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Quando Delio Rossi prese a pugni Adem Ljajic
07 mag 2020
07 mag 2020
Una scazzottata leggendaria.
(articolo)
12 min
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Sul finire della stagione 2011/12, la Fiorentina stava vivendo una delle sue annate più difficili. C’era stato l’esonero di Mihajlovic, il 6 novembre del 2011, e al suo posto era arrivato Delio Rossi. Il nuovo tecnico avrebbe dovuto coniugare un certo senso per il gioco (importante per la Fiorentina di quel periodo) e una grande esperienza in Serie A. Le cose non sono andate come previsto.

A fine anno i viola si sono ritrovati pericolosamente vicini alla zona retrocessione. Qualche anno prima i Della Valle avevano annunciato che la Fiorentina avrebbe lottato per lo scudetto nel 2011; esattamente allo scadere di quella promessa, ecco l’incubo Serie B. Nel frattempo, il 17 marzo era arrivata la storica sconfitta casalinga per 0-5 contro la Juventus, la prima di Antonio Conte. Una delle più grandi umiliazioni della storia recente della Fiorentina, considerando il rancore decennale che scorre tra le due squadre.

Il 2 maggio del 2012 si gioca Fiorentina-Novara. La Viola è in una posizione di classifica delicata: con 41 punti ha solo 6 lunghezze di vantaggio sul Lecce terzultimo. Una settimana prima aveva perso 2-0 a Bergamo contro l’Atalanta. La partita contro il Novara dava speranze. O meglio: era una di quelle partite che non si concepisce neanche di poter perdere. I piemontesi erano tristi al penultimo posto, retrocessi virtualmente. Per la Fiorentina si poteva quanto meno evitare il finale tragico. Ma quella è una di quelle stagioni in cui se una cosa può andare male, andrà male.

C’erano anche delle ragioni logiche. Delio Rossi era stato costretto a rinunciare a Stevan Jovetic (oltre che a Behrami, Vargas e Kharja). L’attacco della Fiorentina allora è affidato alla coppia Ljajic-Cerci, un tandem di antipatia raro nella storia del calcio. A centrocampo c’è Montolivo, con la fascia da capitano nonostante abbia già comunicato alla società la sua decisione di non rinnovare il contratto.

La Fiorentina parte bene, con fiducia, ma al minuto 14 va sotto: cross di Gemiti, Jeda di testa infila Boruc e fa 0-1 per il Novara. I padroni di casa reagiscono, ci provano con Salifu e Lazzari ma senza successo. Lo stesso Lazzari al 29’ stende Porcari all’interno dell’area di rigore viola: Giannoccaro indica il dischetto, Rigoni trasforma. La Fiorentina, al 30’ del primo tempo, è sotto di due a zero in casa contro la penultima in classifica.

In questo clima surreale, Delio Rossi decide di cambiare subito le cose: dentro Ruben Oliveira, fuori Adem Ljajic. La miccia è stata accesa: il serbo tornando in panchina dice qualcosa al tecnico e lo applaude ironicamente, poi gli mostra il pollice come a dirgli “bravo”.

Delio Rossi non ci vede più: punta il dito contro il giocatore e si scaglia addosso a lui, inizialmente lo strattona spingendolo sui seggiolini della panchina, poi “cade” anche lui nello spazio che separa la panchina dall’area tecnica. La scena è surreale: Ljajic è sopraffatto, insieme a lui va giù anche un componente dello staff tecnico, mentre altri componenti dello staff cercano di fermare la furia dell’allenatore, che carica il pugno all’indietro, smorfia storta da Braccio di ferro, mentre una delle due gambe è rimasta ancora nell’area tecnica.

Delio Rossi è incontenibile, il piede che è rimasto fuori spinge via una bottiglietta d’acqua, il tecnico comincia a colpire ripetutamente il giocatore, si vede un primo pugno, poi un altro, mentre Ljajic sembra alzare il braccio per pararsi. Tutto quel groviglio di corpi, giacche e botte scivola giù, il tecnico perde l’equilibrio, i due si separano. Nel frattempo erano accorsi diversi giocatori, il primo ad arrivare è stato De Silvestri, poi anche Felipe ha cercato di fare qualcosa. Infine si è avvicinato anche Romulo, mentre Neto assisteva sbalordito alla scena. Delio Rossi lancia un’ultima occhiata di fuoco a Ljajic, torna nell’area tecnica, lo guarda ancora, gli punta contro il dito e gli dice qualcosa; anche il serbo risponde nella stessa maniera mentre Romulo e Felipe allargano le braccia verso il loro allenatore, sconcertati, con Acosty che cerca di calmare Ljajic. Dopo tutto questo trambusto, Delio Rossi si rivolge verso l’arbitro Giannoccaro alzando le braccia come a dire “tutto ok, sistemato”.

