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Marco D'Ottavi
Il tradimento di Dybala è un tradimento?
10 giu 2022
10 giu 2022
Tutte le tappe che hanno portato l'argentino vicino alla firma con l'Inter.
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Marco D'Ottavi
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Jonathan Moscrop/Getty Images
(foto) Jonathan Moscrop/Getty Images
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In uno dei primi articoli che ho scritto per questa rivista, avevo ipotizzato un futuro in cui Dybala diventava troppo per la Juventus finendo per andare al Barcellona, dove finivano all’epoca quelli come lui. Era una riflessione sopra le righe, alterata dal fascino improvviso verso questo giovane mancino efebico, che giocava a pallone in un modo tutto suo e che lasciava presagire un futuro da primo della classe. Sei anni e mezzo dopo la realtà si è definita in maniera molto diversa e peggiore: non solo Dybala non è andato al Barcellona per un mucchio di soldi, ma ha finito per lasciare la Juventus dopo la scelta della società di non rinnovargli il contratto. Come se non bastasse, tutto nell’aria, sembra confermare che nei prossimi giorni Dybala diventerà un calciatore dell’Inter, il nemico giurato dei tifosi juventini. Ma come si è arrivati a questo punto?Storia del rinnovo di DybalaDel rinnovo del contratto di Dybala si parla già dall’inizio del 2020 e sembra una formalità. Dopo essere stato a un passo dalla cessione al Manchester United in estate, in uno scambio con Lukaku che lo stesso argentino ha fatto saltare, con Sarri Dybala ritrova se stesso. A inizio marzo, in uno spettrale Stadium vuoto, segna uno dei gol più belli dell’anno, decisivo per battere l’Inter. Pochi giorni dopo il mondo si ferma. Già a maggio però, tutti sono certi: per Dybala è pronto un rinnovo che lo renderà juventino a vita. In una squadra in bilico tra rifondazione e manie di grandezza, l’argentino funge da collante: da una parte è un talento cresciuto in casa, una specie di caposaldo della juventinità, dall’altra è internazionale, giovanile, piace ai bambini.

Massimiliano Ferraro/NurPhoto via Getty Images

Quando si riprende a giocare, in estate, Dybala è decisivo nella vittoria dello scudetto, ma si infortuna e salta la partita con il Lione che costa il posto a Sarri (anzi: scende in campo nel secondo tempo e aggrava l’infortunio). In quelle settimane dice di sperare nel rinnovo, la Juventus però non ha più fretta, vuole capire quanto il coronavirus impatterà sulle sue casse. L’argentino guadagna 7.3 milioni di euro ma, ovviamente, ne vuole di più per l'ultimo contratto importante della sua carriera. Sui giornali le cifre si rincorrono, si parla di richieste vicine ai 20 milioni di euro a stagione, che l’entourage dell’argentino deve smentire. I più informati raccontano di una richiesta da 10-12 milioni a stagione, ma anche - e soprattutto - una richiesta di centralità nel progetto tecnico della Juventus, che per un motivo o per un altro non c’è più. Il suo procuratore Jorge Antun - vecchio amico del padre, concessionario d’auto e agente di tennisti in Argentina - passa l’estate a Torino, ma i dirigenti della Juventus non lo incontrano mai. Inizia una nuova stagione, con Pirlo in panchina, e per Dybala le cose non vanno bene. Il rinnovo rimane un rumore di sottofondo alternato a infortuni e prestazioni non all’altezza, l’argentino si lamenta dei mancati contatti con il suo procuratore, sottolineando che lui «ama la Juventus» e che sono altri a mettere in giro notizie che lo vorrebbero lontano da Torino. Gli risponde Andrea Agnelli a dicembre, con un concetto che tornerà spesso nei successivi 12 mesi, ma che in fondo è sempre stato intorno alla carriera di Dybala: «So che lui ha già un'offerta che lo pone tra i 20 calciatori in Europa [...] Stiamo aspettando una sua risposta, ma la cosa più importante è che risponda in campo». Primi venti, ma non primi cinque come tutti alla Juve avevano sperato dopo quel 3-0 al Barcellona: «L'ambizione è che arrivi nei primi cinque del mondo e noi dobbiamo