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Diario Italia: vs Svezia
17 giu 2016
17 giu 2016
Prima di scontrarsi con Ibra, alcuni pensieri per non arrivare impreparati.
(articolo)
12 min
(copertina)
Illustrazione di Andrea Chronopoulos.
(copertina) Illustrazione di Andrea Chronopoulos.
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Daniele

Questa dovrebbe essere una puntata leggera, forse persino euforica, del nostro diario, perché l’Italia ha battuto il Belgio “a sorpresa”, lo ha battuto “bene”, e adesso ci troviamo addirittura nella posizione di discutere se sia meglio passare il girone come prima o seconda in classifica per incontrare la prima del girone del Portogallo o la seconda di quello con Spagna e Croazia. Un lusso, considerando che fino a lunedì scorso alle 20.59 secondo molti non lo avremmo neanche passato, il girone.

Con il presupposto che, in ogni caso, le due partite che seguono non saranno partite facili, vorrei cominciare parlando del nuovo luogo comune che ho letto su alcune analisi (o comunque articoli post-partita): quello secondo cui l’Italia potrebbe avere maggiori difficoltà contro squadre che la lasceranno giocare. Il problema di questa teoria è che ha una parvenza di verità (l’Italia ha spesso ripiegato nella propria metà campo contro il Belgio) ma fraintende completamente il gioco italiano per come lo ha sviluppato Conte in questi due anni, scambiando l’Italia per una squadra contropiedista. Chi scrive questo genere di articoli o non ha capito l’Italia o non l’ha seguita.

Eppure bastava guardare con attenzione il primo gol con il Belgio per accorgersi che non si trattava di un contropiede, che l’Italia stava “facendo gioco”.

Simone

Dici euforica e mi viene in mente un’immagine che necessita di una premessa per i nostri (già) affezionatissimi lettori. Con Daniele e altri autori dell’Ultimo Uomo abbiamo commentato dal vivo la partita in un locale di Roma, e c’era tantissima gente che voleva tantissimo vedere la partita, più o meno interessata alla nostra cronaca, ma decisamente interessata alla vittoria dell’Italia. A me questa cosa stupisce sempre, questo fatto che esista e resista quello spirito condensato nel più grande e insuperato inno che le arti e le intelligenze di questo Paese abbiano mai partorito mi fa proprio stare bene.

L’immagine che mi è già tornata in mente due o tre volte in questi giorni è quella relativa al momento del gol, nel quale le persone (quante erano? 100? 200? Non sono capace a quantificare i gruppi oltre le 20 persone) davanti, dietro e attorno a noi hanno esultato così tanto e così forte da far tremare con scossoni violenti l’immagine proiettata sul maxi-schermo, che è una roba da piazza gremita per le finali, da momenti importanti, e che mi ha un po’ emozionato, e tutto avrei immaginato tranne che di emozionarmi per un momento della prima partita di questa Italia. Ma il punto è sempre lo stesso, raramente è emozionante l’Italia, ma succedono cose che rendono emozionante l’Italia che guarda l’Italia. Quell’euforia del momento è bella, ci riempie, ci fa divertire e ci fa stare bene insieme quelle due ore. Quella del giorno dopo, quando si conia il termine “contismo” è un po’ scema e sbruffona e prende quasi sempre una piega patriottica e nazionalista che mi fa venire le bolle, quella del giorno dopo ancora, quando si iniziano a fare i conti se sia meglio arrivare primi o secondi, è ancora più scema e già un po’ pericolosa.

Conte lo ha capito e continua a dire che ancora ci dobbiamo qualificare, e fa bene. Guarda, neanche ci arrivo a dire che giochiamo male noi e bene loro, ma se Ibra si inventa un gol e poi comincia a diluviare come in Irlanda del Nord-Ucraina che fai? Quindi ecco, aspettiamo almeno la seconda partita per fare certe cose

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Forse anche Wilmots non aveva capito bene l’Italia.

