
Qualche settimana fa ho scritto delle differenze tra calcio maschile e femminile, quali esistono davvero e quali invece risiedono più nei nostri pregiudizi che nella realtà. Rimaneva però inevasa una domanda, che mi ha portato a scrivere questo articolo: che cambiamenti comportano nel gioco queste differenze? In che modo, insomma, il calcio maschile e il calcio femminile sono diversi da un punto di vista tattico? In che modo dovrebbero esserlo?
Per rispondere a queste domande, mi scuserete, ma partirò di nuovo dai dati che emergono dagli studi sul calcio femminile, e in particolare su quelli che si occupano del suo sviluppo e dei suoi cambiamenti più recenti. Nello studio “Technical-tactical evolution of women’s football: a comparative analysis of ball possessions in the FIFA Women’s World Cup France 2019 and Australia & New Zealand 2023”, per esempio, sono stati analizzati 4.669 possessi palla relativi ai Mondiali di Francia 2019 e di Australia&Nuova Zelanda 2023. Nell’ultima competizione la durata dei possessi (+13%) e il numero di passaggi per possesso (+15%) sono aumentati rispetto alla precedente, segno di una crescita tecnico-tattica del movimento. Allo stesso tempo, il numero di gol totale è diminuito grazie ad una minore differenza competitiva tra le squadre partecipanti (con alcune eccezioni ovviamente).
Conclusioni simili sono state riscontrate dai ricercatori Lotte Bransen e Jesse Davis nel loro articolo del 2024, basato sui dati di partite giocate in sei campionati europei e nella Champions League tra il 2013 e il 2022, per un totale di 3510 partite. In questo caso, oltre alla lunghezza media dei possessi, è aumentata la percentuale di accuratezza dei passaggi, mentre sono ridotti il numero dei passaggi lunghi, di cui però è cresciuta la percentuale di successo, oltre alla pericolosità delle giocate offensive. Per quanto riguarda la performance offensiva, il numero di tiri è rimasto stabile, con un aumento dei tiri in porta (in particolare verso la parte più laterale della porta vicino ai pali) e un decremento dei tiri dalla distanza.
Focalizzandoci sulla fase di possesso, quindi, quali caratteristiche ottimali dovrebbe avere una squadra femminile? La pubblicazione “Identifyng the optimal characteristics of ball possession and movement in elite women’s soccer” evidenzia l’importanza dei passaggi nel terzo difensivo e di quelli lunghi nel discriminare squadre vincenti da quelle perdenti, in particolare la loro quantità e qualità (a partire dalla percentuale di quelli riusciti).
La ricercatrice Laura De Jong ha contribuito in maniera determinante nell’analisi dei dati sul calcio femminile attraverso due pubblicazioni: “Technical and tactical determinants of success in elite women’s football”e “Teamwork and performance in professional women’s football: a network-based analysis”. Quest’ultimo mette in luce l’alto grado di connessione nei passaggi tra le squadre femminili di successo attraverso la Network Analysis. Come già detto nel mio ultimo articolo, emerge l’assenza di dipendenza da giocatori chiave per la circolazione della palla all’interno della squadra. Questo aspetto sembra connesso all’ambito psicologico, in particolare a un maggiore senso di coesione di squadra, caratterizzato da fiducia reciproca e supporto, con un alto livello di comunicazione.
L’IMPORTANZA DELLO SVILUPPO TECNICO-TATTICO INDIVIDUALE
A partire da queste premesse, una delle sfide che deve affrontare il calcio femminile è quello di aumentare il livello tecnico-tattico individuale delle giocatrici. Sembra una banalità, ma per un movimento ancora indietro in quanto a professionalizzazione non lo è. I settori giovanili femminili all’interno dei club professionistici maschili indiscutibilmente portano un grosso beneficio nel percorso di sviluppo delle giocatrici sin dalla giovane età, che a differenza del passato hanno a disposizione strutture e staff di livello. Tuttavia in molti casi la mole di ore di allenamento e partita è inferiore rispetto ai coetanei dello stesso club, per cui anche nelle prime squadre risulta necessario lavorare sull’individualità.
