismo elettrico, sembra sfiorito. Ha sofferto l’integrazione con Ware perché il tiro da fuori è spesso traballante. Uno dei difensori più raffinati del mondo.
35. JAMAL MURRAY, DENVER NUGGETS
Ha giocato 67 partite e di sé questo semplice dato gli assicura la top 40, visto il talento che si porta appresso e la capacità di creare dal palleggio. Non sempre arruolabile per i problemi fisici ma ha già dimostrato in varie occasioni di portare alla causa tutto quanto il possibile.
36. JAREN JACKSON JR., MEMPHIS GRIZZLIES
Per certi versi è simile a Myles Turner: rim protector di grandissimo impatto, che è quasi allergico ai rimbalzi e nel suo caso questa evidenza è ancora più marcata. Per il resto segna oltre 20 punti a partita e comincia a impattare anche da tre in modo tangibile. Parte acciaccato.
37. PASCAL SIAKAM, INDIANA PACERS
L’infortunio di Tyrese Haliburton e lo sconvolgimento del roster lo eleva a centro di gravità permanente della franchigia che lo scorso anno ha giocato le finali NBA. Realizzatore di più che discreto spessore, deve la maggior parte delle sue fortune alle mirabili letture difensive.
38. AMEN THOMPSON, HOUSTON ROCKETS
Difensore di grande spessore, a soli 22 anni è già nel primo quintetto assoluto di riferimento e un uomo squadra su cui i Rockets hanno deciso di costruire le fondamenta. Deve affinare il controllo di palla e la meccanica del jumper ma senza VanVleet ha le chiavi del backcourt.
39. NIKOLA VUCEVIC, CHICAGO BULLS
Continua a fatturare e produrre numeri interessanti, nelle ultime versioni dei Bulls è stato certamente uno dei protagonisti più riconoscibili e consistenti. Per l’ottavo anno consecutivo ha messo a referto una doppia doppia in punti e rimbalzi. Si è giovato dell’innesto di Giddey.
40. FRANZ WAGNER, ORLANDO MAGIC
Grande facilitatore e squisito agonista; è davvero difficile non apprezzare la sua verve. I numeri sono destinati a scemare per il rientro a pieno regime di Banchero e l’arrivo di Bane, ma dovrebbero restare buoni. Se aggiusta la mira nel tiro pesante (29%) scalerà posizioni.
41. COOPER FLAGG, DALLAS MAVERICKS
Dallas ha molti lunghi di valore e una buona batteria di tiratori, elementi che potrebbero favorire e agevolare il suo ingresso NBA. Lecito sperare in circa 15/17 punti a partita con un buon bottino di assist e di rimbalzi a corredo. Resta un teenager, abbiate la giusta pazienza.
42. DEMAR DEROZAN, SACRAMENTO KINGS
36 primavere portate splendidamente, la sua integrità fisica continua a garantire annate di ottimo livello e l’incessante lavoro di affinamento tecnico ha migliorato range di tiro e timing per il passaggio, che sono sempre più interessanti. Meriterebbe un contesto molto più solido.
43. DARIUS GARLAND, CLEVELAND CAVALIERS
Costretto a partire dai box per un infortunio che potrebbe costare diversi mesi di stop, ha rifinito in modo paziente le sue skill e oggi è certamente uno degli esterni più interessanti del panorama NBA grazie a un’innegabile versatilità. La media al minuto è molto intrigante.
44. CHET HOLMGREN, OKC THUNDER
Il sistema di punteggio non lo valorizza granchè, ma la sua posizione solo a questo punto del draft è prima di tutto dovuta alla perplessità sulla tenuta fisica complessiva. Hartenstein ha drenato buona parte dei suoi punti, rimbalzi e perfino assist.
45. TYLER HERRO, MIAMI HEAT
Reduce dalla stagione della vita, ha metabolizzato il mantra della premiata ditta Spoelstra-Riley. Il primo istinto resta quello del tiro, ma a ben vedere ha migliorato la fase di playmaking (5.5 assist di media) e persino a rimbalzo si spende davvero. Unico faro offensivo della casa, è fermo ai box per un'operazione alla caviglia e salterà almeno un mesetto.
