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→ UU Srls - Via Parigi 11 00185 Roma - P. IVA 14451341003 - ISSN 2974-5217.
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Il bello del giovedì sera 2026 vol. 2
03 ott 2025
Aprite le porte al grottesco.
(articolo)
23 min
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CONOSCI LA TUA SQUADRA DEL GIOVEDì SERA: SIGMA OLOMOUC

Nel 1420 nel centro di Olomouc viene costruito un orologio per permettere agli abitanti di tenere il tempo. Come ogni aspetto della realtà nel ‘400, era Dio a governare il tempo, e i santi da lui ordine attraverso la Chiesa cattolica. E così attorno all’orologio era tutto un fiorire di santi ordinati e simboli religiosi che scandivano la pacifica cittadina di questa città che era la sede della diocesi di Moravia, e che era un’isola piuttosto pacifica, piena di ricchi mercanti germanici. Arrivati al ventesimo secolo, però, l’orologio si è disgregato, così come la fede nel cattolicesimo. Allora la cittadinanza, nella persona dell’artista Karel Svolinshy, decide di mettere mano all’orologio. Al posto dei santi ci saranno gli operai, al posto delle due grandi figure ecclesiastiche che circondano le lancette ci saranno i due pilastri della società comunista, due uomini nuovi: uno scienziato e un meccanico. La scienza per capire come è fatta la realtà, l’operaio per costruirla. A scandire il tempo non c’è più Dio ma il Partito.

È uno degli oggetti più curiosi che ancora oggi potete visitare a Olomouc: l’orologio comunista. Guardatelo nel suo splendore.

Le tracce del comunismo le trovate anche, gradasse e splendenti, al centro dello stemma del Sigma Olomouc, la squadra di calcio che da un secolo porta lustro alla città. Zero campionati cechi vinti, ma svariate partecipazioni europee nei bassifondi delle competizioni, soprattutto quelle che si giocano tra luglio e settembre. Ha giocato coppe assurde contro avversari impensabili. Nel 2000 perde la finale interrotto ai calci di rigore contro l’Udinese di Gargo, Fiore, Muzzi e di nomi ormai del tutto alla deriva in una memoria sfumata da album Panini: Bisgaard, Pineda, Genaux. Un doppio confronto piuttosto pazzo, finito 2-2 all’andata e 2-2 al ritorno. Nel Sigma Olomouc gioca il futuro giocatore dell’Udinese Tomas Ujfalusi detto “Ufo”. Allo Stadio Friuli, all’angolo tra i cartelloni, dietro la bandierina del calcio d’angolo, svetta un enorme barile di Olio Cuore. Il Sigma gioca con una delle più brutte maglie della storia del calcio, ma arriva quasi a vincere, prima che Margiotta non segni all’ultimo minuto di testa trascinando la partita ai supplementari, facendo quasi prendere un infarto a Mauro Sandreani in cronaca.

Nei turni precedenti aveva battuto squadre come gli armeni dell’Ararat, lo Slaven Belupo, il Chmel Bysani, il Velbazhd Kuystendil. Quest’anno rientra negli splendori europei della Conference League, una coppa nata per squadre come il Sigma Olomouc. Ci è riuscita dopo aver trionfato nella coppa nazionale di Repubblica Ceca nella scorsa stagione, vinta in finale 3-1 contro lo Sparta Praga. Grazie a questo successo si sono qualificati ai preliminari di Europa League, dove sono stati sconfitti dal Malmoe sia all’andata che al ritorno, retrocedendo in una più comoda Conference, dove ieri sono stati sconfitti dalla Fiorentina prendendo il primo gol da fuori area della carriera di Cher Ndour.

ODE ALLA FIORENTINA, LA SISIFO DEL GIOVEDì SERA
«Se vi è un destino personale, non esiste un fato superiore o, almeno, ve n'è soltanto uno, che l'uomo giudica fatale e disprezzabile: la Conference League.

La Fiorentina sa di essere padrona delle proprie partite. In questo sottile momento, in cui una squadra ritorna verso la propria vita, la Fiorentina che torna al suo giovedì sera, nella graduale e lenta discesa, contempla la serie di azioni senza legame, che sono divenute il suo destino, da lui stesso creato, riunito sotto lo sguardo della memoria e presto suggellato dalla morte.

