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Eddie Guerrero e l'Italia: una storia d'amore
13 nov 2025
Breve storia dell'infatuazione del pubblico italiano per il wrestler di origini messicane, a vent'anni dalla sua morte.
(articolo)
15 min
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«Questa volta, nessuna finzione dal mondo del wrestling, ma pura realtà: il campione mondiale Eddie Guerrero abbandona la sua battaglia più importante, quella con la vita».

È con queste parole che il 13 novembre 2005, l’Italia viene a conoscenza della scomparsa di Eddie Guerrero, morto a soli 38 anni nella sua camera del Marriott City Center hotel di Minneapolis, a causa di un’ischemia miocardica legata al suo passato di abusi di droghe e alcol.

La cosa interessante, però, è che questo virgolettato non proviene da un sito specializzato, da un portale estero o da uno dei tanti forum che popolavano il web italiano in quegli anni, ma da un servizio del TG5, firmato da Susanna Galeazzi. Un piccolo dettaglio che spiega perfettamente la portata del fenomeno wrestling in Italia a metà degli anni 2000 ma soprattutto la rilevanza culturale che il lottatore di origini messicane aveva raggiunto nel nostro Paese, senza saperlo.

Tanti, troppi wrestler, persino più famosi di lui, sono morti da quel giorno, ma se si esclude la tragedia legata all’omicidio-suicidio di Chris Benoit, la scomparsa di quasi nessuno di loro ha trovato tanto spazio sui media italiani, men che meno sulla televisione generalista.

La spiegazione di questa differenza di trattamento è molto semplice: Eddie Guerrero diventò una vera e propria icona per una grossa fetta di una generazione nel nostro Paese, un traguardo raggiunto grazie a una carriera e una vita fatte di fatica, successi e sofferenze, a cui si va ad aggiungere una lunga serie di coincidenze. Una sorta di tempesta perfetta, che lo renderà il simbolo del wrestling per tantissimi italiani.

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Eddie Guerrero è l’esempio perfetto di lottatore che ha il wrestling nel sangue, quasi letteralmente: figlio di Gory Guerrero, patriarca di una famiglia leggendaria nel mondo della Lucha Libre, inizia a perfezionare la disciplina già in tenera età, grazie agli insegnamenti dei tre fratelli Armando, Chavo ed Hector.
Allenandosi con loro e con il padre, il nativo di El Paso apprenderà i rudimenti dell’arte sul quadrato e l’importanza della “psicologia” durante gli incontri. Rudimenti che, nei primi anni di carriera, affinerà lottando tra Messico e Giappone.

Nonostante i primi successi non tardino ad arrivare, Guerrero è ancora molto lontano dall’essere lo showman che milioni di fan in tutto il mondo, Italia compresa, impareranno a conoscere anni dopo. Su questo pesano poca esperienza, giovane età e le difficoltà a svincolarsi da un cognome che gli creerà qualche difficoltà, attirando l’antipatia di diversi colleghi, consci che le occasioni a lui concesse erano spesso legate al peso che la sua famiglia ha nel mondo della Lucha Libre.

Se la formazione familiare getta le fondamenta del wrestler che Eddie diventerà, la prima svolta arriva all’inizio degli anni ’90, più precisamente col sodalizio con Art Barr, suo partner nel tag team che diventerà conosciuto col nome “Los Gringos Locos”.

Lo statunitense si distinguerà nella coppia grazie a un carisma fuori dal comune, mentre Guerrero avrà un ruolo da “workhorse”, lasciando al compagno il compito di essere “l’intrattenitore”. I suoi modi sferzanti verso il pubblico, renderanno il tag team uno degli act più odiati della federazione Asistencia Asesoría y Administración (AAA). È in questo periodo che Guerrero, per sua stessa ammissione, imparerà da Barr che «nel wrestling c’è molto di più che soltanto il wrestling».

È a questo punto che la carriera di Guerrero viene colpita per la prima volta dalla tragedia: proprio quando l’approdo dei “Los Gringos Locos” in una major statunitense è a un passo (la Extreme Championship Wrestling di Paul Heyman era pronta a ingaggiarli), arriva la notizia della morte di Art Barr, anche lui scomparso per problemi cardiaci da collegare a un passato di dipendenze.