Daniele

Forse queste esagerazioni sono dovute anche all’idea che avevamo del Belgio come possibile favorita del torneo. Pensare che avendo battuto il Belgio si possono battere anche tutte le altre pretendenti al trono sarebbe altrettanto sbagliato, però. Su cosa ha funzionato e perché contro il Belgio c’è l'analisi di Fabio Barcellona, io vorrei tornare per un secondo su quella sfumatura dell’opinione pubblica italiana sempre alla ricerca del punto di vista scomodo, che spesso è un punto di vista banale e, come in questo caso, errato. Diciamo semplicemente che non è vero che l’Italia è una squadra difensiva, anzi gli sforzi maggiori e l’organizzazione sono mirati più alla fase offensiva che a quella difensiva, con verticalizzazioni lampo e meccanismi imparati a memoria, solo che a volte è costretta dalle circostanze a ripiegare nella propria metà campo. E in questo errore di valutazione secondo me c’è la caratteristica che rende davvero interessante l’Italia: che è una squadra offensiva, anche se poco tecnica, con grande spirito di sacrificio, e realismo, ma anche l’ambizione un po’ arrogante di giocarsela con tutte.

Avevamo già segnalato come uno dei pericoli per il 3-5-2 italiano fosse quello di piegarsi in un 5-3-2 a ridosso della propria area, e con il Belgio in alcuni momenti è andata così, anche proprio per la qualità del Belgio. Ma quando l’Italia difendeva, in sostanza, non aveva altra scelta. Potranno esserci dei momenti di questo tipo anche contro squadre con meno qualità del Belgio, tipo la Svezia o, perché no, l’Irlanda, ma è fuori dal dubbio che l’Italia sarebbe felicissima di dover attaccare delle difese schierate nella loro metà campo. Sarebbe la situazione ideale per provare e riprovare quegli schemi che Conte gli ha fatto imparare a memoria.

Insomma, nei giorni passati ho avuto la febbre e forse ho letto troppi articoli... te invece che hai fatto? Circo Massimo?

Simone

Credo che la ricchezza potenziale di questa squadra ancora non si sia vista, nel senso che risiede nella capacità di essere diversa da sé stessa, e quindi non possiamo averlo visto con una partita sola. Contro il Belgio ha dimostrato una tenuta difensiva (sulla quale è inutile dilungarsi, visto che sono tre giorni che anche Elisir e Forum parlano solo della grande difesa azzurra) importante e integrata dalla capacità di non essere solo un muro ma di trasformare subito il recupero della palla in un possesso con degli sbocchi predefiniti e provati in allenamento sino allo sfinimento.

Tu dici giustamente che contro il Belgio difendere non è stata una scelta, ed è vero: oggi l’Italia può scegliere, anche se non mi stupirei se in alcune fasi della partita, magari dopo un auspicabile vantaggio nostro, o in un tentativo finale di recuperare un risultato magari ancora in bilico, la Svezia riuscisse a tenerci bassi per 10-15 minuti, perché non fa così schifo da non essere in grado di prodursi in una reazione organizzata, o almeno disperata. Sono svedesi ma ce li hanno pure loro dei sentimenti, santo cielo.

Quanto a me, principalmente ho passato i giorni successivi guardando tutte le partite, dalle 15 alle 23, ho letto il meno possibile articoli che parlassero dell’Italia, se non di firme che già so che non mi fanno arrabbiare, e ho parlato il più possibile con persone con le quali di solito non posso parlare di calcio. La signora del piano di sotto che mi nomina Giaccherini e mi chiede se alla seconda gioca Florenzi mi fa volare.

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Dall’amichevole con la Finlandia di qualche settimana fa: all’Italia bastano le combinazioni tra le due punte (in questo caso Immobile e Zaza) per creare pericoli contro le difese schierate.