Da questo punto di vista la crescita tecnico-tattica individuale, in campo e attraverso lo strumento del video, risulta fondamentale per colmare alcune lacune. Come mi ha detto Rita Guarino - allenatrice UEFA PRO con esperienze nelle Nazionali giovanili, nella Juventus Women e nell’Inter femminile - che ho sentito per questo pezzo, è imprescindibile inserire nella propria metodologia l’allenamento della tecnica per fornire alle giocatrici gli “strumenti” fondamentali al fine di aumentare la qualità del gioco.
Oltre al lavoro di campo, quindi per ridurre il gap di esperienze è importante supportare la crescita delle giocatrici attraverso la match analysis individuale. Lo strumento del video, che stimola l’attivazione degli stessi neuroni specchio che si attivano in campo, permette alle calciatrici di focalizzarsi su se stesse e sulle proprie azioni durante la gara. Lo dico anche per la mia esperienza personale da match analyst: le analisi sulle scelte effettuate in campo in entrambe le fasi di gioco possono essere decisive, e vengono riportate in maniera efficace durante il gioco se effettuate con continuità.
A livello tattico, questo tipo di lavoro si può facilitare con un gioco orientato al possesso che controlli il tempo e gli spazi, soprattutto se non si hanno a disposizione giocatrici con attributi atletici marcati. L’obiettivo è quello di aumentare la percentuale di efficacia dei passaggi e di ridurre il numero di palle perse, in particolare nel primo terzo di campo.
Due esempi concreti sono la Nazionale spagnola e quella giapponese. Certo, parliamo di squadre con un'elevatissima qualità tecnico-tattica individuale, che si manifesta in combinazioni rapide nello spazio stretto, ma dovrebbero essere prese a modello di come sia possibile sviluppare relazioni che valorizzino le doti individuali delle calciatrici all’interno di un contesto posizionale. Lo possiamo vedere dalle immagini qui sotto, ad esempio.
IL PRESSING E LE ALTERNATIVE ALLE GIOCATE DIRETTE
In fase di non possesso, così come nel calcio maschile, sempre più squadre puntano ad un pressing offensivo per forzare l’errore dell’avversario in costruzione. In particolare su rinvio dal fondo, considerata come una palla inattiva, vengono spesso applicate delle marcature uomo su uomo. Nel campionato italiano le prime due squadre in classifica, la Juventus e l'Inter, sono state forse le squadre più efficienti in questo senso.
All’estero è più comune vedere alternata una pressione in parità numerica a una in inferiorità numerica, in base all’avversario. Un esempio di ciò è il Barcellona, abile nel pressing offensivo e nel variare la propria struttura difensiva. Nelle partite contro Real Madrid e Athletic Bilbao, per esempio, la squadra blaugrana ha proposto una prima pressione su rinvio dal fondo con un orientamento sui riferimenti, mentre contro l’Atletico Madrid e il Wolfsburg ha prediletto mantenere la superiorità bassa. Contro le "colchoneros" ha lasciato la punta centrale in inferiorità sui due difensori centrali, mentre contro le tedesche ha isolato il terzino destro per uscirci con scalate successive.
La scelta di orientare la pressione verso un lato del campo, portando densità in zona palla è tipica del femminile, anche per sfruttare la difficoltà delle giocatrici nell’effettuare cambi di gioco diretti sotto pressione.
Il Chelsea e il Bayern Monaco, per esempio, hanno mostrato una struttura difensiva a rombo su rinvio dal fondo partendo dal 4-2-3-1 con il trequartista alto a fianco della punta, centrocampisti centrali scaglionati ed esterni stretti. L’obiettivo è quello di isolare le giocatrici del lato debole mantenendo la superiorità dietro per raddoppiare su eventuali giocate verticali sulla figura delle punte.
Nel calcio maschile, la contromossa alla marcatura uomo su uomo è spesso quella di attrarre per giocare sulla profondità dei riferimenti avanzati, essendo quello lo spazio che si genera maggiormente. La minor lunghezza di calcio, sia verticale verso le punte che in orizzontale per sfruttare l’ampiezza, obbliga le squadre femminili a trovare delle soluzioni alternative. Una di queste è lo sviluppo laterale attraverso il sovraccarico della corsia e le combinazioni veloci avanti-indietro-avanti per effettuare un attacco della profondità dopo aver guadagnato prima 20, 30 metri muovendo palla.