La morte di Barr sconvolgerà Guerrero, che, oltre a un partner e a un collega, perderà anche un caro amico. La scomparsa di Barr avrà su Eddie un impatto di portata simile a quella della loro collaborazione: il wrestler di origini messicane che dopo quella tragedia aveva iniziato ad avere “paura” di assumere droghe, da cui però era dipendente da molto tempo.

«So che Art non voleva morire, voleva vivere per prendersi cura di suo figlio», dirà a Title Match Network nel 2001 «Mi sono chiesto a lungo che effetto ha avuto su di me la sua morte, credo abbia acceso un “fuoco” in me, spingendomi a guadagnare soldi. Così, nel caso mi accadesse qualcosa, almeno potrei lasciarli alla mia famiglia e i miei figli...». Parole che suonano malinconiche sapendo ciò che è successo dopo.

Con uno spirito nuovo, Guerrero si lancerà nel mondo delle major americane, passando in Extreme Championship Wrestling per qualche mese nel 1995, prima di approdare in World Championship Wrestling. L’ovvia maggiore esposizione dovuta al lavorare in compagnie con contratti televisivi come ECW e WCW, spingono Eddie a lavorare sul suo personaggio e a dare libero sfogo alle sue doti carismatiche, forte del fatto che, a neanche 30 anni, è nel pieno delle sue capacità sul ring.

Dopo diverse esibizioni ben accolte in ECW, Guerrero entra nel vivo della sua carriera negli Stati Uniti con la run in WCW, dove arriverà accompagnato dai suoi due più grandi amici, almeno tra i suoi colleghi: Dean Malenko e Chris Benoit.

Il wrestler di origini messicane si metterà in mostra sia lottando come babyface (da “buono”), ma soprattutto nel ruolo di heel (“cattivo”), che secondo lui è quello che gli calza meglio. Degni di nota i regni di campione degli Stati Uniti ma soprattutto quelli da campione dei pesi leggeri, culminati nel leggendario incontro con l’amico Rey Mysterio ad Halloween Havoc 1997.

Le grandi prestazioni però non permettono a Guerrero di andare oltre l’upper-mid card e il motivo è da ricercarsi nella mentalità che contraddistingueva al tempo la World Championship Wrestling, da sempre restia a spingere nel main event lottatori con una stazza poco imponente (come disse Steve Austin: il main event è dove giocano quelli grossi - «Where the big boys play»).

Nello specifico, Guerrero fa parte di un gruppo di lottatori dalla grande capacità tecnica, ma ben lontani dall’essere dei giganti (come Jericho, Mysterio e gli stessi Malenko e Benoit), etichettati da Kevin Nash, uno dei profili più influenti del backstage, col soprannome di “Vanilla Midgets”, letteralmente “Nani alla vaniglia”, in quanto piccoli e con poco carisma.

A frenare definitivamente la corsa di Eddie in WCW non saranno però politica o management, ma i suoi stessi problemi: il nativo di El Paso ha combattuto a lungo contro la dipendenza da alcol e droghe, che evidentemente nemmeno la morte di Art Barr è riuscita ad arginare.

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Nella notte fra il 31 dicembre 1998 e il 1 gennaio 1999 Guerrero e la moglie Vickie litigano al ritorno da una festa. Il wrestler, alterato dopo aver assunto una dose di GHB, esce con la macchina per prendere da mangiare, ma si addormenta al volante della sua Pontiac Trans-Am lanciata a oltre 200 chilometri orari, che si ribalta e si distrugge.

Eddie, vivo per miracolo, ricadrà nel baratro dell’abuso di sostanze, probabilmente spinto dagli antidolorifici, durante i sei mesi del suo percorso di riabilitazione («In quel periodo ho perso la paura verso le droghe. Il dolore cambia le persone») e poco dopo il suo ritorno sul ring, arriverà l’approdo in WWE, allora ancora WWF.