supportarlo. Al momento, però, non è tra i primi cinque e lui lo sa». Non è chiaro se Dybala lo sappia, se questa offerta di contratto “da primi venti al mondo” è stata formalizzata ma non accettata, l'unica cosa chiara è che si torna a parlare di cessione, anche per non rischiare di perderlo a zero. A fine marzo si tocca forse il punto più basso nel rapporto tra la Juventus e Dybala: l’argentino, che era stato scelto dalla regione Piemonte come testimonial della campagna per l’uso delle mascherine, è tra i partecipanti a una festa proibita a casa di McKennie, che gli costa la convocazione per il derby. Quando torna segna un gol decisivo al Napoli che festeggia battendosi la mano sul cuore. https://youtu.be/Sba3AKXDKLI La rocambolesca conquista del quarto posto, l’esonero di Pirlo e il conseguente ritorno di Allegri cambiano l'orizzonte del futuro di Dybala. L'allenatore è un estimatore argentino e la sua presenza sembra far tornare la Juventus a pochi anni prima, quando vinceva e Dybala era una promessa di felicità. Ad agosto vengono ufficialmente avviate le trattative con Antun, ma bisogna ripartire da zero: Paratici non c'è più, al suo posto ci sono Cherubini, nuovo Ds, e Arrivabene, l’amministratore delegato dell’Area Football. L'improvvisa partenza di Ronaldo, arrivata poche settimane dopo, sembra inclinare finalmente il piano verso l’accordo: la Juventus ha bisogno di un leader offensivo (Allegri gli affida i gradi di vice capitano) e con i soldi risparmiati sull’ingaggio del portoghese può offrire un contratto migliore. https://youtu.be/ZAcI2g7nYuw Le trattative procedono spedite e a ottobre il rinnovo è cosa fatta: strette di mano, pacche sulle spalle, un accordo che dovrebbe essere intorno agli 8 milioni più 2 di bonus. Manca solo la firma, ma la firma non arriva. Nedved tranquillizza più volte l’ambiente, all’assemblea dei soci dice che sono a «buonissimo punto». Lo slittamento nelle firme pare sia dovuto al fatto che il procuratore di Dybala non sarebbe in possesso dei requisiti richiesti dalla Fifa per svolgere la professione di agente e quindi non può firmare il contratto, bisogna aspettare che li ottenga. Una situazione che avrebbe fatto arrabbiare molto la Juventus, soprattutto Andrea Agnelli, restio a trattare con una figura il cui ruolo non era inquadrato. Il 5 dicembre è lo stesso calciatore a intervenire, dopo un gol al Genoa dice: «La società ha altre cose a cui pensare. Penseremo dopo al rinnovo», lasciando intendere che il ritardo nella firma non è causa sua. Prima di Natale a parlare è Arrivabene: «Oggi l’attaccamento alla maglia da parte di molti giocatori è un pochino minore rispetto all’attaccamento che hanno per i procuratori». L’a.d. conferma che si incontreranno di nuovo con il calciatore a febbraio, «anche per prenderci il tempo di valutare. Ognuno deve guadagnarsi il posto in squadra e dimostrare che vale il valore che gli si dà». Da qui in poi è più difficile ricostruire cosa è accaduto senza entrare nel campo dei ripensamenti, delle ripicche, dei “si dice”. Il 15 gennaio Dybala segna contro l’Udinese poi lancia un'occhiata di fuoco in tribuna, dove è seduta la dirigenza della Juventus. Dopo la partita dice che «stava cercando un amico sugli spalti» e che «Sono uscite tante notizie, sono successe tante cose, ma non ne parlo». Due settimane dopo la Juventus acquista Vlahovic e il destino dell’argentino cambia. Il pesante investimento economico fatto per il serbo cambia le carte in tavola: la società propone a Dybala un contratto più corto (3 anni invece di 5) e più basso (6 milioni più bonus invece di 8 più bonus). Un dietrofront che infastidisce Dybala, non solo per l’aspetto economico: secondo alcune voci di corridoio, l’argentino aveva già pronto un regalo celebrativo per compagni e staff per festeggiare il rinnovo e non poterlo usare sarebbe stato uno dei motivi del suo irrigidimento. https://twitter.com/fraporzio95/status/1482444553114337283 L’incontro di febbraio salta, la tensione tra le parti è sempre più alta e mentre la stagione della Juventus si adagia sul quarto posto e