• Calcio
Daniele Manusia

In memoria del VHS di Fabio Junior

Abbiamo riguardato la videocassetta con cui Fabio Junior si era presentato a Roma nel gennaio…

Nel 2018, quando la nostra squadra del cuore acquista un giocatore straniero, magari di un campionato esotico, lontano, di quelli che bisognerebbe alzarsi di notte per conoscere anche solo i cinque giocatori migliori, andiamo su YouTube a cercare i video con la musica terribile goals & skills e ce ne facciamo, più o meno, un’idea. Sappiamo che l’autore del video ha messo “il meglio del meglio” di quel giocatore e compensiamo con uno scetticismo che ormai è una seconda natura. Ma non è sempre stato così. Nel 2008, ad esempio, quando la mia consapevolezza era meno sviluppata e aspettavo il giocatore della svolta per la mia squadra, come aspettavo il lavoro della svolta, la ragazza della svolta, il film della svolta e persino il pranzo e la cena della svolta per la mia vita, mi sono tuffato di testa nelle sabbie mobili dei video su Jeremy Menez, acquistato a sorpresa dalla Roma in uno degli ultimi giorni del mercato estivo. Quei video in cui Menez veniva paragonato al celebre illusionista “Harry Houdini” mi avevano completamente impastato il cervello in un’idea di un calcio fatto solo di magie senza contesto.

 

Quei video pieni di cose così:

 

 

 

Che poi sapete come faceva Houdini a sfilarsi le manette? Aveva una conoscenza enciclopedica di tutte le serrature esistenti che gli permetteva di sapere quale delle sue mille chiavi nascondersi addosso al corpo. La magia non esiste e Menez oggi gioca in Messico. Nel 2018 siamo abbastanza scafati da guardare quei video sapendo che un calcio di inquadrature ravvicinate e di soli gol sta al calcio reale come le emoticon stanno alle vere emozioni. Che quella è solo una versione editata della realtà. Manomessa, manipolata, modificata. E non ci interessa. Per noi quei video sono come guardare un paesaggio attraverso la carta colorata di una Rossana. Non sappiamo che farcene dell’autenticità e quei video non hanno più lo stesso effetto di prima su di noi. Immaginate, però, come doveva essere non dieci, ma venti anni fa. Quando non esisteva nemmeno la colonnina destra di www.repubblica.it e a mala pena potevamo vedere qualche immagine della guerra in Kosovo. Immaginate, per essere un po’ più specifici, come doveva essere diciannove anni fa.

 

Cerchiamo di essere ancora più specifici. Provate a immaginare come dovevano sentirsi i tifosi romanisti nell’inverno tra il 1998 e il 1999, quando Franco Sensi ha acquistato in Brasile un giocatore sconosciuto ai più e Il Corriere dello Sport ha prodotto un VHS con 17 minuti di sue immagini.

 

Esatto, volevo arrivare proprio qui, alla famosa videocassetta di Fabio Junior.

 

In compenso, la videocassetta di Tomic era un capolavoro.

 

Quel VHS distribuito nelle edicole romane è l’antenato dei video goals & skills, ma anche il miglior avvertimento sui pericoli di un approccio impressionistico di questo tipo. Se Fabio Junior viene ricordato come uno dei più grossi bidoni della storia del calcio italiano non è solo per la cifra che è stato pagato, o per le prestazioni offerte in campo, ma anche per merito/colpa di quel video. Anzi, quella cassetta ormai è avvolta da un’aura mitica indipendente dalla storia del calciatore brasiliano Fabio Junior. Si dice addirittura che la Roma lo avesse scelto visionando una videocassetta simile, se non proprio quella. All’epoca preferivo uscire con le ragazze e restai lontano da quella cassetta, quindi si tratta anche di recuperare una lacuna mia personale, francamente inammissibile venendo pagato per scrivere di calcio. Così, nel gennaio del 2018 ho visto il VHS di Fabio Junior per la prima volta. Tanto per chiudere il cerchio, la cassetta è disponibile oggi su YouTube (con il titolo ancora più evocativo di Fabio Junior – Il nuovo Ronaldo), e va considerata un reperto storico, un manufatto proveniente da un periodo grezzo e ingenuo, che al tempo stesso annunciava il presente astratto in cui viviamo.