Così, persuasa dell'origine esclusivamente umana di tutto ciò che è umano, cieca che desidera vedere e che sa che la notte non ha fine, ella è sempre in cammino. Il giovedì sera si ripete, ancora e ancora, una squadra ceca dopo una polacca, una macedone dopo una kazaka. Le squadre post-sovietiche si ripetono un giovedì dopo l’altro come i grani di un rosario. Tutte hanno una stella comunista, che simboleggia le cinque dita su cui il lavoratore può contare nella sua vita. Lascio la Fiorentina ai piedi del giovedì! Contro una squadra che ha fatto l’Intertoto alla fine degli anni ‘90, dentro stadi che sembrano quelli di Giochi Senza Frontiere. La Fiorentina ritrova sempre il proprio fardello, Mandragora sembrerà ancora Steven Gerrard. Ogni vittoria, ogni gol del proprio centravanti non permetterà un’autentica felicità, perché ogni traguardo è senza significato se non porta a un successo finale. La finale sta lì, alla fine della strada, enigmatica come il Colonnello Kurtz alla fine del fiume, nella sua città di pietra e piante tropicali, assurdo, pazzo, indecifrabile. A cosa servono tutte queste vittorie del giovedì, la musichetta post-goal che risuona nel vuoto abissale dello stadio Franchi, con la sua Fiesole ancora diroccata. La Fiorentina può ancora vincere sempre, fino a perdere la sua finale.

Ma la Fiorentina insegna la fedeltà superiore, che nega gli dei e solleva i macigni. Ella giudica che tutto sia bene. Questo universo del giovedì europeo, sterminato, non gli appare sterile né futile. Ogni filo di quei prati, ogni bagliore artificiale di una notte novembrina in Slovacchia, ammantata di nebbia, formano, da soli, un mondo. Anche la lotta verso la finale basta a riempire il cuore di una squadra, un tabellino di Wikipedia, questo articolo infinito e nauseante. Bisogna immaginare la Fiorentina felice.

STEAL HIS LOOK: TOMAS JANOTKA

L’autunno sta diventando una stagione sempre più difficile da interpretare: stretta tra il caldo apocalittico che con la crisi climatica ha sostituito l’estate e le improvvise ondate di gelo che ogni tanto le correnti artiche ci regalano è diventato impossibile capire come uscire di casa.

Per fortuna la Conference League ci viene in aiuto, con l’allenatore del Sigma Olomouc, Tomas Janotka, che ieri al Franchi ci ha regalato l’outifit perfetto per queste serate inaspettatamente fredde.

Giacca a quadri blu e bianchi Houndstooth, Boggi Milano, circa 400 euro

Girocollo termico foderato in pile, Hoplynn, circa 10 euro

Jeans Bugatti relaxed Uomo, circa 70 euro

Scarpe Geox U PG1X A, circa 75 euro

LA FIORENTINA È UNA SQUADRA DI TRANSIZIONI
La Fiorentina continua a tornare alle basi, e dunque al 3-5-2. Il terzetto di centrocampo ieri sera era formato da Ndour, Mandragora e Fagioli: un assortimento visto spesso anche con Palladino lo scorso anno. La squadra, però, non sa più palleggiare. Lo scorso anno era una squadra verticale, ma arrivava sulla trequarti avversaria avanzando razionalmente per il campo, cercando soprattutto associazioni tecniche fra i giocatori. Oggi la fase di possesso della Fiorentina appare scheletrica. I centrocampisti non palleggiano poi molto, le distanze sono troppo lunghe e ci si affida più che altro alle secondo palle. È la versione peggiore di una squadra di Pioli: cioè una squadra che prova a essere diretta senza riuscirci, che va per strappi senza giocatori che dribblano (la Fiorentina è penultima in Serie A per dribbling).

