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Dario Pergolizzi
Le seconde palle
25 feb 2020
25 feb 2020
Concetti utili per arrivare primi agli scaffali dei supermercati.
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Dario Pergolizzi
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Alla fine dell’Ottocento, nel periodo in cui il gioco del calcio iniziò a diffondersi e a essere codificato, le uniche regole certe erano il numero di giocatori in campo e l’obiettivo, mentre la teorizzazione tattica era ancora pressoché inesistente. Grazie alle testimonianze di quell’epoca, un po’ tutti noi abbiamo sempre immaginato le prime partite come delle enormi e caotiche ammucchiate, giocate in terreni fangosi, con abbigliamenti oggi improbabili e un orientamento sulla dimensione “virile”, fisica, del confronto, piuttosto che all’elaborazione di raffinate strategie per giungere alla vittoria. Di conseguenza, quello che poi era l’oggetto della contesa, il pallone, lo immaginiamo sballottato di qua e di là, con lunghe traiettorie e stormi di camicie sporche spintonanti a inseguirlo. Questo contesto di gioco, in cui la tecnica individuale non era molto sviluppata, non poteva che causare un gran numero di rimbalzi incontrollati e possessi contesi compulsivamente.

 

La prima forma di tattica di cui siamo a conoscenza è il

inglese, anche chiamato “Kick and Rush”, filosofia che oltre a essere sopravvissuta nel corso dei decenni, si è anche integrata con l’arrivo di sovrastrutture tattiche elaborate come l’introduzione dei moduli e del gioco combinato, associativo, con le prime forme di passaggi a terra. Dato che l’obiettivo del gioco era segnare un gol nella porta dell’avversario (ed evitare di farlo segnare nella propria), la scelta più gettonata era quella di scagliare rapidamente il pallone quanto più vicino all’obiettivo, tenendosi pronti e reattivi per conquistare anche le palle vaganti.

 

Nel tempo il gioco si è ovviamente evoluto ma il concetto delle seconde palle è uno dei pochi ad avere ancora qualche analogia con l’essenza tattica primordiale del calcio. In un periodo in cui le terminologie tecniche più complesse e innovative sono entrate nell’uso abituale di giornalisti e spettatori, anche questo concetto, a suo modo antico, ha trovato spazio.

 

Utilizzata comunemente e in maniera generica per indicare l’approccio di uno o più giocatori a una palla vagante, questa definizione non è dunque di per sé particolarmente moderna, anche se possono esserlo alcune applicazioni tattiche a essa collegate.

 

Innanzitutto, per avere chiaro cosa siano inequivocabilmente le seconde palle, possiamo isolare le situazioni in cui si generano: dopo una palla contesa, su duello aereo o comunque in seguito a una trasmissione di non semplice controllo per il destinatario, può esserci un attimo in cui il pallone non è di nessuno, al di là delle intenzioni di chi lo colpisce. In questa frazione di secondo, sia la squadra attaccante che quella difendente reagiscono per conquistare il possesso prima dell’avversario, o comunque limitarne nel modo più sicuro possibile la progressione. Questa situazione viene appunto definita “seconda palla”.

 

Possiamo quindi dire che in senso stretto è una definizione che nasce per etichettare, e dunque allenare e preparare una eventualità tattica. In senso lato, invece, può semplicemente includere tutti quei palloni che diventano disponibili dopo una giocata che segue un lancio.

 

Non ho trovato materiale certo sull’etimologia e l’origine di questo termine, ma la spiegazione più immediata, ai miei occhi, è che si sia usato un nome con una numerazione ordinale per suggerire l’idea di sequenzialità: prima il duello/colpo di testa/sponda, poi la gestione di quello che viene dopo.

 



L’unico modo per ridurre l’imprevedibilità intrinseca di una palla vagante è assicurarsi una copertura immediata della zona in cui verrà conteso il possesso. Gli allenatori abituano dunque la propria squadra a riconoscere le situazioni di potenziale seconda palla prima che vengano a crearsi, anticipando il posizionamento secondo le esigenze del modello di gioco di riferimento.