No Butler, no problem?
46. KRISTAPS PORZINGIS, ATLANTA HAWKS
Il primo grande esempio di unicorno moderno del gioco, se recupera ai livelli di una paio di anni fa è destinato a lasciare ampi sorrisi sul volto dei tifosi e dei suoi fanta believers. Ad Eurobasket ha mostrato segni molto incoraggianti, ma la stagione NBA è la solita maratona e arriva da un finale della scorsa stagione in cui è stato limitato da non meglio identificati problemi.
47. JULIUS RANDLE, MINNESOTA TIMBERWOLVES
Nel finale di stagione si è redento con una certa enfasi, scrollandosi di dosso buona parte delle etichette negative che gli avevano appiccicato addosso. Resta il fatto che le cifre dei Knicks sono lontanissime e le spaziature di Minnesota non lo agevolano. Deve salire di colpi.
48. TREY MURPHY III, NEW ORLEANS PELICANS
Abilissimo a farsi trovare pronto e colmare il vuoto generato dalla lunghissima lista di infortuni che si è abbattuta come una sciagura sui Pelicans. Difende con caparbietà e sa come spaziare il campo grazie a delle doti innegabili di 3&D che fanno gola a mezza NBA. Occhio.
49. AUSTIN REAVES, L.A. LAKERS
Valido alfiere dello scacchiere gialloviola è ormai un giocatore offensivamente rifinito e un ventellista di provata affidabilità. Onesto playmaker secondario, in caso di necessità puo’ condurre la squadra, anche se JJ Redick si aspetta grandi miglioramenti sul lato difensivo.
50. MYLES TURNER, MILWAUKEE BUCKS
Convocato alla corte di Giannis per rinverdire i fasti del centro tiratore che per anni ha ben interpretato Brook Lopez. Il texano ha mostrato segni di lieve declino nella produzione, è ancora solido ma deve guardarsi dalla forte concorrenza di Bobby Portis che cerca più spazio.
51. COBY WHITE, CHICAGO BULLS
Una iniezione di puro ginseng, una dinamo umana. Prima dell'avvento di Josh Giddey era il giocatore simbolo dei Bulls che si nutrivano della sua grande energia. La sua versione off the ball è andata molto meglio del previsto e ora ci sono da mettere in cantiere altri affinamenti.
52. WALKER KESSLER, UTAH JAZZ
Centro con la stoppata incorporata, un rim protector come scritto nei testi sacri del basket. Tira male i liberi (52%) anche se ha trovato la chiave di volta per finire l’annata in comoda doppia doppia, il potenziale effettivo è ancora da valutare. Salta ancora troppe partite per stare più su.
53. ZACH LAVINE, SACRAMENTO KINGS
Gli infortuni e la sua allergia verso qualunque aspetto che non riguardi lo scoring puro hanno parzialmente funestato una carriera che sotto diversi punti di vista è sottovalutata. Segna oltre venti punti di media ma non sperate di scorgere molte hustle plays come da tradizione.
54. DENI AVDIJA, PORTLAND TRAIL BLAZERS
Alle soglie dei 25 anni sembra pronto al salto quantico ma gli istinti di passatore vanno ancora adeguatamente testati per certificare il nuovo status. Difetta di esplosività e il gioco dalla media deve salire di livello per impegnare le difese. Rimbalzista molto sottovalutato.
55. DYSON DANIELS, ATLANTA HAWKS
Il giocatore più migliorato della passata stagione, con grande merito. Rubapalloni di altri tempi (3 di media) si sta velocemente costruendo una solida fama di stopper difensivo. In attacco vale già circa 15 punti di media, anche se in squadra c’è una enorme concorrenza.
56. CAM THOMAS, BROOKLYN NETS
Poche presenze con tanto impatto. Ha giocato solo 25 partite ma sono già due anni che è uno dei baroni del sommerso NBA e guida le file dei marcatori poco conosciuti dal grande pubblico. Prende quasi 20 tiri a partita, realizza i liberi quasi al 90%, rischio da correre?
