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Il bello dell'Europa League 2020 vol. 6
13 dic 2019
13 dic 2019
Momenti dolci di una competizione che scalda il cuore.
(articolo)
23 min
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I premi della fase a gironi

MVP: Alfredo Morelos

https://twitter.com/RangersFC/status/1205248642111672320?s=20

Morelos ha tutto per essere il miglior giocatore di una fase di Europa League: un soprannome fico - El bufalo, un coro dedicato sulle note di Seven Nation Army e un passato tra l’esotico e il gelido, essendo passato per l’Indipendente di Medellin e l’HJK di Helsinki prima di arrivare ai Rangers.

Ma anche se non avesse tutte queste cose, il suo contributo al passaggio dei Glasgow Rangers basterebbe. 6 gol in 6 partite (senza contare gli 8 in 8 partite di qualificazioni) per regalare l’accesso alla fase ad eliminazione diretta alla squadra scozzese dopo 9 anni. Morelos sembra aver raggiunto la maturità tecnica per un attaccante, in grado di convertire quasi ogni palla gol, quasi in ogni modo. Di testa, di piede, di rapina o dopo aver portato palla, Morelos è stato quasi chirurgico ottenendo i suoi gol da un totale di 23 tiri, di cui solo 5 fuori.

Migliore squadra non qualificata: Partizan Belgrado

Takuma Asano e Sadiq Umar sono forse lo spot più bello per questa competizione: uno alto e scoordinato che viene dal centro della Nigeria, l’altro piccolo e meshato direttamente dal Sol Levante. Insieme hanno tenuto in piedi le speranze di passaggio del turno del Partizan che però si sono schiantate contro la sorpresa AZ. Verranno tempi migliori per le squadre di Belgrado e noi saremo qui ad aspettarli.

Premio Tawamba: Andraž Šporar

Andraz Sporar, attaccante eliminato insieme allo Slovan Bratislava, si è messo davvero in ottima luce in questa Europa League, segnando 5 gol di pregevole fattura. Sembra una persona simpatica e autoironica come questa esultanza alla Mario Balotelli dopo un grande gol ai tempi dell’Olimpija Ljubljana. L’altra caratteristica di Sporar è che segna poco meno di un gol a partita, l’anno scorso per esempio 34 in 36 partite.

Sporar è troppo forte per lo Slovan e se avete un amico procuratore dovreste farlo arrivare in Serie A, già terra di conquista per sloveni come Ilicic, Birsa e altri che ora non mi sovvengono. Qualcuno dice che Sporar è il nuovo Doncic, anche se ha 25 anni. Ok, questo non è basket, ma starebbe così male alla SPAL?

Peggiore squadra

Il Rennes è stata una delle più belle, spettacolari, divertenti squadre della scorsa edizione dell’Europa League. È stato particolarmente deludente, quindi, vederla appassire in questa edizione. È una stagione difficile per il Rennes, che aveva cominciato male ma che si sta lentamente riprendendo, venendo a patti con le cessioni estive. Il Rennes ha giocato malissimo quest’Europa League, ma poi si è tolto persino lo sfizio di giocare la sua partita migliore già da eliminata, buttando fuori la Lazio con una doppietta di Gnagnon, difensore centrale. La Lazio sarebbe uscita lo stesso, e ha giocato male, ma c’è stato qualcosa di crudele nell’invasamento mistico con cui ha giocato il Rennes, che ha chiuso la partita tirando 22 volte verso la porta di Silvio Proto. Il Rennes si è permesso anche di far scoppiare una rissa a metà secondo tempo come se fosse una questione di vita o di morte.

L’anno scorso la peggiore squadra della fase a gironi era stata il Glasgow Rangers, che quest’anno invece si è qualificato giocando un grande calcio e quindi prendete questo premio come un incentivo a migliorarsi.

Migliori baffi: Souleyman Doumbia

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Una carriera allucinante - PSG, Bari, Vicenza, Grassopphers e Rennes - ma soprattutto dei baffi molto molto belli. Guardateli, sembrano disegnati da un pittore surrealista.

