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Ter Stegen ormai è il libero del Barcellona
22 giu 2020
22 giu 2020
Il portiere tedesco ha cambiato ancora l'interpretazione del ruolo.
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Giovedì scorso la Liga è diventato il secondo tra i cinque principali campionati europei a tornare a giocare dopo la pandemia di Covid-19, portando con sé un rinnovato carico di distopia. In Spagna gli spalti vuoti sono stati “riempiti” da una specie di telone virtuale che dovrebbe riprodurre le folle ma che in realtà assomiglia di più a qualcosa a metà tra il pubblico nel primo Pro Evolution Soccer e i seggiolini della Dacia Arena di Udine, mentre l’atmosfera è ricreata di default con i cori registrati di FIFA 20. Intendo letteralmente, visto che sia le texture sugli spalti che l’audio dello stadio è stato fornito da EA Sports, in collaborazione con un’azienda norvegese che si occupa di realtà virtuale. Certo, c’erano anche quei dettagli che ci hanno fatto tornare al nostro caldo passato pre-pandemico - per esempio Messi con i capelli tirati dietro con il gel e senza barba, come un vero milonguero argentino; oppure la solita terza maglia del Barcellona dal colore improbabile, in questo caso un azzurro puffo raccapricciante - ma l’impressione generale era comunque quella di assistere a uno spettacolo scritto da Philip K. Dick, con i dribbling di Messi al posto del Can-D come droga per convincerci che si stesse giocando davvero sulla terra e non su Marte.


 

Non tutte le innovazioni viste in campo, però, ci hanno portato nel futuro mettendoci angoscia. In particolare, nella prima partita giocata dal Barcellona contro il Mallorca abbiamo visto ter Stegen salire fino alla propria mediana come un vero e proprio libero, molto più in alto di quanto eravamo già abituati a vedere uno sweeper-keeper come lui in impostazione. Nei nostri pezzi abbiamo più volte scritto che il portiere in fase di possesso sarebbe diventato nel tempo sempre più simile a un giocatore di movimento a tutti gli effetti ma in pochi si aspettavano che sarebbe successo proprio adesso. E invece eccoci qui.


 

Contro il Mallorca ter Stegen saliva tra i due centrali di difesa in un’insolita salida lavolpiana al contrario e formava il rombo basso di costruzione del Barcellona con Busquets, che rimaneva invece ancorato al centrocampo. Qualcosa che di solito siamo abituati a vedere soltanto nelle difese a tre con il libero (oggi diremo vertice basso) o in quelle a due con la discesa del regista di centrocampo tra i due centrali di difesa in salida lavolpiana. Se vi sembra un’esagerazione senza fondamento, guardate quanto in alto saliva ter Stegen e confrontatelo con la posizione di de Vrij contro il Napoli qualche giorno fa, in un sistema di costruzione dal basso molto simile.


 

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I più conservatori di voi staranno già sbiancando al pensiero di una palla persa da ultimo uomo con il portiere a ridosso del cerchio di centrocampo. Ma avere un gioco proattivo significa anche e forse soprattutto prendersi dei rischi in cambio di vantaggi tattici equivalenti se non addirittura maggiori. In questo caso, avere il portiere al posto di un difensore come vertice basso del rombo di costruzione significa liberare un giocatore di movimento alle spalle delle linee di pressione avversarie. Per esempio un regista alle spalle dei due attaccanti avversari, come nel caso di Busquets nel Barcellona contro il Mallorca, che nell’immagine qui sotto non riesce a schermarlo.


 


 

L’account @johnspacemuller ha analizzato come l’altezza sul campo di ter Stegen avesse effetti diretti sul sistema di pressing del Mallorca, inizialmente schierato con uno scolastico 4-4-2, e a cascata sul resto della squadra.


 




 

Normalmente un attaccante del Mallorca sarebbe andato verso il centrale in possesso, così da schermare la linea di passaggio verso l’altro centrale di difesa, mentre l’altro sarebbe andato in marcatura a uomo sul regista. Con ter Stegen in mediana, però, i due attaccanti del Mallorca erano costretti a schiacciarsi dalla parte del pallone in modo da marcare almeno due avversari (cioè il regista e uno dei due centrali), liberando in questo modo uno dei due centrali del Barcellona, che poteva salire fino al centrocampo palla al piede. La posizione di ter Stegen ha quindi costretto il Mallorca a cambiare formazione, passando dal 4-4-2 in linea al 4-3-1-2 a rombo, con il tridente che gli permetteva finalmente di marcare a uomo i tre uomini arretrati del Barcellona (cioè il regista, Busquets, e i due centrali, Piquè e Araujo).


 

Il problema, però, è che con il portiere ad agire di fatto da libero la coperta per la squadra avversaria è inevitabilmente troppo corta per il semplice motivo algebrico che il portiere avversario non può a sua volta uscire dalla porta in marcatura senza sguarnire la porta. E quindi la squadra avversaria non può andare in pressione sul portiere senza liberare un uomo. In altre parole: con il portiere-libero la squadra in possesso è costantemente in superiorità numerica, che sia con il portiere o con un altro giocatore di movimento. La differenza tra i due concetti, però, si sta assottigliando sempre di più e anche dopo il passaggio al 4-3-1-2 del Mallorca si può vedere come ter Stegen continui a trovare compagni alle spalle delle linee di pressione avversarie, a volte addirittura sulla trequarti.


