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Immagine tratta da internet
Calcio Marco D'Ottavi 5 gennaio 2016 8'

Innamorarsi di Dybala

Le fasi dell’innamoramento di un tifoso juventino verso “La Joya”.

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Il 4 giugno 2015, quando Paulo Dybala passa alla Juventus per 32 milioni più 8 di bonus, non posso che essere contento (qui il 2014/15 di Dybala), ma è estate e la mia testa è altrove: mentre cerco relazioni occasionali in fondo a birre annacquate e cocktail scadenti sono troppo sgonfio per pensare alla Juventus. L’ultima partita con il Barcellona (giocata 2 giorni dopo l’arrivo di Dybala) è stata un colpo troppo grosso e io sono lì a chiedermi quante energie investire il prossimo anno nel mio progetto personale Tifare Juventus.

 

Eppure, mentre sono pieno di dubbi e le ragazze indossano gonne sempre più corte, Paulo Dybala lavora duramente a Vinovo, ha deciso che 22 anni è un’età giusta per prendersi in mano una delle squadre più titolate del mondo. Quando la stagione inizia, però, arrivano le prime sconfitte: come si fa ad amare quando si perde con Roma, Udinese, Sassuolo e Napoli e si pareggia con Chievo e Frosinone? Guardo Pogba e vedo lo spettro del miglior centrocampista della Serie A. Morata fa a pugni con i suoi fantasmi come fosse Federico Garcia Lorca, anche se ricorda un pariolino di vent’anni senza alcun problema nella vita. La difesa, dopo quattro anni al massimo, sembra avere i miei stessi dubbi su quanta energia investire nel progetto. E poi c’è Dybala che va in giro per il campo con la maglia numero 21 che è stata la maglia di Zidane, e quindi è come se ogni domenica fossi costretto a incontrare una che indossa sempre gli stessi identici vestiti del tuo primo (e forse unico) amore. E non lo so se può accadere una cosa del genere fuori da mondo del calcio, ma che incubo.

 

Ovviamente tutto questo a Dybala non interessa. Passa due mesi sbattuto come prima punta, seconda punta, esterno alto, panchina, gol segnati e gol sbagliati, finché Allegri non gli trova il posto, finché lui non trova il modo per farsi notare da me. E questa è appunto la storia di come mi sono innamorato di Paulo Dybala.

 

Studiate nella stessa biblioteca da settembre, ma è solo i primi di novembre che inizi a notarla

 

Dybala maglietta

 

L’8 novembre sto stancamente seguendo il secondo tempo di un brutto Empoli – Juventus, quando—al minuto 68—entra Paulo Dybala. Fino a quel momento ha segnato 4 gol in campionato (2 su rigore), ma non è titolare fisso e ci sono dubbi sulla sua posizione. Io sto ancora pensando a Tévez: come fai a non pensare a Tévez che sta a casa ad ammazzarsi di asado invece di vincerci le partite con l’Empoli, e proprio non riesco a convincermi di questa “nuova” Juventus. La squadra arranca, è decima in classifica, il gioco è assente e Dybala sembra soffrire.

 

Dopo 4 anni di eccessi sento quasi la voglia di prendermi una pausa, come quando uscito da una storia importante vuoi pensare solo a te stesso, ma poi finisci a guardare l’ennesima serie TV sotto una coperta.

 

La partita va avanti per inerzia, io vado avanti per inerzia, ma Paulo Dybala ha idee diverse: in 22 minuti esegue:

 

– 13 passaggi giusti su 15 tentati;

– un contrasto vincente e un pallone recuperato;

– il gol del 3 a 1.

 

Inutile fingere di interessarsi allo sguardo, ai capelli, o al carattere… la prima cosa che guardi in un attaccante è il gol. Quello all’Empoli è un gol abbastanza facile, ma apprezzabile per la torsione del corpo e la forza che imprime al pallone, necessaria a superare i difensori appostati sulla linea. In quel pomeriggio non è solo la prestazione di Dybala a stupirmi, c’è qualcosa di più grande che cattura la mia attenzione.

 

– Un momento prima del suo ingresso la squadra è schierata con un 4-3-3 in cui Cuadrado e Morata sono le ali.

– Dybala entra insieme a Chiellini proprio per Morata e Cuadrado.

– La squadra torna la 3-5-2, in cui Mandzukic fa il Mandzukic e Dybala ha potere assoluto nella zona nevralgica della trequarti.

