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Le ultime 100 punizioni di Cristiano Ronaldo
24 giu 2020
24 giu 2020
Di cui solo 4 si sono trasformate in gol.
(articolo)
13 min
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Negli ultimi anni Cristiano Ronaldo è riuscito a ritardare l’inevitabile decadimento fisico adattando il proprio gioco in maniera scientifica. Non è più il dribblomane forsennato dei primi anni, ma neanche il giocatore che nel suo picco voleva segnare ogni volta che toccava il pallone (spesso riuscendoci). Oggi Ronaldo è un giocatore più riflessivo, in grado di gestire il suo fisico come fosse un computer. Nei momenti migliori Ronaldo sembra estendere il suo controllo sulla partita in maniera naturale, come se fosse un esercizio in palestra. Tranne per una cosa: i calci di punizione.

Come evidenzia il blog di Michel Acosta, da 5 anni a questa parte Ronaldo non segna praticamente più da fermo, mentre il suo acerrimo nemico Messi con gli anni sembra invece aver affinato la propria tecnica tanto da preparare l’aggancio nel prossimo futuro (al momento è indietro di due gol su punizione). La cosa non è passata inosservata: sui problemi di Ronaldo con i calci di punizione si è scatenata un’inevitabile girandola di ironia, accentuata ovviamente dalla rivalità con l’argentino, condita di spiegazioni pseudo-scientifiche e legittimi dubbi su cosa possa essere accaduto all’improvviso.

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Per un molti anni Ronaldo ha segnato molto su calcio di punizione. 54 reti in totale, con il picco di sette punizioni realizzate nella stagione 2010/11, ma nell’ultimo periodo qualcosa si è rotto fino ad arrivare ad una stagione da zero gol su punizione – l’ultima, la prima con la Juventus - come non gli succedeva da quando aveva 18 anni e giocava nello Sporting Lisbona.

Questa improvvisa sterilità è difficilmente spiegabile. I calci di punizione sono situazioni statiche nelle quali Ronaldo dovrebbe far valere le sue grandi capacità balistiche a prescindere dallo stato di forma e dall’età. Sembra un paradosso: siamo abituati a dire che “il piede non invecchia” quando guardiamo i video di Mihajlovic, che ancora oggi segna punizioni su punizioni in allenamento, mentre per Ronaldo sembra vero il contrario: il fisico non invecchia, ma il piede sì. Solo che noi sappiamo che non è possibile, che con il pallone fermo, i compagni fermi, un pugno di uomini in barriera le cose non possono cambiare nel tempo in maniera così radicale.

https://twitter.com/OptaJean/status/1232770850455277570?s=20

Una possibile spiegazione riguarda i palloni, l'unica cosa forse che cambia negli anni nei calci di punizione. Ronaldo ha costruito il suo mito negli anni al Manchester United, tracciando parabole ipnotiche con i palloni degli ultimi anni '10, che sembravano viaggiare come spirali. Ma ha continuato anche nella prima parte della sua esperienza con il Real Madrid, con palloni sempre più simili a quelli di oggi, trovando il suo modo unico di calciare. L'alternativa è credere che qualcosa si sia rotto nella memoria muscolare del portoghese, che abbia perso un passaggio impercettibile che rendeva le sue punizioni un pericolo.

Per provare a capire, ho realizzato una fenomenologia delle ultime 100 punizioni tirate da Cristiano Ronaldo. La prima punizione durante un'amichevole contro la Svezia sul risultato di 2-0 (il Portogallo poi perderà per 2-3); l’ultima con quella della Juventus contro il Bologna, il 22 giugno 2020, una punizione finita in una curva vuota. In mezzo ci sono trionfi, coppe di ogni tipo e anche uno dei trasferimenti più inaspettati della nostra epoca, quello dal Real Madrid alla Juventus.

Cristiano Ronaldo si atteggia da cyborg (100%)

Foto di Eric Verhoeven/Soccrates/Getty Images

Cominciamo dalle cose facili. Non credo ci sia neanche bisogno di descrivere la rincorsa che Cristiano Ronaldo usa per calciare le sue punizioni. Viene costruita meccanicamente, immutabile, nell’illusione di arrivare sul pallone sempre allo stesso modo e ottenere sempre lo stesso risultato vincente. I continui fallimenti degli ultimi anni, però, ne hanno compromesso l’aura, rendendo la titanica sequenza quattro-passi-indietro-posa-scultorea-sospiro-quattro-passi-avanti sempre più la parodia di sé stessa e sempre meno uno strumento per torturare la psiche dei portieri avversari. Ciononostante, come un simulacro di un tempo felice ormai alle spalle, Ronaldo si ostinata a ripeterla ogni maledetta volta.