57. DESMOND BANE, ORLANDO MAGIC
Destinato a diventare la terza opzione di Orlando, sul parquet può contribuire in molti modi e il talento offensivo è certamente degno di attenzione. La mancanza di grande atletismo qualche volta si fa sentire limitando i viaggi in lunetta e le sue giocate. Gregario di lusso?
58. JALEN DUREN, DETROIT PISTONS
Un prevedibile portatore di doppia doppia che a questo punto del draft è quasi oro colato. Ha perso minuti a vantaggio di Stewart e non è riuscito a sviluppare qualche movimento in attacco degno di nota. Ha superato da poco i 20 anni e con i lunghi ci vuole sempre pazienza.
59. JARRETT ALLEN, CLEVELAND CAVALIERS
Ha disputato 82 partite e tirato dal campo con il 70%, però la sua centralità in squadra è sempre più in discussione, l’ombra di Evan Mobley incombe minacciosa sulla quantità e qualità dei suoi possessi offensivi. Se cercate ancora lunghi affidabili resta una bella opzione.
60. BRANDON MILLER, CHARLOTTE HORNETS
Uscito di scena prematuramente per un infortunio al polso, produce numeri di buon livello ma a livello di efficienza siamo ancora molto indietro per avere un impatto significativo. Perde 2.8 palloni per 3.6 assist distribuiti e tira il 40% ma se gli astri si allineano è un crack.
61. SHAEDON SHARPE, PORTLAND TRAIL BLAZERS
Nella città delle rose sta andando in scena un nuovo capitolo, senza l’influenza di Hardaway ci sono buone possibilità che sia lui uno dei prescelti per guidare la franchigia verso nuovi orizzonti. Oltre 20 punti a sera sono facilmente in oroscopo, deve migliorare le sue letture.
Alla voce verticalità siamo messi bene.
62. JALEN GREEN, PHOENIX SUNS
Gioca tutte le partite e spesso si è fatto carico dei possessi più complicati di Houston sacrificando i numeri e qualche volta la faccia. Discontinuo, mutevole, a tratti elettrico e quasi immarcabile, a tratti apatico e avulso dal gioco. A Phoenix si gioca un pezzo di carriera.
63. JIMMY BUTLER III, GOLDEN STATE WARRIORS
Jimmy nel sistema di Kerr è costretto a tirare da tre più del previsto (2.3 tentativi) ma la percentuale è inchiodata a un desolante 28%. Più vicino ai 40 che ai 30 anni, contribuisce in tantissimi aspetti del gioco, compresa la fase di playmaking che adora. Salta troppe partite.
64. KAWHI LEONARD, L.A. CLIPPERS
L'Araba Fenice che risorge dalle sue ceneri. Tornato sul parquet in grande spolvero, la versione floor di Kawhi ha procurato diversi mal di testa agli avversari, almeno in stagione regolare. 21 punti, 6 rimbalzi e 3 assist in scioltezza. Attenzione alla querelle sul contratto.
65. BRANDON INGRAM, TORONTO RAPTORS
Storicamente fragile (e ci siamo fermati a 18 partite nel 24/25), sta cercando di ridefinire la sua mappa di tiro, abbracciando le triple con più convinzione per andare nella direzione del mercato. La mano resta di seta pura ma rischia di gestire il pallone molto meno del solito.
66. AUSAR THOMPSON, DETROIT PISTONS
Potenziale affascinante e la terza stagione NBA è tradizionalmente associata a un importante salto in avanti per quanto riguarda cifre e impatto. La squadra ha perso molti interpreti di peso in attacco, oltre a questo i Pistons devono valorizzare a tutti i costi il nucleo di giovani.
67. RUDY GOBERT, MINNESOTA TIMBERWOLVES
Ai bei tempi rappresentava da solo un sistema difensivo e ha fatto vivere di rendita un bel gruppetto di esterni per quasi una decade. Possibile arrivi un'altra risicata doppia doppia a referto, l’usura sta ormai facendo capolino e la parabola discendente sembra cominciata.