 

Contestualizziamo un minimo, che ne dite? Fabio Junior è arrivato alla Roma nel gennaio del ’99, quando la Roma la allenava Zeman e ancora non c’era Montella, anche se c’era già voci di mercato che lo vedevano in giallorosso. Franco Sensi disse subito: «Ho comperato uno meglio di Montella», Zeman voleva Andriy Shevchenko. Ai giornalisti che gli dicevano che la Juve aveva preso Henry dal Monaco, Sensi rispose: «Lo potevamo ingaggiare anche noi, ma solo insieme a Trezeguet; e allora non l’ abbiamo voluto. Ora abbiamo Fabio Junior che, per l’ esattezza, mi è costato 31 miliardi e mezzo». Erano tempi in cui persino la faccia di un giocatore non circolava facilmente come oggi, per questo la prima impressione che ha lasciato Fabio Junior, appena sceso dall’areo, è stata ambigua: «È alto quasi un metro e novanta, mostra un fisico roccioso, il volto sembra più maturo dei ventuno anni dichiarati». Lui ha rifiutato ogni confronto con Ronaldo dicendo di essere Fabio Junior e basta. Il suo soprannome era l’Uragano Azzurro (azzurro per via della maglia del Cruzeiro) e nella sua prima intervista si è presentato dicendo: «Sono veloce, faccio molto pressing e non mi fermo un momento». Per farvi capire che tipo di Roma fosse quella di quegli anni basta dire che era dall’aprile precedente che non vinceva in trasferta.

 

Adesso dimenticate tutto e immaginate di inserire il VHS nel videoregistratore senza sapere chi fosse Fabio Junior.

 

La primissima immagine di Fabio Junior sembra una di quelle foto finte dei fantasmi a cui solo i nostri amici scemi credono.

 

Quanto dovevamo essere puri di cuore per non fermarci alla grafica iniziale? Oggi ci fermeremmo a quella grafica iniziale, geometrica e bruttissima come solo le cose senza nessuna ironia possono esserlo. Al massimo ci fermeremmo dopo il primo minuto e mezzo di montaggio assolutamente senza senso di immagini rallentate e accelerate di Fabio Junior, tutte poco significative tranne un gol, alternate a immagini del pubblico brasiliano più o meno pazzo. Fabio Junior che protesta con l’arbitro e viene ammonito; Fabio Junior che protegge palla in fascia ma non si sa se ci riesce; pochissimi secondi di Fabio Junior che parla a un microfono; Fabio Junior che accompagna fuori dal campo un invasore con la maglietta del Milan. Il pubblico brasiliano è senza maglietta, con dei fuochi accesi in tribuna, in sottofondo percussioni brasiliane, che sfumano sull’audio del gol di Fabio Junior. Lui taglia sul primo palo – piuttosto bene, va detto; Dzeko ad esempio non fa mai quel movimento – ma colpisce la palla piano, ed entra solo perché il portiere si butta sul secondo palo per qualche ragione. Il commentatore grida: “Golazoooooo”, talmente stereotipato che non c’è neanche bisogno di dire che è un’esagerazione. Ma non è davvero il caso di fare le pulci a un gol che, tutto sommato, è uno dei pochi momenti positivi del video.

 