sull’ennesima eliminazione agli ottavi di Champions è Arrivabene a mettere fine a una telenovela durata due anni. Il 21 marzo si incontra con Antun e conferma la volontà della Juventus di non rinnovare il contratto dell’argentino, subito dopo va ai microfoni e dice: «Con l'ingresso di Vlahovic, Paulo non era più al centro del progetto e abbiamo preso questa decisione». Davvero Dybala poteva andare ovunque?Da quel giorno di fine marzo tutto quello che hanno potuto fare i tifosi è stato rimpiangere Dybala, con più o meno magone. Al di là del giudizio tecnico - tutta l’esperienza dell’argentino alla Juventus è stata un alternarsi di aspettative, corrisposte o non corrisposte - era difficile mettere in discussione il suo attaccamento alla maglia, la voglia di vestire quei colori, il fatto che fosse un calciatore divertente. Una sensazione confermata e amplificata dalle lacrime disperate dopo la partita con la Lazio, in uno stadio in festa per Chiellini, con la società impegnata a ignorare Dybala e i compagni che lo spingevano sotto la curva. https://youtu.be/9XyEEuF8Hrk Sono scene distante appena qualche settimana, eppure sembrano passati anni luce. Asciugate le lacrime, preso il volo per le vacanze, l’accordo con l’Inter si sta materializzando. Il primo passo vero è stato l’incontro in sede tra Antunes e Marotta di mercoledì, un segno che l’armonia tra le parti è alta. Il timore più grande dei tifosi juventini si sta realizzando: Dybala l’anno prossimo arpionerà il pallone con il suo mancino vestito di nero e di azzurro. La reazione è stata violenta: Dybala è stato cancellato con un colpo di spugna, il suo tradimento come quello di Iago. Se per mesi ha avuto le attenuanti del piccolo Davide a confronto con il Golia Juventus, oggi il sentimento si è ribaltato. Dybala è diventato un mercenario, le sue richieste esose, il suo comportamento capriccioso. In molti hanno addirittura scomodato Pavel Nedved e il suo rifiuto all’Inter di Mourinho nel 2009. Il ceco - raccontò poi - preferì ritirarsi piuttosto di indossare il nero e l’azzurro che riteneva incompatibili con la sua storia alla Juventus (aveva 37 anni).Come si dice in questi casi, l’indifferenza sarebbe stata molto peggio. Le reazioni dei tifosi raccontano la fine di un rapporto che è stato intenso e anzi, viene da chiedersi: non avranno amato troppo Dybala? Il senso di tradimento che ora provano dimostra che il legame con Dybala è stato così forte da far perdere l'oggettività nel giudizio sul calciatore. L'idea che l’argentino poteva andare ovunque sembra più una speranza, il fatto che il numero 10 della Juventus, il suo giocatore più talentuoso, sia abbastanza forte da poter scegliere il proprio futuro a piacimento e non debba stare dietro all'Inter, una squadra ritenuta, a torto o ragione, inferiore. La realtà tecnica, però, è un po' diversa: prendiamo le squadre di primissima fascia: Real Madrid, Manchester City, Liverpool, Chelsea, Bayern Monaco e PSG. A leggere la fantasia delle notizie di mercato, da quando si è capito che Dybala sarebbe stato libero, tutte queste squadre sarebbero state interessate a lui, ma lo sono state davvero? In quante di queste giocherebbe titolare o comunque avrebbe spazio sufficiente, visto anche che l’età non permette un percorso di inserimento troppo lungo? Dybala, che sembra abbia avuto una conference call con il PSG e niente più, non ha rifiutato nessuna di queste squadre, ma anche se l’avesse fatto avremmo potuto biasimarlo? A 29 anni è difficile rimettersi in gioco così, dopo essere stato il numero 10 di una squadra prestigiosa ma profondamente diversa dalle altre che ho citato. Chi c'è subito sotto? Il Barcellona, credo, fosse un lieto fine che avrebbero accettato anche i tifosi della Juventus: Dybala in blaugrana lontano dall'Italia per raccogliere, almeno formalmente, l’eredità di Messi. È uscita anche una foto con Dani Alves, di quelle che sono indizi di mercato, ma - e rimaniamo nel campo delle ricostruzioni giornalistiche - l’argentino sarebbe stato smontato da Xavi con una sola parola: «sopravvalutato» e insomma: è pur