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Quale futuro per Donnarumma?
07 mag 2021
07 mag 2021
Il portiere del Milan sta vivendo una grande stagione, ma il futuro è un'incognita.
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Foto di Fabrizio Carabelli / LiveMedia
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Alcuni dei momenti migliori della carriera di Gianluigi Donnarumma hanno a che fare con la Juventus. La parata su Dybala ai calci di rigore nella Supercoppa italiana vinta nel 2016, il primo trofeo del portiere del Milan. O ancora, il volo sul tiro all’ultimo secondo di Khedira un paio di mesi prima della Supercoppa, una delle parate più belle e ricordate di Donnarumma, e oltretutto decisiva per la vittoria (1-0, grazie allo splendido gol segnato da Locatelli). E poi il rigore parato a Cristiano Ronaldo in Coppa Italia un anno fa, un tocco impercettibile con la punta delle dita che aveva fatto sbattere il pallone sul palo. https://youtu.be/gx8PLXeJ6ys?t=423

«Un momento incredibile, il primo trofeo con il Milan, indimenticabile», ha ricordato qualche mese fa Donnarumma.

Ma alle partite contro la Juventus sono legati anche alcuni dei ricordi più brutti per Donnarumma. Gli errori nella finale di Coppa Italia del 2018, prima sul tiro da fuori area di Douglas Costa e poi quando si era fatto sfuggire il pallone su un tiro di spalla di Mandzukic abbastanza semplice da bloccare, causando il secondo gol di Benatia. O ancora, l’esplosione di rabbia dopo la sconfitta per 2-1 nel marzo del 2017. Donnarumma era uscito dal campo furibondo dopo il rigore assegnato all’ultimo secondo e trasformato da Dybala, al termine di una partita in cui aveva parato quasi tutto ed era stato il migliore in campo. Dopo il rigore si era sdraiato per terra in lacrime, poi era andato a protestare davanti all’arbitro ed era stato allontanato di peso da Paletta, e infine era uscito dal campo imprecando dopo aver baciato lo stemma del Milan sulla maglia. «Ero incazzato nero», ha detto lo scorso luglio Donnarumma ricordando quella partita. «È una reazione all’istante, non sei lucido, magari sono stato ingannato dalla mia giovane età. Ho fatto un po’ di casino». Non è strano che la Juventus sia stata una delle rivali che più hanno segnato la carriera di Donnarumma finora. Ha solo 22 anni ma è il portiere titolare del Milan da ormai sei stagioni, è il giocatore più pagato con Ibrahimovic, il più rappresentativo e il più prezioso in condizioni normali, e cioè con un contratto a scadenza più lunga. Mentre tutto intorno a lui cambiava - proprietari, dirigenti, allenatori e compagni - Donnarumma è stato uno dei pochi riferimenti per i milanisti, uno dei tre a resistere ai cambiamenti, con Romagnoli e Calabria. A differenza di entrambi, però, il ruolo di Donnarumma non è mai stato messo in discussione e quando Romagnoli è finito ai margini, per un infortunio e l’ingresso in squadra di Tomori, diventare capitano è stato un passaggio naturale per il portiere rossonero. È anche per questo, e per gli incroci passati con la Juventus, che sembra incredibile anche solo il pensiero che Donnarumma possa scegliere di non rinnovare con il Milan per andare a Torino a parametro zero. Di certo non è impossibile. L’interesse dei bianconeri per lui è noto da anni, e in un certo senso sarebbe logico per la Juve assicurarsi il portiere visto da tutti come l’erede di Buffon. Il momento sembra poi ideale, con l’Europeo alle porte che potrebbe consacrare Donnarumma anche a livello internazionale, e dopo la miglior stagione del Milan degli ultimi otto anni, una stagione definita anche dalle parate del suo portiere. Inoltre negli ultimi mesi Szczesny sembra aver perso un po' di quella brillantezza che aveva convinto la Juventus a puntare su di lui. Di parate notevoli Donnarumma ne ha fatte molte. In uscita bassa su Ribéry, Domínguez e Simeone, tre situazioni in cui si è trovato da solo con l’avversario davanti e ha salvato il risultato grazie alla sua reattività - in particolare nella parata su Ribéry, quando ha reagito di riflesso sul tentativo di pallonetto alzando il braccio destro - e allo stile peculiare con cui affronta gli uno contro uno. Anche in quei casi Donnarumma prova a ricavare il massimo dal suo corpo enorme, resta in ginocchio sull’erba e copre una grande porzione di