– Si fa sempre più evidente il lavoro che Dybala sta facendo, sia fisico che atletico, per migliorarsi.

 

Prendere in mano la trequarti della Juventus equivale a prendere in mano la trequarti del mio cuore. Mi sento come quando ho voglia di scrivere un messaggio anonimo su Spotted Università alla ragazza incontrata in biblioteca.

 

La incontri a un concerto, vi salutate, iniziate a parlare dei vostri interessi musicali in comune

 

Mi música favorita, la mejor calidad, en todo momento: #monsterproducts @MonsterProducts 🎧 https://t.co/FFSukNlVJx pic.twitter.com/hD8K7EDFAr

— Paulo Dybala (@PauDybala_JR) 1 giugno 2017

 

Con il Milan c’è aria da dentro o fuori. È un freddo 21 novembre e tu e Dybala non vi vedete da due settimane, lui—fuori sede—è tornato a casa per sbrigare delle faccende. Gioca accanto a Mandzukic in un 4-3-1-2 che prevede Hernanes dietro le punte. Dybala, che è ancora giovane e non sa neanche lui che cosa vuole dalla vita, ama ricevere palla sul lato destro dell’attacco per poter tagliare verso il centro con il suo piede forte, il sinistro, dove però trova spesso Hernanes, il trequartista, che in questa storia è l’amica che prova a farsi notare in tutti i modi. Tu invece hai occhi solo per Dybala:

 

L’argentino gioca una delle sue migliori partite, tra le altre cose:

– Salta netto Antonelli con una bella finta di corpo.

– Non premia un bel taglio di Hernanes, ma cerca l’azione personale facendosi chiudere da Alex; subito dopo (nel montaggio) prova un difficile passaggio di tacco a Lichtsteiner, sbagliandolo. Gli stronzi piacciono.

– Si fa 50 metri palla al piede scherzando il centrocampo del Milan.

 

Nel secondo tempo esce Hernanes infortunato e si torna al 3-5-2 (da quel momento unico modulo usato). Dybala ha più spazio per accentrarsi e farsi notare da te.

 

– Stoppa un pallone messo al centro da Alex Sandro e lo calcia forte di sinistro alle spalle di Donnarumma. È il lampo da 3 punti, come l’amore vero.

– Va via in tunnel a Kucka, a te i tunnel fanno impazzire e lui è bravo nel fondamentale.

 

A fine partita mi sento come quando, tornato a casa da una serata, non riesco a trattenermi e aggiungo la ragazza con cui ho chiacchierato su Facebook.

 

29 novembre: Palermo – Juventus 0 a 3: indossa una camicia che ti piace tantissimo, sta parlando con il suo ex, ma quando arrivi viene da te e ti saluta affettuosamente. La inviti a prendere un caffè

 

Contro il Palermo, la sua ex squadra, Paulo Dybala si limita a servire a Mandzukic l’assist per l’uno a zero con un cross perfetto di sinistro (il suo sinistro…). Posso forse aspettarmi un gol in ogni singola partita da Dybala? No.

 

La prestazione col Palermo è come se mi avesse dato buca con un messaggio. “Ho un impegno improvviso, vediamoci lunedì”, come se fosse importante non farmi attendere, e chiuso con una frase che mi scalda il cuore tipo, che so, “vale la pena aspettarmi e lo sai”. Quella notte lo sogno.

 

dybala intervista1

 

4 dicembre: Lazio – Juventus 0 a 2: prendete un caffè, che diventa una cena, che diventa la più bella passeggiata della tua vita tra i colori dell’autunno. La baci sotto il suo portone, il cuore è a mille; sei quasi fregato

 

La prestazione di Dybala contro la Lazio è il momento pivotale della vostra relazione, il primo bacio che vorresti raccontare ai tuoi figli anche se sai che non andrà così. Prima causa l’autogol di Gentiletti e poi segna il 2 a 0. È un gol importante, la traslitterazione calcistica della magia dell’amore. Per la prima volta mi è chiaro che Dybala pensa calcio in modo differente e un giocatore in grado di pensare una giocata del genere ti frega per sempre: con un occhio guardi il resto della partita, con l’altro cerchi di comprare la sua maglia su eBay. Se avessi il suo numero, gli manderei un messaggio smielato prima di andare a dormire.