Giocatore più violento

Quando nell’Europa League sono presenti contemporaneamente Scott Brown e questo premio il risultato può essere solo uno. Scott Brown è un artista della violenza, e come ogni artista ha preso l’oggetto della sua arte e l’ha trascesa, l’ha sublimata. Scott Brown non è violento solo nei suoi contrasti e nelle sue entrate, dove in fondo è sempre molto corretto, è violento proprio come presenza ontologica nel mondo. La sua testa pelata è violenta; la sua maglia attillata su dei deltoidi troppo sviluppati; i pantaloncini tirati un po’ su a mostrare il quatricipite. La sua corsa è violenta, il modo di toccare il pallone come se sui piedi avesse la carta vetrata. Il modo di esaltarsi dopo un contrasto come se la sua anima si nutrisse solo del frutto dell’agonismo più spinto. Scott Brown gioca come se fosse uscito direttamente da un vecchio poster di Vinnie Jones appeso in un pub che ha dedicato 50 metri quadrati al gioco delle freccette.

Miglior maglia fra le eliminate

Se siete appassionati di calcio mitteleuropeo di inizio ‘900 e siete disposti a chiudere un occhio sulle tendenze fascistoidi della sua tifoseria, il Ferencvaros quest’anno ha una maglia stupenda. Bianca e verde come i colori dell’Ungheria. Le tre stelle a coronare il logo e a ricordarci il blasone del club magiaro, che per un periodo insegnava all’Europa il gioco del calcio. Dico una cosa che magari non condividerete: una maglia del Celtic riuscita bene.

Miglior logo tra le eliminate

Quello del Vitoria Guimaraes, con sopra l’icona di Afonso I The Great, The Founder, The Conqueror. Spada in mano e sguardo verso l’orizzonte inesplorato su cui si protende il regno di Portogallo da lui fondato.

Partita più Europa League

Lo scorso anno ci eravamo appassionati alla storia di un piccolo club la cui sede sorgeva proprio accanto un negozio di Kebab. Quel club si chiama Dudelange, nasce in una città chiamata Dudelange, in Lussemburgo, e pochi di noi avrebbero detto che l’anno dopo lo avremmo ritrovato di nuovo in Europa League a darci sempre più soddisfazioni.

La partita più Europa League, ovvero una partita normale e scadente che diventa all’improvviso, e senza motivo alcuno, super appassionante, è stata Apoel Nicosia - Dudelange, finita 3-4 per i lussemburghesi. C’è tutto: ribaltamenti di risultato continui; vittoria a sorpresa della squadra più scarsa; gol di giocatori mai sentiti. Se volete un resoconto più dettagliato della partita vi rimandiamo a quell’episodio della rubrica in cui ci domandavamo se questa partita era o no più bella di Italia-Germania 4-3.

Partita più Europa League 2

Se l’Europa League è il torneo della periferia d’Europa l’Europa League 2 è il torneo della periferia della periferia d’Europa. Ci finiranno paesi che non sapremmo neanche indicare con precisione su una cartina geografica. Un assaggio ce l’ha dato ieri sera la sfida tra Qarabaq e Dudelange, due squadre già eliminate, di Azerbaijan e Lussemburgo, che non avevano nulla in comune tra loro se non una certa avversione per il gioco del pallone. È difficile trovare su un campo da calcio di una competizione europea una tale concentrazione di calciatori che non sembrano calciatori.

La partita è stata condizionata dall’espulsione di Qara Qarayev e si è trascinata stancamente fino alla fine. Nel mezzo il vantaggio del Dudelange col marocchino Sabir Boughrine e infine il pareggio di Magaya Gueye, che oggi ha 29 anni ma quando ne aveva 20 era considerato uno dei migliori difensori di Francia ed era stato comprato dall’Everton (in gioventù era ancora un bravo sprinter e ha corso i 100 metri in 10.13).


Un giocatore Europa League > un regalo di Natale

Alfredo Morelos > Corso di Cumbia a Milano da Daniel Garcia.

