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Foto di Gonzalo Arroyo Moreno/Getty Images
Classificone Marco D'Ottavi 29 gennaio 2016 8'

Anche Cristiano Ronaldo rosica

Tutte le cose che fanno arrabbiare il fuoriclasse portoghese.

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Mentre vedevo Lionel Messi sollevare il suo quinto Pallone D’Oro – superando il precedente record di quattro che già gli apparteneva – ho pensato a Cristiano Ronaldo. Perché, di riflesso, l’11 gennaio 2016, il portoghese ha perso il Pallone D’Oro per la quinta volta.

 

Arrivare secondo nella corsa al trofeo di miglior giocatore del mondo, quando sopra al camino nei hai già 3 (più diverse altre coppe, premi, scalpi e reggiseni), non dovrebbe infastidire un essere umano più di tanto. Eppure diversi giornali hanno ritenuto necessario sottolineare che Cristiano Ronaldo è “apparso più tranquillo che in altre sconfitte”, come a voler intendere che la normale reazione del portoghese ad ogni situazione che non preveda una sua vittoria sia il rosicamento.

 

La sua reazione alla vittoria di Messi nell’edizione del 2012 ha fatto storia, e se volessimo far diventare il rosicamento di Cristiano Ronaldo un periodo storico, molto probabilmente partirebbe da qui.

 

crpalloneoro2012

 

Premiazione Pallone d’oro 2012, rosicata su tela.

 

L’atto del “rosicare” è proprio del personaggio Cristiano Ronaldo tanto quanto l’eccesso di gel nei capelli, la postura cripto-fascista prima di un calcio di punizione, il tacco per cambiare direzione e i muscoli ipertrofici sfoggiati come se il mondo fosse la sua Fregene personale.

 

Ma perché, precisamente, Cristiano Ronaldo rosica?

 

 

Perché esistono porzioni della realtà in cui non è lui a fare gol

 

CR7 è un campione, non si discute. Eppure è costretto dalle circostanze a vivere in un perenne stato di ansia da prestazione, dovuto a questa patologica necessità di avere tutto, più di tutti, sempre e comunque; come se avesse capito che non esistono più ideologie collettive, ma solo narrazioni individuali sempre più legate ai numeri e ai risultati per cui il giorno in cui la storia si ricorderà di lui conterà solo aver segnato un gol più del possibile. Prendete questa occasione: Higuaìn salta il portiere e si avvia a concludere a porta vuota, Ronaldo arriva da dietro e tenta di prendersi un gol che non gli spetta, andando a scontrarsi con il compagno. Invece di scusarsi, CR7 rosica: nella sua mente quello era un suo gol.

 

Ogni occasione mancata per aggiornare la sua contabilità è come una pugnalata nella schiena. Contro l’Almeria, Arbeloa gli toglie la possibilità di fare il 378esimo gol stagionale, per segnare il suo primo. Questa mancanza di rispetto verso il suo bisogno di fare gol lo manda ai pazzi proprio, non riesce a farsene una ragione.

 

L’unica spiegazione è che il non segnare sia per Ronaldo una condizione umana non accettabile, facendo del portoghese una specie di Sartre del gol. Come in questa circostanza, in cui non riesce a contenere il disappunto per il fatto che Arbeloa lo ha anticipato nel mettere il pallone in rete.

 

Non accettare uno sviluppo della realtà in cui non sia lui a segnare quando se ne presenta l’occasione lo porta a dei comportamenti contro natura, che finiscono per mettere in dubbio la sua credibilità di animale sociale.

 

Poi c’è il caso particolare di Gareth Bale. Ogni gol del gallese è un attacco personale alla fortezza che Cristiano ha costruito a Madrid. Durante un Real Madrid – Levante si sono verificati due episodi che hanno portato agli estremi questa faida (che ricordiamo è tutta nella testa del portoghese).

 

Quando una sua rovesciata viene respinta sulla linea e subito dopo messa in rete da Bale, il disappunto di CR7 non può far altro che esplodere nella classica rosicata con il braccio alzato.

 

Succede poi che, pochi minuti dopo, un tiro di Ronaldo sbatta sul piede di Bale e finisca in rete, andando a rompere le residue energie nervose di CR7 che ignora totalmente il ruolo del gallese arrivando ad autoconvincersi che il gol sia suo.

