
In occasione dei Mondiali di calcio femminile di Australia e Nuova Zelanda 2023, la compagnia di telecomunicazioni e partner della federazione calcistica francese Orange ha pubblicato un video interessante. Con una serie di tagli e di lavoro con la computer grafica si vedono una serie di gol e gesti tecnici che ci sembrano eseguiti da calciatori della Nazionale francese maschile, mentre in realtà sono presi da partite della Nazionale femminile.
L'interrogativo di fondo della campagna è chiaro: sappiamo davvero distinguere così facilmente il calcio femminile da quello maschile? O la nostra sicurezza è dettata da uno stereotipo di genere?
Qualche settimana prima era stato condotto uno studio pratico in cui i partecipanti avevano il compito di guardare videoclip di calciatori sia donne che uomini, a volte conoscendone il sesso e a volte no. I risultati hanno rivelato che quando gli spettatori sapevano di guardare partite maschili valutavano le prestazioni più positivamente. Tuttavia, quando il sesso non veniva rivelato, le valutazioni per gli atleti uomini e donne erano simili. Uno studio semplice ma efficace nel raccontare i pregiudizi con cui spesso guardiamo il calcio femminile, le cui differenze rispetto al calcio maschile ci sembrano più oggettive di quanto forse non sono.
È un tema che è tornato d'attualità proprio in questi giorni, quando è uscita la notizia che la Nazionale femminile della Svizzera, per prepararsi agli Europei che inizieranno tra qualche giorno proprio nel Paese elvetico, ha affrontato in amichevole l'Under 15 maschile del Lucerna perdendo per 7-1.
Visto che è un tema più interessante di quanto le partigianerie vogliano appiattirlo ho rovistato quindi tra gli studi scientifici più recenti per provare a rispondere proprio a questa domanda: quanto e in che modo è diverso il calcio maschile da quello femminile?
In questa sede non mi concentro sulle differenze generate dal diverso grado di professionalizzazione tra calcio maschile e femminile, prodotto da pregiudizi, ostacoli normativi e diversi investimenti economici che in decenni hanno creato un gap che sarà difficile richiudere nel breve periodo. Tutto questo ovviamente ha un ruolo, ma analizzarlo ci porterebbe in tutt'altro discorso. Detto questo, cominciamo.
GLI STUDI FISICO-ATLETICI
Il confronto fisico-atletico tra calcio femminile e maschile è stato studiato approfonditamente nel corso dell’ultimo trentennio. Le differenze di genere maturano dopo l’inizio della fase puberale (per le ragazze dai 10-12 anni, per i ragazzi dai 12-13 anni), mentre in precedenza ci sono ridotte diversità tra i due sessi. Successivamente il differente sviluppo ormonale porta a differenze a livello antropometrico, di composizione corporea e condizionali, tra cui l’altezza media (tra i 9 e i 13 centimetri superiori nell’uomo), peso medio e rapporto massa grassa/massa magra (superiore nelle donne), l’espressione di forza (+30% nell’uomo), e così via.
Queste caratteristiche generano un’influenza determinante nella prestazione delle calciatrici rispetto a quelle dei calciatori, che tra le altre cose vengono misurate dalle cosiddette FIFA Physical Analysis - dei report della FIFA, pubblicati al termine delle competizioni mondiali (sia femminili che maschili), in cui si analizzano le prestazioni dei calciatori e delle calciatrici da un punto di vista fisico e tattico.
In questi report, per esempio, vengono divise in cinque "zone" le diverse tipologie di corsa, in base alla velocità raggiunta. La zona 1 dagli 0 ai 7 km/h (camminata), zona 2 dai 7 ai 15 (corsa leggera), zona 3 dai 15 ai 20 (corsa moderata), la zona 4 dai 20 ai 25 (corsa veloce) e la zona 5 sopra i 25 (sprint).