Daniele

Ok riavvolgiamo il nastro. Il presupposto da cui partire è comunque che l’Italia difficilmente vincerà questo Europeo, ma dopo le prime gare possiamo aggiungere che di squadre migliori non se ne sono viste molte. Il gioco di Conte potrebbe soffrire molto eventuali cali di forma, e va messo in conto che le squadre avversarie saranno sempre più preparate per affrontare questo gioco (in parte la vera sorpresa di lunedì è stata l’impreparazione di Wilmots). Ma non credo che succederà nessuna di queste due cose con la Svezia. È troppo presto per cali di forma (semmai l’Italia potrebbe scegliere volontariamente ritmi più bassi, e quindi giocare peggio apposta) e non ho stima sufficiente di Hamrén per pensare che proponga qualcosa di diverso da quello che si è visto nella prima partita e negli spareggi con la Danimarca (anche lui come Conte va via dopo gli Europei e amici svedesi mi dicono di non vedere l’ora).

La Svezia gioca con un 4-4-2 molto ordinato, con gli esterni che si accentrano (sopratutto Forsberg, che dopo Ibrahimovic è quello con più influenza sul gioco svedese) e i terzini che si sovrappongono. Tatticamente è una squadra che può mettere in difficoltà sistemi più rigidi del nostro, che si poggia su Ibrahimovic come (quasi) unico cardine per risalire il campo rapidamente contro le squadre aggressive. Contro il Belgio l’Italia è stata sia molto aggressiva nelle marcature preventive, sia molto attenta nelle coperture (sull’occasione fallita in contropiede da Lukaku il giocatore più vicino, che tra l’altro contribuisce a fargli scegliere la soluzione immediata di sinistro, è addirittura Eder).

Oltretutto la linea difensiva svedese è poco dinamica e soffre molto se attaccata alle spalle… diciamo che oltre a Ibrahimovic ci sono i calci piazzati (per ragioni di centimetri, ma anche perché è una situazione in cui abbiamo mostrato già in passato problemi individuali e di organizzazione: lo scorso Mondiale, ma anche l’Amichevole con il Belgio di marzo). Anche la nostra capacità di sbagliare molte occasioni potrebbe determinare la partita ma oltre a queste variabili non c’è molto da temere. La difesa italiana soffre il movimento (vedi amichevole con la Germania) ma quelli svedesi sono movimenti prevedibili e sporadici, senza una vera ricerca della profondità, né grande qualità tra le linee (dove siamo più vulnerabili). Mi aspetto una partita controllata maggiormente dall’Italia, magari una brutta partita, noiosa, ma gestita con maggiore consapevolezza.

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La linea difensiva svedese non è il massimo nel coprire la profondità...

Simone

C’è un dato che più di tutti dovrebbe far preoccupare gli svedesi. Tra tutte le partite del primo turno, l’Italia è la Nazionale che complessivamente ha corso di più, nel senso che le distanze coperte da tutti quelli che sono scesi in campo sommate tra loro hanno dato come risultato 119.7 km, mentre la Svezia è quella che ha corso di meno, ferma a 101,8 km. Diciotto chilometri - DICIOTTO CHILOMETRI - in più sono un’enormità, che dice contemporaneamente quanto bene abbia lavorato Conte su un richiamo di preparazione atletica (ma questa cosa andrà verificata sulla durata dell’intero torneo) e quanto statica sia la nazionale scandinava.

La Svezia è una squadra tecnicamente modesta, ma non più dell’Irlanda del Nord, anzi, eppure dubito che in questo Europeo giocherà una partita come quella che i nordirlandesi sono riusciti a giocare ieri, perché non corre, o quantomeno non corre bene. Ci credo che in patria non vedano l’ora di liberarsi di Hamrén. Credo che un segno della sua scarsa apertura mentale si possa individuare, oltre che nelle dinamiche che descrivi tu, anche in un fattore extra-campo. L’ultimo Europeo di calcio che si è giocato - quello Under 21 di un anno fa - lo ha vinto la Svezia: ecco, in una prima squadra che è tutto tranne che un collettivo intoccabile per qualità e organizzazione, di quella selezione giovanile il CT ha schierato titolari solo due giocatori, nella prima partita di Euro 2016, Lindelof e Lewicki. Poi è entrato Guidetti, ma non Hiljemark, che spero non entri neanche oggi. Se io fossi la Svezia, intorno a Ibra ce lo metterei qualche giovane in più, specie se puoi pescare tra i giovani campioni d’Europa, e specie se hai qualche problemino di mobilità. Buon per noi che ne abbia convocati così pochi.