68. LAURI MARKKANEN, UTAH JAZZ
Un 2024/2025 da dimenticare per infortuni e volontà manifesta degli Utah Jazz di applicare un tanking selvaggio, attitudine che ha pesantemente penalizzato le velleità del finlandese. Crollato nelle percentuali da tre e a rimbalzo, tira poco sopra il 40%. Urge pronto riscatto.
69. DERRICK WHITE, BOSTON CELTICS
Giocatore di riferimento e accentratore nel gioco dei Celtics, tuttavia la media punti al minuto non fa gridare al miracolo e decifrare correttamente il traffico degli esterni di Mazzulla è impresa ardua. Volume di gioco altissimo, rendimento notevole, numeri discreti.
70. JOSH HART, NEW YORK KNICKS
Ha quasi griffato una doppia doppia (9.6 rimbalzi e 13.6 punti di media) grazie anche al generoso minutaggio che gli ha concesso il solito Thibodeau. Con Mike Brown il suo impiego dovrebbe scendere, ci aspettiamo quindi una maggiore resa al minuto e un buon contributo.
71. PAYTON PRITCHARD, BOSTON CELTICS
Lo Steph Curry della classe operaia che va in paradiso, la mostruosa routine di allenamento e una determinazione feroce gli hanno fruttato il premio di sesto uomo dell’anno. Riparte con più spazio di manovra, uno status più solido e senza Jayson Tatum con cui dividere la palla.
72. IMMANUEL QUICKLEY, TORONTO RAPTORS
Carabina Quickley sa come movimentare un attacco e in Canada avrà in mano le chiavi della regia per parte del minutaggio. Potrebbe toccare i 20 punti per partita con la giusta attitudine, percentuali (42%) e resa complessiva non entusiasmano. Serve per fare legna.
73. ONYEKA OKONGWU, ATLANTA HAWKS
Sono ormai diversi anni che attendiamo la sua esplosione definitiva ma gli hanno messo accanto Risacher e Porzingis, il suo spazio di manovra sembra più angusto che mai. Cresciuto a rimbalzo, stoppatore sotto la media, ama schiacciare con violenza. Ci crediamo?
74. CAMERON JOHNSON, DENVER NUGGETS
Polpastrelli pittorici per l'ala che secondo i dirigenti Nuggets è l’elemento ideale per allungare il campo a Jokic e risolvere, almeno in parte, i problemi del supporting cast. La metà delle conclusioni arriva oltre l’arco, passatore nella media, a rimbalzo non si applica.
75. ANDREW NEMBHARD, INDIANA PACERS
Dimentichiamo le cifre del 2024/2025: è lui il barometro della squadra. Giganteggia come portatore di palla principale e nel midrange dove ogni tanto è immarcabile. Se riesce a raddrizzare il tiro da fuori (29%) e restare coinvolto lontano dal pallone, può fare benissimo.
Pronto a prendere il proscenio?
76. JORDAN POOLE, NEW ORLEANS PELICANS
Per molti ma non per tutti, il 2024/2025 è stato l’anno della sua redenzione tecnica. A ben vedere ha un’altra preziosa occasione per dimostrare di valere un quintetto NBA, visti i soliti problemi fisici di Dejounte Murray. Tiratore senza coscienza nel senso più vero della parola.
77. DONOVAN CLINGAN, PORTLAND TRAIL BLAZERS
A questo punto del draft è sempre saggio scommettere su qualche secondo anno, pronto a capitalizzare il primo assaggio del mondo NBA e con un'estate di lavoro mirato alle spalle. Stoppatore devastante, ottimo rimbalzista, non ha grande mobilità laterale ma ottimo tocco.
78. MICHAEL PORTER JR., BROOKLYN NETS
Viene da un paio di stagioni produttive, si è dimostrato efficace in transizione e con il tempo ha imparato a sfruttare gli spazi concessi dalle difese per la copertura di Jokic e Murray. Ricomincia da capo, pronto a vestire i panni del leader, in un roster alla ricerca di certezze.