porta. https://youtu.be/LpEPoUTZFdY?t=174 Nella partita di andata contro il Genoa, al minuto 89 e poco dopo che il Milan aveva trovato il 2-2 con Kalulu, Donnarumma è invece volato alla sua sinistra per respingere la rovesciata di Scamacca, con la palla che, dopo aver toccato terra poco oltre il dischetto del rigore, era schizzata in alto in una zona abbastanza angolata alla sua sinistra. Anche senza fare un passo laterale prima di darsi la spinta, Donnarumma ci era arrivato sfruttando la sua naturale esplosività e il corpo lunghissimo. Il portiere del Milan non ha perso infatti l’abitudine di fare un saltello prima del tuffo, una sorta di rituale che forse lo aiuta a prepararsi e a concentrarsi sulla parata, caricandosi come una molla. È un gesto che però ogni tanto può disturbare i suoi interventi, facendogli perdere degli istanti decisivi magari per fare un passetto laterale e posizionarsi meglio o per darsi la spinta prima del tuffo. https://youtu.be/cZtnOXM4mcM?t=190 Il portiere del Milan si è fatto notare anche nella prima sconfitta in campionato, contro la Juventus dopo una striscia di 27 risultati utili, quando ha parato il tiro ravvicinato di McKennie tuffandosi alla sua destra. Contro lo Spezia ha deviato, alzando il braccio sinistro con un riflesso incredibile, un alto tiro ravvicinato e molto forte di Saponara. Nella gara di ritorno contro il Parma, Donnarumma ha invece compiuto due interventi ravvicinati, prima respingendo il colpo di testa di Conti dal limite dell’area piccola e poi lanciandosi subito dopo per coprire la porta sul tiro di Pellè dopo la respinta. Più di recente, ha fatto un'altra grande parata in un'altra brutta sconfitta per il Milan, contro la Lazio su un tiro di Immobile, scendendo a terra alla sua sinistra, uno dei gesti che gli riescono meglio. https://youtu.be/e9JrOwlHb5E?t=105 Insomma, anche in questa stagione Donnarumma ha concentrato molte parate prodigiose, e non è certo una novità. Anzi, è proprio per questa sua capacità di compiere interventi fuori dal comune fin dall’esordio a 16 anni che viene considerato un predestinato. Quest’anno ha però confermato anche i miglioramenti fatti in altri aspetti fondamentali nel bagaglio di un portiere, come le uscite alte, la gestione dei tiri dalla distanza (4 gol subiti, ma un paio senza colpe, quello di Berardi su una punizione deviata dalla barriera e quello in pallonetto segnato da Quagliarella, ma in quel caso a sbagliare è Theo Hernández) e il gioco con i piedi. Secondo i dati di Wyscout, Donnarumma è il terzo portiere per uscite alte ogni 90 minuti: 1,78. In campionato solo Ospina e Montipò escono con maggiore frequenza. La zona di influenza di Donnarumma si estende oltre l’area piccola e, anche se la lettura delle traiettorie non è sempre perfetta, il portiere del Milan ha coraggio e fiducia nei suoi mezzi, uscendo anche in situazioni difficili, con la palla lontana dalla porta e molti avversari attorno che possono disturbare il suo intervento. Anche se gli capita ancora di sbagliare o di arrivare sulla palla solo con i pugni, è difficile che Donnarumma segua con passività lo sviluppo dell’azione, e questo non vale solo quando esce sui palloni alti. Il portiere del Milan è ormai a suo agio a intervenire sul possesso, a smarcarsi lontano dalla porta per dare una linea di passaggio comoda ai compagni, ad accorciare alle spalle della linea difensiva sui palloni lanciati in profondità dagli avversari. Pur senza raggiungere i livelli di Neuer o ter Stegen, Donnarumma fa ciò che è richiesto a un portiere oggi, non ha paura di prendere l’iniziativa e di intervenire oltre l’area di rigore. «Una delle cose più importanti è seguire l’azione da quando si sviluppa, cercare di capire cosa succederà», ha detto un anno fa in un’intervista a Rivista Undici. Quando interviene sull’azione è ormai un riferimento sicuro in costruzione, anche se il dato dei passaggi completati, fornito da Alfredo Giacobbe, non è molto alto (41,4%). Donnarumma però difficilmente si accontenta di giocare la palla sul compagno più vicino, ha imparato a gestire la libertà di cui gode per attirare gli avversari e manipolare le linee di pressione, bucandole sia con le verticalizzazioni rasoterra sia con i lanci. È migliorato ad esempio nelle aperture verso i terzini, uno dei passaggi più cercati dai portieri per mandare a vuoto il pressing.