La partita va avanti. Sarà Ljajic poi a raccontare cosa successe negli spogliatoi a fine primo tempo, sta di fatto che al rientro in campo la Fiorentina riesce a pareggiare la partita grazie a una doppietta di Montolivo: prima un calcio di rigore, poi un destro secco dopo un gran controllo, su assist di Cerci, altro giocatore che poi a fine stagione avrebbe detto addio alla Viola per andare al Torino.

La partita termina 2-2, per la Fiorentina i discorsi salvezza sono rimandati alla giornata successiva mentre il Novara retrocede aritmeticamente. Nel frattempo si parla solo di quella scena, entrata nell’immaginario del calcio italiano al pari del calcione di Baldini a Di Carlo, della litigata tra Varriale e Zenga e di tutta un’altra carrellata di video che l’algoritmo di YouTube ti propone dopo aver visto il primo, ossia questo:

Negli studi Sky Alessandro Bonan parla di «una scena raccapricciante, di un Delio Rossi fuori di testa che ha fatto qualcosa di assolutamente deprecabile», mentre Mario Sconcerti ipotizza addirittura un addio del tecnico a fine primo tempo. Non succederà: l’allenatore porterà al termine regolarmente la gara, tutto il resto succederà dopo il fischio finale. Nel frattempo, però, le telecamere avevano ripreso l’accaduto.

Le prime reazioni

Da parte della società non c’è stato alcun tentennamento. Andrea della Valle ha subito preso posizione esonerando l’allenatore: «Ci siamo confrontati con Rossi, ma alla fine abbiamo preso questa decisione di esonerarlo anche per il suo bene. Anche lui quando riguarderà le immagini, da brava persona qual è, si renderà conto di quello che ha fatto. Evidentemente tutto lo stress accumulato in questi mesi ha avuto il suo peso».

Sullo stress ha posto l’accento anche Antonio Conte, che ai microfoni Rai ha censurato il gesto senza mezzi termini, aggiungendo poi che «sull’allenatore e sui giocatori si caricano delle pressioni enormi, delle tensioni veramente enormi che poi portano a questo».

All’interno della stessa trasmissione, Zbigniew Boniek invece sosteneva che il tecnico avesse fatto bene, citando “il pugno del padre verso il bambino”, con Galeazzi che dall’altra parte si rifaceva invece all’etica dell’allenatore, che deve saper mantenere la calma anche in queste situazioni.

Dagli studi di Sky Mario Sconcerti ha chiamato in causa il codice penale: «Non c’è discussione: picchiare le persone è un reato, è stata una scena selvaggia, io l’ho vista in diretta. È stato inquietante, ti lasciava un vuoto dentro: era chiaro che stava succedendo qualcosa di grave a una persona che era sempre stata corretta». Netta anche la linea di Damiano Tommasi: «Capisco la tensione del momento, ma perdere la bussola in quel modo non ha giustificazioni. Non è questione di sindacato: semplicemente, c'è poco da salvare di quella scena».

In molti invece la pensavano come Zbigniew Boniek. Una parte della tifoseria si è schierata apertamente con l’allenatore, il quale, secondo le testimonianze di quella giornata, ha ricevuto cori e applausi dalla Fiesole. Due giorni dopo, fuori dallo stadio Artemio Franchi, è apparso uno striscione che recitava «Da mercenari circondato, da uomo vero ti sei comportato».

La versione di Delio Rossi

Per spiegare l’accaduto, Delio Rossi ha tenuto una conferenza stampa in cui ha parlato a cuore aperto: nella premessa dichiara di non essersi preparato niente e che andrà a braccio, sottolineando che alcune cose le terrà per sé.