Sven Kums > Simmenthal in scatola in offerta su Amazon Prime Now.

Ander Iturraspe > Borraccia Quechua da 0,6 blu.

Jordan Veretout >Piastra per la raclette.

Eduardo Camavinga >Pantaloni Palace x Ralph Lauren.

Ashley Young > Set due calze corte in microfibra Oviesse.

Robert Beric > Le cronache del ghiaccio e del fuoco.

Pal André Helland > Cravatta Hermes con aironi.

Bruno Fernandes > Shampoo rinforzante Elvive.

Hector Bellerin > Borsa messenger di Louis Vuitton.

Martin Hinteregger > Fotografia vintage di un Ussaro.


Tre aneddoti incredibili su Ogenyi Onazi per salutare la sua eliminazione

1.

Nel 2013 la Nigeria aveva giocato e pareggiato contro la selezione catalana. A fine partita Xavi - quel Xavi - si è avvicinato a Onazi chiedendogli dove giocasse. Alla risposta “Alla Lazio” Xavi aveva risposto con un ammirato “Wow”. A quanto pare Onazi non ha potuto scambiare la maglia con la leggenda del Barcellona perché la Nigeria aveva una fornitura limitata di maglie.

2.

Sempre nel 2013, anno d’oro della vita di Onazi, il calciatore si trovava a cena col fratello nei pressi della Stazione Termini (che poi dove, che a Termini è difficilissimo trovare un posto decente). A un certo punto un ladro scippa una signora, Onazi lo rincorre, lo blocca e restituisce la refurtiva. Super Onazi.

3.

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My lovely Zara is 1 year old today. Happy birthday zee baby.. Daddy loves you.

Un post condiviso da Onazi Ogenyi Eddy(MON) (@onaziogenyi) in data: 19 Ott 2019 alle ore 10:40 PDT

Onazi ha delle figlie stupende che veste come se vivessero in un universo Disney.


Un po’ di statistiche pazze dai gironi di Europa League

Solo due squadre non hanno mai perso: Braga e Gent.

La squadra ad aver fatto meno tiri fuori dallo specchio è l’APOEL (14), quella ad aver fatto meno tiri nella porta è il Copenaghen (10).

La squadra con il maggior possesso palla è stata il Siviglia (69%), la seconda la Dinamo Kiev (62%).

La squadra con la precisione di passaggi inferiore è stata il Cluj, 69%. È anche quella con meno passaggi riusciti in totale, 1357 oltre 100 in meno della seconda peggiore.

L’Arsenal ha avuto più corner a favore di tutti, 43.

Il Porto è andato in fuorigioco appena 3 volte in 6 partite, il LASK e il Lugano ben 20.

Il Trabzonspor è la squadra ad aver subito più falli, 101, l’unica in tripla cifra.

Galeno del Braga è il primatista negli assist, 6.

Umar Sadiq del Partizan e Isael del Ferencváros hanno preso più pali di tutti, 3.

3 giocatori hanno lo 0% di passaggi riusciti, tutti con 1 passaggio tentato e sbagliato (Yevhen Protasov, Amar Hodžić, Georgi Schennikov).

La partita con più tiri in porta è stata Basilea-Krasnodar 5-0, 43 tiri. Quella con meno è stata Malmo-Copenaghen 1-1, 10 tiri.

Le partite con più differenziale nel possesso palla sono state Manchester United-Astana e Siviglia-APOEL (77%-28% per tutte e due).

La partita con meno falli è stata Arsenal-Standard Liegi, 11.


Come sta Umar Sadiq

Il Partizan Belgrado è stato eliminato dall’Europa League, ma Umar Sadiq - The Tank, The Bomber, The Goal Machine, Terminator of goal - si è messo in vetrina come uno dei calciatori più interessanti della competizione e di sicuro il più strano. Ieri, nella vittoria 4-1 del Partizan, ha realizzato una doppietta in perfetto stile Sadiq, correndo come se le sue giunture fossero legate dal fil di ferro. La coppia che compone col giapponese Asano è semplicemente pazzesca.