Dopo essersi infortunato a un gomito nel suo match di debutto, Guerrero trova comunque il modo di rimanere sugli schermi della federazione, in una storyline che lo vedrà corteggiare Chyna, di gran lunga la lottatrice più famosa della storia della compagnia fino a quel momento. È in questo momento che nasce il personaggio di “Latino Heat”, uno sfrontato guascone dall’animo caliente, ispirato da Agador, il personaggio interpretato da Hank Azaria nel film Piume di Struzzo, che si vantava del suo «Guatemalan heat».

La maggiore libertà di esprimere una gimmick che sembra nata apposta per lui, unita all’esposizione data dalla vicinanza a un profilo di prima fascia come Chyna, mette finalmente Guerrero al centro delle luci dei riflettori in quella che è la federazione più grande e importante al mondo.

La sua ascesa, però, ancora una volta, sarà frenata dalle sue dipendenze. Dopo essersi presentato per uno show a Minneapolis in condizioni pietose, Guerrero viene di fatto costretto ad andare in riabilitazione per porre fine a un’ormai ingestibile serie di abusi. Ma un arresto per guida in stato di ebbrezza nel 2001 sancirà il suo licenziamento.

Dopo una breve esperienza nelle federazioni indipendenti, Guerrero tornerà in WWE nel 2002 con un grosso bersaglio sulla schiena, conscio che al primo errore non avrebbe avuto una nuova possibilità. È qui che inizia la run della vita e che la sua carriera si incrocia con il boom del wrestling in Italia.

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Gli anni 2000 sono particolari per la televisione italiana che prova a fare i conti con i trend del nuovo millennio, e Mediaset non fa eccezione: se Rete 4 e Canale 5 avranno dei target ben precisi, puntando su un pubblico maturo e/o appassionato di cinema, Italia 1 tenterà in tutti i modi di catturare un’audience più giovane.

Sotto la direzione di Stefano Magnaghi e soprattutto quella di Luca Tiraboschi, l'emittente infarcirà il suo palinsesto di programmi come cartoni giapponesi, serie animate statunitensi, dirette e approfondimenti sportivi, serie tv moderne e reality show che provano a cavalcare il successo de Il Grande Fratello.

Un tentativo viene fatto anche importando diversi format americani a tema vagamente sportivo, nella speranza che il pubblico italiano reagisca in maniera positiva, superando il muro di diffidenza degli appassionati di calcio o motori.
È con questo obiettivo che, negli anni, arrivano in Italia show come Robot Wars (inspiegabilmente condotto da Andrea Lucchetta), Slamball, Monster Jam e WWE Smackdown! (dopo una prova di pochi mesi con lo show di “terza categoria” denominato “Velocity”).

Alle redini dello show c’è un duo di commentatori che, in un certo senso, avrà un’influenza decisiva nel successo del wrestling nello stivale: Christian Recalcati, giornalista che lavorò col mitico Dan Peterson nei primi mesi in cui Velocity viene trasmesso in Italia, e il conduttore radiofonico Giacomo “Ciccio” Valenti.

I due hanno il compito di commentare l’azione sul ring e tradurre in simultanea i promo dei wrestler, in modo da dare contesto agli spettatori, in un’epoca in cui era ancora abbastanza raro guardare programmi esteri in lingua originale.

Da sottolineare è però la scelta “stilistica” dei due, che decidono di commentare Smackdown! tenendo un tono estremamente giocoso, quasi trasformandolo in uno show per bambini. Oltre alle tantissime battute e divagazioni durante le cronache, storici diventano i tantissimi soprannomi dati da Valenti ai wrestler, dall’incomprensibile “Mucho Gusto” per Rey Mysterio, agli inappropriati “Nutellone” e “Tartufone” per i colossali wrestler neri Mark Henry e Bobby Lashley, fino all’oggettivamente azzeccato “Ringhio” per Rhyno, lottatore con un’indubbia somiglianza con Gennaro Gattuso.