 

Ovviamente c’è da dire che nel caso specifico del Barcellona non stiamo parlando di un portiere qualsiasi, ma di ter Stegen. Cioè quel tipo di giocatore talmente sicuro di sé con la palla tra i piedi che quando partecipa ai torelli con il resto della squadra lo fa solo per mostrare la sua distaccata superiorità, tentando costantemente il tacco o il tunnel senza nemmeno dare l’impressione di mettercisi d’impegno (certo, non sempre gli riesce ma stiamo pur sempre parlando del Barcellona). Nella partita contro il Mallorca, ter Stegen ha completato 63 passaggi sui 67 tentati, il 94%. Cioè più di Messi (che invece ne ha completati 59) e di 16 degli altri scesi in campo in quella partita (gli unici altri tre giocatori che hanno fatto meglio di lui sono Araujo, Piqué e Jordi Alba). Nella successiva partita contro il Leganés, il portiere tedesco ne ha completati 34 su 36 tentati (di nuovo il 94%), più di Griezmann e Ansu Fati.


 

Anche nell’ambito dei portieri molto tecnici in impostazione, Ter Stegen è un giocatore più razionale - di sistema, potremmo dire - rispetto ad esempio ad Alisson o Ederson, che invece si esaltano nei lanci lunghi al millimetro e sono utilizzati dai rispettivi allenatori soprattutto per innescare le transizioni veloci già dalla propria area. E nonostante questo, il tedesco è comunque l’unico portiere nei cinque principali campionati europei a poter vantare ben due assist, entrambi realizzati dentro o nei pressi della propria area. Un dato che parlerebbe già da solo della sensibilità tecnica del portiere tedesco, la cui metamorfosi tattica in un vero e proprio libero che può utilizzare le mani non esclude una ricchezza tecnica che lo rende al momento probabilmente se non il più forte in assoluto sicuramente il più completo tra i portieri contemporanei.


 

I due assist di ter Stegen sono importanti anche perché raccontano della sua evoluzione, e più in generale dell’evoluzione del ruolo, negli ultimi anni.


 

Il primo è stato realizzato a fine settembre contro il Getafe, fuori casa. La squadra di Madrid con un rilancio dalla difesa un po’ a casaccio pesca il suo attaccante lanciato in porta da solo, mentre la difesa del Barcellona fa fatica a recuperare, ma ter Stegen è già molto fuori dalla propria porta e riesce ad anticipare l’avversario smorzando il pallone addirittura con il petto. Arrivato sulla mediana, senza nemmeno fermare il pallone, il portiere tedesco lancia immediatamente verso Suarez, pronto a scattare in profondità perfettamente sulla linea del fuorigioco (evidentemente al Barcellona è normale aspettarsi un assist dal portiere subito dopo un’occasione degli avversari). In questo caso, ter Stegen agisce da sweeper-keeper - quel tipo di portiere, reso famoso da Neuer negli anni ’10 - che rimane alto sul campo e che è pronto a coprire con le uscite lo spazio alle spalle della difesa, alta per accorciare la squadra in avanti.



Il secondo assist è stato invece realizzato a inizio dicembre sempre contro il Mallorca. È il settimo minuto al Camp Nou e il mondo non sa ancora cosa sia il coronavirus. La curva è piena di bandiere blaugrana e persone a meno di un metro di distanza. A seguito di un calcio d’angolo del Mallorca finito male, ter Stegen rimette di fretta il pallone in gioco fermandolo sull’erba dell’area piccola con quell’effetto antiorario che solo i portieri professionisti riescono a dargli con le mani. Poi vede Griezmann che si stacca sulla fascia sinistra, vicino alla linea del centrocampo, e lo serve tagliando il pallone con il mezzo esterno, dando un effetto al pallone la cui efficacia verrà rivelata solo qualche istante più tardi. Il lancio sembra corto e l’ultimo uomo avversario è convinto di poterlo intercettare in anticipo. Quando rimbalza a terra, però, il pallone schizza in avanti e il difensore del Mallorca è costretto ad allungare il collo in maniera innaturale, senza riuscire ad evitare di apparire ridicolo mentre lo manca clamorosamente. Siamo di fronte al portiere come creatore di gioco diretto, che lancia i propri compagni da dentro la propria area, come fa Alisson nel Liverpool con Salah.



Con queste ultime partite di Liga, però, ter Stegen ha spostato ulteriormente in avanti il limite dell’evoluzione del portiere, accedendo a un livello che al momento solo lui ha raggiunto. Ter Stegen non è più solo uno sweeper-keeper, né solo uno sweeper-keeper capace di creare occasioni da gol direttamente dalla propria area, ma anche un elemento della costruzione bassa della propria squadra a tutti gli effetti, un libero di fatto.


 




 

Forse non sarebbe stato possibile farlo così in fretta senza la pausa dovuta alla pandemia di Covid-19, che, come ammesso da Quique Setién, ha permesso al Barcellona di lavorare molto sull’uscita bassa. E probabilmente non sarebbe stato possibile in una squadra meno dominante del Barcellona, che costringe quasi tutti gli avversari ad abbassarsi dentro la propria metà campo, permettendo al portiere di poter salire sin sulla sua mediana. Quello che è certo è che non sarebbe successo con un altro portiere. Uno con un talento meno speciale e luminoso di quello di ter Stegen.


 

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