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Alberto Farinone
I demoni della Russia
17 nov 2021
17 nov 2021
La Nazionale russa ha un innato istinto al suicidio.
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Alberto Farinone
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Quelle della Russia non sono mai normali sconfitte. Si trasformano sempre in disfatte: partite epiche, dall'andamento melodrammatico, che si concludono, puntualmente, nel modo più tragico (o tragicomico, se preferite) possibile. E ogni tragedia che si rispetti necessita di un anti-eroe, di un protagonista negativo, che con un suo gesto inconsulto fa precipitare gli eventi. Più prosaicamente, un capro espiatorio a cui addossare tutte le responsabilità per l'ennesima bruciante sconfitta.


 

Negli ultimi giorni tale ingrato ruolo è toccato a Fedor Kudryashov, autore dell'autogol beffardo che è costato alla Russia la mancata qualificazione diretta ai Mondiali. Fino a dieci minuti dal termine, la selezione guidata da Valery Karpin era riuscita a difendere con le unghie e coi denti lo 0-0 nell'acquitrino di Spalato: rinunciando a giocare a calcio, come ammesso dallo stesso CT nel post-partita, ma concedendo comunque poche occasioni agli avversari. Un pareggio che avrebbe costretto la Croazia vicecampione del mondo a giocare i temuti playoff. Poi, improvvisamente, nel giro di venti secondi è cambiato tutto.


 

Kudryashov si stira il polpaccio destro, ma il giocatore russo non può essere sostituito perché Karpin ha appena effettuato il quinto cambio. Si continua così a giocare, con i croati che crossano in mezzo alla disperata, il pallone viene lisciato da tutti e poi deviato goffamente nella propria porta dallo stesso Kudryashov, rimasto stoicamente in campo. Un intervento tanto maldestro quanto sfortunato, perché causato dalle condizioni del terreno di gioco e dal suo infortunio precedente, che non gli ha permesso di intervenire sulla palla in modo pulito.




 

Kudryashov, terzino sinistro di 34 anni che ora gioca in Turchia, è uno degli uomini più esperti della Russia: un fedelissimo del precedente Commissario Tecnico Cherchesov (giocò tre gare da titolare, compresa quella con la Spagna, nel Mondiale casalingo del 2018), al quale Karpin si era affidato nella partita più delicata della sua gestione. Negli spogliatoi, le telecamere lo hanno ripreso immobile, emotivamente distrutto, come del resto tutti i suoi compagni. Una celebrazione della sconfitta tipicamente russa, in totale controtendenza con il racconto moderno dello sport, che sembra interessarsi unicamente dei vincitori.


 



Il povero Kudryashov, in ogni caso, è soltanto l'ultimo di una lunga lista di anti-eroi russi che hanno causato l'eliminazione (o la mancata partecipazione) della Sbornaya da un Mondiale o da un Europeo. La sua autorete potrebbe rimpiazzare nell'immaginario collettivo russo quella realizzata dal difensore Yury Kovtun contro l'Islanda in un incontro di qualificazione per Euro 2000: un colpo di testa in tuffo che, in Russia, è diventato sinonimo stesso della parola autogol.


 

 

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