Dopo una nuova grafica che apre il capitolo “Brasil” e un montaggio con megalopoli viste dall’alto, cascate gigantesche che dovrebbero essere quelle dell’Iguazú, immagini esplicite di donne in costume da carnevale, compare una voce impostata da doppiatore italiano che dà le informazioni di base di Fabio Junior: data di nascita, luogo. E aggiunge: «Quando ha cominciato a giocare aveva 14 anni, era fragile e mingherlino ma già risolveva le partite». Qui il punto dovrebbe essere che era fragile e mingherlino, in realtà fa impressione il dettaglio che ha cominciato a giocare a 14 anni. Tardissimo anche per gli standard degli anni 90. Io, che sono più giovane di Fabio Junior e avevo sicuramente meno talento di lui, ho comunque iniziato a giocare a sei anni. Subito viene fatto il nome Ronaldo, quando si parla del Cruzeiro: «La squadra dove qualche anno primo era esploso Ronaldo», appunto. Va tenuto presente che Ronaldo ha solo un anno e due mesi in più di Fabio Junior. Ronaldo in quel gennaio ’99 aveva già realizzato due stagioni al PSV da 54 gol, una da 47 (in 49 partite) al Barcellona e con l’Inter aveva segnato 81 gol nelle prime due stagioni, oltre ad aver perso una finale del Mondiale. Proprio prima del suo arrivo in Italia, Ronaldo si era infortunato al ginocchio per la prima volta, il 21 novembre, contro il Lecce. Ronaldo aveva segnato più di 180 gol, lui 18. Fabio Junior aveva firmato il primo contratto professionistico due anni e mezzo prima, a 20 anni, Ronaldo aveva esordito a 16.

 

Un’altra grafica ci informa su altezza e peso mentre il doppiatore italiano dice che Fabio Junior è un giocatore “con il fisico possente” capace di “accelerazioni micidiali” e “dribbling ubriacanti”. Però l’azione subito dopo è una sponda piuttosto normale con l‘uomo alle spalle. Dopo ancora Fabio Junior salta effettivamente il suo marcatore sull’esterno, non è dribbling ubriacante ma almeno è un’accelerazione, poi però, arrivato sul fondo, crossa di sinistro cadendo. Nell’azione successiva punta palla al piede un difensore, rientra da sinistra a destra e non riuscendo a superare l’avversario passa la palla indietro. Questa è un’azione che proprio non andava messa. Che oggi ci spingerebbe a chiederci: se hanno scelto di inserire quest’azione, quali sono quelle rimaste fuori?

 

Ditemi voi se avreste preso questo giocatore che rientra il mezzo al campo e poi si ferma come un giocattolo con le batterie scariche.

 

 

 

Oppure questo giocatore, che salta l’uomo ma poi calciando di punta prende in terra e la passa al portiere.

 

 

 

Perché sto guardando queste immagini? Perché nessuno, al Corriere o alla Roma, ha pensato che si trattava di una brutta idea? Se avessi guardato quelle immagini diciannove anni fa mi sarei fatto queste stesse domande? Oggi, ovviamente, gliene sono grato. Oggi il rapporto di fiducia tra le immagini di calcio e la verità è rotto per sempre e posso godermi l’assurdo, la farsa e, dietro di esse, la tragedia. «È diventato subito inevitabile il paragone con Ronaldo», dice la voce off, dopo queste immagini. Dice: perché entrambi giocavano nel Cruizero, per “la facilità di andare in gol” e per “i capelli rapati a zero”. Di queste tre cose citate due sono trascurabili: il Cruzeiro e i capelli rapati a zero. La sola che conterebbe, in teoria, è la facilità di andare in gol. Sarebbe più che sufficiente a giustificare qualsiasi entusiasmo, se davvero Fabio Junior l’avesse avuta in comune con Ronaldo (per capirci: questo era “Il Fenomeno” a 18 anni nel Cruzeiro). Ma il doppiatore italiano continua:

 

«Secondo la stampa brasiliana, però, Fabio Junior è più forte di testa rispetto a Ronaldo».

 

Questa è la frase che è rimasta scolpita nelle menti di tutti. Ma è ancora più incredibile, letteralmente, quella che viene dopo, quando il doppiatore dice che è persino:

 

«Più mobile».

 

Più mobile di Ronaldo? Giuro che non mi vengono in mente calciatori più mobili di Ronaldo in quegli anni. Neanche se lo confronto agli attaccanti di questi anni, a gente fatta veramente di gomma come Ousmane Dembelé o Kylian Mbappé, penso che non riuscirei a dire che sono più mobili di Ronaldo. Ma se possono sembrare frasi stravaganti ed eccessive, da incompetenti, sono comunque l’espressione fedele di un tempo in cui le opinioni avevano una durata limitata, una data di scadenza. Che ne potevano sapere, nel 1999, che dopo pochi anni avrebbero inventato YouTube? E che, diciannove anni dopo, rinfacciarci opinioni “scadute” per dimostrarci reciprocamente la nostra incompetenza sarebbe diventata la principale occupazione di molti di noi?