Ecco, confrontando i dati relativi al Mondiale maschile di Qatar 2022 e al Mondiale femminile di Australia e Nuova Zelanda 2023 è emerso che le calciatrici hanno trascorso una percentuale leggermente superiore del tempo in zona 1 e zona 2 rispetto ai calciatori, suggerendo un ritmo di gioco leggermente più basso nel torneo femminile. In zona 3 le differenze tra i due tornei invece sono minime mentre ritornano ad ingrandirsi nelle due zone di maggior velocità, dove i calciatori hanno registrato percentuali significativamente più elevate.
Un altro argomento molto dibattuto è l’altezza delle porte nel calcio femminile. Nel 2019 alcuni ricercatori norvegesi hanno stimato che in base alle differenze di altezza nella media tra le donne e gli uomini tra i 20-25 anni l’altezza della porta nel calcio femminile dovrebbe essere alta 2 metri 25 rispetto ai 2,44 tradizionali. Ma qui è dove il tema diventa interessante. Se infatti l’altezza della rete nella pallavolo e del canestro del basket rappresentano un “impedimento” nel segnare un punto, la dimensione maggiore della porta è un elemento di beneficio per colei o colui che deve realizzare una rete. Insomma, in un'ottica di spettacolarizzazione del calcio (dando per buono il sillogismo per cui più gol = più spettacolo) avrebbe senso mantenere le porte così come sono.
Certo, di porte più piccole beneficerebbero soprattutto le portiere, che avendo meno forza e centimetri rispetto ai colleghi uomini riuscirebbero così ad essere più efficaci. Tuttavia, analizzando i dati relativi alla stagione in corso della massima divisione inglese femminile (Women’s Super League) e maschile (Premier League) risulta evidente come non vi siano grosse differenze nel quantitativo di reti segnate, tiri effettuati e xG per tiro. Ad oggi, insomma, la riduzione nell’altezza della porta potrebbe sfavorire le giocatrici e creerebbe una differenza negativa rispetto al calcio maschile.

COSA DISTINGUE UNA SQUADRA FEMMINILE DA UNA MASCHILE?
Un altro studio interessante è arrivato dopo i Mondiali femminili disputati in Francia nel 2019, che rappresentarono una vera e propria svolta in termini di visibilità e attenzione mediatica. Pubblicato nell'agosto del 2021 e realizzato da un gruppo di ricercatori italiani del dipartimento di Computer Science dell’Università di Pisa, il paper “Explaining the difference between men’s and women’s football” ha analizzato 173mila eventi accaduti durante le partite dei Mondiali maschili di Russia 2018 e dei Mondiali femminili di Francia 2019 per capire cosa distinguesse davvero il calcio femminile da quello maschile.
Secondo i dati raccolti le partite maschili presentano più "dati evento" (cioè dati ottenibili da gesti tecnici come passaggi, tiri, cross, dribbling, duelli, falli, e così via) rispetto a quelle femminile. È emerso come gli uomini sono generalmente più precisi nei passaggi e calciano il pallone a distanze maggiori rispetto alle donne, e che la loro velocità dei passaggi è superiore.
Se queste conclusioni si potevano dedurre anche "a occhio nudo" ci sono però anche dei risultati sorprendenti. Per esempio, il tempo di recupero del possesso è più breve nel femminile, così come è minore il quantitativo di falli nei 90’. Allo stesso modo potrebbe sorprendere il rapporto tra numero di eventi e tiri (simile tra calcio maschile e femminile), e la distribuzione molto più uniforme dei passaggi tra le giocatrici, a dimostrazione di una centralità individuale inferiore rispetto al calcio maschile.
I ricercatori hanno quindi individuato quattro caratteristiche che permettono di discriminare tra squadre maschili e femminili (accuratezza di passaggio, tempo medio di recupero del possesso, tempo medio trascorso tra due passaggi consecutivi, tempo che intercorre prima di riprendere il gioco dopo un’interruzione) e hanno chiesto a un'intelligenza artificiale di "distinguere" autonomamente una squadra maschile da una femminile. Attraverso il sistema di machine learning che hanno realizzato, in un solo caso su 21 il modello ha classificato erroneamente una squadra maschile come femminile, mentre in cinque casi su 31 una squadra maschile è stata classificata come femminile. Seguendo questi parametri, quindi, la “macchina” è riuscita a riconoscere quasi sempre il genere delle squadre analizzate.