 

Il problema della reazione alle seconde palle, nel corso degli anni, si è trasformato addirittura in opportunità per squadre con determinate caratteristiche fisiche e tecniche. Siamo dunque giunti a una dimensione sia tattica che strategica per la gestione delle seconde palle, diventate a tutti gli effetti un concetto di gioco ricorrente.

 

Per le squadre che usano molto il gioco lungo e la palla alta per attaccare, le seconde palle possono essere una risorsa cardinale nella produzione offensiva, per sfruttare le abilità di determinati giocatori-target nella “ripulita” delle palle alte o semplicemente per deresponsabilizzare a livello creativo i centrocampisti, magari non eccellenti nella gestione del pallone in situazioni di pressing.

 

Ma anche le squadre che privilegiano il gioco corto, associativo e fatto di scambi rapidi devono lavorare in maniera capillare sulle seconde palle. Oltre ai benefici di poter usufruire di una tattica alternativa al piano principale, queste squadre assumono tipicamente atteggiamenti di pressing alto e aggressivo, in maniera complementare al loro stile offensivo. Sarebbe utopico immaginare una squadra capace di convertire ogni azione di pressing in una ripartenza corta, anzi, solitamente si tratta di eccezioni. Diventa dunque fondamentale saper reagire in maniera idonea al lancio lungo, che è una reazione molto comune al pressing e mira a sfruttare a proprio vantaggio l’aggressività in avanti dell’avversario che pressa.

 

Che si tratti di gestione offensiva o difensiva delle seconde palle, e a prescindere dalla filosofia di gioco, ci sono dei concetti fondamentali su cui lavorare per preparare i giocatori a reagire correttamente. Innanzitutto, la lettura della postura del giocatore in possesso di palla; dopodiché, la valutazione della traiettoria del passaggio, la velocità del pallone e la postura del ricevente. La squadra dovrà prevedere la zona di caduta del pallone mostrando una buona capacità di anticipazione.

 

In questo modo si creano movimenti subordinati a quelli che avvengono nella zona di arrivo del lancio lungo. Immaginiamo, per esempio, un difensore centrale che lancia per il proprio centravanti. Entrambi puntano la stessa zona, uno con il pallone e l’altro senza, mentre i compagni, mantenendosi reattivi nel caso in cui l’avversario sporchi la giocata e mandi il pallone altrove, anticipano la sponda rendendosi visibili (in zona luce) dal ricettore. Insomma, come nel caso dei

, anche sulle seconde palle si verificano (e allenano) segnali di attivazione preliminari.

 



Vincere le seconde palle difensive significa poter organizzare immediatamente un contrattacco, nella maniera più idonea allo stile di gioco di base. Una squadra ben organizzata riesce a conquistarle senza destrutturare il proprio sistema. Oltre a essere una reazione alla scelta offensiva dell’avversario, le seconde palle difensive possono essere anche appositamente ricercate da una strategia.

 

https://www.youtube.com/watch?v=JubfGo2zNfE

Una serie di pressing del Salisburgo di Marco Rose per forzare l’avversario al lancio lungo.


 

Forzare l’avversario al lancio lungo, attraverso la marcatura stretta di tutti gli appoggi vicini, lasciando magari un po’ più larga quella di un possibile riferimento sul lungo, è una tattica per creare una seconda palla difensiva. Si ha dunque una fase iniziale di pressing, un duello per la contesa del pallone e infine l’attacco alla seconda palla.

 

In generale, quando affrontano un lancio lungo, la maggior parte delle difese tendono a dare copertura al giocatore che va a contendere il pallone, coprendo la distanza tra quest’ultimo e la porta, secondo i principi della difesa a zona.

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Qualche esempio di difesa su seconda palla di Inter e Liverpool, con un marcatore diretto sul destinatario del lancio e i compagni che vanno a dare copertura alle sue spalle.


 

Non si dà dunque un privilegio immediato alla copertura del punto in cui potrà essere indirizzato il pallone dalla sponda, ma al mantenimento di una struttura difensiva adeguata. Chiaramente, le seconde palle possono essere generate anche da una situazione di palla inattiva, con un vantaggio per la squadra difendente in fase di organizzazione delle posizioni.