Fagioli era il giocatore da cui aspettarsi più qualità tecnica, ma ha mostrato la sua faccia peggiore, quella di un centrocampista che a volte tiene troppo palla e che non è il più rapido nelle scelte. In questo caso non capisce subito dove deve smistare la transizione lunga, e si infila in un vicolo cieco in cui perde palla e dà il via a un’occasione per il Sigma Olomouc.

Il gol è arrivato piuttosto casualmente, approfittando della visionaria linea difensiva del Sigma Olomouc: alta e passiva e malamente infilata da questa seconda palla. Piccoli fa gol e promette di diventare un’altra grande bestia di Conference League.

Il Sigma Olomouc, che è ottavo nel campionato ceco, è sembrato del tutto impreparato alla sfida, tatticamente e fisicamente. Ha provato a pressare in alto la squadra di Pioli, soprattutto dopo essere andato in svantaggio; con tanto spazio da attaccare però la Fiorentina si è dimostrata a proprio agio - come del resto lo era lo scorso anno con Palladino. Dzeko e Piccoli hanno lavorato bene spalle alla porta. Ndour ha segnato un gol oggettivamente bellissimo.

La Fiorentina sicuramente può accumulare un po’ di fiducia per questa vittoria, ma poco di più, visto che l’avversario non ha fatto nulla per metterne in evidenza i limiti. Le difficoltà strutturali nella circolazione palla, la lunghezza della squadra, la resistenza al pressing, l’attacco in spazi stretti.

I PEGGIORI ASSORTIMENTI DI COLORI DI MAGLIA DEL GIOVEDì SERA
Questo è lo spazio boomer in cui ci lamentiamo del fatto che il marketing ha deformato l’associazione dei colori ai club calcistici fino a renderli irriconoscibili. “Solo la maglia” ripetono i tifosi, ma quale maglia?

Ecco i peggiori assortimenti di ieri sera. Prendetelo come un piccolo esperimento sulla psicologia della percezione. Inserirò solo la foto e i nomi delle due squadre. Lascerò a voi indovinare.

-BOLOGNA-FRIBURGO

-LUDOGORETS-BETIS

-CELTIC-BRAGA

OK I TRE RIGORI SBAGLIATI, MA IL LILLE MERITAVA DI VINCERE CONTRO LA ROMA
Prima di arrivare ai tre calci di rigore sbagliati, bisogna capire come si è arrivati a dieci minuti dalla fine con la Roma in svantaggio in casa. I giallorossi perdono poco in casa, soprattutto in Europa, e non perdevano l’esordio casalingo europeo dal 1989. Il Lille ha giocato un’ottima partita, di certo messa in discesa dal gol segnato dopo 6’. Un’azione abbastanza casuale ma concretizzata con grande qualità tecnica. Un lancio lungo del portiere Ozer su cui la Roma cerca di recuperare e riorganizzare la costruzione. Il Lille però è molto rapido nell’aggressione, approfitta del doppio errore - prima di Tsimikas e poi di El Aynaoui, autore di una pessima partita - per segnare un gol piuttosto complicato. Haraldsson infatti riceve il passaggio un po’ indietro ma è preciso e rapido nell’aggiustarsi palla in corsa e a calciare sotto la traversa.

[video gol Haraldsson]

Da quel momento, comunque, la Roma ha cominciato a soffrire parecchio. Ha creato poco e sofferto tanto. La qualità tecnica e l’intelligenza negli smarcamenti dei trequartisti del Lille ha fatto saltare le marcature a uomo della Roma. In particolare la posizione dell’autore del gol, Haraldsson, ha rappresentato un enigma per l’intera partita. La sua heat map racconta di una libertà di movimento quasi assoluta.

Il Lille ha sofferto il pressing della Roma solo a tratti, e un fattore chiave di resistenza dei francesi è stata l’eleganza e la lucidità di Ayyoub Bouaddi, un maestro nella resistenza al pressing, negli intercetti, nella gestione del pallone sotto pressione. Ha giocato una partita sontuosa.

La Roma naturalmente alla fine meritava un pareggio, e non lo ha trovato per una coincidenza impossibile da immaginare. La prestazione, però, non è stata buona.