I numeri di Sadiq in questa stagione cominciano a essere rilevanti: 16 gol e 12 assist in una ventina di partite. Numeri che non stanno lì a raccontare un giocatore forte, ma di sicuro che la stranezza di Sadiq - il modo in cui corre passeggiando su un tappeto elettrico, il modo in cui tira schiaffeggiando la palla con piedi trasformati in fettine di pollo - è efficace.


Conosci la tua squadra Europa League: Vitoria Guimaraes

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Un cavaliere su un piedistallo brandisce una spada e guarda l’orizzonte, sulla sinistra due iniziali fiorite in stile manuelino - SC - bilanciano la scritta dalla parte opposta “Vitoria” deformata attorno all’angolo dello scudo. È lo stemma del Vitoria Guimaraes ed è uno dei più belli del calcio mondiale.

Pensi al Vitoria Guimaraes e pensi al suo logo, metà Warhammer, metà Belle Epoque. Così rischiamo però di dimenticarci che il Guimaraes è una delle squadre più gloriose di Portogallo. Quella che con più continuità ha minacciato il dominio delle tre grandi della Taca, Porto, Sporting e Benfica. A dire il vero dagli anni ‘80, cioè da quando il Guimaraes ha cominciato a provarci, non ci è mai riuscito e i migliori risultati sono alcuni terzi posti, ultimo dei quali arrivato più di dieci anni fa. Il Vitoria Guimaraes condivide allora lo stesso destino di squadra bella e perdente con il Braga, con cui disputa il derby della regione Minho, all’estremo nord del Portogallo. A Minho piove spesso e nelle cornamuse che ogni tanto risuonano tra i villaggi di pietre si può vedere l’influenza della cultura celtica in questa zona che faticheremmo a immaginare nell’Europa mediterranea.

È ironico, per tutto quello che abbiamo detto, che allora i giocatori del Vitoria Guimaraes siano soprannominati “Os Conquistadores”, cioè i conquistatori, e che nel suo logo sia presente l’icona della statua dedicata ad Afonso I Il Grande, Il Fondatore, il Conquistatore. A Guimaraes era nato Afonso Henrique e nei dintorni di Guimaraes si è combattuta la battaglia di Sao Mamede, da cui in molti concordano sia nato il regno di Portogallo. Guimaraes quindi sembra essere in Irlanda, ma è considerata la città fondativa della cultura e della nazione portoghese. Su una delle torri che dominano la città campeggia la scritta “Qui nasce il Portogallo”.

È triste allora che il Vitoria Guimaraes, in mezzo alla foschia di un inverno che si preannuncia tra i più freddi della storia, abbia fatto la miseria di due punti, avendoci già salutato. Ci vediamo l’anno prossimo.


L’oroscopo di Niang - 13 dicembre / 20 febbraio

Pesci - Fraser Forster

Vincerete al picchetto giocandovi 50 euro sulla vittoria della SPAL sulla Roma (2+under 1,5). Dio vi vuole bene, considerando che non avevate neanche un euro da giocarvi sui regali di natale. Se prendete un altro maglione a vostro padre vi ammazza.

Cancro - Rasmus Bengtsson

Tutto bene sul fronte del lavoro, novità frizzanti in arrivo, in particolare per chi ha investito qualche anno fa nell’industria della sigaretta elettronica. Finalmente qualcuno comincerà a riconoscere che state salvando vite umane.

Gemelli - Uros Matic

Per Natale vi regaleranno un abbonamento a Internazionale. Ma non lo sanno che siete di destra?!

Bilancia - Mesut Ozil

Anno nuovo, propositi nuovi. Finalmente vi iscrivete al corso di portoghese a cui pensate da quando avete adocchiato quella nuova collega lusitana in ufficio. Certo, una strategia a lungo termine quella di imparare un’intera lingua prima di provare un approccio, specie se questa parla perfettamente italiano. Un po’ più di concretezza, cara Bilancia.