Cristiano Ronaldo si atteggia da cyborg con i quadricipiti troppo grossi per i suoi calzoncini (4%)

Capita che la vita ci offra delle occasioni per riflettere. Nelle 100 punizioni visionate, per quattro volte ho visto Ronaldo tirarsi su i calzoncini per lasciare scoperto l’ipertrofico quadricipite. Questa cosa è successa solo durante i Mondiali 2018 contro Spagna, Marocco, Iran e Uruguay. Solo lì, mai altrove. Cosa voleva dirci con questo gesto? Era semplicemente un comportamento da coatto? I coatti in spiaggia si tirano su il costume a boxer per farlo diventare uno slip, forse Ronaldo voleva protestare contro il Mondiale in estate, quel momento dell’anno che lui vuole passare sullo yacht con famiglia e amici? Forse era pagato dal Qatar – non a caso dove si terranno i primi mondiali invernali - per farlo? E allora dobbiamo aspettarci di rivederlo alzare i calzoncini nelle prossime settimane quando sarà costretto a giocare in piena estate? O forse non è niente di tutto questo, forse è un messaggio al figlio – un inside joke tra loro due che non possiamo conoscere. Resta un comportamento che non capisco, che non accetto da Ronaldo, apparentemente schiavo della sua routine immutabile. Cristiano, cosa volevi dirci?

Nike, ti prego, fai qualcosa per quelle povere gambe costrette.




Cristiano Ronaldo segna (4%)

Ok, siamo onesti: la vita non è un film, a Cristiano Ronaldo non hanno rubato il talento come in Space Jam. Qualche volta riesce ancora segnare anche su calcio di punizione. Ci è riuscito in 4 degli ultimi 100 tentativi diretti verso la porta: ci sono gol sporchi (Juventus vs Inter in precampionato 2019, a nostra conoscenza l’unico sinora in bianconero), anche viziati dalla forte complicità del portiere (Portogallo vs Svizzera alle semifinali di Nations League, 2019) o della barriera (Real Madrid vs Gremio, finale del Mondiale per club 2017).

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Puff, la palla compare magicamente dietro la barriera

C’è anche, certo, la bravura pura e semplice di Cristiano Ronaldo (1%) in quella che è la punizione più famosa di CR7 nell’ultimo decennio, decisiva come immaginiamo esserlo Cristiano Ronaldo, elegante e vincente nella traiettoria: la rete del 3-3 nel finale della gara di Coppa del Mondo tra Portogallo e Spagna, ultima meraviglia di una tripletta formidabile.

https://giphy.com/gifs/UsHf2fcEldUgDJeqmp

Sopra la barriera, De Gea immobile.

Una punizione bellissima, una punizione che ci fa dire: Allora vedi che le sa tirare. Ce ne sono però poi altre 96, quelle che ci toccano sulla spalla per farci cambiare idea, che ci sussurrano: Ma non sarebbe meglio farle tirarle a qualcun altro, ‘ste punizioni? Chiunque altro?”.

Cristiano Ronaldo e la barriera (44%)

Quello tra Ronaldo e la barriera è un rapporto che si è incarognito negli ultimi tempi, tanto che i più maligni hanno coniato il soprannome di Barrieraldo per sottolineare lo stretto feeling tra il portoghese e la linea Maginot di uomini a 9,15 m dal punto di battuta.

Ma si fa presto a dire “barriera”. Come le famiglie infelici di Tolstoj in un celebre incipit, ogni tiro di Ronaldo su quel muro di uomini è diverso da tutti gli altri. Tre diverse categorie sono evidenti:

  • La barriera devia (17%): il tiro di Ronaldo viene scheggiato da uno degli avversari in barriera, pitturando ogni volta un potenziale finale diverso che ci lascia col fiato sospeso. La deviazione apre un nuovo universo, ci costringere a riconsiderare in pochi attimi gli aspetti che consideravamo assodati, ci trae anche in inganno. A volte si esaurisce in calcio d’angolo, talvolta addirittura in gol (quella contro l’Inter ad esempio), altre volte – la maggioranza – il pericolo si dilegua da sé e il gioco continua. Un potenziale “SIUU” si forma si disperde nel vento senza lasciare traccia, e questo un po’ ci ferisce.