UN PICCOLO QUIZ DI STORIA DELL’ARTE PER SPEZZARE: TROVA IL MARK ROTHKO TRA QUESTI CINQUE DIPINTI

LA HAIRLINE PIÙ PERFETTA DEL GIOVEDì SERA
Ogni giorno un uomo si alza, si guarda allo specchio e spera che la sua hairline non sia retrocessa. Basta un solo millimetro per dare la sensazione di una decadenza ineluttabile. La vita è un ciclo: niente nasce, niente muore e tutto si trasforma. Tranne che la hairline dei maschi effettivamente muore, mentre quella di Matias Fernandez Pardo nemmeno si trasforma: rimane tirata col righello, inscalfibile, folta come una spazzola dalle setole di cinghiale.

Quanti uomini sarebbero disposti a barattare sette anni di vita in cambio di un hairline così solida che sembra disegnata con l’UniPosca.

NEL BOLOGNA SEGNA SOLO ORSOLINI
C’era una bella tensione attorno a questa partita. L’esordio casalingo in Europa League rappresentava forse l’unica partita europea, da un anno a questa parte, in cui il Bologna partiva favorito. Era dunque giunto il momento di fare punti. Solo che la squadra di Italiano non sta avendo un inizio di stagione molto brillante. Sembra aver perso qualcosa. Un po’ di intensità, un po’ di convinzione, un po’ di velocità. E così emergono i limiti tecnici e qualitativi di una squadra non eccezionale nel suo reparto offensivo.

Ieri ha segnato Orsolini, come nell’altra partita aveva segnato Orsolini, e come in quella prima ancora aveva segnato ancora Orsolini. Il Bologna ha segnato 6 gol in stagione, e 4 li ha segnati Orsolini: si tratta di più del 66%. La squadra è ULTIMA in Serie A per xG prodotti, e anche l’ultima per xG per tiro. Numeri preoccupanti confermati anche dalla prestazione di ieri: senza palla la squadra si mantiene disciplinata, ma il pressing e la riconquista alta funzionano meno, ed questi aspetti rappresentavano la migliore arma offensiva del Bologna, che ieri alla fine ha pareggiato contro il Friburgo e resta nella quota poco promettente di 1 punto dopo 2 partite.

ORGANIZZA LA TUA TRASFERTA: BERGEN
Il Brann viene da una grande vittoria contro l’Utrecht e, se vi siete esaltati alla vista del piccolo stadio norvegese, le maglie termiche, l’aria carica di umidità, ancora non avete visto Bergen. Per fortuna, la squadra norvegese gioca in casa anche la prossima partita, ed è una partita perfetta se vi volete godere l’autunno scandinavo, perché si gioca contro i Rangers. La nebbia, le leggende boschive, i caminetti che lasciano immaginare zuppe rigeneranti: chi detiene l’anima dell’inverno che avanza all’orizzonte, del sole che dà il suo pallido addio, la Norvegia o la Scozia? Lasciamo rispondere il campo, intanto però potreste farvi un’idea visitando Bergen il prossimo 23 ottobre, quando le foglie saranno gialle e rosse, unica luce sotto la cappa di nebbia che peserà sui fiordi. Si gioca alle 18.45, orario perfetto per il dopo cena norvegese, e che vi lascia aperta una grande serata di fish and chips e clubbing: il giovedì è il nuovo venerdì, giusto? Da Milano si arriva anche con voli diretti, a prezzi tutto sommato contenuti. Queste sono le migliori esperienze per onorare l’Europa League, in attesa della partita, se siete quell’unemployed friend at 2pm on a thursday (Bergen città perfetta per girare vestiti da stregoni, tra l’altro), oppure per occupare un weekend.