 

La voce continua specificando il concetto di sopra, dicendo che Fabio Junior «partecipa di più al gioco di squadra» e chiarendo che comunque è «meno veloce del Fenomeno». Infine torna sui pregi di Fabio Junior, sul fatto che «sa giostrare con le spalle alla porta e riesce facilmente a girarsi e a liberarsi dell’avversario per partire in progressione». E la cosa veramente straniante è che mentre la voce narra queste qualità di Fabio Junior lo vediamo correre con i piedi piatti, proteggere palla cadendoci sopra, prendendo falli che fanno infuriare i difensori, non dribbla quasi mai, una volta si gira bene ma calpesta la palla che schizza via, e il montaggio non ci fa vedere dove, un’altra controlla così male la palla che si fa recuperare dai difensori e deve tornare indietro.

 

 

 

Il doppiatore italiano dice che Fabio Junior non ha paura dello scontro e non soffre le marcature: seguono immagini in cui è marcato ma da fermo, con l’avversario che gli cammina vicino e la palla – presumibilmente – lontana. Scelte di regia incomprensibili: musica carioca e ralenti di normalissimi passaggi all’indietro.

 

Perché?

 

Non ci sono momenti piatti in questo video:

 

 

(Immagino l’esperto di calcio brasiliano che dice: “Guarda lo paragonano a Ronaldo, è più forte di testa ma meno veloce. Ah, guidava una Fiat Tempra di seconda mano e adesso invece una Volvo S40. Potrei sbagliarmi, magari è Volvo V40, ma insomma siamo lì”.)

 

  • Al minuto 10.50 c’è anche un autogol: lui tira fuori da posizione laterale ma un difensore la mette dentro. Chi ha scelto queste azioni doveva essere veramente disperato.
  • Al minuto 12.15 forse il suo gol più bello: da sinistra rientra e calcia sul primo palo.
  • Al minuto 16.10 segna a porta vuota su ribattuta del portiere.
  • Ma forse il manifesto di questa gigantesca presa per il culo è il colpo di tacco al minuto 9.10, che non si vede dove finisce perché il montaggio stacca sul pubblico:

 

 

 

Questa qui sotto invece la migliore brutta azione di Fabio Junior.

 

E anche questa comincia con un controllo terribile, che lo rallenta e lo allontana dalla porta come se il suo fosse un talento al contrario, contro cui combatte con tutte le sue forze cercando di fare un mestiere che è una condanna.

 

 

 

Insomma: Fabio Junior era abbastanza chiaramente un giocatore molto al di sotto del livello della Serie A di quegli anni. Eppure è stato pagato 31 miliardi e mezzo ed è stato preferito a Henry + Trezeguet e/o a Sheva (in seguito, quando Zeman continuerà a ricordare le occasioni mancate, Sensi si difenderà dicendo che se avesse potuto prendere quei giocatori non avrebbe preso Fabio Junior). Il punto è proprio che nonostante fosse così chiaroevidente, sotto gli occhi di tutti, in molto non hanno voluto vedere la realtà delle cose.

 

Ma se siete arrivati fin qui meritate di sapere qualcosa di più su come è andata la storia di Fabio Junior alla Roma. La parabola decadente di Fabio Junior ha comunque qualcosa di classico.

 

All’inizio, ancora prima di esordire in Serie A, si capisce che anche i più scettici si aspettavano qualcosa da lui. In articoli che parlavano d’altro veniva data la notizia del suo primo gol in allenamento, e poi di una quadripletta (ho consultato l’archivio digitale di un solo giornale, La Repubblica, perché la quantità di articoli in cui compare è già sproporzionata così). Dopo pochi giorni Totti si sbilanciava dicendo che Fabio Junior «ha una grande dote: gioca semplice»; e c’era addirittura chi invitava alla calma, non perché dubbioso delle sue qualità, ma perché ci si aspettava troppo da lui. «Fabio Junior il Salvatore, sul quale adesso, assurdamente e chissà mai perché, dovremmo riversare tutte le nostre speranze e i nostri sogni di gloria». Qualcun altro, invece, già dopo poche partite ha notato che se Paulo Sergio si “mangiucchia” qualche gol  «Fabio Junior se ne trangugia di grandi come una casa».