Su presupposti simili si basa lo studio “Is Women’s Soccer different from men’s soccer?” del luglio 2024. L’autrice, Anh Nguyen, ha utilizzato il dataset di Hudl Statsbomb sulle partite dei due Mondiali più recenti individuando 30 metriche aggregate, organizzate in cinque gruppi: falli (con un focus particolare sul fuorigioco) e passaggi (angoli, lunghezza); cambi tattici e sostituzioni; intensità complessiva (durata totale degli eventi, totale eventi); metriche relativi al pressing; tiri. Anche in questo caso i modelli di machine learning hanno avuto una percentuale di accuratezza nel riconoscimento del “genere” della squadra analizzata superiore all’80/90% (in base all’algoritmo utilizzato).
Lo studio è arrivato alla conclusione che le caratteristiche più influenti nella distinzione tra squadre maschili e femminili sono il numero di recuperi palla, la lunghezza totale dei passaggi e il numero di falli commessi, come emerso anche dallo studio precedente. Meno decisivo invece il numero di azioni del portiere, quello di tiri per partita e gli angoli di passaggio.
LE DIFFERENZE A LIVELLO TATTICO
Se attraverso i dati evento e i dati fisici è possibile effettuare un confronto tra calcio femminile e maschile, è più complesso guardare questo argomento da un punto di vista tattico. Fino al 2022, infatti, solo il 3% degli studi sul calcio femminile riguardavano questo tema.
Qualcosa però c'è. “Creating Goal Scoring Opportunities in Men and Women UEFA Champions League Soccer Matches. Tactical Similarities and Differences”, per esempio, si è concentrato sulle competizioni femminili e maschili della stagione 2018/2019, per un totale di 32 partite (16 per genere) per un totale di 819 possessi. Sono stati tenuti in considerazione 17 indicatori tattici.
Secondo le conclusioni di questo studio le squadre femminili sviluppano più occasioni partendo dalla metà campo avversaria rispetto agli uomini, mentre la durata dei possessi, le combinazioni offensive e il numero di passaggi è superiore nel calcio maschile. Non sono state riscontrate differenze su come le squadre concludono, quindi sulla zona e la tipologia di finalizzazione, sul numero di occasioni e sulla percentuale di trasformazione in gol.
Tra le pubblicazioni più recenti sull’analisi tattica comparata tra calcio maschile e femminile c'è “Equal Pass: Comparing Passing Networks of England’s Top Women’s and Men’s Football Leagues”. I ricercatori Chenyuyan Yang e Otto Kolbinger hanno effettuato un’analisi dei cosiddetti “Passing networks” per studiare come i giocatori e le giocatrici si relazionano nel corso della gara, in particolare nella prima divisione inglese femminile (Women’s Super League 2018/2019, 2019/2020 e 2020/2021) e maschile (Premier League 2015/2016 e 2017/2018). Le metriche analizzate relative alla squadra sono state la "densità" (cioè quanto una squadra crea relazioni tra giocatori o giocatrici che possono effettivamente scambiarsi il pallone in campo: un valore più alto indica una maggiore cooperazione all’interno della squadra) e la "transitività" (cioè la misura delle possibili strutture triangolari all’interno della rete di passaggio, ovvero quando il portatore palla ha più di un appoggio: maggiore è il numero di tali relazioni triangolari, maggiori sono le opportunità di passaggio a disposizione). Per i singoli giocatori, le metriche riguardano invece la centralità del singolo (numero di relazioni del singolo/relazioni totali) e quindi il suo grado di importanza all’interno della rete di passaggi.