- ONORARE LE RADICI GERMANICHE DELL’EUROPA: IL MUSEO DELLA LEGA ANSEATICA

La Lega Anseatica è una delle più antiche forme di cooperazione commerciale e di superamento delle barriere nazionali, e per questa c’è chi la identifica come una delle prime forme embrionali dell’Unione Europea. A questo aggiungete un’estetica assolutamente impareggiabile: tardo medioevo nord europeo, velieri, monaci fiamminghi segretamente ossessionati dal denaro. Se non sapete di cosa sto parlando, oggi potete rivivere tutto questo con un fantastico gioco da tavola, Hansa Teutonica, oppure per l’appunto visitare questo museo, che occupa l’antica sede della gilda dei mercanti tedeschi a Bergen. All’interno la ricostruzione fedele di come vivevano i mercanti della Lega Anseatica al tempo dentro l’edificio, tra tavoloni di legno, calderoni, calamai e piccoli lettini che vi faranno chiedere com’era possibile che le persone fossero così piccole al tempo.

- UNA CHIESA: LA STAVKIRKE DI FANTOFT
In Norvegia stanno in fissa con due cose - le antiche chiese di legno, le cosiddette stavkirke, e lo spostamento di interi edifici da una città all’altra - e quindi non c’è nulla di più norvegese che potete fare a Bergen che vedere una di queste chiese, la stavkirke di Fantoft, costruita originariamente lungo il fiordo di Sognefjord e spostata nel 1883 proprio a Bergen. Dite: va bene, bella, ma non è finita qui. La stavkirke di Fantoft venne infatti completamente distrutta da un incendio nel 1992, e di quell’incendio venne accusato e poi incriminato la leggenda del black metal norvegese Varg Vikernes, cioè Burzum, in un processo che gli stessi giudici definirono irregolare senza che questo portasse a un effettivo cambio della pena. Una foto della chiesa appare sulla custodia del vinile di Aske (che significa “ceneri” in norvegese), EP di Burzum del 1993, che nelle sue prime mille copie venne venduto insieme a un accendino Zippo che ritraeva sopra di sé la stessa immagine.

- UN GHIACCIAIO: IL PARCO NAZIONALE DI FOLGEFONNA

Il parco nazionale di Folgefonna si trova a sud-est di Bergen e le foto che potete trovare su internet sono talmente belle che sembrano uscire dall’immaginazione di un bambino. È una passeggiata che vi consigliamo soprattutto se siete appassionati di bird watching - qui infatti vivono aquile reali e il picchio dorsobianco - ma soprattutto per vedere i tre ghiacciai che contiene (Nordre Folgefonna, Midtre Folgefonna e Søndre Folgefonna), che sono l’attrazione principale. Dicono che sia un’esperienza magica vedere un ghiacciaio, soprattutto per i rumori che produce. E poi pensateci: potrebbe essere l’ultima volta che vedete un ghiacciaio in vita vostra.

Eccovi mentre passeggiate nel parco nazionale di Folgefonna.

LE MIGLIORI RECENSIONI GOOGLE DI STADI DEL GIOVEDì SERA: STADIO POD BIJELIM BRIJEGOM
Giocare in uno stadio in ristrutturazione non è un’esperienza nuova, ma farlo in quello del Zrinjski, a Mostar, è un’esperienza unica. La serata bosniaca era già quello che era: vento fortissimo, freddo che tagliava la pelle, pioggia orizzontale. Lo stadio Bijelim Brijegom poi ci metteva del suo: la tribuna unica a ricordare la caducità della vita, i boschi tutti intorno a rappresentare il buio in cui si svolge l’esistenza umana.

Come quasi tutte le cose in Bosnia, anche lo stadio Bijelim Brijegom porta con sé una frattura, del dolore. Venne costruito nel 1958 quando la Bosnia ancora non esisteva, e la Jugoslavia di Tito poteva prendere degli studenti e metterli a fare dei muratori. Allora venne pensata come la casa del Velez Mostar, che era una squadra piuttosto importante: negli anni ‘80 vinse per due volte la Coppa di Jugoslavia, e ancora prima, nel 1975, arrivò fino ai quarti di finale della Coppa UEFA. Quando arrivò la guerra degli anni ‘90, però, lo stadio venne pesantemente danneggiato e si ritrovò invischiato nella divisione etnica della città: a ovest ci stavano i croati e, dato che a ovest c’era anche lo stadio, venne di fatto preso da una squadra di origine croata, cioè per l’appunto lo Zrinjski. Da allora il Velez è stato esautorato e adesso è costretto a giocare in un altro stadio, il Rodeni. È una storia che si fa metafora: il Velez è una squadra inter-etnica che prende il suo nome dalla montagna che guarda severamente la città di Mostar alle sue spalle, Velez, che a sua volta prende il suo nome non dalla squadra sudamericana ma da Veles, l’antica divinità pagana slava “della terra, delle acque e degli Inferi” e “associata ai lupi, al bestiame, alla magia, ai musicisti, alla ricchezza ed all'inganno” (cito da Wikipedia). Da decenni il Velez prova a tornare nella sua casa e da decenni non ci riesce.

