Nel 2016 ci interrogavamo su come il calcio per nazionali poteva colmare il gap di qualità e organizzazione con il calcio dei club. Era stato un Europeo molto fisico, dominato dalla paura di fallire e da squadre difensive. L’Italia di Conte era stata l’unica a offrire un calcio all’avanguardia, in mezzo a squadre conservative o in declino. Un Europeo talmente primitivo che ci eravamo ridotti a scrivere articoli sui migliori lanci lunghi visti. L’Europeo dei lanci di Ignashevich e dei colpi di testa di Sigthorsson. L’Islanda era stata una favola romantica, ma al contempo un segnale preoccupante su quanto poco bastasse per andare avanti in certi tornei.
Euro 2020 è stato molto diverso. Forse grazie all’entusiasmo portato dal pubblico tornato allo stadio, le squadre si sono aperte, abbracciando un calcio coraggioso e spesso dalle idee originali. Le cose belle sono state tante, ma le delusioni, come sempre, non sono mancate. Squadre o giocatori che non sono riusciti a far collimare aspettative e realtà: una delle imprese più difficili dell’ipermediatizzato calcio contemporaneo. Le ho raccolte qui, e come sempre c’entra molto il gusto personale.