 

Ronaldo fa finta di nulla nell’assurda speranza che il gol venga assegnato a lui, quando poi lo speaker urla il nome di Bale (come ovvio) ha la reazione scomposta di un bambino privato del gioco. Si tocca le parti intime quasi come come se fosse ancora nella fase genitale, o anale.

 

Questa è la categoria di rosicamento peggiore, perché rosicare per il gol di un tuo compagno è un po’ una merdata. Tipo che se Arbeloa, Benzema e Bale si siedono sulla riva del fiume prima o poi il cadavere di CR7 passa. O almeno ci pensano.

 

 

Cristiano Ronaldo rosica perché vuole la creazione di uno unico stato Palestinese o almeno la soluzione dei due Stati.

 

Questa è una categoria in potenza. Ovvero non esistono prove reali dell’appoggio di CR7 alla causa palestinese, ma neanche contrarie. Qualcuno deve aver pensato che fosse uno sponsor plausibile; uno che magari non si espone, però vallo a sapere…

 

 

Qui con una buona dose di complottismo si ipotizza che Cristiano abbia sbroccato con i giocatori di Israele, rifiutandosi di scambiare la propria maglia con loro, per il semplice fatto di essere israeliani.

 

Ovviamente non esistono prove reali di una presa di posizione del portoghese nella diatriba tra Isreale e Palestina, ma è curioso indagare come il suo atteggiamento scontroso in campo sia diventato il terreno fertile per illazioni e meme abbastanza divertenti come questo.

 


 

Cristiano Ronaldo rosica perché il Barcellona gli fa gol

 

Ognuno di noi ha vissuto almeno una volta nella vita quel terribile momento in cui il Barcellona gli ha fatto troppi gol. E se ancora non lo avete vissuto, tranquilli perché prima o poi capiterà anche a voi.

 

ronaldoreaction

 

Cristiano Ronaldo è l’assoluto protagonista di questa sensazione di impotenza, costretto a giocare contro i blaugrana più volte l’anno e sempre in momenti decisivi della sua carriera.

 

Qui rosica semplicemente perché il Barcellona si passa la palla.

 

😄😅😄😅”@otunba7: 😄😆😄😆😄😆”@dahrmmie_jegz1: Ronaldo angry af 😂😂😂😂😂 pic.twitter.com/KcAEmBRLx9“”

— ADEWOLE OLUWATOSIN (@TosinTosade) 25 dicembre 2015


 

Cristiano Ronaldo rosica perché i suoi compagni di squadra sono esseri umani

 

Questa cosa che con i compagni di squadra bisogna essere un attimo malleabili CR7 non l’ha capita proprio. Per lui è tutto bianco o tutto nero.

 

 

La reazione all’evidente errore di Iker Casillias è un buon esempio del livello di alienazione del portoghese rispetto alla realtà che noi altri percepiamo. Sembra quasi che Cristiano sia affetto da una di quelle malattie in cui ti manca qualcosa nel cervello e non puoi capire il disagio altrui (addirittura Toni Kroos prova estremo disagio per la reazione del portoghese).

 

commentoyoutube

L’utente Thomas468 argomenta il suo disappunto, mentre Saam Mayahi Nisi ci ricorda che è tutto riconducibile al fatto che CR7 odia perdere.

 

Il problema è che questo deficit emotivo non si limita ai 90 minuti. Durante un evento dello sponsor che prevedeva dei giochi a squadre, Cristiano Ronaldo arriva a rosicare talmente tanto da accusare gli organizzatori – ad alta voce –  di averlo messo in una “squadra di merda” perché sta perdendo.

 

ronaldoaudi

 

Dal video si percepisce bene come l’affermazione del portoghese vada a rompere un momento di assoluta tranquillità calando una patina di tensione che il Chicharito Hernandez non può proprio sopportare. Non voglio sapere come deve essere il natale a casa Ronaldo. Se gioca a carte, meglio farlo vincere.

 

 

Cristiano Ronaldo rosica pure quando si allena

 

Da quando esistono i canali tematici dei vari club abbiamo capito che la vita dei calciatori è così bella che è bella anche la parte che non dovrebbe esserlo: l’allenamento. È tutto un fare torelli magici, segnare gol di tacco, improvvisare balletti in un atmosfera rilassata e gioviale.