“Orribile. Condizioni di 40 anni fa. Niente servizi igienici. Sedili sporchi e in fase di decomposizione…” (1 stella)

“Il club più antico e più titolato della Bosnia ed Erzegovina ha un bel stadio. Se per caso raddoppiassero la capienza dello stadio, allora entrerebbero in Champions League. 🙃🙂” (5 stelle)

“Una perla nel cuore dell’Erzegovina. Birra a 1,5€. Atmosfera piuttosto buona, ma probabilmente solo perché era una partita internazionale. In campionato sicuramente meno spettacolare”. (4 stelle)

“La posizione del numero 10 in fase difensiva ha ancora margini di miglioramento. La prossima volta andrebbe sostituito prima” (4 stelle)

“Lo stadio è più vecchio del Ponte Vecchio (Stari Most), quindi questo fatto dice già tutto su di lui…” (3 stelle)

“Un edificio comunista fatiscente che è brutto” (1 stella)

STATE VEDENDO WILLIAM GOMES? DOVRESTE
Uno dei motivi per guardare le partite il giovedì sera è osservare all’opera i giovani di altri campionati. Al do Dragão, durante Porto-Stella Rossa, sono stati segnati tre gol, tutti ad opera di giocatori on meno di vent’anni: Rodrigo Mora, Vasilije Kostov e William Gomes.

Di Mora sappiamo già molto. A 18 anni è già alla seconda stagione europea. È considerato l’enfant prodige per eccellenza del calcio lusitano. Di Vasilije Kostov, che di anni ne ha 17, sappiamo meno. Questo qui sotto, però, è il suo primo gol tra i professionisti.

Vladan Milojevic lo ha schierato titolare dall’inizio nella trasferta portoghese ed è stato adeguatamente ripagato. Ma il gol del vantaggio iniziale della squadra di Farioli, quello meno appariscente dei tre - un semplice rigore a spiazzare il portiere - l’ha realizzato un giocatore che si sta mostrando come la vera rivelazione di questo ottimo inizio stagione del Porto: l’esterno brasiliano William Gomes.

Al di là del rigore realizzato ieri sera - che comunque merita menzione, mica è facile spiazzare il portiere dopo otto minuti, a diciannove anni, alla seconda presenza europea - aveva cominciato a far parlare di sé una settimana fa quando con un suo gol aveva deciso la complicata partita con il Salisburgo, rimasta appiccicata sullo 0-0 fino al 93’ quando, appunto, è arrivato il gol William Gomes.

Il Porto sta provando a imbastire una disperata ultima sortita offensiva. Gomes controlla e punta la porta. Il primo stop sembra mandarlo in difficoltà, l’andatura è prima caracollante, ma poi legge subito lo spazio e cambia passo, guarda il pallone e poi la porta e carica il mancino dai venti metri. È un tiro strano, né una saetta all’incrocio né un classico tiro a giro. È una conclusione accarezzata e piazzata in modo teso verso l’angolo basso. Il portiere sembra sorpreso dalla rapidità con cui è arrivato quel tiro, senza quasi caricare.

William Gomes è un’ala di 1,70, scattante, rapido nei cambi di direzione e con un sinistro di cui sentiremo parlare. Farioli già a fine agosto ne elogiava l’attitudine: «Non sono l’unico che apprezza la sua intensità e il suo spirito. Quando va a pressare, guida lo stadio a un livello superiore. Se vogliamo fare qualcosa di importante qui, dobbiamo seguire il buon esempio di William». Gomes non cerca spesso l’uno contro uno, come dimostra la media di 1,6 dribbling riusciti a partita, ma cerca la porta con frequenza: in questa stagione sta mantenendo la media di 2,41 tiri nello specchio a partita.