79. BENEDICT MATHURIN, INDIANA PACERS
Talento e versatilità sembrano più attraenti rispetto al compagno Nembhard ma forse per la sua posizione in campo è destinato a dividere i possessi con Nesmith e Siakam. Per dare più respiro al minutaggio deve crescere in difesa e lasciare alle spalle i problemi di continuità.
80. R.J. BARRETT, TORONTO RAPTORS
Il canadese merita una considerazione maggiore per le qualità che apporta alla causa ma il roster dei Raptors sembra penalizzante per un giocatore con le sue abitudini. Realizzatore forgiato da Duke, ha evidenziato di recente problemi ai tiri liberi (63%). Sembra sul mercato.
81. PAUL GEORGE, MEMPHIS GRIZZLIES
Il blasone non va mai trascurato e un'annata disgraziata può capitare nelle migliori franchigie. Il 35enne ha giocato solo 41 partite mostrando un netto declino (solo 16 punti di media) sebbene ci siano margini per una parziale redenzione. Istinti di gioco di primo livello.
82. NAZ REID, MINNESOTA TIMBERWOLVES
Il formato di punteggio penalizza le sue attitudini, destinate a infrangersi sullo scoglio di una media punti al minuto poco attraente (0.62 nel 2024/2025). Gobert potrebbe perdere ancora minuti a suo vantaggio, se incrementa un pochino le percentuali potrebbe fare al caso vostro.
83. ALEX SARR, WASHINGTON WIZARDS
Raramente abbiamo visto un lungo con questo talento capace di tirare male come lui al primo anno (39.1% con 5 triple). Porta in dote favolose potenzialità difensive e la capacità di switchare 5 ruoli quando attaccano gli avversari. Buon distributore, se matura consistenza...
84. ISAIAH HARTENSTEIN, OKLAHOMA CITY THUNDER
Braccio armato di Daigneault, ai Thunder si contende spazio e produzione con Holmgren ma la sua presenza è semplicemente fondamentale per garantire fisicità e intimidazione vicino al ferro. Deve giocare di più (57 gare) ma col tempo si è evoluto persino in un buon passatore.
85. OG ANUNOBY, NEW YORK KNICKS
Reduce da una gran stagione, si è scoperto realizzatore (18 punti di media) pur garantendo un grado di affidabilità elevato nella sua metà campo. Coach Brown potrebbe dare più spazio a Bridges o rivedere la contabilità di Towns; calo dei numeri prevedibile, qualità inscalfibile.
ON THE BUBBLE:
Anfernee Simons, Celtics - Jumper delizioso, rendimento in difesa davvero discutibile.
Christian Braun, Nuggets - Efficiente, sa fare tutto discretamente bene, in ascesa.
Mikal Bridges, Knicks - Ha perso un po’ di smalto e fluttua come 3/4 opzione offensiva.
Bradley Beal, Clippers - Deve surrogare i numeri di Powell e far rifiatare James Harden.
Deandre Ayton, Lakers - Paracadutato ai Lakers, buoni numeri ma troppi infortuni.
Mark Williams, Suns - Rim protector di impatto, ginocchia ancora tutte da verificare.
Tre Johnson, Wizards - Marcatore sublime, puo’ insidiare il ROY di Cooper Flagg?
Keyonte George, Jazz - Pessime percentuali di tiro ma anche la quantità fa comodo.
Matas Buzelis, Bulls - Ha già soppiantato Williams, uno dei secondo anno con più hype.
Miles Bridges, Hornets - Kon Knueppel potrebbe lentamente erodere le sue statistiche.
Devin Vassell, Spurs - Troppo morbido e inconsistente. Il talento c’è, stagione decisiva.
Santi Aldama, Grizzlies - Si sta ritagliando spazio tra i fragili Zach Edey e Jaren Jackson.
Bobby Portis, Bucks - Una delle poche certezze rimaste ai Bucks, sesto uomo di peso.
Kel'el Ware, Heat - Siamo già vicini alla doppia doppia, prospetto che intriga molto.
Brandin Podziemski, Warriors - Terzo anno in rampa di lancio, va bene a rimbalzo.