 

Poi c’è CR7 con i pantaloncini arrotolati che fa il dito medio a Di Maria.

 

 

Proprio quello cattivo in cui contemporaneamente ti porti l’altra mano nell’incavo del braccio.

 

Quando gli annullano un gol nelle porticine, fa prima finta di rosicare, per non far vedere agli altri che sta rosicando, poi non riesce a trattenersi e fa sul serio perché a casa ha un quadernino in cui tiene conto di tutti i gol segnati nelle porticine in allenamento e gliene mancano 3 per arrivare a 10000.

 

 

 

Cristiano Ronaldo porta enormi cuffie al collo e rosica

 

Un’altra teoria è che sia una forza superiore, se vogliamo extraterrestre, a guidare gli atteggiamenti di Cristiano Ronaldo. In questo caso si manifesta sotto forma di enormi cuffie per ascoltare la musica che lo spingono a rosicare con chi lo intervista.

 

Nel primo esempio vediamo il portoghese rosicare perché l’intervistatore non ritiene accettabile che lo spogliatoio del Real Madrid sia così superficiale da ignorare lo scandalo della FIFA a favore di discorsi su musica, donne, moda, gioielli, tagli di capelli, scarpe e borse (sulle borse ho iniziato ad avere dubbi anche io); creando così una situazione parossistica in cui Ronaldo rosica perché lo credono meno superficiale di quello che realmente è (o almeno vuole farci credere).

 

Se siete bravi tra 1:49 e 1:50 potete mettere in pausa il fotogramma preciso in cui Cristiano Ronaldo rosica.

 

In quest’altro esempio capiamo meglio il ruolo delle cuffie. L’intervista volge al termine e Cristiano fa per sfilarsi le cuffie, come fosse scongiurato il bisogno di rosicare, ma gli chiedono di rispondere ad un’altra domanda su Steven Gerrard e subito lui le rimette al collo per essere pronto a qualunque evenienza. E infatti, come un lampo, dopo la risposta arriva la rosicata (anche giustificabile) per le troppe domande. Il vero colpo di scena, però, è che appena tolte le cuffie torna amabile e saluta cordialmente il giornalista.

 

 

E se fossero le cuffie?

 

lumacafuturama

 

 

Cristiano Ronaldo rosica e HA PERFETTAMENTE RAGIONE

 

 

In questa occasione Nani gli fa uno sgarbo tale che se poi Cristiano Ronaldo gli ha fatto trovare una testa di cavallo nel letto c’ha ragione.

 

Per la realizzazione di questo articolo ho guardato moltissime reazioni di Cristiano Ronaldo, dalle più minime e innocenti a quelle più surreali, e se inizialmente il mio giudizio era molto negativo, quasi disgustato dall’eccessiva mancanza di rispetto, pian piano mi sono ritrovato a provare empatia verso il portoghese. Mettetevi nei suoi panni: per stare così in alto CR7 deve piegare costantemente la sua esistenza. In lui non troviamo quasi nulla della genio, né tanto meno il mito della gioia di giocare, ma solo una dogmatica cultura del lavoro e una voglia di primeggiare fuori dal normale.

 

Questo sforzo fisico e nervoso lo costringe ad escludere tutti gli scenari in cui lui non è il migliore; «C’è chi mi odia, chi mi dice che sono arrogante e vanitoso. Fa parte del mio successo. Sono nato per essere il migliore». Eppure questi scenari esistono, anche se lui li nega. Ed è proprio questa impossibilità di essere sempre il primo della classe che lo spinge a rosicare. Non è Messi, che è entrato nell’Olimpo per la sua unicità: Cristiano Ronaldo deve convincerci ogni partita, ogni singola azione, che anche lui ha le credenziali per stare lì, essere il migliore.

 

“Non posso vivere pensando tutti i giorni a cosa pensano di me gli altri. Sono antipatico? Nemmeno Dio piaceva a tutti. Non ho rimpianti e vado a letto con la coscienza pulita” e rosico.

 

 

Tags : cristiano ronaldogareth baleligaLionel Messireal madrid

Marco D'Ottavi è nato a Roma, fondato Bookskywalker e lavorato qui e là.

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