Capricorno - Pieros Sotiriou

Smettete di voler raddrizzare tutte le storture del mondo, Capricorno! Non scorticatevi le mani per cercare di dividere la carta dalla plastica nell’incarto del banco gastronomia, il cambiamento climatico è un problema politico, non individuale! Non cercate di congelare il tempo, Aritz Aduriz prima o poi dovrà ritirarsi e non è detto che tornerà a giocare in Europa League. Sic Gloria Transit Mundi.


Cose che richiedono più minuti della tripletta di Diogo Jota

Diogo Jota è entrato al 56esimo minuti di una partita piuttosto sonnacchiosa tra Wolverhampton e Besiktas. Due minuti dopo segnava il suo primo gol, per farne un altro gliene bastavano altri cinque, per chiudere la sua tripletta, poi, ne ha dovuti aspettare appena sei. A contarli fanno tre gol in undici minuti su un totale di tredici minuti in campo. Non arriviamo ai picchi lewandowskiani, ma rimane un bel risultato: l’ultimo a segnare una tripletta da subentrato in Europa League era stato Steven Gerrard. Solitamente infatti segnare tre gol richiede uno sforzo considerevole, così non è stato per Jota che ci ha messo meno di queste cose.

Risollevare il proprio umore con la gentilezza

Secondo lo psicologo Douglas Gentile, autore della ricerca “Abbiamo dimostrato che essere gentili con gli altri riduce l'ansia e aumenta la felicità”, per risollevare il proprio umore basta essere gentili con chi vi sta intorno per 12 minuti: passeggiate di 12 minuti, chiacchierate di 12 minuti, comunque più del tempo servito a Diogo Jota per toglierlo al Besiktas.

Il tempo di recupero di Parma-Cagliari

La sua tripletta Jota avrebbe potuto incastrarla perfettamente nei 12 minuti di recupero di Parma-Cagliari.

Alan's psychedelic breakfast

Pensate che bello: segnare tre gol mentre i tuoi airpods ti inondano di Alan che prepara la colazione tutto musicato dai Pink Floyd.

Gli applausi alla Madama Butterfly

14 minuti, tanto è durata l’ovazione per l’opera lirica di Giacomo Puccini portata in scena con la direzione del maestro Riccardo Chailly e la regia di Alvis Hermanis, che ha aperto la stagione del Teatro alla Scala di Milano 2017.


L’Europa League e la famiglia Lukaku

Boli Bolingoli-Mbombo è uno di quei nomi un po’ di culto dell’Europa League, competizione che cerca di disputare ogni anno pur cambiando squadre (Bruges, Rapid Vienna e ora Celtic). Quello che forse non sapete è che è cugino dei fratelli Lukaku.

Non si trovano foto di loro da bambini o storie di famiglia, cenoni natalizi o magari partite infinite nei stretti corridoi delle loro case ad Anversa. Tutto quello che si trova una dichiarazione di Boli, che dice “i fratelli Lukaku sono più forti di lui fisicamente, ma io penso di essere il più tecnico della famiglia”.

L’incrocio con Jordan nei gironi è saltato a causa dell’infortunio del terzino della Lazio, ma quello con Romelu è ancora possibile. Chi sarà il migliore della famiglia? Scopritelo con l’Europa League.


Le squadre che dobbiamo salutare

Borussia Mönchengladbach

Come Icaro, chi punta al sole precipita. Torna quando non vorrai più vincere la Bundesliga.

Dinamo Kiev

Ci mancherà l’eterea leggerezza dei tuoi trequartisti e la grave pesantezza dei tuoi difensori.

Krasnodar

Città del sole, dell’algida bellezza, città passionale, città vitale trainata da una squadra gagliarda e generosa come Ari, tecnica e speciale come Shapi. Ciao piccola Krasnodar noi salutiamo te e i tuoi oligarchi.

PSV Eindhoven

Ciao PSV, ricorderemo la tua parabola in questi gironi come la rappresentazione plastica che questa generazione fa schifo, ma la prossima sarà peggio.