 


Su questa rimessa laterale dell’Atlético Madrid, il Liverpool vince la seconda palla grazie all’alta densità di uomini che prima erano in marcatura sui possibili appoggi, ma poi si sono stretti immediatamente per raccogliere il rimbalzo.


 



Vincere le seconde palle offensive, invece, significa spostare rapidamente il possesso in una zona di campo avanzata. Di conseguenza, quando si fa riferimento a seconde palle offensive si sottintende che siano sulla trequarti avversaria. Una seconda palla offensiva nella propria metà campo, più che di una strategia, potrebbe essere il risultato di un errore di impostazione o comunque di un rinvio non elaborato. L’obiettivo principale per una squadra, così come avviene in quelle difensive, è mantenere quanto più inalterata la propria struttura di base, potendo così fornire a chi conquista la seconda palla appoggi veloci per terminare rapidamente l’azione offensiva, oppure per consolidare il possesso lontano dalla propria porta.

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Belotti nel Torino, Mandzukic nella Juventus, Milinkovic-Savic nella Lazio, Pellé nell’Italia di Conte sono alcuni degli esempi più iconici degli ultimi anni. Le loro squadre si sono appoggiate spesso a loro attraverso verticalizzazioni dirette predisponendo i compagni per raccoglierne le sponde.


 

L’utilizzo delle seconde palle come arma offensiva non è però una prerogativa di squadre che hanno certe fisicità in attacco o a centrocampo. Infatti, attraverso concetti non dissimili da quelli del

, nelle ultime stagioni abbiamo avuto esempi di squadre capaci di sfruttare le seconde palle puntando su una dimensione più collettiva che individuale.

 

Per esempio, abbiamo visto il Bayer di Schmidt o il Borussia Dortmund e il Liverpool di Klopp lanciare lungo in una zona coperta prevalentemente da avversari oppure verso un compagno in svantaggio contro il diretto marcatore sul duello aereo, con una traiettoria e una parabola che rendevano necessario rinvio immediato di testa o al volo, per poi aggredire la zona circostante con tanti uomini per conquistare il rimbalzo e, sfruttando l’inerzia dell’azione, attaccare della porta.

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La scuola tedesca è stata rappresentativa della capacità di conquistare le seconde palle grazie all’occupazione fulminea e abbondante degli spazi.


 

Parecchie squadre, anche quelle più orientate al palleggio e al gioco corto, hanno come soluzione fissa sulla battuta del calcio d’inizio la ricerca sistematicamente delle seconde palle, puntando sulla creazione di un sovraccarico laterale (portando, per esempio, due saltatori contro il terzino avversario) per fare una sponda verso il centro, ad altezza trequarti.

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Due calci di avvio di Atlético e Juve, che allargano immediatamente due uomini sulla sinistra a caccia del pallone per avere più possibilità di vincere il duello aereo e creare una seconda palla, con uno o più compagni pronti nelle zone interne. Le squadre che adottano questa soluzione sono molte.


 

Le seconde palle non sono quindi un concetto particolarmente innovativo, anzi, affondano le loro radici nelle tendenze più antiche del calcio. Ma come ogni piccolo particolare di questo sport, al giorno d’oggi, sono oggetto di studio e approfondimento tattico per renderle un’arma difensiva e offensiva, in maniera funzionale alle caratteristiche e all’identità di una squadra. Come ogni altra strategia, non sono la risposta definitiva a un problema difensivo né la soluzione più efficace per attaccare massimizzando l’opportunità e riducendo i rischi, perché in fin dei conti è sempre tutto relativo alle capacità tecniche a disposizione e soprattutto all’adattabilità di questi principi nelle singole partite.

 

Inoltre, come ogni altro stile di gioco, la ricerca ossessiva delle seconde palle può portare a delle controindicazioni, come l’appiattimento della manovra offensiva su un’unica soluzione che alla lunga può essere letta e contrastata efficacemente dagli avversari. Riassumendo: anche se il calcio non è incentrato sulla gestione delle seconde palle, per vincere una partita è sempre meglio conquistarne il più possibile.

 

 

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