Arrivato lo scorso gennaio dal San Paolo per circa 9 milioni di euro, Gomes ha fatto fatica a trovare spazio con Anselmi in panchina, complici anche delle comprensibili difficoltà di adattamento. Pepé, l’esterno esperto con cui Gomes si gioca il posto da titolare, gli ha fatto da chioccia. Ha detto A Bola: «Sappiamo che William ha una qualità incredibile e un potenziale enorme. Cerchiamo di fare del nostro meglio affinché possa giocare con calma e come sa fare lui. Quando sono arrivato, anch'io ho avuto delle difficoltà, ma c'erano Otávio ed Evanilson, che mi hanno aiutato immensamente. È quello che cerco di fare con William, perché so che il passaggio dal calcio sudamericano a quello europeo è molto impegnativo. L'intensità è altissima e io e tutti gli altri giocatori siamo disponibili ad aiutare i più giovani».

LA LUCE SU VALLECAS

Qualche mese fa Emanuele Mongiardo ha scritto un articolo piccolo e tenero. Un articolo sulla luce che ancora investe gli stadi inglesi quando è primavera, ed è sera, e una partita di Champions League è gà cominciata. Il romanticismo nel calcio si nutre anche di questi piccoli dettagli. Guardiamo le partite del giovedì sera per godere della diversità di culture, climi e bontà dei piedi. E così è emozionante quando la diretta gol annega nell’abisso di buio dell’autunno europeo, quando ottobre è cominciato e l’umidità nei campi polacchi è al massimo. E poi, all’improvviso, uno stacco, e un bagno di luce accecante arriva dalla Spagna, dal quartiere di Vallecas, e una squadra dalla maglia bianca solcata da un fulmine segna un gol.

IAGO ASPAS ILLUMINA IL GIOVEDì
Questa primavera ero a Parigi e godevo di una giornata di luce e clima temperato lontano dall’inferno in terra che è diventata l’estate mediterranea. C’era una luce tersa e leggevo un libro accasciato nelle libidinose sedute “Lussemburgo”, verdi e di ferro. Le scarpe un po’ imbancate dal brecciolino. È uno di quei momenti rari in cui l’immagine di una vacanza a Parigi coincide realmente con la vacanza che stai facendo. Ti senti dentro una di quelle scene dei film della nouvelle vague in cui studenti di filosofia vestiti con l’impermeabile sfrecciano tra i boulevard della città discutendo di amore e Pascal. Poi, all’improvviso, adocchio qualcosa in uno sguardo in dormiveglia. Non sono sicuro di essere sveglio, e per sicurezza scatto una foto. Era proprio lei: una maglia di Iago Aspas ai Giardini Lussemburgo.

In quel momento capisco che la giornata è davvero perfetta. Subito dopo, però, quasi riassopendomi, torna in me una specie di struggimento: Iago Aspas tornerà forte come sempre anche quest’anno? Lo vorrei tantissimo. Mi ricorderebbe che certe cose possono davvero non cambiare. Non so descrivervi il senso di indicibile felicità a vederlo segnare nel giovedì sera, in quello che per troppo poco è stato il suo regno.

I MIGLIORI RIGORI SBAGLIATI DEL GIOVEDì SERA
Non è stata una serata fortunata per i rigoristi, per usare un eufemismo: sulle 36 partite giocate tra Europa e Conference League ci sono stati ben 7 tentativi dal dischetto finiti sui guantoni del portiere o fuori dallo specchio, che è una percentuale piuttosto alta se pensiamo che di media a questo livello si segnano circa il 75% dei rigori. È stato il freddo? Il pallone? La mente già al weekend lungo? Scusateci, non siamo qui per fare ironia becera su dei lavoratori che protestano contro un genocidio - per quello c’è già il governo italiano - ma per trasformare il fallimento in arte, come ci insegna il giovedì di coppa. E quindi eccovi i migliori rigori sbagliati di ieri.