Lazio

Vabbè alla Lazio non gli andava davvero, dopotutto con Vavro...

Standard Liegi

Caro Standard Liegi, potremmo dire che ci mancherà la tua eleganza o inventarci qualche altra caratteristica, ma la verità è che ora scende dalla Champions il Bruges che è una tua versione migliore. Per cui vai e grazie di niente.

Young Boys

Squadra di ragazzi, attacco di pazzi. Young Boys c’hai provato, magari alla prossima edizione impareremo da che città vieni.

Feyenoord

Feyenoord ma che t’è successo? Una volta eri fico, van Hooijdonk, van Persie oggi ti riprendi Rick Karsdorp e ti fai eliminare ai gironi.

Ferencvaros

Ci davi l’idea di locomotive ruggenti, ferrovieri eroici, calcio d’altri tempi e malinconiche sconfitte. È durato poco ma è stato bello: grazie.


Il gonfiabile del Rennes che saluta come uno scemo




Giocatori del Lugano passati dall’Italia

Lugano è il principale centro della Svizzera italiana e tra tutte le squadre non italiane dell’Europa League è probabilmente la più italiana. Questo si riverbera nei cognomi dei suoi giocatori, spesso simili a cognomi dei nostri compagni di banco al liceo, ma anche nei trascorsi di molti di loro. Sono infatti diversi i giocatori del Lugano che hanno provato a sfondare in Italia, senza molto successo.

David Da Costa - portiere

Passato dal Novara, due anni in B con la sconfitta nei play-off del 2016 che lo ha privato della possibilità di provarci forse anche in A.

Fabio Daprelà - difensore

Forse vi ricorderete di lui al Palermo.

Eloge Yao - difensore

Giovanili Inter, poi Crotone, ora Lugano, in futuro chissà.

Mijat Maric - difensore

Passato dal Bari senza fare nulla. Ha vinto due coppe del Belgio.

Ákos Kecskés - difensore

L’Atalanta lo ha dato in prestito a tutti, poteva essere il nuovo Masiello ma mi sa di no.

Cendrim Kameraj - difensore

Passato per la Juventus U23, varrà?

Jonathan Sabbatini - centrocampista

Virtus Lanciano, Chieti e poi Lugano, fino a diventarne capitano. Dopotutto l’Abruzzo è la vera Svizzera italiana.

Roman Macek - centrocampista

Ha vinto un Torneo di Viareggio con la Juventus e ora questo.

Mattia Bottani - centrocampista

Uno dei seimila calciatori passati per il Genoa negli ultimi anni (non per Wikipedia però).

Bálint Vécsei - trequartista

Lo ha preso il Bologna, ma lo ha girato al Lecce.

Nicola Dalmonte - attaccante

L’unico italiano del Lugano, cresciuto al Cesena, arrivato al Genoa, prestato al Lugano. Siamo tutti con te.


Gol più Europa League

Virilità: 3

Assurdità: 8

Anti-epicità: 10

Paura della morte: 10

Sabato 7 dicembre a Mönchengladbach fa freddo, ovvio siamo nel cuore della mitteleuropa, e delle nuvole grige coprono un pallido sole. La squadra della città è prima in classifica e sta giocando con gli spaventosi rivali del Bayern Monaco. Con il risultato ancora in bilico, Kimmich tira un velenoso interno destro verso il centro della porta. Yan Sommer se lo lascia sfuggire sotto la pancia, ma con un movimento felino riesce a bloccarlo con un dito quando ormai il pallone sembrava dentro la porta.

Questo momento passerà alla storia come “il dito di Dio”, è stato celebrato dal Borussia in molti modi: voi mettetelo da parte.

https://twitter.com/Bundesliga_EN/status/1205038326459158528

Giovedì 11 dicembre, sempre Mönchengladbach, sempre Vestfalia, sempre freddo. La squadra di casa non deve perdere per andare avanti in Europa League e non sta perdendo. Al minuto 44 Khaveci si muove lento sulla trequarti, si sposta il pallone sulla sinistra e calcia senza troppa convinzione.