Il tecnico appare lucido e pacato, un’immagine completamente diversa rispetto all’uomo folle e istintivo che aveva preso a pugni un suo calciatore. Dopo essersi scusato con tutti, come era prevedibile, Delio Rossi prende un paio di secondi di pausa. Raccoglie energie e pensieri, poi dichiara: «In questi giorni ho visto molti moralisti, molti perbenisti che si sono permessi di dare dei giudizi senza aver vissuto la situazione, senza sapere la storia di un uomo, senza sapere di chi parlavano». Il tecnico poi comincia a ripercorrere le tappe della sua carriera, richiamando alcuni episodi da etica operaista della sua gavetta per arrivare in Serie A.

«Su due-tre punti fermi non transigo: il primo è il rispetto della mia persona, il secondo è il rispetto del mio lavoro, terzo è il rispetto della squadra che alleno… e soprattutto il rispetto della mia famiglia: se toccano questi sentimenti, allora non va bene». Delio Rossi, con la voce roca, dice che almeno uno di questi punti è stato toccato, e lui non ci ha visto più.

Un altro passaggio importante della conferenza è quando critica l’ipocrisia di chi, vedendo quell’episodio, ha commentato che se fosse stato furbo, Delio Rossi avrebbe aspettato di essere negli spogliatoi per scagliarsi sul suo giocatore. La risposta del tecnico è chiara: «Ma se il gesto è stato brutto, in uno spogliatoio passava per un gesto virile o sanguigno, mentre davanti alle telecamere passa solo per gesto solo di violenza? Penso che non sia giusto, penso che se un gesto è deprecabile è deprecabile sempre». Poi, la frase che ha regalato il titolo ai giornalisti: «Non ho mai detto di essere Padre Pio».

Andando avanti nel suo discorso contro i perbenisti, Delio Rossi tocca delle punte di misticismo. Cita un proverbio indiano che recita «prima di dare un giudizio su una persona devi camminare due giorni con i suoi mocassini» (in realtà il proverbio usa “tre lune” come unità di tempo). Poi ricorda che «ferisce più la lingua della spada». Dopo aver giurato ancora pentimento, Delio Rossi sta per salutare tutti, i giornalisti gli chiedono un paio di chiarimenti a cui non risponde. Ci tiene a definire il suo gesto «umanamente giustificabile», lascia la conferenza stampa e chiude così la sua storia con la Fiorentina.

La versione di Adem Ljajic

Ljajic invece non ha parlato in conferenza. La società ha preferito dargli il contesto protetto di un’intervista su Viola Channel.

Si scusa, poi racconta la sua versione dei fatti. Con le mani giunte e l’aria colpevole, Adem Ljajic dichiara di aver detto a Delio Rossi «sei un grande mister, bravo così», senza aspettarsi quella reazione. L’intervistatore domanda se sia vera la storia delle frasi in serbo all’allenatore, il giocatore da parte sua risponde così: «Inizialmente ho detto solo “bravo, grande”, poi lui mi ha risposto “stronzo, ti voglio ammazzare”, non lo so... e poi dopo anche io ho detto qualcosa in serbo».

L’intervistatore prima gli chiede perché sia rimasto in panchina dopo l’accaduto, e Ljajic risponde di averlo fatto per stare vicino alla squadra. Poi la domanda su ciò che è accaduto nello spogliatoio all’intervallo: «Il mister appena è entrato ha buttato la lavagnetta e si è scagliato subito contro di me. Io mi sono alzato, ci siamo detti altre parole, poi è tutto finito. Il mister poi ha parlato anche con i compagni, dicendogli di dare il massimo nel secondo tempo».

Ljajic dichiara di non aver mai avuto problemi con altri allenatori, poi aggiunge di aver seguito la partita con il Lecce (nella quale è arrivata la matematica salvezza grazie alla vittoria per 1-0 con gol di Cerci). Riguardo i suoi compagni dice di averli sentiti, e di pensare che siano dalla sua parte. Il giocatore poi ringrazia Gamberini per alcune belle parole spese nei suoi confronti, dopo parla del suo futuro: vuole restare a Firenze, dice, ha anche comprato casa.