 

Prende un palo nella sua prima partita e segna alla sua seconda presenza, contro la Samp. Poi contro la Fiorentina arriva da solo davanti a Toldo, ma sbaglia. Per qualcuno era stanco, per qualcun altro era stato bravo il portiere, per Zeman «aveva un problema alla caviglia». Nelle interviste a Franco Sensi iniziano a rinfacciarglielo: «Alcuni maligni, anche tra i tifosi della Roma, dicono che Fabio Junior, Delvecchio e Bartelt insieme non valgano quanto Vieri da solo…»; ma il presidente risponde: «Tra poco tornerà al gol e molti cambieranno idea».

 

Fabio Junior era in competizione con Marco Delvecchio, che in quel momento sembrava avere problemi anche con la curva. Tanto che a fine marzo, in un periodo positivo per Delvecchio, si sfoga: «Devo ringraziare Zeman, che è l’unico ad avermi difeso anche nei momenti più difficili. La Roma, intesa come società, di sicuro non mi ha dato una mano. Anzi, quando tutti mi attaccavano, ha speso 31 miliardi per Fabio Junior. Se avessi il passaporto straniero, sarei l’idolo di Roma. Troppi stranieri condizionano i giovani». Marco Delvecchio aveva ventisei anni e in quella stagione, forse proprio grazie alla concorrenza di Fabio Junior, segnerà 18 gol, il massimo della sua carriera.

 

A marzo però era tornato al gol anche Fabio Junior e c’era addirittura chi trovava offensivo  il paragone con Delvecchio per Fabio Junior: «Ricordando certe occasioni fallite quest’anno dall’ex interista, comincia a diventare improponibile». Dopo due mesi Fabio Junior era contento e ottimista: «Sta arrivando la bella stagione, farà caldo e per me tutto sarà più facile. Non sono abituato al freddo che c’ è qui da voi. Lo soffro. Con la primavera le cose miglioreranno per forza». Ad aprile raccontava che era arrivata la sorella dal Brasile a cucinargli piatti brasiliani e che «un paio di mesi fa non capivo bene gli schemi ma adesso è tutto a posto». Da quel momento in poi, invece, le cose precipitano. Al punto che a maggio, dopo una partita in tribuna, dichiara: «Se è così, meglio che me lo dicano subito: così me ne torno in Brasile e non se ne parla più».

 


Il primo gol in giallorosso di Fabio Junior.

 

La Roma prende Capello, Fabio Junior diventa comunitario (rientrando poi nello scandalo dei passaporti falsi, per cui la Fifa lo squalificherà per un anno) ma sembra che Sensi, che ha preso anche Vincenzo Montella, cerchi di cederlo lo stesso. Non ci riesce e Fabio Junior comincia la stagione ’99-2000. A ottobre Capello lo fa entrare al posto di Montella e non di Delvecchio mezzo infortunato, e si difende dicendo che voleva tenere un giocatore abile di testa, perché «stavo per mettere dentro uno (Fabio Junior, ndr) che di testa la prende poco…». Di paragoni con Ronaldo, ovviamente, neanche più l’ombra. La Roma deve giocare in coppa con il Goteborg e ci sono parecchi infortunati, il giornalista di Repubblica scrive: «Ricominciare da Fabio Junior non è il massimo, ma questo passa il convento». Le sue descrizioni di gioco si fanno persino crudeli: «È bravo ad agganciare al 1′, alzando poi sopra la traversa. È inquietante pochi minuti dopo, quando in area svedese rilancia all’ indietro innescando il contropiede di Tetteh. Se la Roma finisce in fuorigioco, molto spesso è colpa dei suoi piedoni. Ma al tiro ci arriva, l’ ex Uragano: non è brillante, non ha il mirino ben tarato, con la palla al piede decelera paurosamente, ma almeno si fa trovare sotto porta».