Il tiro rimbalza davanti a Sommer che crede di respingerlo in avanti con le mani giunte. Il pallone però prende una strana piega e torna indietro, verso la porta. Questa volta il dito di Sommer arriva troppo tardi e la sua squadra subisce gol, il preludio all’eliminazione, arrivata nei minuti di recupero.

https://twitter.com/SkySport/status/1205487039958962177

È questo uno dei risvolti dell’Europa League: la gioia non è eterna e se oggi ti dice bene, domani ti dirà male. Ma soprattutto il tuo male è il bene di qualcun altro, perché in nessuna competizione come l’Europa League possiamo assistere ad una danza infinita e sfumata tra tutte le forze che muovono il mondo nei giovedì sera fumosi del centro-europa.


Giocatore più Europa League: Silvan Widmer

Quanto ci abbiamo creduto: 7

Quanto è stato realmente forte: 5

Quanto è caduto in disgrazia: 7

Quanto sembra depresso: 2

Silvan Widmer si è costruito un futuro da giocatore Europa League quando nel gennaio del 2018 sembrava nelle mire di alcune delle migliori squadre di Serie A. Inter e Napoli su di lui, Lazio, Juventus e Milan a monitorare. Arrivato all’Udinese nel 2013, ben presto era diventato materiale di mercato, facendo parte di quella ristretta categoria di terzini che sembrano completi: fisico, difesa, piedi discreti. Per noi spettatori era più che altro materiale da Fantacalcio, difensori che giocano esterni nel 3-5-2 e da cui ci aspettiamo chissà cosa.

In quei giorni era stato rigenerato dalla cura “Oddo” che appena arrivato sulla panchina dell’Udinese aveva infilato 5 vittorie consecutive, grazie anche a due gol di Widmer. Insomma se qualcosa fosse andato per il verso giusto oggi Widmer avrebbe preso il posto di Biraghi nella partita dell’Inter contro il Barcellona o magari scalzato Mario Rui dalle gerarchie dei terzini del Napoli. Per Widmer invece in estate è arrivato il trasferimento al Basilea e, quest’anno, l’Europa League.

Ieri ha aperto le marcature nella vittoria contro il Trabzonspor che ha assicurato il passaggio ai sedicesimi con un facile tap-in. Nel Basilea gioca terzino destro, spinge molto (già 6 gol ed 11 assist in stagione) ed è stato uno dei migliori della squadra nel girone. Forse tornerà l’inverno in cui sarà cercato da tutte le squadre italiane, dopotutto ha solo 26 anni, forse no. Ma intanto Widmer è il cuore di Basilea, una città il cui carnevale è patrimonio dell’umanità.


Le coperte del Ludogorets

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Tornano anche in questa edizione le terribili e urticanti coperte del Ludogorets. A questo punto la domanda è: riusciranno a trovare una soluzione più efficiente ed elegante per il freddo alle gambe a Ludogorets o arriverà prima il riscaldamento globale a renderle obsolete?


Il momento in cui M’Poku ha portato l’Europa League al parchetto

Proposta: giocare l’Europa League nei parchi, con le porte fatte con le felpe, le collinette, le pozzanghere, i fuori a occhio e se un pallone sta per finire troppo lontano si può bloccare con le mani.


Cose che assomigliano a questo tuffo di Weissman

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Vesti come Okan Buruk

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Se nella vita non avete fatto altro che sognare che vestirvi come Okan Buruk, è il vostro giorno fortunato. Ieri sera l’allenatore dell’İstanbul Başakşehir ha visto i suoi centrare l’impresa contro la capolista della Bundesliga indossando un elegantissimo cappotto color cammello con dentro forse un altro cappotto cammello uguale. Insomma, la composizione non era chiarissima, questi però sono i nostri consigli se volete replicare il suo splendido outfit (in base alle vostre disponibilità economiche).

Cappotto balmacaan in pelo di cammello - 6750€

Se pensate che un cappotto cammello debba essere fatto di vero cammello.