Per quanto possa essere sgradita agli appassionati, la decisione di mettere al commento Valenti e Recalcati è comprensibile, perché il wrestling nel 2003 è un prodotto lontano anni luce dai canoni di intrattenimento italiani e un commento più tecnico, come quello che il duo Posa-Franchini fa raccontando RAW su Sky nello stesso periodo, avrebbe probabilmente inibito la fetta più grande del pubblico, cioè chi non conosce ancora la disciplina e deve essere catturato.

Questo si traduce in una forte semplificazione sia di quanto accade sul quadrato, con il duo di cronisti di Italia 1 che nemmeno si sforza nel descrivere nello specifico i nomi delle mosse, che delle sfaccettature delle gimmick dei lottatori, raccontati al pubblico come ancor più stereotipati di quanto non fossero già.
È in questa cornice che inizia ad illuminarsi Eddie Guerrero.

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Nel 2003 Guerrero è uno dei protagonisti assoluti di Smackdown!, facendo parte del gruppo denominato “Smackdown! Six”, composto anche dal nipote Chavo, Kurt Angle, Chris Benoit, Edge e Rey Mysterio, che per mesi rappresenterà l’anima dello show, mettendo in scena incontri spettacolari e incarnando la visione più moderna e con maggior focus sul ring voluta dall’head booker Paul Heyman. Eddie e Chavo hanno grande successo nella coppia conosciuta come i “Los Guerreros”, tag team fiero delle proprie origini messicane e disposto a tutto pur di vincere, come perfettamente spiegato dal motto vagamente razzista: “We Lie, We Cheat, We Steal” o da piccoli sketch in cui derubano o truffano ignari passanti.

Proprio come successe ad Art Barr ai tempi dei “Los Gringos Locos”, stavolta è Guerrero a risaltare per il suo carisma nella coppia, mettendo in mostra una personalità magnetica e un carisma ormai pienamente sviluppato, nonostante il suo corpo iniziasse a non essere più scattante come qualche anno prima (anche a causa di una massa muscolare troppo elevata, influenzata dall’uso fatto in passato di steroidi anabolizzanti).

La svolta definitiva arriva nella prima metà del 2003: Chavo si infortuna e per Guerrero inizia una run da singolo, in cui diventerà campione degli Stati Uniti e inizierà a ricevere un sostegno pazzesco dal pubblico anche da heel, quasi costringendo la WWE a trasformarlo in un babyface.

A questa decisione, si aggiunge la particolare situazione della federazione per quanto riguarda i main eventer, con alcuni profili storici come "Stone Cold" Steve Austin e The Rock che ormai hanno lasciato la compagnia, Goldberg e Brock Lesnar in procinto di fare altrettanto e un ricambio generazionale che non è ancora avvenuto. Alla fine del 2003, la cintura di campione WWE per Smackdown! è detenuta da Lesnar, che andrà via dopo la ventesima edizione di Wrestlemania, c’è quindi bisogno di un babyface abbastanza amato dal pubblico che possa prendere il suo posto e diventare il volto dello show.

La scelta ricade su Guerrero, che resterà quindi un wrestler singolo anche dopo il ritorno dall’infortunio di Chavo (i due si separeranno dopo una breve rivalità). Guerrero diventa lo sfidante per il titolo di Lesnar, vincendolo nello storico match avuto dai due a No Way Out 2004, nel tripudio del pubblico.

È proprio in questi mesi che Guerrero cementa il suo posto nel cuore degli appassionati italiani: il nativo di El Paso è il face di punta del programma trasmesso in chiaro su Italia 1, e ha anche la “fortuna” di avere una gimmick che gli permette di entrare maggiormente in sintonia con gli spettatori italiani rispetto ad altre.

Il suo modo di fare da guascone, la grande espressività, l’animo “latino” e il vizio di rubare ed essere scorretto per vincere non necessitano di un adattamento fedele da parte di chi commenta Smackdown! o di una comprensione più profonda da chi lo guarda. Guerrero è una maschera che si sposa alla perfezione con quelle che gli italiani sono abituati ad amare, seppur nelle controversie: gli smargiassi, i fanfaroni, gli amabili furbetti. Per citare un famoso neologismo di Beppe Grillo, usato per descrivere Silvio Berlusconi, Eddie Guerrero è «un imbroglioncello che ce l’ha fatta».