  • La barriera respinge (24%): è chiaro che l’emozione di una respinta da parte della barriera rispetto alla semplice deviazione è profondamente diversa. Il tunf secco con cui la volontà di potenza di Cristiano Ronaldo viene respinta dal destino avverso sotto forma di corpo del nemico è il silenzio che ruba la scena, la Luna sorda ai lamenti del pastore leopardiano. La barriera nel calcio non assomiglia affatto al muro della pallavolo, espressione di atletismo e imposizione tanto quanto una schiacciata. Possiamo immaginarlo, il cuore di Cristiano Ronaldo che fa più o meno lo stesso rumore, nell’istante di cui vede la porta del suo universo immaginario (quello in cui fa sempre gol, per capirci) chiudersi bruscamente: tunf.

  • La barriera smorza (3%): probabilmente la mia categoria preferita. Ronaldo colpisce la barriera, la palla si spegne tra i piedi degli avversari e resta lì, a pochi centimetri, senza spinta e direzione, per un attimo abbandonata, un attimo che sembra durare minuti interi. Se quando la barriera respinge il tiro viene restituita almeno una seconda possibilità al tiratore (pensate a quanto sono belli i gol in cui dopo la ribattuta chi ha battuto la punizione riesce ad esplodere un secondo tiro molto più violento). La smorzatura no, è un pianoforte suonato con la sordina inserita, che non lascia il segno.




Cristiano Ronaldo sparacchia pure senza barriera (1%)

Sono gli ultimi minuti della prima finale di Nations League della storia, il Portogallo sta vincendo grazie ad un gol di Gonçalo Guedes al 60’. Cristiano Ronaldo guadagna una punizione dai 25 metri spostato sul lato sinistro dell’attacco. Non sarà nel suo periodo fortunato, ma ci si aspetterebbe un po’ di rispetto per uno dei più grandi calciatori di sempre che può tirare verso la porta. Invece l’Olanda schiera un giocatore in barriera pensando sfacciatamente al possibile contropiede.

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Due giocatori del Portogallo si dispongono almeno per coprire un po’ di visuale a Cillessen. Per scena. Per provare a far vedere (anche solo a Ronaldo stesso) che di quella punizione importi veramente qualcosa a qualcuno.

Nonostante la barriera composta da un solo giocatore (possiamo chiamarla ugualmente barriera? Probabilmente no), Ronaldo mantiene immutabile la proprio tecnica di tiro (d’altronde non è di Ronaldo la foto alla voce Wikipedia “flessibilità” – anzi in nessuna delle tre, potete andare a controllare). L’impatto è però pessimo: Ronaldo colpisce di mezzo esterno e il pallone attraversa l’area piccola prima di spegnersi sul fondo. All’altezza della lunetta Georgino Wijnaldum se ne sta con le mani sui fianchi e un linguaggio del corpo che tradisce l’impazienza tipica di chi aspetta che si liberi il primo sportello disponibile alle Poste. Cristiano Ronaldo non viene giudicato meritevole neanche del più minimo rispetto: il comportamento dei giocatori dell’Olanda stride con il rituale messo in piedi dal portoghese. Forse la massima espressione del suo narcisismo, un rito quasi sacro, viene sminuito in maniera sfacciata. Sarei curioso di sapere come l’ha presa.

Cristiano Ronaldo viene derubato di un gol (1%)

Sappiamo bene quanto Ronaldo possa detestare chi lo spodesta dal trono del gol – e sappiamo bene che a volte ha anche ragione. Cosa avrà pensato di Ramsey quando ha toccato sulla linea il pallone che sarebbe diventato il suo primo gol su punizione con la maglia della Juventus in una partita ufficiale? L’avrà ringraziato perché tutto sommato sfruttare una colossale papera del portiere per raggiungere questo traguardo l’avrebbe sminuito? Ronaldo riesce a scindere tra un gol triste per la sua squadra e un suo gol triste accettando il primo per la collettività e rinunciando al secondo per il proprio ego?

No. L’ha odiato come minimo. Ramsey poi si è scusato: troppo tardi.