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Qui Barzagli bullizza Hazard e poi il ripiegamento di Eder costringe Witsel a tornare indietro per respirare un po’.

Daniele

Francesco Lisanti, nella Guida al girone dell’Italia, ha detto che «Non c’è uno scenario in cui Ibra gioca male e la Svezia passa il girone». E persino contro l’Irlanda la Svezia è riuscita a strappare un pareggio grazie a Ibra, che non aveva giocato una grande partita. Penso di poter dire che per ora l’Europeo non sta premiando le grandi individualità. Per ora è stato decisivo Payet, Bale su punizione, ma in generale sembra contare molto di più la qualità del collettivo, ed è il contrario di quello che pensiamo di solito riguardo le Nazionali, no? In realtà, penso che questo dimostri solo che le gradi individualità hanno bisogno del contesto giusto, nei club come in Nazionale, solo che in Nazionale è più difficile creare quel tipo di contesto. Fin qui il migliore del torneo è stato Hamsik. E sono contento perché è un giocatore tremendamente sottovalutato, al livello secondo me dei migliori club d’Europa, ma che in Italia diamo un po’ per scontato. Te da chi sei rimasto folgorato?

Simone

Sì, finora è molto l’Europeo dei collettivi e direi poco quello dei grandi attaccanti, che stanno segnando meno del previsto. Kane, Lewandowski, Cristiano, Ibra, Muller, Morata e Lukaku messi insieme hanno segnato ancora zero gol. Di numeri 9 hanno segnato Vardy, Giroud, Pellè e Milik, meno attesi dei primi direi, tolto l’eroe di Leicester che infatti devi proprio essere Hodgson per lasciarlo in panca per una partita e mezzo. Io sono ovviamente rimasto folgorato da Payet, del quale mi ero già innamorato, e se ricordi bene non più tardi di un mese fa, fantasticando di fantamercato, pensavamo a quanto sarebbe interessante uno come Payet in mano a Spalletti assieme a Salah e Perotti.

Ecco, direi che anche già solo dopo queste due partite, l’idea di vedere Payet in Italia sia proprio fantascienza più che fantamercato. Se lo litigheranno a rilanci di 10 milioni e noi staremo a guardare dalla periferia dell’impero. Però più di tutti sono rimasto folgorato da uno che non sta giocando l’Europeo, ed è Michael Bradley, capitano della Nazionale Usa, che la scorsa notte in Copa América è sceso in campo con al braccio la fascia arcobaleno, per esprimere solidarietà e vicinanza alla comunità LGBT.

In un mondo come quello del calcio che è quasi terrorizzato dall’idea di ammettere l’esistenza dell’omosessualità al suo interno fino a negarla in modo plateale e ridicolo, un gesto anche piccolo come quello di indossare una fascia dopo una tragedia ha un senso grande, e mi fa avere una profonda ammirazione nei confronti di chi lo fa. E soprattutto mi fa chiedere: quanto sarebbe stato bello se la Uefa lo avesse chiesto a tutti i capitani per il primo turno di Euro 2016?

Daniele

Sì ho visto le immagini, molto belle. Il calcio è un business chiuso che non vuole offendere nessuno. Magari la Uefa avrebbe potuto pensare a delle fasce arcobaleno, ma non so quanto modificherebbe l’ipocrisia di fondo, quella di un settore della nostra società in cui in apparenza (salvo rari casi e poco famosi) non esistono gli omosessuali.

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