Cappotto lungo cammello di Givenchy - 3900€

Elegante, caldo, una versione doppiopetto per essere a vostro agio sulla panchina della squadra di Erdogan, ma anche alla cena di Natale dei facoltosi nonni della vostra ragazza.

Cappotto-vestaglia di Max-Mara - 1300€

Un po’ Okan Buruk, un po’ Maria Maddalena, il cappotto perfetto per affrontare i sedicesimi di finale con eleganza.

Cappotto in lana vergine - 650€

Forse il più vicino al cappotto ideale di Okan Buruk.

Cappotto con pelliccia removibile - 349€

Se volete essere Okan Buruk, ma negli anni’70.

Altri possibili Buruk: la versione Buruk investigatore e quella chitarrista in una garage band.


La battaglia del ponte

https://twitter.com/LeeRoden89/status/1205184163759955968?s=20

La chiamano “Battle of the Bridge”, la rivalità tra Malmoe e Copenghen, tra le esperienze più “true” che questa Europa League ci ha regalato. Le due squadre sono finite nello stesso girone, e il calendario le ha sorteggiate all’ultima partita in cui un derby avrebbe deciso la qualificazione. Un altro modo per etichettare la sfida tra Malmoe e Copenaghen è “La partita dell’odio”, un sentimento che fatichiamo ad associare agli educati popoli del nord Europa. Eppure a metà degli anni 2000, quando si giocava ancora la Royal League, i tifosi del Malmoe in trasferta a Copenaghen sono venuti alle mani con la polizia danese. I tifosi, sostenuti dal club, fecero poi causa alla polizia. La rivalità si è inasprita anche dopo che il Copenaghen ha portato via dal Malmoe il portiere ex Roma Robin Olsen, natio di Malmoe.

Nella partita di ieri le due squadre, come detto, si giocavano la qualificazione, se non fosse che la Dinamo Kiev si è suicidata contro il Lugano, riducendo la partita a una sfida per primo e secondo posto. Si giocava in casa del Copenaghen, che ha accolto i rivali storici con una coreografia di luci emozionante, in particolare con sotto l’inno dell’Europa League. I danesi partivano in vantaggio, se non altro perché il campionato nazionale è ancora in corso mentre l’Allsvenskan è terminata il 2 novembre.

Eppure il Malmoe ha portato via una vittoria dal grande valore simbolico, grazie a un autogol di Papaggianopoulos a un quarto d’ora dalla fine.

https://twitter.com/Malmo_FF/status/1205359218926206977?s=20

Godmorgon Europa.




La storia di Caleb Ekuban

Scommetto che non avete mai sentito nominare Caleb Ekuban. Non vi sorprenderà scoprire che è la punta titolare del Trabzonspor; ma forse vi sorprenderà scoprire che è nato a Villafranca di Verona e che fino al 2016 ha giocato in Italia.

Ekuban - dopo essere scartato ai provini del Mantova, squadra che tifa - era parte della primavera del Chievo Verona ma non è mai riuscito a esordire in prima squadra, girando in prestito in tante squadre diverse di Lega Pro. Nel 2016 a prenderlo in prestito è stato il Partizan Tirana, squadra albanese impegnata nei preliminari di Champions League: «Ero abituato a giocare in Lega Pro e di colpo mi trovai a giocare il primo turno dei preliminari di Champions League con gli ungheresi del Ferencvaros». Ekuban è diventato vice-capocannoniere in Albania e una svolta scadutogli il contratto con il Chievo è finito a giocare in Inghilterra, al Leeds United. Dopo un’annata così così e un solo gol, è finito in prestito al Trabzonspor, e dopo aver segnato 8 gol si è guadagnato il riscatto. Nel video sopra le migliori giocate della scorsa stagione, in cui spicca per esplosività sui primi passi e primo controllo, e appare molto emozionato dopo aver segnato un gol di testa. Ekuban quest’anno ha scelto di rappresentare la Nazionale ghanese. Continueremo a seguirlo.


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