-ERMEDIN DEMIROVIC CONTRO IL BASILEA
In una partita in cui hanno segnato sia Ajeti che Shaqiri, Ermedin Demirovic ha avuto l’occasione per pareggiare la partita e chissà come sarebbero andate le cose. Ottimo tempismo, quindi, ma questo non è un vero rigore sbagliato, quanto piuttosto una grande parata del portiere del Basilea, Marwin Hitz (la versione ancora più normie di Yann Sommer), che si allunga sulla sua destra fino a togliere la palla dall’angolo basso.

- MIKAEL ISHAK CONTRO IL RAPID VIENNA
Mikael Ishak ha un passato nel Crotone, è cresciuto in una squadra svedese che si chiama Assyriska creata da immigrati assiri provenienti dalla Turchia, e sembra il tipo di persona che potresti trovarti accanto con un copricapo vichingo sulla testa nell’assalto al Campidoglio. Per il resto rigore piuttosto convenzionale.

- IL PRIMO TENTATIVO DI ARTEM DOVBYK CONTRO IL LILLE
Di questo rigore ripetuto tre volte ha già scritto Emanuele Atturo in un altro pezzo a cui vi rimando. Qui aggiungo solo che questo primo tentativo forse è il più sottovalutato: la palla era debole, è vero, ma ben indirizzata; e lo specchio era chiuso dai passi in avanti del portiere avversario; e poi eravamo ancora nella fase: dai, alla fine ha solo sbagliato un rigore.

- IL SECONDO TENTATIVO DI ARTEM DOVBYK CONTRO IL LILLE
Sbagliare lo stesso rigore per due volte è più “normale” di quanto si pensi: ormai il portiere ti è già entrato nel cervello, non puoi più farci niente, e questo portiere in particolare, Berke Ozer, ieri era evidentemente in contatto col maligno.

- PAVEL SULC CONTRO IL RED BULL SALISBURGO
Saltello su una gamba sola, tiro basso e lento, anche l’umiliazione di essersi fatto fregare dal portiere avversario che un attimo prima del tiro gli aveva indicato l’altro lato: questo è davvero un ottimo tentativo di Pavel Sulc, che secondo la sua pagina Wikipedia “sa tirare bene i rigori”.

- BARNABAS VARGA CONTRO IL GENK
Un rigore che ci ricorda dell’esistenza di Robbie Keane sulla panchina del Ferencvaros è già di per sé un rigore sublime. Se a questo aggiungiamo la biomeccanica da FIFA 17 quando non avevi ancora capito come tirare e parare i rigori, e di conseguenza venivano tutti al centro con il portiere che respingeva esattamente in questo modo, allora siamo di fronte a un rigore quasi perfetto. Cosa manca per la perfezione? Il rimorso. Barnabas Varga (nome leggendario) già aveva segnato nel primo tempo e il Ferencvaros vincerà ugualmente per 0-1. Peccato.

- IL PRIMO TENTATIVO DI MATIAS SOULE’ CONTRO IL LILLE
Per togliere la palla a un proprio compagno e sbagliare nuovamente un rigore che è già stato sbagliato due volte ci vuole un talento del demonio, letteralmente, e siamo contenti se finalmente Matias Soulé è entrato in contatto con la parte in ombra del senso delle cose.

COSE CHE ACCADONO SOLO QUI
Perché siamo ossessionati dalla forma delle cose? Perché noi ci aspettiamo che voi vi aspettiate che qui ci sia del testo a sorreggere il titolo poco più sopra? Ormai l’avrete capita questa rubrica, no?! Scusate, siamo in ritardo.

- L’EUROPA LEAGUE MA TI SEI SCORDATO COME CI SI TAPPA LE ORECCHIE

- L’EUROPA LEAGUE MA TI COMPARE IL FANTASMA DEL CAPODANNO DEL 2020

- L’EUROPA LEAGUE MA HAI VISTO TROPPI FILM AMERICANI CON LE CHEERLEADER

- L’EUROPA LEAGUE MA LE VENT NOUS PORTERA

vent

Alla prossima!


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Il bello del giovedì sera 2026 vol. 2