 

8 dicembre: Siviglia – Juventus 1 a 0: siete a casa sua, ti sta preparando il pranzo. C’è uno strano silenzio triste, come di cose non dette, e tu hai paura. Lei si gira e ti dice che non sa come andranno le vostre vite, ma vuole esserci per te

 

 

Può essere una traversa il momento più alto della mia relazione univoca con Dybala? Vi invito a guardare il video qui sopra a partire dal minuto 0:55: la posizione del corpo di Dybala al momento del calcio è perfetta; la traiettoria che imprime al pallone ha un giro perfetto; la velocità con cui viaggia il pallone è perfetta, eppure la palla colpisce la traversa. In quel colpo e nell’assurda contemporaneità del vantaggio del Manchester City c’è un implicito sovvertimento del principio per cui “vincere non è importante, è l’unica cosa che conta”.

 

Come una madeleine proustiana questo tiro mi ricorda l’unicità di Zidane, completamente slegata dalla sua utilità. Forse ho bisogno di un amore effimero, che mi prometta l’eterna felicità per poi darmi il Bayern Monaco agli ottavi.

 

13 dicembre: Juventus – Fiorentina 3 a 1: la sua voce non ti stanca mai, il suo corpo non ti stanca mai

 

Al 92° minuto di una partita giocata a ritmi molto alti, Dybala non ha problemi nel bruciare Tomovic nello scatto, saltare due avversari e fare gol. Con questa azione è come se Dybala si togliesse la maglietta per farmi vedere che sta lavorando sui muscoli, sulla testa, sulla forza che un calciatore che vuole farsi amare deve avere sul campo da calcio (dopotutto sa che prima di lui c’era Tévez). Io devo solamente compiacermi davanti alla TV, fa tutto Paulo. Mi sento come in quel momento in cui realizzi che la tua nuova ragazza ha un bel culo.

 

16 dicembre: Juventus – Torino 4 a 0

Mentre scrivo questo pezzo, Dybala sta segnando anche al Torino in Coppa Italia. Quel sinistro sembra la naturale manifestazione della facilità con cui gioca a pallone. Anche un gol non necessario come questo diventa bello. Anzi, forse è proprio la sua inutilità a renderlo così bello, perché segnato a una squadra in 10 che neanche ci sta provando, perché non dovrebbe neanche essere in campo in quel momento, perché è un derby, perché calcia quella palla solo per regalarmi felicità.

 

Con questo gol Dybala mi sta dicendo che la nostra storia ha un futuro roseo, fatto di tanti momenti in cui io sospendo la mia incredulità e lui fa le sue cose.

 

Come finirà, perché l’amore è un cane che viene dall’inferno

Da piccolo costrinsi mio padre a comprare la Soka Gakkai, la fascia da capitano usata da Roberto Baggio con la Juventus e lui, ingrato, qualche mese dopo se ne andò al Milan (al Milan!). Con Zidane, facile, fu amore a prima vista. L’eleganza e la gioia espressa dal calcio del francese non la troverò mai più e semplicemente continuerò a guardare i suoi video su YouTube come ogni tanto mi ritrovo ad aprire la scatola dove conservo le istantanee delle mie prime storie. Ero sul 64 quando mi arrivò il messaggio di un amico: «Avete venduto Zidane al Real Madrid per 150 miliardi». Come se quella cifra insensata potesse giustificare la fine di un amore. Questo per dire che sono abituato a questo genere di abbandoni, per quanto la Juventus sia un club di fascia alta, nelle scelte societarie il profitto è sempre venuto prima del cuore.

 

Io e Paulo Dybala quando il Barcellona busserà a Vinovo.

 

E se è possibile portare al top i migliori giocatori, non è mai facile portarseli fino alla fine (non ci sono riusciti neanche con Del Piero). Per questo, se mi è facile immaginare un futuro prossimo molto luminoso nella relazione tra me e Paulo Dybala, mi è altrettanto facile pronosticare un futuro remoto assai deludente nel quale i migliori club del mondo verranno a chiederci del nostro amore e dovrò dire addio anche a lui. In quel caso cercherò di non soffrire, quando vedrò le sue foto sui profili di altri di tifosi. Ti auguro tutta la felicità del mondo Paulo, te la meriti.

 
 

Tags : Barcellonajuventuslaziopalermopaulo dybalaroberto baggiozinedine zidane

Marco D'Ottavi è nato a Roma, fondato Bookskywalker e lavorato qui e là.

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