 

Fabio Junior incredibilmente segna nella partita di ritorno con il Goteborg, a novembre, e la sua cessione a gennaio «non è poi così scontata». Addirittura: «Ad un passo dal fallimento, il brasiliano costato 31 miliardi ha azzeccato il tempo per colpire di testa dopo fuga e traversone di Tommasi». Segna di nuovo, poco dopo, nel 4-0 con la Reggina ed è questo l’ultimo momento in cui gli viene data ancora un po’ di fiducia, l’attimo prima che Fabio Junior diventi definitivamente un bidone. «Il brasiliano sembra un’altra persona: “Ho sempre detto che per dimostrare il mio valore dovevo giocare. Voglio ringraziare i miei compagni perché mi hanno aiutato tantissimo. Hanno dimostrato tanto affetto quando mi hanno festeggiato in occasione del gol. Adesso mi sento più tranquillo”». Aldair dice che «sarebbe ora che Fabio paghi da bere. Adesso chi lo ferma più».

 

«Brilla sotto rete uno dei cinque brasiliani della Roma. Fabio Junior, che non è più l’incompreso di Roma». Come no. Notare anche lo strano festeggiamento. Che è quello, un gesto dell’ombrello?

 

E invece a dicembre, dopo nemmeno un anno dal suo arrivo, Sensi chiedeva collaborazione ai giornalisti: «Fateci trattare altrimenti rischiamo di svendere». Fabio Junior veniva usato da Galliani come argomento di scherno verso Sensi: «Mi ha detto che fino a quando acquisterò giocatori come Fabio Junior non vincerò niente? Rispondo dicendo che lui ha acquistato José Mari però lo tengono sempre in panchina». In una delle sue ultime partite, contro il Torino, pare che Fabio Junior abbia calciato prima la palla contro l’arbitro, per liberare l’area, e che poi nella corsa abbia travolto Di Francesco facendogli perdere palla e lanciando un contropiede al 90’ che per poco non portava il Toro al pareggio. A quel punto, ormai, non era più l’Uragano Azzurro ma persino un quotidiano nazionale lo presentava come «Fabio Junior, per gli amici Schiccherone», che significa più o meno ubriacone. A gennaio ha giocato il torneo pre-olimpico con la Nazionale brasiliana e poi, a marzo del 2000, ha lasciato l’Italia per sempre. È tornato in Brasile, ma ha giocato anche in Giappone, in Israele, negli Emirati Arabi, nella seconda divisione tedesca.

 

Ogni tanto ne abbiamo sentito parlare, quasi sempre in chiave ironica. Quando ormai internet era già diventato il cimitero di tutte le velleità umane, Fabio Junior ci ha regalato un ultimo grande video.

 

Questo:

 

 

La Roma vincerà lo Scudetto un anno e mezzo dopo il suo addio, con Montella, Batistuta e Delvecchio (che oggi tutti i romanisti ricordano come l’idolo che voleva diventare). Fabio Junior è diventato l’archetipo del bidone, dell’incompetenza, la giustificazione della sfiducia perenne dentro cui vivono molti tifosi. Il suo nome viene agitato come spauracchio contro ogni attaccante in difficoltà, persino a Dzeko qualcuno ha dato del Fabio Junior a un certo punto, e magari qualcun altro lo farà con Patrick Schick prima della fine dell’anno. Sarà questa l’immortalità di Fabio Junior, il modo in cui resterà nella memoria calcistica dei tifosi, almeno della Roma. Quel VHS resterà come prova tangibile del suo passaggio, e al tempo stesso della nostra cecità.

 

 

Tags :

Daniele Manusia, direttore e cofondatore dell'Ultimo Uomo. È nato a Roma (1981) dove vive e lavora. Ha scritto: "Cantona. Come è diventato leggenda" (Add, 2013) e "Daniele De Rossi o dell'amore reciproco" (66th & 2nd, 2020) e "Zlatan Ibrahimovic, una cosa irripetibile" (66th & 2nd, 2021).