La conclusione a cui sono giunti i ricercatori è che le differenze di genere riscontrate nei “Passing Network” sono minori rispetto a quelle riscontrate negli studi relativi alle capacità fisico-atletiche e tecniche. Sia nel calcio maschile che in quello femminile le squadre che occupano posizioni più alte in classifica hanno ottenuto risultati significativamente superiori alle squadre di livello inferiore nelle metriche analizzate. Quindi, a discapito di quello che si pensa spesso in Italia, facilitare il possesso e le relazioni tra i giocatori in campo sembra essere una via verso il successo, anche nel calcio femminile.
IN ITALIA
In Italia le ricerche scientifiche in questo campo sono molto più esigue. Uno dei documenti più attuali è stato scritto da Fabio Donadello, match analyst della prima squadra femminile dell’Hellas Verona, per la sua tesi del Corso Match Analyst FIGC (gennaio/febbraio 2025), dal titolo: Dati al centro del campo: perché calcio femminile e maschile parlano la stessa lingua.
Nel primo capitolo, lo studio effettua un’analisi comparativa della qualità tecnica (attraverso dati OPTA forniti da KAMA) delle prime cinque squadre classificate in Serie A maschile e femminile nella stagione 2023/2024. Anche questo studio rimarca la superiorità delle squadre maschili nella percentuale di passaggi riusciti, benché la differenza risulti molto più ridotta.
Un indice molto interessante è la “percentuale di palle giocate in possesso perse”, dato dal rapporto tra palle perse e totale delle palle giocate in chiara situazione di possesso (vengono escluse le situazioni in cui il pallone è conteso). Le squadre femminili registrano percentuali superiori, quindi tendono a perdere più palloni in situazioni di possesso consolidato, mostrando una minor sicurezza nella gestione. Per quanto riguarda invece i passaggi chiave (dato SICS), definiti come giocate che permettono di superare almeno una linea di difesa avversaria, tre squadre femminili (Juventus, Roma e Inter) ne effettuano in quantità superiore rispetto alla media delle squadre maschili, e mediamente la percentuale di realizzazione è più alta nel calcio femminile. La pericolosità offensiva è stata confrontata anche attraverso i cosiddetti Expected Threats (xT), che considerano la progressività dei passaggi, guide e movimenti verso la porta avversaria. Il risultato è in linea con quello ottenuto sui passaggi chiave.
Dalle conclusioni si può quindi dedurre che nel corso di una partita di calcio femminile in Italia ci sono più giocate pericolose in termini qualitativi e quantitativi rispetto ad una partita di Serie A maschile, nonostante una quantità maggiore di errori nella gestione del possesso (o forse proprio per questo). Forse questo è dovuto anche a un gap maggiore tra piccole e grandi squadre nel calcio femminile - gap che porta le formazioni più forti a creare più facilmente situazioni da rete.
Per il resto lo studio non ci dà nuove indicazioni rispetto a quanto già detto In diverse metriche (come dribbling, cross, tiri totali, Indice Difensivo e Indice Offensivo) non ci sono particolari differenze di genere, mentre, tornando al tema della grandezza della porta analizzato in precedenza, in questo caso il tasso medio di conversione è simile nel campionato di Serie A femminile e maschile.
Sarebbe interessante andare più a fondo su come queste differenze influenzano anche i principi tattici in campo, ma mi servirebbe un altro pezzo per farlo. Per adesso mi limito a riassumere le principali differenze "tecniche" su cui gli studi scientifici sembrano concordare: la qualità dei passaggi e di conseguenza il numero di palle perse, e la quantità di falli e ammonizioni che caratterizzano calcio femminile e maschile.
Più che spaccarsi e fare il tifo per uno o l'altro genere, forse questi dati ci possono essere utili per sollevare una domanda, che in questo campo è LA domanda: bisogna reputare il calcio come un gioco unico o immutabile, o bisognerebbe tenerne in considerazione le specificità, in questo caso di genere?