sempre l’allenatore, giusto o sbagliato che sia il suo giudizio. Una destinazione che è sembrata concreta, restando alla Spagna, è l’Atletico Madrid, ma è davvero una destinazione possibile in questo momento? La squadra di Simeone negli ultimi anni ha tarpato il talento di molti giocatori offensivi, su tutti quello di Griezmann e Joao Felix. A livello tecnico sarebbe un disastro per Dybala, che ha già passato la sua quota di anni a giocare nella propria metà campo. Rimane tutto lo spettro delle squadre inglesi: dall’Arsenal, che però ha sposato un diverso tipo di progetto; al Manchester United, che non sanno neanche loro che progetto sposare; al Tottenham, una delle prime squadre ad avvicinare Dybala, pare, che però curiosamente ha riempito la sua casella di esterno offensivo a destra con Kulusevski, scartato dalla Juventus (non è qui che si infierisce sulle scelte della dirigenza).A questo punto che soluzioni alternative all’Inter rimangono? C’è stata una suggestione Roma, ma è sembrata più legata alla sbornia post trionfo in Conference League che non una possibilità reale, per una società che ha scelto una gestione oculata delle risorse, soprattutto per quanto riguarda il monte ingaggi. Dybala sta cercando l'ultimo contratto importante della carriera e dopo aver avuto in mano un offerta da, più o meno, 10 milioni l'anno, quanto può scendere? Anche per quanto riguarda il Milan, di cui si è accennato qui e lì, e che avrebbe proprio uno spazio in alto a destra per Dybala, è difficile pensare che possa essere un profilo - a livello di richieste economiche e di età - in linea con una società che ha rinunciato a Donnarumma, Calhanoglu e Kessié pur di non alzare il tetto degli stipendi. E poi, volendo, il Milan sarebbe un nemico tanto quanto l’Inter, no? L’Inter si inserisce nel percorso intrapreso da Dybala, che è in Italia da quando aveva 17 anni, che non conosce altro calcio che il nostro calcio. Cercando di vederla in maniera razionale, è un’altra piccola indicazione che, perché è così o perché non ci ha creduto abbastanza, Dybala è questo giocatore qui: con il talento per fare la differenza nel nostro campionato, con una tecnica unica ma a volte difficile da rendere armonica con il contesto, con una storia di infortuni che lascia più di un dubbio (anche se sul numero di partite saltate si ha una percezione sbagliata), che solo nell’ultimo mese è stato ripreso da Chiellini ed Allegri per il modo in cui gestisce la propria carriera. Tutti i sette anni di Dybala con la Juventus, mi pare, hanno confermato la splendida contraddizione che è Dybala come calciatore. Negli anni è passato da sicuro fenomeno a buon giocatore, da centravanti a centrocampista, da risposta a domanda, da centro a periferia. Se chiedete a ogni singolo tifoso - ma anche agli osservatori più neutrali - non troverete due pareri uguali. Dybala a suo modo è un mistero e forse rimarrà tale per sempre. La Juventus, nella sua maniera paternalistica ma di solito efficiente, ha provato a risolverlo, a farne un campione in maniera lineare, ma alla fine il risultato è stato ondivago. Aver rinunciato così al suo talento, quasi per ripicca, perché neanche questa volta volevano metterlo al centro, è stata una dichiarazione d'intenti: Dybala più che non essere un top player non rappresentava la Juventus, e se non la rappresentava, che problema c'è a scegliere l'Inter? La riconoscenza nel calcio è un valore ambiguo, che i calciatori cavalcano all'occorrenza ma che fanno presto ad abbandonare per nascondersi dietro al professionismo. Cosa dirà Dybala con la sciarpa nera e azzurra al collo, con lo sguardo stranito che ha lui quando deve parlare alle telecamere? Basterà dare la colpa alla dirigenza della Juventus o dovrà rinnegare il suo passato? Difficilmente otterremo delle risposte sincere, una spiegazione reale di come si è arrivati a questo punto, e come al solito a dover farsene una ragione saranno i tifosi. Se vorranno prenderlo come un tradimento, sarà un tradimento: è anche questo il bello di tifare, no?

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