Nelle immagini qui sotto potete vedere come il Milan ha superato la pressione uomo su uomo della Juventus muovendo palla sulla catena di sinistra per poi coinvolgere la punta centrale spalle porta. La profondità è stata attaccata da Mascarello, play, che partendo da sotto si inserisce nello spazio svuotato dalla punta.
Per quanto riguarda le giocate dirette, diventano fondamentali i palloni morbidi sulla figura della punta centrale per permettere un’efficace difesa della palla e la successiva giocata a sostegno.
La Lazio sfrutta spesso queste giocate avendo a disposizione attaccanti strutturate e abili nel duello con l’avversario alle spalle. La squadra biancoceleste crea una spaccatura della squadra, con cinque giocatrici in costruzione e cinque alte, e poi genera superiorità con il terzo uomo e verticalizza con una palla morbida sulla punta. Fondamentale risulta lo smarcamento a sostegno con un movimento contrario al difensore che si trova costretto a scegliere se seguire il suo riferimento o coprire la profondità (come fatto nel caso qui sotto dal difendente dell’Inter).
In alternativa la profondità viene attaccata mediante le spizzate, con la punta che viene incontro, allunga la traiettoria tesa per l’attacco linea delle punte.

L’ORGANIZZAZIONE TATTICA E LE DISTANZE
Ancora più che nel calcio maschile risulta decisivo essere in grado di mantenere le corrette distanze tra le giocatrici. Il numero maggiore di errori tecnici comporta situazioni di transizione più frequenti, sfruttate con giocate dirette verso gli esterni d’attacco, spesso le giocatrici più determinanti in spazi ampi. Per chi è in possesso del pallone, quindi, sono fondamentali la riaggressione immediata per evitare la giocata verticale, le marcature preventive in costruzione (evitando che le giocatrici del lato debole stiano troppo ampie) e in fase offensiva, e l'utilizzo del fallo tattico.
Come visto nell’articolo precedente, il numero medio di ammonizioni e di falli in una partita di calcio femminile è inferiore a quello del maschile. Le motivazioni possono essere varie, come la minor predisposizione al contatto fisico e la minore aggressività, ma anche una ricerca inferiore di situazioni di simulazione e proteste. Nella Premier League maschile la media per squadre è di 2,06 cartellini a partita, mentre in Women’s Super League, l’equivalente femminile, il valore cala a 1,27. L’utilizzo del fallo tattico è spesso sottovalutato nel femminile, ma potrebbe essere utile per evitare situazioni di ripartenza pericolose.
Questo è ancora più vero perché in fase di non possesso su palla in movimento risulta più complesso per le squadre femminili mantenere un approccio uomo su uomo per 90 minuti, visto il dispendio fisico che richiede.
In un momento delicato del suo percorso stagionale, per esempio, la Juventus di Canzi ha optato per il passaggio ad una struttura più di reparto contro Inter e Roma per compattare le distanze tra le giocatrici ed evitare che perdessero energie nei duelli.
A livello internazionale incide spesso anche la grandezza del campo da gioco nella scelta di difendere di reparto. Su campi con dimensioni ampie è ancora più complesso per le giocatrici riuscire a gestire la marcatura sul riferimento a tutto campo. Lo si è visto anche pochi giorni fa, agli Europei, quando l'Inghilterra è riuscita a manipolare le marcature a uomo dell'Olanda a proprio favore.
Alcune eccezioni sono presenti sul panorama europeo, in particolare nelle Nazionali come Inghilterra e Germania, che riescono a mantenere un atteggiamento aggressivo per larghi tratti della partita.
Anche il gioco dell'Italia sotto la guida di Soncin ci può dare qualche spunto interessante da questo punto di vista. Nel biennio che ha preceduto l'Europeo sono infatti apparse alcune asimmetrie nel sistema di pressing con cui l'allenatore lombardo ha provato ad adattarsi alle peculiarità del calcio femminile. Nella partita contro la Danimarca, valida per la quarta giornata di Nations League, per esempio, il sistema di gioco scelto in fase di possesso è stato il 4-3-3 contro il 4-2-3-1 delle avversarie.