Da questo cambio di gioco su Dalot, il Milan arriva a tirare in area in modo pericoloso con Calhanoglu.

Tra i portieri delle migliori squadre del campionato, Donnarumma è quello che in percentuale gioca più passaggi oltre il primo terzo di campo, il 23% (dato di Alfredo Giacobbe), quasi il doppio rispetto a Szczesny e più di Handanovic e Ospina, due portieri molto coinvolti nella costruzione dal basso delle loro squadre. È un dato influenzato dal modo in cui il Milan costruisce l’azione, che spesso inizia con una palla alta per saltare le prime linee avversarie, specie quando Ibrahimovic è in campo, ma che riflette anche la volontà di Donnarumma di non accontentarsi del passaggio più comodo, di far iniziare l’azione saltando almeno una linea, anche cercando traiettorie difficili. Per il resto, se si guarda al suo rendimento a livello statistico, Donnarumma non è tra i migliori portieri del campionato. Nei passaggi oltre il primo terzo di campo è superato in modo netto da Silvestri, che però gioca in una squadra che si appoggia molto al portiere e lancia spesso saltando i difensori, ed è ottavo sia per percentuale di parate (84,3%, dato di Alfredo Giacobbe) sia per il rapporto tra gol subiti e quelli attesi secondo il modello di xG. Le prestazioni di Donnarumma sembrano aver seguito quelle più generali del Milan. Eccezionali e con solo qualche piccola sbavatura nella prima metà del campionato - ad esempio sul colpo di testa di Kurtic contro il Parma, quando è sceso a terra ed è arrivato sulla palla ma senza deviarla con la forza necessaria a evitare il gol - più incerte nella seconda metà, quando il portiere rossonero ha iniziato a commettere errori più evidenti. Quello sul colpo di testa di Becão contro l’Udinese, debole e centrale, ma che Donnarumma ha fatto passare mostrandosi goffo in una delle cose che invece gli riescono meglio, cioè scendere velocemente a terra, poteva costare la sconfitta se Stryger Larsen non avesse concesso un rigore all’ultimo secondo con un assurdo fallo di mano. Contro il Genoa, poi, Donnarumma non ha bloccato un cross lento da sinistra di Pandev e, dopo che la palla gli era sfuggita, per due volte il Milan ha rischiato di subire il gol, prima sul tiro di Masiello e poi su quello successivo di Behrami, ma due interventi sulla linea di Kjaer e Tomori hanno conservato la vittoria, molto preziosa nella lotta per uno dei primi quattro posti in classifica. https://youtu.be/gg1fCYf8C8Q?t=178 Forse è solo un caso che il rendimento di Donnarumma sia calato con l’avvicinarsi della scadenza del suo contratto. Per quanto provi a isolarsi quando è in campo, a farsi vedere sempre tranquillo e sicuro di sé, Donnarumma si è invece mostrato spesso come un ragazzo molto sensibile. Ha più volte ammesso di aver pianto dopo momenti particolarmente significativi, ad esempio dopo il primo derby vinto, o dopo la Supercoppa vinta contro la Juventus, e ha vissuto male le contestazioni dei tifosi. Nell’Europeo Under-21 di quattro anni fa ha iniziato a essere chiamato “Dollarumma” e ha subito un lancio di banconote finte, dopo che Raiola aveva annunciato che non avrebbe rinnovato con il Milan, e ha giocato alcune tra le peggiori partite della sua carriera. Qualche mese più tardi, dopo aver firmato il contratto, è stato contestato di nuovo