Qualche parola anche sul clamore mediatico suscitato: «Sono passati alcuni giorni, mi sono calmato ma tutto questo è difficile per la mia famiglia, perché vedono le foto, i video… Tutta la Serbia ha visto questa scena, mi dispiace per la mia famiglia». Infine, la chiusura sul provvedimento della Fiorentina, che lo aveva sospeso dagli allenamento: «Mi dispiace, voglio tornare più presto possibile, ma capisco che loro siano arrabbiati. Ora andiamo avanti».

Ljajic resterà alla Fiorentina un’altra stagione e sarà la migliore della sua carriera (12 gol in totale, di cui 11 in Serie A e uno in Coppa Italia). Lascerà Firenze nell’agosto del 2013, per trasferirsi alla Roma per 11 milioni di euro più 4 di bonus.

Cosa è successo dopo

Cosa è rimasto di quella lite, nei giorni, nelle settimane e poi nei mesi e negli anni seguenti? L’attenzione di molti, allora, era rivolta alle esatte parole pronunciate da Ljajic: la meticolosa ricerca degli esatti termini utilizzati dal serbo ha visto sul piatto diverse ipotesi. Qualcuno ha sostenuto che Ljajic avrebbe detto a Delio Rossi “sei più handicappato di tuo figlio”, anche se il tecnico in realtà non ha un figlio disabile; altre fonti invece riportavano insulti pesanti come “pezzo di merda, vecchio di merda”, oltre a un “te l'ha suggerito tua moglie il cambio?”.

In un’intervista al Corriere della Sera Ljajic si è difeso sostenendo di non aver mai offeso la famiglia del tecnico: «Leggete pure il mio labiale, sono pronto a lasciare il calcio se si vede che dico cose simili». Delio Rossi, da parte sua, in un’intervista rilasciata a Repubblica è entrato più nel dettaglio, rivelando che Ljajic gli avrebbe detto in serbo “vai nella f*ca di tua madre” (da qui, probabilmente, quel passaggio sulle frasi in serbo durante l’intervista con il canale ufficiale viola).

Ci sono stati poi strascichi anche dal punto di vista legale, con il padre di Ljajic che in quei giorni aveva pensato di denunciare Delio Rossi per lesioni, salvo poi cambiare idea. In tribunale, comunque, questa storia ci è finita lo stesso: il tecnico ha fatto causa alla società viola, chiedendo un risarcimento per il presunto licenziamento senza giusta causa, più i danni d’immagine. La Fiorentina, dall’altra parte, ha risposto chiedendo a sua volta un risarcimento per i danni d’immagine. La sentenza del giudice, pur non riconoscendo un risarcimento per nessuna delle due parti, ha dato ragione alla Fiorentina: Delio Rossi aveva violato i suoi doveri di allenatori così come elencati nel regolamento FIFA, quindi il licenziamento era legittimo.

Qualche mese dopo il fatto Ljajic e Delio Rossi si sono incontrati di nuovo: uno sempre come giocatore della Fiorentina, l’altro come allenatore della Sampdoria. Era il 28 aprile del 2013, la Viola vinse 3-0 a Marassi e Ljajic andò in gol. Ovviamente Delio Rossi nel post-partita è stato stuzzicato: «Non ci siamo salutati, ma è come se lo avessimo fatto. Su quell'episodio ho già chiesto scusa a lui e a tutti. È un ragazzo molto giovane che, col tempo, sta diventando più maturo: i ragazzi bisogna saperli aspettare, non posso che fargli i complimenti». Dopo aver segnato, Ljajic si era portato il dito alla bocca, chiaro segno di chi vuole zittire qualcuno. Nel post-partita, comunque, il giocatore aveva dichiarato di non aver pensato in quel momento a chi fosse l’allenatore avversario, aggiungendo di non aver avuto nessun chiarimento con il suo ex tecnico.

Negli anni successivi Delio Rossi è stato interpellato più volte sulla questione Ljajic, segno che si è trattato di un episodio indelebile nella memoria condivisa del calcio italiano. Qualche anno più tardi, ripensando a quegli attimi vissuti direttamente dalla panchina viola, il portiere Neto ha detto che «la cosa più divertente avvenuta in una partita è stata quando un mio allenatore ha sostituito un giocatore e lo ha rincorso per colpirlo con un pugno». Nessuno gli ha chiesto di specificare di quale partita parlasse.

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