“Latino Heat” sarà campione per qualche mese e condividerà un momento commovente e allo stesso tempo angosciante, se visto con gli occhi di oggi, col suo amico fraterno Chris Benoit, anche lui fresco di cintura da campione dei pesi massimi. I due si uniranno in un commosso abbraccio alla fine di Wrestlemania XX, una scena che per loro rappresenta il coronamento di una vita di sacrifici e che per gli appassionati rappresenta un ricordo doloroso di due wrestler dal talento incontestabile, che nel giro di circa tre anni se ne andranno in circostanze tragiche, seppur molto diverse.

Guerrero infatti, morirà il 13 novembre 2005, esattamente 20 anni fa, a Minneapolis, proprio la città dove i suoi colleghi e superiori lo costrinsero ad andare in riabilitazione. Morirà tra le braccia del nipote Chavo, che sfonderà la porta della sua camera d’albergo e lo troverà sul pavimento del bagno, coperto solo da un telo alla vita e con lo spazzolino da denti ancora in mano.

La notizia avrà grande risonanza sui media italiani: articoli sul Corriere della Sera, La Stampa, il Corriere dello Sport e Repubblica, servizi su TG5, Studio Aperto e SkyTG24, ma soprattutto migliaia e migliaia di messaggi nei forum di appassionati nel nostro Paese, che dicono addio a un wrestler che era diventato un loro beniamino attraverso la televisione, e che quel giorno hanno scoperto essere un uomo come loro.

Come prassi nel nostro Paese, le polemiche non mancano, dato l’indubbio ruolo che il passato di abusi di droghe e alcol di Guerrero ha avuto sulla sua morte (stando a quanto detto dal nipote Chavo e dalla moglie Vickie, aveva appena festeggiato il quarto anno di sobrietà). Negli anni del boom, il wrestling era sempre nel mirino di associazioni in quanto spettacolo diseducativo, e la scomparsa di Guerrero spinse il Codacons a chiedere l’annullamento di alcuni show in programma nello stivale dal 15 al 19 novembre a Roma, Milano, Bolzano, Ancona e Livorno, usando come motivazione l’ombra del doping.

Il momento più surreale è probabilmente quello della puntata di Smackdown! trasmessa la settimana successiva su Italia 1 e registrata prima della morte di Guerrero. Nel segmento di apertura, Recalcati e Valenti saluteranno gli ascoltatori, ignorando quanto accade su schermo e commentando la scomparsa di Guerrero con grande professionalità e un pizzico di risentimento nei confronti dei media. «Come sapete, Eddie non c’è più. […] Fino a quando c'era il sospetto di doping ci hanno chiamato tutti i giornalisti possibili e immaginabili, da quando si è saputo che il doping non c'entra niente invece...».

Particolarmente apprezzabile, in quella puntata, la scelta di commentare quello che sarebbe stato l’ultimo incontro della carriera di Eddie Guerrero leggendo alcuni dei tantissimi messaggi di cordoglio mandati alla redazione di Italia 1 dopo la sua scomparsa.

Questa tragedia rappresenterà il primo, durissimo colpo per la storia del wrestling in chiaro in Italia, poi definitivamente affossata dall’omicidio-suicidio di Chris Benoit, che nel 2007 ucciderà sua moglie e suo figlio, prima di togliersi la vita. Lo stesso Benoit che, al di fuori dei familiari, è probabilmente la persona che subirà il maggiore impatto psicologico per la morte del suo più caro amico.

La scomparsa di Guerrero però non avrà effetti solo sulla “programmazione” della WWE e del wrestling in generale nel nostro Paese: sono infatti tantissime le persone cresciute tra anni ’90 e inizio anni 2000 che hanno smesso di seguire la disciplina (per un po’ o definitivamente) dopo la sua morte, perdendo quasi del tutto il gusto nel guardare i programmi senza il loro beniamino.

Rimanendo nel mondo di Italia 1, è come se, in Dragon Ball, Goku non fosse mai resuscitato dopo essere morto.

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