dai tifosi del Milan, stavolta a San Siro durante una partita in Coppa Italia contro il Verona, e ci è rimasto molto male. «Provavo a non pensarci, ma anche se non volevo, ci pensavo e soffrivo. Penso di essere stato bravo a lasciare certe cose fuori, ad andare avanti come avevo fatto prima. San Siro è San Siro, è difficile quando sono contro di te, quando ti fischiano», ha ricordato un anno fa. Di certo oggi Donnarumma è più maturo e ha un peso specifico diverso nel Milan, un aspetto facile da notare a ogni partita. La sua voce è tra quelle che si sentono di più in campo, un effetto amplificato dagli stadi vuoti, ed è probabile che sia così anche con i compagni nello spogliatoio. È un ruolo che gli ha riconosciuto anche Boban nella sua breve esperienza come dirigente: «L’uomo spogliatoio c’è e l’ho capito questa estate: si tratta di Donnarumma. Ha tanta passione, tanto milanismo dentro, nonostante sia così giovane. È uno che ha tanto peso dentro lo spogliatoio», aveva dichiarato il croato nel settembre del 2019. È vero però che Donnarumma sta gestendo ancora una volta in modo ambiguo il suo rinnovo, rimandando la firma anche se, quando si è trovato a parlarne, ha sempre ribadito di voler rimanere al Milan. «Se ho voglia di vestire ancora a lungo questa maglia? Certo, poi ne parlerà il mio procuratore con la società, non c'è assolutamente problema. Mino sa quello che deve fare, la società vedrà, intanto mi godo questo momento e speriamo duri il più a lungo possibile», aveva detto a novembre, un concetto ripreso anche a febbraio prima dell’ultimo derby. «Rinnovo? La vivo serenamente, sono tranquillo. Cerco di dare sempre il massimo per me e i miei compagni. Dando tutto per questa maglia. Prima sbagliavo negli atteggiamenti, ero un ragazzino. Ora sono più maturo, miglioro ogni partita. Più si va avanti più si matura». Può darsi che gli stadi vuoti lo abbiano in qualche modo protetto, evitandogli il confronto diretto con i tifosi a San Siro, ma anche dopo il discusso incontro con un gruppo della Curva Sud prima della partita contro il Benevento, Donnarumma è sceso in campo tranquillo, non ha fatto errori ed è rimasto con la porta imbattuta per la prima volta dopo sette partite. In ogni caso la forte presa di posizione della società, attraverso le dichiarazioni di Paolo Maldini, ha rimandato ogni discorso sui rinnovi alla fine del campionato, quando si saprà se il Milan sarà tornato in Champions League e si capiranno meglio anche i margini di manovra a livello economico. Vale la pena ricordare che quattro anni fa, a un certo punto, le parti erano ancora più distanti. Raiola aveva interrotto le trattative dichiarando che Donnarumma non avrebbe rinnovato, e alla fine invece il portiere aveva firmato un nuovo contratto. Magari stavolta sarà più difficile convincerli ma è giusto dire che, pur potendo già firmare da mesi con altre squadre, Donnarumma non ha preso accordi e continua a dire che rimanere al Milan è la sua priorità. Quattro anni fa ha mantenuto la sua parola, oggi che è ancora di più un punto di riferimento per i milanisti sarebbe incredibile vedergli fare una scelta diversa, specie se andrà davvero a giocare per la rivale che forse più di ogni altra ha segnato la sua carriera finora.

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