Cristiano Ronaldo ci prova da posizioni improbabili (26%)

La voglia di tirare in porta di Ronaldo non conosce confini, neanche ora che con gli xG possiamo stabilire quante possibilità ci sono di segnare da una determinata posizione. Neanche quando anche il buon senso vorrebbe quanto meno un mancino sul punto di battuta. In alcune punizioni Ronaldo deve semplicemente tirare. In questi casi, probabilmente, Ronaldo non pensa davvero che può fare gol, tirare è il suo modo per ristabilire le gerarchie come gli animali che urinano per marcare un territorio. Ronaldo si comporta come se fosse ancora il proprietario del pallone negli stretti vicoli di Funchal – o almeno, è così che me lo immagino a 8 anni – sempre con il pallone in mano mentre gli altri bambini gli dicono “Sì va bene Cristiano, tira tu”.

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Un timidissimo e poco convinto passetto indietro, poi solo tanta rassegnazione: qualcuno salvi il soldato Bernardo Silva.

Cristiano Ronaldo calcia con, sullo sfondo, la pubblicità del nuovo profumo di Cristiano Ronaldo (1%)

Sai che enorme occasione commerciale persa, quella di segnare con i cartelloni pubblicitari dietro la porta totalmente ricoperti dalla cubitale scritta “CR7 THE NEW FRAGRANCE”? Peccato Cristiano, peccato.




Cristiano Ronaldo nello stadio dei PlayMobil (4%)

Specialmente durante i gironi di qualificazione internazionali, la carriera di un calciatore di alto livello lo porta ad affrontare squadre zeppi di semi-professionisti o dilettanti. È successo anche a Ronaldo, e ovviamente gli è successo di dover calciare delle punizioni. Eppure anche in questi casi Ronaldo ritiene necessario mantenere la sua posa solenne, la rincorsa impostata, il calcio iconico. Sono gesti che stonano con il contesto: spalti bassi, campi tristi, piste d’atletica che sembrano pronte a ospitare, pochi giorni dopo, un meeting d’atletica di second’ordine. Anche i tifosi di casa sperano di assistere a un’impresa balistica dell’idolo mondiale, ma non accade, non può accadere: in luoghi così piccoli non c’è semplicemente spazio per la grandezza di Cristiano Ronaldo.

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Se guardate bene, sullo sfondo si possono intravedere le insegne degli imminenti Europei Allievi di mezzofondo.

Cristiano Ronaldo odia (13%)

Abbiamo imparato ad accettarlo: Cristiano Ronaldo rosica, di continuo, in ogni momento in cui non è decisivo per le sorti della partita che, per motivi pratici, sono la maggior parte dei 90’ minuti. Non fanno eccezione i calci di punizione, fondamentale in cui pretende di avere l’intero cosmo sotto controllo, ma con cui ha perso progressivamente fiducia negli anni.

Così la frustrazione emerge, nel vedere un gesto che era così suo non essere più così suo, nel sentire il conto dei gol di Messi alle calcagna, nel vedere in questa parabola discendente una metafora di questa parte della sua carriera e – perché no – forse della sua stessa vita (Ronaldo è la persona che più di tutte non accetta la caducità della vita). Ma in campo non c’è tempo di pensare alla morte, e così Cristiano Ronaldo si aggrappa al contingente: alla distanza della barriera (3%), a un presunto tocco di mano non fischiato (6%), alla presenza di un compagno che l’ha ostacolato (2%), a un manto erboso non all’altezza (3%) come nell'ultima punizione contro il Bologna, quando dopo aver sparato il pallone altissimo, Ronaldo ha spostato mestamente lo sguardo sul terreno del Dall'Ara, forse colpevole ai suoi occhi di non essere il terreno del giardino della sua villa dove queste punizioni gli entrano tutte. E quando non c’è proprio più niente di materiale per cui crucciarsi, sembra rivolgersi direttamente a Dio (3%) – o forse a se stesso, chi può dirlo, guardando in alto.

Talvolta, però, la tristezza lo assale lì, sul posto, lasciandolo senza fiato.

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Come riconoscere Ronaldo? L’unico immobile dopo la respinta.

Reagisci, Cristiano. Non tutto è perduto. Ci sarà ancora una punizione, più in là oltre l’orizzonte. E ci verrà comunque da pensare, malgrado tutto: “Ma vuoi vedere che stavolta…”




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