In fase di non possesso la squadra ha avuto differenti posizionamenti in funzione dell’altezza del pallone e dell’occupazione dell’avversario. Su rinvio dal fondo, la disposizione iniziale è di 4-1-4-1, con Giugliano a seguire gli smarcamenti fuori di Harder, giocatrice danese più pericolosa.
Su palla in movimento Serturini aveva il compito di abbassarsi sulla linea dei difensori per seguire il movimento ad alzarsi di Thogersen, terzino destro avversario. L’esterno opposto, Cantore, si legava ai centrocampisti con Severini, mezzala sinistra, più larga per creare una linea a quattro e un sistema 5-4-1. Su palla orientata a sinistra, avvenivano scalate forti in zona palla sui riferimenti nella zona. In blocco basso è evidente la disposizione difensiva.
Nella partita precedente contro la Svezia, l’asimmetria era stata preparata strategicamente sul lato opposto, con Bonfantini, esterno destro, che aveva il compito di abbassarsi per formare la linea a cinque.
Questo sistema, che poi è stato reso ancora più evidente durante l'Europeo col passaggio definitivo al 5-3-2, ha permesso all’Italia di mantenere le distanze corrette tra le giocatrici e tra i reparti in entrambe le fasi di gioco. E di conseguenza di colmare almeno in parte il gap fisico che divide la nostra Nazionale dalle migliori d'Europa.
LE PALLE INATTIVE E LA FUNZIONALITA’ DEL PORTIERE MODERNO
Il calcio femminile ha le sue specificità anche sulle palle inattive. Da questo punto di vista incide fortemente la struttura del portiere e la sua tendenza ad effettuare o meno uscite alte coraggiose, spesso in situazioni caotiche in area.
Nel calcio maschile i corner calciati verso il secondo palo sono molto più rari, perché spesso preda del portiere. Un'eccezione famosa è l'Arsenal, che crea delle situazioni di blocco sull’estremo difensore avversario per impedirne l’uscita.
Analizzando le reti segnate da calcio d’angolo in Serie A femminile nelle stagioni 2022/2023 e 2023/2024, invece, è emerso che il 53% nascono da cross a rientrare, il 36% da cross ad uscire, il 9% da palla mossa e in un caso da tiro diretto. La zona di ricezione è spesso quella centrale (35%), mentre è molto simile la percentuale tra primo (31%) e secondo palo (33%), con l’eccezione del gol di Emelie Haavi contro il Milan che ha concluso da fuori area.
Con giocatrici sempre più professionalizzate ed allenate, e quindi sempre più capaci di imprimere forza al pallone con traiettorie più lunghe e tese, l’attacco della zona tra il centro e il secondo palo potrebbe essere determinante, visto che in media l'altezza delle portiere è più basso e in generale c'è una minore predisposizione alle uscite alte. Per la stessa ragione la spizzata su un cross sul primo palo diretta verso il secondo può mettere in grossa difficoltà le difese avversarie.
È evidente, quindi, come il portiere moderno nel calcio femminile abbia la necessità di lavorare molto di più nell’uscita alta per compensare ai deficit di altezza rispetto agli uomini. Un esempio è Cecilie Fiskerstrand, numero uno della Fiorentina, il cui preparatore dei portieri, Carmelo Roselli, dà grossa importanza nella propria metodologia di allenamento all’attacco della palla in copertura dello spazio e in uscita alta sulle palle aeree. Un lavoro che si è visto soprattutto sulle palle da fermo nella stagione di Fiskerstrand, che pure non è certo dotata di una struttura imponente (174 cm di altezza).
Il posizionamento “offensivo” del portiere evita di subire occasioni nella zona centrale dell’area sia nelle situazioni di palla in movimento che di palla da fermo e diventerà sempre di più un prerequisito nel calcio femminile.
Ovviamente le cose cambieranno ancora con l'ulteriore professionalizzazione e miglioramento delle tecniche d'allenamento nel calcio femminile, o almeno così spero. Inevitabilmente, però, calcio maschile e femminile manterranno sempre le loro specificità fisiche e tecniche, che influenzano la modalità di applicazione dei principi di gioco.